Serie TV > The Musketeers
Segui la storia  |       
Autore: AnyaTheThief    26/04/2015    2 recensioni
Viktoria è una ragazza giovane e bella. Abita a Vienna ed ogni giorno deve avere a che fare con gli orrori della guerra. Cos'ha a che fare tutto questo con i Moschettieri? Beh, vi dico solo che capisco che è una storia particolare e che non possa piacere a tutti, ma vi consiglio di concederle qualche capitolo prima di cassarmela! Spero che poi la troverete avvincente.
Attenzione agli spoiler, la fiction si colloca dopo l'episodio 8 della seconda stagione.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aramis, Queen Anne
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ben era esterrefatto.

Viktoria aveva sfiorato la guancia del nazista con una carezza e lui aveva subito abbassato la pistola, lasciandosela scivolare di mano. Poi era caduto in ginocchio a sua volta, sullo stesso livello dell'ebreo che gli stava di fronte.

Ma ora nessuno stava più supplicando. C'erano solo due uomini sconvolti ed arresi l'uno all'altro, e una ragazza tra di loro, che in qualche modo era riuscita a metterli sullo stesso piano con un gesto tanto semplice come una carezza.

Viktoria non era mai stata brava con l'empatia, ma in quel momento avrebbe tentato di tutto per salvare il suo amato, e non era nemmeno troppo sorpresa del fatto che avesse funzionato. Di certo era estremamente sollevata e grata a Dio e a quell'uomo che aveva temuto tanto durante i loro incontri precedenti.

Lo vedeva a terra, rassegnato e arreso e non sapeva a cosa stesse pensando perché teneva la testa bassa a fissare il pavimento, ma lo vide tremare molto. Era fradicio per via della pioggia, ma non pensò che fosse quella la ragione.

Le venne spontaneo, come aveva fatto poco prima con Ben, prendergli il capo tra le braccia e consolarlo.

Ben la guardava a bocca aperta, spaesato ed impotente. Non poteva fare nulla. Le fece cenno alla pistola, ma Viktoria scosse il capo. La situazione era ancora molto delicata e qualsiasi gesto avventato avrebbe potuto mandare tutto all'aria.

“Non è stata colpa mia... Io non volevo...” farfugliava confuso. Si portò le mani al volto e fu allora che si accorsero che stava piangendo.

Viktoria aveva ripreso il controllo in maniera quasi spaventosa. Dalla gattina supplicante che era fino a qualche minuto prima, era diventata una donna sicura di sé e con in mano le redini della situazione.

“Non importa. Tutte le brutte azioni che ha fatto... Dio le perdonerà.” mentre pronunciava quelle parole si rese conto che quell'uomo probabilmente aveva sulle sue mani il sangue di moltissimi innocenti, ma non riusciva proprio a provare rabbia nei suoi confronti, non in quel momento.

“E' troppo tardi. E' troppo tardi...” ripeté lui.

“Vicky!” esclamò all'improvviso Ben, quando vide il tedesco allungare la mano verso la pistola a terra; ma Viktoria fu più rapida e con un calcio la spinse lontana. Subito dopo si inginocchiò anche lei all'altezza del nazista e gli prese il viso tra le mani.

“Non devi farlo!” gli disse fermamente, guardandolo negli occhi umidi. “Troppe vite sono già andate sprecate.”

Con la coda dell'occhio vide Ben alzarsi ed andare a raccogliere la pistola. Sentì che stava togliendole il caricatore ed i proiettili, ma lei era troppo concentrata nel cercare di infondere un po' di sicurezza in quel ragazzo nel quale non riusciva più a ritrovare quei tratti duri che l'avevano tanto spaventata al loro primo incontro.

“Non capisci...” le disse con quel forte accento. “Avrei potuto farli scappare... Avrei potuto... Non rendere vana la sua morte...”

Viktoria si scambiò un'altra occhiata con Ben, perplessa.

“Non so di cosa stia parlando...”

“Marlene Haas.” Viktoria ebbe un tuffo al cuore. “Era tua madre, no?”

Rimase così sorpresa dal sentirgli pronunciare quel nome, che lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e restò a fissarlo con gli occhioni spalancati, puntati verso di lui ma fissi nel vuoto allo stesso tempo. Fu Ben ad intervenire. Anche lui si mise su un ginocchio per poter guardare meglio in volto il tedesco e gli posò una mano sulla spalla.

“Come conosce quel nome?” gli chiese rapidamente, ansioso di sentire la risposta.

Ma Viktoria aveva già fatto due più due.

“Non... Non si sono salvati, vero...?” chiese, pur restando imbambolata. Non poteva crederci. Per tutti quegli anni le era stata raccontata una bugia bella e buona.

Quando l'uomo scosse il capo, addolorato, si immaginò tutta la scena nella sua testa. La pozza di sangue che si estendeva da sotto il corpo morente di sua madre, le urla di suo padre, i soldati che cercavano di riprendere i fuggitivi...
Ma fino a quel momento aveva pensato che quel sacrificio avesse salvato delle vite, e invece...

“Li ho ripresi. Avrei potuto lasciarli andare, ma... Non potevo tradire questo...” si portò una mano al braccio, strappandosi la fascia rossa contrassegnata con la svastica “...stupido, inutile...” e la gettò a terra. “...simbolo di sterminio.”

