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Autore: ninety nine    27/04/2015    1 recensioni
31 Dicembre, Distretto Dodici.
Due famiglie del Giacimento di ritrovano per passare la serata del Capodanno insieme. I primogeniti di queste due famiglia sono da noi conosciuti molto bene, con i loro occhi grigi e i capelli scuri: Katniss Everdeen e Gale Hawthorne!
DAL PRIMO CAPITOLO:
esordisce il giovane subito dopo aver salutato.
Bravo, Gale, dritto al punto.
A sostegno delle sue parole poggio due dei tre scoiattoli che abbiamo ucciso sul bancone, sporcandolo leggermente di terra.
L'uomo li guarda, poi guarda noi e si strofina le dita di una mano con fare pensieroso.
Probabilmente, starà decidendo quanto ha compassione di due orfani e quanto pane darci. Odio quando noto questo sguardo nelle persone e so che lo odia anche il mio compagno.
DAL TESTO:
La sua risposta è prevedibile per la prima metà, ma la seconda lo porta in pareggio, perché ha ragione. Posso fingere di essere forte, ma in quanto a rapporti con le persone sono decisamente scarsa. Lui è l'unica persona a cui so di volere veramente bene, ad eccezione di mia
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Mrs. Everdeen, Primrose Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella sera, in perfetto orario, esco da casa insieme a Prim e a mia madre e insieme ci dirigiamo verso la casa degli Hawthorne.

Abbiamo deciso di festeggiare il Capodanno insieme, cosa che non avevamo mai fatto fino a quel momento, per due motivi: primo, perché così non avremmo avuto problemi di spartizione del bottino di oggi e secondo perché essere in compagnia dà una parvenza di festa a questo giorno.

Persino mia madre ha accettato di venire con me, lei che dopo la morte di papà si è spenta lentamente, come una candela consumata dal buio della solitudine. Ora, piano piano, si sta riaccendendo, ma non tornerà mai come era prima. Non riuscirà più ad essere la donna che guardavo con orgoglio e timore per le sue mani guaritrici, ma quelle mani rimarranno per sempre nascoste dietro quelle magre e pallide sempre strette sul tessuto nero della gonna da vedova.

Non l'ho ancora perdonata per il suo comportamento, cosa che invece Prim ha fatto. Sono molto simili, troppo simili. Non sembrano più estranee al Giacimento, nell'ultimo periodo, ma sono io che mi sento estranea tra di loro. Nei rari momenti di festa, quando le vedo ridere insieme, la mancanza di mio padre si fa più viva che mai. Mi manca da morire e avere Gale a fianco in questi momenti mi fa stare meglio, un po' perché lui è come me, so che prova ciò che provo io, e un po' perché la sua scatenata famiglia mi tiene occupata e mi distrae dai pensieri tristi.

Il diciassettenne viene ad aprirci non appena bussiamo alla porta.

“Signora Everdeen, Prim, buon Capodanno! Entrate pure” le invita con un gesto della mano.

Entrambe gli passano accanto piuttosto in imbarazzo, ma mia madre sussurra un ''Grazie'' sottovoce.

Non appena entrambe sono entrate, i suoi occhi si posano su di me. Mi sembra quasi di osservarmi come mi vede lui, una quindicenne magra e notevolmente più bassa di lui, con i capelli legati in una treccia sfatta e la neve che si deposita su di essi.

Un sorriso aleggia impercettibile sul suo viso.

“Le feste ti mettono di buon umore per caso? Non ti ho mai visto sorridere così tante volte in una giornata.”

Il mio tono vorrebbe essere scherzoso, ma riflette i miei pensieri di poco prima prendendo una sfumatura nostalgica che tento di eliminare senza grandi risultati e che Gale coglie subito.

Un'ombra passa nei suoi occhi grigi e lui stringe le labbra prima di rispondere.

Volge il palmo della sua mano verso il cielo e raccoglie alcuni fiocchi di neve prima che tocchino terra.

“Da quando papà è morto in quella maledetta miniera, nulla è stato più come prima.”

