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Autore: Polyjuice Potion    30/04/2015    2 recensioni
Gerard, un ragazzino di diciassette anni appassionato di serial killers e misteri irrisolti, trova davanti alla porta di casa una scatola contenente sette audio cassette. Per ogni lato di esse appartiene una vicenda legata a una persona che ha spinto Frank Iero a togliersi la vita. Tredici colpevoli, tredici storie diverse. E lui sarà obbligato ad ascoltarle tutte e ad aspettare il suo nome, a scontare la sua pena.
[Storia liberamente ispirata al libro "Tredici" di Jay Asher]
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cassetta 1, lato B


Frank è stato, nei suoi diciassette anni, la persona più sicura di sé, infallibile e allegra che io abbia mai conosciuto. Se solo avessi saputo ciò che nascondeva… non sarebbe finita così. Ricordo la prima volta che lo vidi come se fosse ieri. Portava i capelli lunghi fino al mento e aveva spesso la riga in mezzo. Le labbra sottili, gli occhi di un forte verde scuro, la carnagione pallida.. un tempo, erano il mio paradiso.
Ho saputo della sua morte il giorno dopo, a scuola. C’era un silenzio surreale per tutti i corridoi, gli insegnanti erano ammucchiati negli angoli a parlottare fitto fitto. Alcune ragazze piangevano. Frank di solito ci sguazzava in queste situazioni, dato che scriveva per il giornale della scuola. E poi andai in bagno, appena prima che suonasse la campana, e notai Sean Jackson piangere. Non credevo che uno come lui potesse singhiozzare così tanto. E allora capii. Frank c’entrava qualcosa. Sean era il suo attuale ragazzo, anche se li cambiava spesso. Li cambiava spesso ma li amava tutti, era una sua caratteristica. Ero tentato di chiedere qualcosa a Sean, ma non mi sembrava il momento. Sperai che Frank fosse ritornato in Inghilterra e che non fosse successo niente di grave, fino a quando, durante la prima ora, l’altoparlante della scuola pronunciò le seguenti parole: “Gerard Way è pregato di recarsi in presidenza.” Io insieme ad una decina di ragazzi, i più vicini a Frank.
Lì appresi la notizia. Anche altre persone presenti non lo sapevano. Il terreno mi mancò per un momento sotto i piedi. Non ebbi neanche il tempo per versare due lacrime, poiché la Preside iniziò a torturarci di domande abbastanza private sulla vita di Frank, anche se non era esattamente la persona più adeguata per farlo. Arrivò anche a domandare a Sean su quanto fosse regolare la loro vita sessuale e se avessero mai avuto problemi. Il ragazzo, che non aveva smesso per un momento di singhiozzare, ne ebbe abbastanza e si alzò di scatto, buttò a terra la sedia e se ne andò, sbattendo la porta. Nessuno di noi seppe cosa dire, ovviamente. Eravamo scioccati e non certo pronti per parlare dell’accaduto. Ci domandarono se Frank avesse mai mostrato sintomi di depressione, bipolarismo o altri disturbi simili. La nostra risposta fu che no, Frank era sempre stato un ragazzo brillante.
Questo è successo più o meno una decina di giorni fa e da allora né Sean, né la migliore amica di Frank si sono presentati a scuola. Per loro non c’è più nessuna ragione per doverlo fare, non senza di lui. La morte fa soffrire chi rimane, non chi se ne va. E ora sto riascoltando la voce di Frank, in queste audio cassette, che mi dice che l’ho portato ad uccidersi.
Giro la cassetta con le dita tremanti e, non senza un po’ di timore, premo PLAY.
Bentornati! Io sono pronto per il secondo round, e voi?
No, Frank, non sono pronto.
Sam, caro mio, ti avevo detto che il tuo nome sarebbe rispuntato presto. Come stai, uh? E’ da un po’ che non parliamo io e te, vero? Più o meno dalla fine della prima superiore. Devo confessarti che non mi sei mancato per niente, ma non mi dispiace immaginare la tua espressione terrorizzata quando ascolterai ciò che sto per dirti, poiché altre dodici persone ascolteranno queste cassette e sapranno tutti i tuoi segreti.
Dovete sapere che Sam Lopez, oltre ad essere il più alto giocatore della squadra di basket, è stato anche il mio compagno di banco per tutta la prima liceo. Non è vero, Sam? Non so bene il motivo, ma i professori adoravano vederci insieme, nonostante noi ci detestassimo. Quanti segreti che nascondi, mamma mia. Tra pochi secondi non saranno più nascosti, comunque.
Era maggio, un bellissimo mese, a mio parere, e la scuola stava per finire. Ero piuttosto contento. Non avevi fatto altro che rovinarmi le giornate sin dall’inizio dell’anno, perché la sfortuna, ovviamente, ha voluto che finissimo nella stessa classe di inglese. Davanti al nostro banco, c’era quello di Colton. Ero sicuro di essermi preso una bella cotta, e chissà, magari anche di più. Mi piaceva proprio, quel ragazzo.
Io neanche me lo ricordo, questo Colton. L’avrò visto sì e no un paio di volte. E’ sparito dopo il primo anno, dicono che abbia cambiato scuola.
Colton ha lasciato la nostra scuola subito dopo il fatto, perché è un debole. Tu invece sei ancora qui. Ma tranquillo, non ho ancora tradito la tua fedeltà. Non fino ad adesso, almeno.
Frank sta per mettere in atto la sua vedetta.