Alcuni istanti di silenzio furono rotti infine dalla voce piatta e attonita di Viktoria.

“Erano soltanto due ragazzini.”

“Lo so.” rispose lui, coperto di vergogna, a testa bassa.

“Erano... I suoi alunni.”

“Lo so, io...”

Viktoria nascose il volto tra le mani e così rimase.

Non sentì Ben aiutare la SS a rialzarsi, né le parole di gratitudine che gli rivolse, ma soltanto la botola richiudersi ed il suo amato cingerle le spalle ed appoggiare la fronte su una di esse.

“Mi dispiace, Vicky. Marlene... Sarà per sempre un'eroina.”

Ancora la ragazza non reagiva e non dava segno di voler muoversi.

“Se non avesse mai fatto ciò che ha fatto... Probabilmente oggi tu non avresti avuto il coraggio di... Di salvarci la vita.”

Era vero, completamente. Era l'unica cosa a cui pensava mentre si avvicinava alla pistola puntata contro di loro: sua madre e ciò che aveva fatto, la sua ultima, estrema azione di protesta contro un regime che lasciava terra bruciata dietro di sé.

Si asciugò gli occhi, facendo scorrere le mani sul volto e tornando a guardare il ragazzo.

“Siamo vivi.” mormorò con un fil di voce, come se si fosse resa conto solo in quell'istante che il pericolo era scampato. A terra, di fianco a lei, la fascia strappata del nazista le suggeriva che non si era trattato di un incubo, era successo davvero.

Ed era merito suo.

Quel giorno aveva salvato due vite.

“Sarebbe molto fiera di te, lo sai?” le sorrise Ben, dolcemente.

Viktoria lo baciò a lungo. Rimasero così tanto tempo attaccati l'uno all'altro da dimenticarsi di essere due persone distinte.

Non voleva rivivere quel momento terribile appena trascorso nella sua m,ente, ma soltanto l'istante in cui alzando la testa aveva visto Ben, ed aveva capito che erano salvi.

Soltanto una frase però continuava a risuonarle nelle orecchie, e doveva proprio togliersi quel dubbio. Si staccò da lui.

“Aspetta.”

Trovò buffo il fatto che Ben non voleva proprio saperne di smettere di baciarla e continuasse a cercare le sue labbra anche dopo che lei aveva interrotto il contatto. Rise, come non faceva da tempo, come se poco fa non avessero rischiato la vita entrambi.

“Ben!” cinguettò, cercando di nuovo di schivare i suoi baci, che finirono per centrare il collo. Si trovò ad ansimare profondamente, dimenticandosi quasi della domanda che voleva porgli, ma poi decise che poteva fare entrambe le cose, godersi le sue attenzioni e parlare.

“E' vero che vuoi sposarmi?” boccheggiò, mentre lui già aveva tuffato il viso nell'incavo tra la spalla ed il collo ed armeggiava con i bottoni sulla schiena del suo vestito.

A quel punto però si fermò per un istante, tornando all'altezza del suo volto e fissandola profondamente negli occhi.

“Non mentirei su una cosa del genere nemmeno di fronte a dieci nazisti pronti ad uccidermi.” detto questo, riprese a baciarla e la sollevò in braccio con estrema facilità, portandola sul letto.

Viktoria era al settimo cielo. Fissava il soffitto nella penombra con aria sognante e gli occhi lucidi: era davvero il momento più bello della sua vita.

Ridacchiò di nuovo quando la sua barba le solleticò il petto.

“Non sai nemmeno... Se dirò di sì...” continuò a ghignare, provocandolo. Anche lui sorrise malizioso quando, togliendole il vestito, alternò lo sguardo dal crocefisso al suo volto.

“Vedrai che ora te la farò urlare la risposta...” la baciò sulla bocca. “... E...” continuò, baciandola sul mento. “... Scommetto...” scese sul collo. “... Che sarà un sì.” la guardò un'ultima volta, prima di abbassare di nuovo il capo a baciare il crocefisso.

Ma qualcosa glielo impedì. Lo sguardo serio di Viktoria lo rimproverava tacitamente, mentre con entrambe le mani lo teneva lontano dal ciondolo. Si sfilò la catenella dal collo e la appoggiò sul tavolo.

“Voglio amare soltanto Ben, adesso e per sempre.”

Sapeva che Aramis era parte di lui, e di certo non le era dispiaciuta la notte precedente, durante la quale il suo passato aveva preso il sopravvento. Ma non era Aramis l'uomo che amava, era Ben Keller, quel dolcissimo e romantico ragazzo che le avrebbe messo un anello al dito, una volta finita la guerra. Mentre si contorceva dal piacere ad ogni suo tocco, si vide percorrere la navata. Lui si sarebbe voltato a guardarla con quegli occhi sognanti e pieni di speranze e le avrebbe sorriso.

Era sicura che a Ben non sarebbe dispiaciuto se qualche volta Anne ed Aramis si sarebbero potuti incontrare di nuovo grazie a loro. A lei non sarebbe dispiaciuto affatto.

Dopotutto, Anne sarebbe sempre stata parte di lei.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Musketeers / Vai alla pagina dell'autore: AnyaTheThief