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Autore: La Mutaforma    26/04/2015    0 recensioni
C'è un mondo oltre la barricata. Dove suonano musica, dove versano il vino, dove regna l'entusiasmo. Il sole irradia i suoi abitanti, il vento trasporta le loro canzoni.
C'è, ma lui non riesce a vederlo. Oltre la barricata vede solo la morte sulle baionette dei soldati.
La fine di ogni cosa.
[In sintesi, au su cosa sarebbe successo se Grantaire e Enjolras fossero sopravvissuti alla barricata. Ovviamente E/R]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'è un mondo oltre la barricata. Dove suonano musica, dove versano il vino, dove regna l'entusiasmo. Il sole irradia i suoi abitanti, il vento trasporta le loro canzoni.

C'è, ma lui non riesce a vederlo. Oltre la barricata vede solo la morte sulle baionette dei soldati.

La fine di ogni cosa.

 

I

 

Enjolras”

È il primo pensiero che riesce a formulare. Intorno a lui la rivoluzione agonizza sotto i colpi della guardia nazionale e così i suoi eroici figli.

Corre, ma non sa in che direzione. Ovunque riconosce cadaveri, ma non può fermarsi. Continua a correre, e se l'ingiustizia che muove il mondo vorrà tenerlo in vita, alzerà per loro il suo canto funebre. Altrimenti morirà con loro.

Per adesso corre ancora e ripete il suo nome ossessivamente, cercandolo nei volti devastati dei suoi compagni, nelle loro mani sconfitte. Risale le scale correndo e inciampando e forse dovrebbe essere più attento a non fare rumore. I soldati sono ovunque e in qualunque momento potrebbe ritrovarsi un colpo di fucile alla schiena.

Ma per fare silenzio dovrebbe camminare piano, e camminare piano è arrivare tardi.

Sempre che non sia già troppo tardi.

Finalmente riconosce in un bagliore i suoi capelli biondi, ora viscidi di sangue. Non è più un dio. Gli dei non sanguinano, gli dei non muoiono.

Davanti a lui, la carabina di un municipale.

Viva la repubblica” La voce di Grantaire è un suono strozzato. È troppo tardi per salvarlo, ma è ancora in tempo a morire con lui. È molto più di quanto avrebbe mai sperato. Si posiziona accanto ad Enjolras, il petto si gonfia in profondi respiri. “Dividiamoci questo piombo. Quando tutto questo finirà, comandante, potrà dire di averne presi due con un solo colpo, che grande storia! Scommetto che le daranno una medaglia al valore per questo! Che spettacolo!”

Non può smettere di parlare, ha paura. Non ha mai avuto così paura ed è troppo sobrio per affrontare la morte. Lo sproloquio nervoso di Grantaire ottiene in reazione lo sguardo confuso e spaesato di Enjolras, poi la risata sguaiata del gendarme.

Riconosco questa parlata da folle pensatore. Tu sei quel matto di Grantaire! Mi ricordo di te!” Grantaire invece no, non si ricorda di lui “Una sera mi battesti a scacchi. Sei stato un bravo giocatore, uno onesto. Mi offristi da bere e dicesti che un giorno avrei ricambiato il favore. Un folle previdente! Chi lo avrebbe mai detto!” la carabina si abbassa “Su, puoi andare, non posso sparare ad un uomo così”

Grantaire sente i nervi tesi, il sangue pulsare nelle tempie. “Quindi è questo il nuovo gioco? Dei due condannati uno lo grazi e lo lasci andare? Prima eravate uno scarso giocatore di scacchi, ma adesso siete più potente di quel Dio che muove ogni cosa! Ebbene, mi piace, davvero una bella trovata, ma questa, comandante, è la mia ultima partita.” Gli batte il cuore più veloce, recupera i battiti perché sa che saranno gli ultimi. “Adesso onora il tuo debito, capitano; lascia andare questo ragazzo non meno folle di quest'uomo che hai davanti agli occhi. Giochiamoci quest'ultima partita.”

