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Autore: MerasaviaAnderson    26/04/2015    3 recensioni
•{Long ~ Joshifer ~ Incentrato sul rapporto Josh/Robert}
"Quanto amore potevano contenere gli occhi di una madre?
Josh li guardò intenerito, fiero dell’immagine che aveva davanti, fiero che quella fosse la sua famiglia, che quell’amore riempisse ogni giorno quella piccola casa di Union.
La stessa casa in cui lui era cresciuto.
Porse una mano a Robert, mentre con l’altra apriva la porta di casa, ricordandosi per un momento quando l’aveva aperta dopo la morte dei suoi genitori, cinque anni prima.
Ogni tanto quel ricordo riaffiorava, ma lo cacciò via. Doveva essere un giorno speciale, uno di quei tanti giorni passati con suo figlio."

•{Sequel di Indelible Signs e Indelible Smiles ~ Fa parte della serie "Indelible"}
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Indelible.'
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Indelible Scars
 
Capitolo 6:
The Anger
 
 
 
Il borsone da viaggio di Josh era aperto sul letto, con dentro qualche indumento e lo stretto necessario per stare due giorni fuori casa.
Doveva andare solo per due giorni ad Atlanta, per annullare l’inizio delle riprese del suo primo film e sistemare alcune pratiche con i produttori.
Non si sarebbe mai allontanato due giorni se non fosse stato strettamente necessario.
Due giorni: due giorni lontano da Robert più di quanto lo fosse già … Sentiva la rabbia salirgli dallo stomaco fino al cuore, per poi fermasi in gola e mozzargli il respiro.
Lacrime: l’unico modo per liberarsi era piangere. Infondo non serviva a nulla, perché sapeva che Robert non si sarebbe certo svegliato con i suoi pianti o con le sue urla.
Ripose maldestramente l’ultimo paio di pantaloni nel borsone e lo chiuse velocemente.
Jennifer arrivò alle sue spalle, silenziosa, tenendo una mano sul grembo, come per proteggere quel bambino che forse non avrebbe mai potuto conoscere suo fratello.
Poggiò la testa tra le scapole di Josh e iniziò ad accarezzargli una spalla, mentre lui respirava affannosamente, cercando di non piangere davanti a lei.
Jennifer gli diede un bacio fra le scapole, proprio come faceva sempre quando era nervoso, triste, arrabbiato. L’aveva fatto tante volte, ma ogni volta quel bacio aveva provocato a Josh un brivido, che lo percorreva per tutta la colonna vertebrale.
«Coraggio, amore mio» mormorò «Sono solo due giorni. Andrà bene.»
Josh annuì con la testa e si girò verso di lei, prendendole il volto fra le mani e asciugandole l’unica lacrima che aveva solcato il suo viso.
«Robert era sempre triste quando ero fuori casa» disse lui, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Digli che non mancherò per molto e che … che andrò a trovarlo presto.»
«Josh … » altre lacrime scesero dagli occhi di Jennifer, prima che potesse posare le sue labbra sopra quelle del marito, screpolate dal freddo e morse fino al sangue durante la notte, cercando di trattenere i singhiozzi degli innumerevoli pianti.
«Andiamo, adesso … o perderò l’aereo.» disse amaramente Josh, appena essersi staccato dalla labbra di Jennifer.
«S-Sì. Prendo la borsa e andiamo.»
 
