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Autore: BabaYagaIsBack    30/04/2015    3 recensioni
Jay ha diciotto anni e tutto ciò che ha imparato sulla vita le è stato insegnato da Jace, il fratello maggiore, e i suoi migliori amici. Cresciuta sotto la loro ala protettrice, ha vissuto gli ultimi anni tra la goffaggine dell'adolescenza, una cotta mai confessata e un istituto femminile di cui non si sente parte. E' ancora inesperta, ingenua e alle volte fin troppo superficiale, ma quando Jace decide di abbandonare Londra per Parigi, la sua quotidianità, insieme alle certezze, iniziano a sgretolarsi, schiacciandola sotto il peso di ciò che non sa
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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§ Jace §


 

Dal momento in cui ho aperto gli occhi stamattina, una sola parola ha preso a vorticarmi nella mente: Jace. Quattro semplicissime lettere che hanno il suono più dolce che una ragazza possa immaginare, ma che spesso e volentieri vengono sostituite da JJ, o Jay, esattamente come per me.

Salto gli ultimi gradini che separano il piano superiore da quello inferiore e, scansando Catherine, mi fiondo fuori dalla porta di casa, ritrovandomi immersa nel soleggiato vialetto circondato da ciclamini ormai talmente secchi da risultare inquietanti.

Raggiante, mio fratello scende dal taxi che ho scorto oltre le pallide tende di camera mia, facendomi spuntare un enorme sorriso in viso. Il cuore mi si è riempito di gioia, mentre il corpo si è mosso autonomamente per le stanze della dimora dei Raven, conducendomi da lui. 
Appena la mia figura riempie il suo campo visivo, una lampo di gioia gli illumina lo sguardo e, abbandonando la valigia, allarga le braccia in attesa che mi ci fiondi dentro. Ed io non me lo faccio ripetere due volte. Mi stringo a lui con tutta la forza che ho, cercando di constatare se sia un sogno o meno. Lo palpeggio lungo i fianchi, sentendolo soffocare una risata, poi mi riempio le narici del suo profumo tanto familiare: pino silvestre sporcato di fumo.
E' facile ammettere la mancanza che ho provato durante tutto questo tempo, glielo ripeterei all'infinito pur di convincerlo a non partire più per Parigi, ma mi trattengo, sapendo che un suo rifiuto potrebbe rovinarmi l'umore. 

Jace mi appoggia il mento sulla testa, ricambiando la stretta. 

«Mi sei mancata» sussurra piano, in un gesto di intimo affetto. Strofino il viso sul suo maglioncino pallido: «Toi aussi» gli rispondo mentre Liz fa la sua entrata in scena, schiacciandomi in mezzo ai loro petti. Per quanto tra di noi possa esserci un rapporto di odio e amore, quando si tratta del primo figlio Raven riusciamo a sotterrare l'ascia di guerra: chi non lo farebbe per lui? Nostro fratello ha l'incredibile capacità di rappacificare persino i nemici peggiori, un suo sorriso può mettere d'accordo chiunque.
Così restiamo stretti l'un l'altro, cercando di dirci decine di cose senza però aprir bocca. Diventiamo un tutt'uno per alcuni meravigliosi minuti e poi, a distruggere la magia del momento, si mette in mezzo la più piccina di noi: «Quanti giorni resti?» gli domanda, ricordandomi così che il tempo da spendere con lui è limitato, forse troppo.

Jace d'improvviso allenta la presa, cerca di liberarsi dal nostro abbraccio e recuperare la valigia, quasi sia stato colto senza preavviso dallo stesso malumore che ora si muove in me – in fin dei conti abbiamo sempre condiviso una certa empatia. Si morde il labbro fingendo di non trovare fastidioso rispondere, poi decide di accontentare Liz: «Non molto» ammette avvicinandosi a mamma e Josephine, evitandosi così di guardare la delusione che prende possesso della mia espressione. 

«Una settimana, giusto per festeggiare Natale e Capodanno con voi» aggiunge prima di farsi stampare un bacio su entrambe le guance da Catherine.
Sette giorni non sono niente, eppure mi ritrovo a viverli come se fossero tutto. Non l'ho visto o sfiorato per quattro mesi, quindi piuttosto che rinunciarci ancora, mi faccio andar bene il poco tempo che può dedicarmi, anche se dovrò dividerlo non solo con la famiglia, ma anche con Seth e Charlie che, certamente, vorranno passare ogni sera insieme, tra un concerto di qualche band anonima e un drink al bancone di un pub fumoso.

***

Come previsto, nemmeno una manciata di ore dopo l'arrivo di mio fratello a Londra, esattamente la sera della Vigilia, ci ritroviamo riuniti a casa Benton, dove Molly ci ha fatto assaggiare le migliori leccornie che si possa avere il piacere di mangiare durante le feste.

La musica riempie la stanza di Charlie, l'unico luogo in cui sua madre, ma anche il padre, gli permettono di ascoltare tutto ciò che vuole ed è diverso dai classici dei Beatles o degli Who. L'atmosfera pare essere nettamente più accogliente del solito, forse perché, insieme alla voce di Morrisey, il cantante degli Smiths, ad arrivare ai miei timpani ci sono anche quelle di Seth e Jace che, del tutto sordi alle sonate rock della band, stanno confrontando gli ultimi arrivati sulla scena underground della città.

«Eddai Jay! Non dirmi che ti piacciono quelle fighette!» senza rendermene conto sussulto, girandomi verso la coppia di amici che sorride spensierata. Per un solo istante ho pensato che Morgestern si stesse rivolgendo a me, ma quando i miei occhi hanno incontrato le sue spalle ho capito che no, "Jay" ora è qualcun altro. 
Sì, perché la mente contorta dei coniugi Raven ha voluto che entrambi i primo-geniti avessero nomi similari: Jace Jonathan e Jane Jacqueline.