Stringe di colpo il pungo, sciogliendo il biancore che aveva lasciato posare sulla pelle.

Sento il bisogno di dire qualcosa, ma le parole non escono mai dalla mia bocca come dovrebbero. Non sono brava con esse. Di solito sono i miei gesti a parlare e anche questi soltanto per chi mi conosce veramente.

“Lo so.”

Mi avvicino a lui e lo abbraccio, lasciando che sia il mio cuore a parlare, anche perché questo argomento è tra quelli che più mi fa soffrire.

Gale ricambia e rimaniamo lì, stretti l'uno all'altra tra i fiocchi di neve e il vento che ha iniziato a fischiare, ascoltando i respiri altrui, che conosciamo come se fossero i nostri per via di tutto il tempo che abbiamo passato insieme, nel silenzio dei boschi.

A un certo punto il ragazzo solleva il viso e mi guarda. Leggo nei suoi occhi un sentimento particolare, ben celato. Sembra desiderio, o forse profondo affetto. Si mordicchia il labbro e sembra stia per fare qualcosa, ma si stacca da me e si mette a giocherellare con la mia treccia.

Vorrei sapere cosa stia pensando in quella testa sveglia e abile con le trappole, ma il suo viso è impenetrabile.

“Entriamo dai, che altrimenti si preoccupano” dice alla fine, con un sorriso tirato.

Annuisco, anche se dentro di me vorrei capire qualcosa in più del momento appena finito, e varchiamo la soglia insieme.

Ho imparato a conoscere la casa degli Hawthorne quasi come fosse la mia, anche perché non ci sono grandi differenze. Sia la nostra che la loro appartengono alla fascia di casette basse e tozze che formano il Giacimento, con due stanze e pochi mobili sgangherati.

Ma questa sera anche in queste due stanze si respira un’aria di festa, amplificata dal chiasso leggero dei bambini.

Appena entro la piccola Posy mi corre incontro e mi saluta con l'entusiasmo che solo lei riesce ad avere dall'alto dei suoi quattro anni e del suo infantile modo di vedere il mondo.

“Katniss! Gale ha capito che sono una principessa, guarda!”

La bambina si indica con l'indice la corona di cartone che ha sulla testa e lancia un'occhiata soddisfatta al fratello, che ricambia lo sguardo in modo divertito.

“Sarà anche così, ma per me sarai sempre un piccola peste!”

Così dicendo il ragazzo la solleva senza sforzo e la prende in braccio, mandandola poi a testa in giù.

“Buon Capodanno, peste!” esclama, tra i risolini della sorellina.

Gale è stato come un padre per i suoi tre fratellini e per Posy in particolare, dato che non ha mai conosciuto quello biologico. Lo conosce soltanto tramite i racconti intrisi di nostalgia di Hazelle e del fratello maggiore...

La bambina gli fa una pernacchia e si mette a ridere.

Io non ho avuto la possibilità di far giocare in questo modo Prim, perché la differenza di età tra noi due era troppo poca e io ero troppo impegnata a cacciare e a vederla come un fragile fiore.

Faccio scorrere gli occhi nella stanza alla sua ricerca e vedo Vick che aiuta Hazelle e mia madre ad apparecchiare il vecchio tavolo di legno, ma di mia sorella e di Rory non c'è traccia. Immagino che saranno in camera a parlare, là da dove si sente arrivare un basso borbottio.

Dopo pochi istanti Hazelle richiama all'ordine la figlia e invita tutti ad accomodarsi al tavolo.

Immagino cosa avrà preparato per questa sera con ciò che io e il maggiore dei suoi figli le abbiamo portato: un po' di coniglio, una minestra di verdura preparata con le erbe messe a seccare durante l'estate, un po' di pane del fornaio e un po' preparato con le razioni di cereali delle tessere e poco altro.

Penso alla cena che staranno facendo nella capitale, ai banchetti istituiti in ogni casa e in ogni palazzo, e sento una stretta allo stomaco.

Tutto questo non ha senso.

“Posy! Lascia un po' in pace Gale, dai, e vieni a tavola!”