Mancavano ormai pochi minuti alla partenza del volo di Josh, che stava salutando Jennifer, stringendola in un abbraccio intenso e posandole infinti baci su ogni parte del viso, come per imprimere sulle sue labbra il ritratto del suo volto.
«Sono solo due giorni, Jenn …» le sussurrò all’orecchio, quando vide che non voleva staccarsi dalle sue braccia «Solo due.»
«Andrà tutto bene» continuava a ripetere, più a se stessa che a Josh «Andrà tutto bene.»
Si diedero un ultimo bacio, quasi fosse un addio e si staccarono, Josh camminava verso il Gate e Jennifer lo stava a guardare, mentre si allontanava da lei guardandosi ripetutamente all’indietro.
E Jennifer lo vide partire, cercando di scorgere lo sguardo di Josh dietro i finestrini oscurati dell’aereo.
Le aveva promesso di chiamarla non appena sarebbe arrivato ad Atlanta … Non sarebbe passato molto, solo qualche ora e avrebbe potuto sentire nuovamente la sua voce.
Così uscì dall’aeroporto, si diresse verso la macchina e appena salita accese la radio, per non sentire il silenzio che costantemente la circondava, per evitare di immaginare le urla di suo figlio, stretto a Josh, che imploravano aiuto sotto le macerie di quella macchina maledetta.
Mise in moto e partì.
 
Quanto tempo era passato?
Un minuto? Un’ora? Un giorno?
Jennifer non se ne rendeva conto.
Si era ritrovata sola, in ospedale, dopo aver lasciato Josh all’aeroporto e l’aveva visto partire.
Due giorni.
Cercava di convincere la sua mente.
Sarebbe mancato solo due giorni.
Accarezzava il viso di Robert, stringendo le sue mani e immaginando la sua voce, che continuava a sussurrargli quei meravigliosi “ti voglio bene”.
«Robert» sussurrava al suo orecchio «mi ha detto papà che torna presto, okay? Tra due giorni è di nuovo a casa e ti porterà un regalo come sempre, ti ricordi, Rob? Quando starai bene andremo a fare un viaggio tutti insieme … e verrà anche la sorellina, o il fratellino. E saremo felici, Rob, come quando siamo andati a Disneyland l’anno scorso. Questa volta scegli tu dove andare, te lo prometto.» scoccò un bacio sulla suo fronte, appoggiando la testa accanto a quella di Robert, sentendo quell’acre odore di medicine, tipico di ogni ospedale.
Ricordava che poco tempo prima i suoi capelli profumavano dello shampoo al cocco che gli comprava sempre, o quando insisteva per lavarsi con il bagnoschiuma all’acquamarina di Josh.
Le mancava tanto quel profumo …
«Tornerai presto a casa, te lo prometto, Rob.»
 