Involontariamente mi ritrovo a spingere gl'incisivi nella carne delle labbra, delusa. È come se improvvisamente mi avessero esclusa: mio fratello troppo preso a concedersi a tutti, per non far torto a nessuno, e i nostri migliori amici troppo occupati a godersi il terzo membro del loro clan esclusivo, la persona che vorrebbero realmente essere al posto della sottoscritta. Già, perché in fin dei conti sono solo il rimpiazzo, il lascito che si sono ritrovati appresso.

D'un tratto la porta si apre e Charlie fa il suo ingresso armato di bicchieri e una bottiglia di Coca, visto che a casa sua non ci è ancora concesso bere alcol. Per un solo frangente mi sento sopraffare da una sorta di felicità, certa che lui possa essere la mia salvezza, ma, prima che possa rendermene conto, mi molla in mano tutto ciò che ha rubato dalla cucina, sgattaiolando accanto agli amici. Persino lui ha occhi solo per Jace.

«Ve lo faccio conoscere io un gruppo figo! Dopodomani andiamo tutti a sentire i Black Chains e niente storie! Anche a Jane piacciono»

Jane?

Lo stupore mi assale e d'un tratto non so che fare. Credo che siano passati anni dall'ultima volta in cui mi ha chiamata così; c'erano sempre nomignoli o soprannomi a farmi sentire benvoluta, ma stavolta è diverso, mi sento realmente un'estranea.

Mio fratello allarga le palpebre, poi si volta nella mia direzione in cerca di conferma. Gli sorrido per non farlo preoccupare, poi annuisco: «Se la cavano, il batterista ha davvero talento» e lui sembra non accorgersi di nulla.

Nonostante il malumore vorrei che lui si godesse questi pochi giorni a casa. Appena ci saremo abituati a riaverlo qui con noi tutto tornerà alla normalità – e poi lui partirà nuovamente per Parigi.

«Accetto solo perché la mia douceur li approva, sappilo!» prima tira una pacca a Charlie, poi si volta ancora e mi strizza l'occhio con una velata complicità. Persino nolente, mi ritrovo a sorridere ancora, questa volta a causa del suo interessamento nei miei confronti: almeno lui sembra ricordarsi della mia esistenza.

Il padrone di casa molla la presa sulle locandine che ha in mano tornando verso il letto e qui, senza complimenti, inizia a versare da bere. Seth lo segue a ruota e, incurante della presenza di Jace, mi si siede accanto. Solitamente avrebbe dato la precedenza a mio fratello, ma oggi non pare prestare attenzione alla cosa, così, nonostante l'occhiata bieca di "Jay", inizia a sorseggiare la Coca a pochi centimetri dalla mia spalla. 

«Allora, vecchio Raven, quand'è che ti laurei? Iniziamo a sentire la tua mancanza»

«Ho ancora qualche esame da dare, poi si vedrà» risponde a Charlie, tirandosi indietro una ciocca castana. I capelli gli si sono allungati, donando al suo viso duro ancora più armonia e mettendo in luce tutta la sua bellezza – privilegio che i nostri genitori hanno riservato solo a lui, visto come siamo cresciute Liz ed io.

«Non dirmi che stai pensando di fare una specialistica!» lo apostrofa Seth accanto a me. Involontariamente mi ritrovo a fissarlo perché, dalla mattina in cui mi son risvegliata a casa sua, non ci siamo ancora rivolti la parola. Mi ha messa talmente in imbarazzo da farmi sprofondare per tre giorni nella noiosa routine scolastica, ignorando ogni suo messaggio nelle chat di gruppo.

Lascio agli occhi il privilegio di percorrere il suo profilo, passando dalla fronte alle sopracciglia, scivolando lungo il naso perfettamente dritto, accarezzando le labbra e... un dettaglio assai insolito cattura la mia attenzione, così provo ad aguzzare la vista. Ci metto qualche istante a capire che sulla pelle pallida del collo, poco sopra all'orlo della felpa, se ne sta un segno violaceo. Lo rimiro, dandogli infine un'identità: si tratta di un succhiotto. E persino senza pensare, la mia mente corre verso una persona che avrei tanto preferito non ricordare – la sua ragazza, Sharon. Sì, perché anche se Seth ha la fama del donnaiolo, una fidanzata ce l'ha. Stanno insieme da due anni, nonostante entrambi si lascino ammaliare dai piaceri della carne altrui. Ogni tanto litigano, facendomi sperare in una definitiva rottura, ma poi fanno la pace e tutto ricomincia.

Morgestern non la ama, così come lei non prova altro che attrazione per lui, eppure resistono, quasi abbiano paura di non trovare più una persona altrettanto affascinante e disposta a sopportare i loro vizi.

Già, perché nemmeno io riuscirei a farlo, nonostante abbia una cotta per Seth dalla seconda media.

Ci sono cose che persino l'amore non può sopportare, soprattutto quando è a senso unico.

Il ragazzo accanto a me finalmente si accorge del mio sguardo e, voltando appena il capo, mi sorride senza aver capito per quale ragione lo stia fissando. Forse starà credendo che il suo commento mi abbia rattristata, o forse sta provando a far tornare a galla l'imbarazzo generato durante il nostro ultimo incontro, chissà ... sta di fatto che l'urgenza di andare in bagno si fa impellente, così abbandono la stanza con la scusa della pipì.

Ho bisogno di prendere aria.


correzione del 27.07. 2019


 
   
 
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