Gli occhi di Enjolras si accendono di rabbia, o di angoscia. “Grantaire, non te lo lascerò fare! Che follia è mai questa?”

Sono troppo sobrio per fare l'eroe. Non sono mai stato coraggioso.

Sono inutile, cittadino Enjolars, lo hai detto tu stesso, e più di una volta anche. Sono uno scarto delle osterie alla chiusura, e solo un tavernaio potrebbe mai piangere la mia fine. La tanto amata patria ha ancora bisogno della tua fiducia e del tuo coraggio. Vai adesso! Non perdere tempo, questa è una partita tra me e il capitano”

Non è nemmeno sicuro che il gendarme davanti ai suoi occhi sia davvero un capitano, ma i titoli hanno poca importanza. Lui è l'uomo armato, Grantaire invece non è un eroe né un soldato. Non è nessuno, è un ubriacone senza identità. Ce n'è uno in ogni osteria; lui occupava l'angolo buio del Musain e non era migliore dei suoi compagni caduti.

Beato il primo a cadere, che non vede tutti gli altri morire e non ha il tempo di chiedersi come sarà quando verrà il suo turno. Che mi venga almeno concesso di essere l'ultimo e tra tutti gli amici che non ho potuto salvare, che io possa scorgere la sua figura che si allontana, i suoi passi portarlo in salvo.

È un bel modo di morire, il migliore a cui potesse mai aspirare.

Enjolras cambia espressione quando si parla della patria ma non accenna ad andare via. È Grantaire a spingerlo via con violenta disperazione, prima che questo gioco venga a noia al soldato. Tira un sospiro di sollievo mentre osserva Enjolras spostarsi lentamente di lato, arrendevole, offeso. Vivo. Potrebbe scappare via dalla porta, ma non lo fa. Resta immobile, a lato, a metà tra Grantaire e il soldato.

Vuoi restare? Vuoi vedermi morire?

Gli occhi del suo condottiero sembrano bruciare di un sentimento che va oltre la rabbia e l'odio. Sono arrendevoli ma ancora fieri, sconfitti non dalle armi ma da quel sacrificio. Gli uomini potenti come Enjolras vengono piegati, ironicamente, solo dalla loro stessa impotenza. Non c'è nulla che possa fare ora e lui brucia. Non si direbbe che è Grantaire a morire, così sereno mentre lo guarda e gli rivolge un timido sorriso, il suo ultimo saluto.

Un momento dopo scoppia una confusione di immagini e suoni. Il rumore dello sparo echeggia secco, il grido di Enjolras invece è viscerale, fa spavento. Non saprebbe dire con precisione quale dei due ci sia stato prima.

Invece di sprofondare nelle nere braccia rassicuranti della morte, il dolore gli esplode tutto nella spalla in un mare di luce che gli acceca la vista.

Mentre cade, strisciando con la schiena contro la parete dietro di lui, ha il tempo di vedere Enjolras che si avventa sul gendarme, ancora gridando.

Anche stavolta, non saprebbe dire cosa sia successo prima e cosa sia successo dopo.

 

C'è un mondo

 

Il dolore lo risveglia. Riesce solo a masticare una bestemmia, la voce gli esce roca e impastata. Non ha mai provato così tanto dolore in vita sua. Una mano gli infila prontamente qualcosa in bocca, qualcosa di soffice, come una stoffa. Forse una giacca o una camicia. Grantaire riesce a sfogare il dolore solo nel morso, affondando i denti, e morde fino a quando la mascella dolente non lo distrae (parola grossa, non potrebbe mai distrarsi) dal dolore alla spalla.

Lentamente riesce ad aprire gli occhi e riconoscere Enjolras chino su di lui a -gli sta davvero scavando dentro la spalla?!

Oh, Dio.

 

Dopo essere svenuto e rinvenuto più volte -ovviamente, non c'era nulla per farlo addormentare- Grantaire si riprende del tutto.