***
 
Josh indossò gli occhiali da sole e il cappuccio della felpa non appena scese dall’aereo, per evitare gli sguardi della gente, per non sentire il senso di colpa pesare sulle spalle.
E appena alzò lo sguardo davanti a sé li vide: tutti i paparazzi con i loro flash, con le loro domande … aveva gli occhi di tutta la gente puntati addosso, mentre cercava di scansare i paparazzi che non lo facevano passare.
Non rivolgeva loro la parola: sarebbero uscire solo parole spregevoli se avesse osato aprir bocca.
Ma loro continuavano con le domande, non la smettevano di scattare foto, quasi non ci vedeva più per tutti i flash che aveva intorno.
Basta. Basta. Basta.
«BASTA!» stavolta lo urlò veramente, rosso di rabbia in volto «Mi figlio sta morendo, cazzo! Andatevene tutti a ‘fanculo!»
Tutto lo guardavano con fare stupito, mentre scansava ogni persona, cercando di uscire da quel maledetto aeroporto.
Tirò su col naso, qualche volta, ma stette ben attento a non piangere.
Prese il cellulare in mano, componendo il numero di Jennifer, che rispose immediatamente dall’altro capo:
«Pronto?»
«Jenn, sono arrivato.» le disse, asciugandosi il naso con l’orlo della manica.
«È tutto okay, Josh?» domandò, con una punta di incertezza nella voce.
«C’erano paparazzi all’aeroporto.»
Jennifer rimase in silenzio dall’altro capo, tirando solo un sospiro di frustrazione.
«Li ho mandati a ‘fanculo, Jenn.» la voce di Josh tremava, come le sue mani «Non ce l’ho fatta … Chiedevano continuamente di Robert e … » una lacrima scese sul viso di Josh, appena pronunciò il nome di suo figlio «Non ce l’ho fatta, Jenn … Non ce l’ho fatta.»
«Josh … » Josh sentiva la voce di Jennifer lontana, distaccata, spezzata … sentiva il freddo entrargli nelle ossa, provava dentro di lui di nuovo quella sensazione di solitudine che l’aveva accompagnato durante la morte dei suo genitori e di suo fratello.
«Vado in albergo, Jenn. Ci sentiamo stasera.» disse infine, attendendo una risposta.
«Va bene, a stasera.» ci fu un lungo momento di silenzio, dove nessuno dei due aveva il coraggio di terminare la chiamata, sempre alla continua ricerca dalla voce, della presenza dell’altro, come una calamita «Josh?»
«Sì?»
«Ti amo.»
«Ti amo anch’io, Jenn.» chiuse un secondo gli occhi, ricordando quel mondo dove gli aveva detto quella frase la prima volta, quando Robert non c’era ancora, quando non erano altro che due ragazzini colmi di fama.
Quel tempo dove dalle ragazzine era conosciuto come “Peeta Mellark”, dove stava crescendo pian piano, quel periodo fatto di feste e troppe bevande alcoliche.
Il tempo della felicità, della stanchezza a fine giornata, delle docce calde per levar via il trucco messo sul set.
Com’è che adesso si trovava a dover annullare il suo primo lavoro da regista perché suo figlio stava morendo?
Quando era cresciuto così in fretta da diventare regista?
Quando era cresciuto così in fretta da avere un figlio in punto di morte?
Tutto nella sua mente sembrava ricondurlo ai suoi vent’anni, quando teneva per mano una donna che non era sua moglie, quando bramava l’amore di Jennifer, ma girandosi dall’altro lato del letto, accanto a lui, trovava Claudia.
Come un uomo che sta per morire, Josh riusciva a rivedere tutti i suoi trent’anni davanti ai suoi occhi, come se la sua vita fosse trascorsa in un minuto.
E si accorse di essere cresciuto forse un po’ troppo in fretta, quando chiudendo gli occhi rivide il giorno dell’incidente, e Robert che gli teneva la mano, privo di sensi.
Quando poteva resistere ancora?
 
 
FINE CAPITOLO 6
 

Angolo Autrice:
Buona domenica, lettori!
Bene, eccoci qui con il capitolo 6 … un capitolo di passaggio, di partenze.
Ebbene sì, Josh è partito, per solo due giorni, ad Atlanta.
Oh … secondo voi andrà tutto bene? Hahahahah
No, be’ … Ci tengo a spiegarvi seriamente il significato delle due frasi in corsivo:
“Solo due giorni”: ho interpretato questa frase un po’ come un conto alla rovescia, forse una speranza che in solo due giorni Robert riuscisse a svegliarsi.
La speranza di Josh di tornare da Atlanta in solo due giorni e vedere Robert corrergli tra le braccia.
“Andrà tutto bene”: bene, questa è un po’ l’antitesi della prima frase, sia Jennifer che
Josh cercano di convincersi che non accadrà nulla di male in quei due giorni.
~
Volevo spiegarvi anche il significato del titolo: The Anger.
La rabbia.
È riferito alla rabbia che prova Josh quando viene assalito dai paparazzi e li manda a quel paese (vai così, Daddy-Yayan!) … Credo che quella sia una delle parti del capitolo che preferisco di più.
~
Non so perché o da dove mi sia uscita questa “trovata”, ma mi sembrava carina, anche per simulare quel poco di instabilità mentale di J&J … Perché, insomma, parliamoci chiaro: nessuno sarebbe perfettamente lucido nella loro situazione.
Io personalmente potrei diventare pazza.
Detto ciò non mi resta che salutarvi … Devo ancora finire qualche cosina per la scuola.
Alla prossima settimana!♥
_merasavia.


 
   
 
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