La piccola si libera velocemente dalle braccia del fratello e corre a sedersi, facendo dondolare le gambe in modo scomposto, dato che i suoi piedi non poggiano ancora a terra.

Mi avvicino anche io e conto sei posti in un tavolo che dovrebbe essere da quattro.

Capisco che Hazelle ha stretto il più possibile le sedie, ma noi siamo in otto.

Come se mi avesse letto nel pensiero, la donna si avvicina.

“Due volontari che si offrano per mangiare sul materasso? Non siamo riusciti proprio a stringerci più di così” si scusa imbarazzata.

Gale le va a fianco e le mette un braccio attorno alle spalle con affetto, poi mi guarda in cerca di conferma. Annuisco.

“Tranquilla, mamma, ci andiamo io e Catnip.”

Hazelle guarda il figlio con gli occhi velati di orgoglio, poi si gira verso di me anche se è perfettamente consapevole del fatto che non dirò di no. So quanto si fa fatica a mostrare agli altri la miseria in cui si vive, anche se questi sono nella tua stessa condizione.

“Io non ho problemi, ho mangiato anche in posti peggiori” sorrido.

C'è da dire che ho anche non mangiato per molto tempo, quindi il luogo dove mi sfamo non ha particolare importanza per me.

Il diciassettenne si avvicina al piccolo fornello e riempie due piatti, poi prende un panino e un'arancia e me li lancia.

“Gale!” urlo, prendendoli al volo e ringraziando i miei riflessi da cacciatrice. Mi sarebbe dispiaciuto non poco se i beni che ci siamo guadagnati si fossero schiacciati contro al muro.

“Arancia per Katniss, che la voleva a tutti i costi!” ride il ragazzo, accomodandosi sul materasso gettato davanti alla televisione a mo' di divano.

Mentre mi avvio verso di lui, sento Hazelle ridere a sua volta e chiamare anche mia sorella e Rory.

“Che Capodanno cominci!” dice, accompagnata dall'applauso entusiasta di Posy.


 

Un paio d'ore dopo, con la pancia relativamente piena, lascio che le mie unghie incidano la buccia dell'arancia che abbiamo barattato con Sae.

La divido in due e ne porgo mezza al mio migliore amico, seduto ancora accanto a me.

Le mie dita sfiorano la polpa arancione e la mia mente rischia di perdersi in ricordi legati a mio padre che mi riporterebbero nel limbo in cui cado ogni volta che penso a lui, fatto di dolore e di profonda nostalgia.

Un movimento di Gale evita che questo accada, per fortuna.

Il suo braccio si allunga per accendere la vecchia televisione posta a pochi metri da noi, dalla quale saremo obbligati a vedere il tradizionale messaggio di Snow.

“Vediamo quante idiozie racconterà anche quest'anno, quel dannato serpente!” sussurra il mio compagno, le labbra serrate e gli occhi accesi e sprezzanti.

“Gale...” lo ammonisco sottovoce, anche se sto pensando la stessa cosa.

Non possiamo però permetterci di dirlo ad alta voce se non vogliamo che i nostri fratelli la ripetano in giro aumentando il rischio di trovarci i pacificatori in casa.

Comunque, capisco le sue reazioni. Anche io vorrei urlare che Snow non è altro che un maledetto impostore, che sfrutta gli abitanti dei Distretti fino a farli morire, anche io sento la rabbia e il disprezzo accumularsi insieme a una profonda tristezza.

Il candore della neve che sta cadendo fuori da questa porta non si addice per nulla alla sua personalità viscida e piena di segreti.

“Popolo di Panem! È un onore essere con voi questa sera! Che un nuovo anno si distenda davanti a voi, ricco di pace e prosperità come i precedenti, perché noi siamo una nazione unita per il benessere dei suoi cittadini. Per il nostro benessere e per la pace del paese. Per questo, anche quest'anno avremo modo di ricordare insieme la distruzione della guerra e di festeggiare la pace. Anche quest'anno, ricorderemo la grandezza di questa pace attraverso gli Hung_”

Gale si alza di scatto e spegne la TV con un moto di rabbia, poi esce di corsa dalla porta di casa. Vedo Hazelle che protesta debolmente e gli vado dietro.