Forse non proprio del tutto, ma almeno è vivo e forse fuori pericolo.

Enjolras è inginocchiato accanto a lui, chino sulla sua ferita come se il suo sguardo potesse preservarla dalle infezioni (sinceramente, se lui fosse stato un batterio maligno non avrebbe mai osato sfidare occhi così). Lo guardava con severa preoccupazione; poteva allo stesso modo abbracciarlo sollevato o dargli un pugno in faccia.

Come stai?”

Deludente via di mezzo tra l'abbraccio e il pugno.

Fa male”

Lo so”

Mi hai davvero tirato il piombo dalla spalla?”

Dovevo, saresti morto. Dopo tutta la fatica per portarti qui sarebbe stato deludente”

Deludente.

...Cristo.” Grantaire sente di poter svenire di nuovo. “Mi hai davvero tirato via un pezzo di piombo dalla spalla. Con le dita. Sbalorditivo.”

Sarebbe stato più sbalorditivo se la pallottola in questione non fosse stata nella sua spalla, comunque.

Disinfettato e ricucito, sei anche meglio di prima. Probabilmente avrai una cicatrice da mostrare.” fa una pausa “Sei svenuto più di una volta, temevo saresti morto.”

Lo pronuncia quasi con affetto, il suo tono duro si è sciolto e si è fatto più dolce. Grantaire chiude gli occhi: Enjolras era davvero preoccupato per lui.

Ero pronto a quello”

Non era pronto invece a quella conversazione.

Stringe gli occhi per guardarsi intorno, scruta la densa oscurità intorno a loro.

Dove siamo?”

In una vecchia cantina sotto il Musain.”

Non vedo il vino”

Te l'ho detto, è vecchia. Ci tenevamo le armi qui sotto.” Ma ovviamente Grantaire non lo sapeva, non si era mai interessato a quelle cose.

Quindi i municipali ci camminano di sopra?”

Enjolras rimane in silenzio. “Credo che non ci sia nessuno.”

Da quanto tempo siamo qui?”

...Da un po'. Sei rimasto privo di sensi abbastanza a lungo.”

Rimangono in silenzio, senza sapere cosa aggiungere. È una fortuna che Grantaire abbia una bocca larga sempre pronta alle inutili discussioni, le battute provocatorie e qualunque parola inopportuna.

Che posticino delizioso. Certo, un po' umido, un po' buio, ricorda vagamente l'entrata degli inferi. Non ci sarebbe una lanterna per farci luce? Anche una candela, fa più atmosfera.”

Enjolras risponde con un sospiro. “Tutto quello che ho trovato è una lanterna ma ha poco olio. Comunque, non ho cercato molto approfonditamente.”

in realtà non si è allontanato da Grantaire se non per qualche minuto, la lanterna l'aveva vista mentre scendeva le scale della botola e l'aveva usata mentre estraeva il proiettile. Non ha mai fatto nulla di simile prima; gli era capitato di assistere a delle operazioni di emergenza e aveva solo una vaga conoscenza del procedimento.

Le sue mani non hanno mai tremato, ma questo Grantaire non può saperlo.

Forse è meglio conservare l'olio per quando dovrò controllarti la ferita”

O forse è meglio restare al buio e non guardarsi. Sarebbe un po' come stare da soli se si stesse in silenzio.

La tua dedizione mi commuove!”

Se si stesse in silenzio.

Possibile che tu non possa smettere di essere inopportuno?! Nemmeno adesso?”

Enjolras ne ha bisogno. Grantaire lo sa e per questo continuerebbe a parlare. Potrebbe non smettere mai, solo per ottenere qualche reazione, anche la più rabbiosa. È quello che ha sempre fatto.

Ma stavolta non ce la fa.

Resta in silenzio, accanto ad Enjolras. Nel buio non saprebbe dire quanto gli sta lontano. Poi, l'oscurità inghiottisce ogni cosa e Grantaire ritorna ad essere solo. 

   
 
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