Lo trovo appoggiato al muro di casa sua, i pugni serrati e la mascella contratta.

“Lo chiama benessere questo? Combattere per un pezzo di pane per lui è prosperità? Ah, no, cambierà qualcosa, prima o poi cambieranno le cose, Snow, è una promessa! Nel nome di mio padre e di tutti gli altri minatori che hai lasciato morire, ti prometto che qualcosa cambierà!”

Gli tappo la bocca con la mano e lo trattengo contro al muro.

“Sei impazzito?” sussurro. “Vuoi che qualcuno ti senta e ti denunci? Vuoi morire per caso, Gale? Eh! Chi baderà alla tua famiglia quando ti avranno arrestato e giustiziato per cospirazione? Ma pensi mai alle conseguenze delle tue azioni, pensi mai a ciò che fai?”

La mia voce suona più dura di quanto vorrei, ma vedo che le sue pupille dilatate dalla rabbia piano piano ritornano normali e i suoi occhi attenti a ciò che gli accade intorno.

Immagino che qualcuno da fuori veda la scena: una ragazzetta magra di quindici anni che tiene a bada un diciassettenne che sembra già un uomo.

“Sei matto?” sussurro, appoggiandogli la testa sul petto e ascoltando il battere frenetico del suo cuore, sentendolo poi rallentare pian piano e sentendo anche una sua mano che si poggia sul mio braccio.

“Hai ragione, Catnip, come sempre. Non so che mi ha preso, non ci ho più visto. Io… io non posso sopportare di sentire quell'ipocrita parlare di pace e tanto meno di Hunger Games in quello che dovrebbe essere un giorno di festa.”

Non sai quanto ti capisco.

“Questo però non ci aiuterà a festeggiare né noi né le nostre famiglie, Gale. Torniamo dentro, dai” dico, staccandomi da lui e osservando la punta della mia scarpa che traccia piccoli cerchi nella neve.

Mi guarda e vedo sul suo viso tensione e stanchezza mentre tira un respiro profondo.

“Okay” ribatte, dirigendosi verso la porta e facendo scorrere le dita sulla maniglia prima di muoverla.

Immagino che stia pensando a come spiegare la sua reazione di poco prima al viso spaventato e preoccupato di Hazelle.

Quando finalmente la apre, si trova sei paia di occhi che lo fissano impauriti.

Dopo pochi istanti di esitazione in cui sento la cappa di tensione che si è creata appesantirsi sempre più, parla.

“Allora, vi sono piaciute le arance?” scherza come se nulla fosse successo.

“Sì!” esulta una Posy entusiasta con gli occhi che brillano, che con i suoi tre anni si è già dimenticata del momento di qualche istante prima.

Ringrazio silenziosamente il mio migliore amico per la sua prontezza, la sua sorellina per la sua gioia, le arance per averle dato un motivo per essere felice e mio padre che me ne aveva portata una tempo addietro.

“L'ho detto io, che Katniss ha sempre ragione.”

Si volta verso di me e ammicca.

“Buon Capodanno!”

Buon Capodanno! Saremo anche il distretto più povero di Panem, ma sappiamo essere felici una volta ogni tanto!


 

Ribuona sera gente! Pubblico subito anche il secondo capitolo, sperando che non mi faccia lo scherzetto che mi ha fatto con il primo di eliminare i dialoghi e che ho sistemato ora (spero!).

Non ho granchè da dire nemmeno qui, se non che è la metà della storia ambientata la sera del capodanno.

Sappiate soltanto che avrei voluto insultare Snow in molti altri modi, ma ho preferito rimanere più neutra, perché ciò che pensa Katniss di lui si capisce fin troppo bene ^^

Questo capitolo risulta un po' più cortino e porbabilmente un po' meno riflessivo, ma non sapete quanto mi sono divertita a scrivere della piccola Posy!

Smetto di rompere e migro verso altre storie...lasciatemi una recensione, forza!

Grazie mille a tutti quelli che leggono!

A presto k_j

 

  
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