Era un pomeriggio e avevamo la penultima ora d’inglese. Mi sedetti al mio posto come tutti i giorni e dopo arrivasti tu, che a malapena entravi nel banco. Tirai fuori dalla cartella tutto il materiale, ma una piccola distrazione mi tradì. Senza accorgermene, avevo posato sul banco anche un quadernino. Aveva la copertina nera, di stoffa, e di solito ci scrivevo gli appunti delle lezioni. Te lo ricordi, Sam? L’avrei voluto bruciare, quando tornai a casa, quel giorno. Ma non lo feci.
Sento che qualcosa di grande sta per accadere. Lo capisco dalla sua voce, da come sale a toccare i punti più acuti e dalle risatine nervose che lascia di tanto in tanto lungo il discorso.
Comunque… Più o meno a metà della lezione, chiesi alla professore di andare in bagno e lei acconsentì. Non mi ero reso conto che il mio quaderno era esposto ai tuoi occhi e avresti potuto farci il tuo volere. Quando tornai in classe, ti beccai immediatamente con il “diario” in mano, proprio nella pagina che non avresti dovuto leggere.
Non ho mai tenuto un diario vero e proprio. Non sono un tipo da diario, in realtà. Ne ho iniziati parecchi ma non li ho mai portati a termine. In quello, invece, ci scrivevo principalmente roba scolastica e a volte ci disegnavo.
Mi stupisce l’utilizzo della parola “roba” da parte di Frank. Non credevo che facesse parte del suo vocabolario.
E tu stavi proprio osservando, con un sorriso divertito in volto, la pagina raffigurante Colton in divisa da pallacanestro, con i bicipiti scolpiti e in bella mostra. E tanti cuoricini intorno. Tempo prima mi ero slogato la caviglia destra ed ero stato costretto a passare le lezioni di motoria in panchina, e così disegnavo. Principalmente Colton. Il panico mi assalì immediatamente, non sapevo cosa dirti, poiché ciò che vedevi non aveva bisogno di spiegazioni. Cercai di farti capire con lo sguardo di non fare niente, che ti avrei spiegato dopo. Ma tu non mi ascoltasti. Il sorriso scomparve dal tuo viso e ti vidi strappare la pagina con poca delicatezza e, prima che io potessi fare qualsiasi cosa, lanciarla nello zaino di Colton. Il terrore mi invase, sentivo il cuore pulsare in punti che non sapevo neanche di avere. Non c’era niente che potessi fare per risolvere la situazione, se non aspettare. Sam, ti stavi divertendo? O eri solo geloso e cercavi di farmela pagare per essermi innamorato di lui?
Ed è ora che capisco. Tutto si spiega. Frank sta lasciando indizi qua e là come se fossero le famose briciole e io li sto cogliendo.
Quando la campana suonò, non ebbi modo di riprendermi la pagina. Mi immaginai quando Colton l’avrebbe trovata e fu difficile trattenere le lacrime. Perché tutto stata diventando un incubo? Il giorno dopo, tu eri lì, davanti alla classe, e mentre aprivo il mio armadietto urlasti a tutti “Iero è frocio! E Colton può provarlo!”
Mi ricordo quel giorno. C’era gente ammassata davanti alla classe di inglese, ma non capivo perché e non lo volevo nemmeno, così andai avanti senza pensarci. Poco dopo scoprii che Frank Iero aveva fatto coming out, rivelando a tutti di essere innamorato di Colton Whittemore. Ma non era stato lui, era stato Sam. Un moto di rabbia mi assale e sento il bisogno di parlare con lui, anzi, picchiarlo, fargli male.
Cercai con gli occhi Colton, che era in un angolo, vicino a due ragazze che ridevano. Lui non sembrava prendersi gioco di me, ma sul momento tutto ciò che volevo fare era scappare. Mi liberai di tutti con un paio di gomitate e sparii. Appena fui in bagno iniziai a piangere. Le lacrime scendevano bollenti sul mio viso da ragazzino ancora innocente. Dopo tutta la fatica per tenere nascosto il mio essere, tu avevi rovinato tutto. Ti odiavo. Non seppi quanto tempo passò fino a quando la campanella della prima ora non suonò e mi chiusi dietro una porta a casaccio. Una fra tante. Aspettai che tutti i ragazzi, che approfittavano del cambio, uscissero dal bagno e feci per girare la maniglia, quando sentii delle voci. Era due ragazzi, chiusi nel bagno alla mia sinistra. Riconobbi immediatamente quella di Colton. Continuava a ripetere: “Perché lo hai fatto? Sam, perché?” Capii che l’altro eri tu e il cuore riprese a scoppiarmi nel petto, in gola, in testa. Poi ci fu il silenzio. Dei sussurri. Mi feci una vaga idea di ciò che stava succedendo, ma mi sembrava assurdo. Riuscii a sentire chiaramente un “svelto, non abbiamo tanto tempo” e poi di nuovo silenzio. Dei gemiti, da parte di Colton. Non nego di essermeli goduti tutti, dal primo all’ultimo, ma il fatto che tu gli stessi facendo un pompino poco dopo avermi umiliato davanti alla scuola dandomi del frocio, mi disgustava. Uscii dal gabinetto sbattendo apposta la porta, per farmi sentire, e i pigolii cessarono.
“Cazzo” sentii.
Frank sta imitando alla perfezione la voce di Sam Lopez. Probabilmente, un Sam Lopez molto spaventato.
“Vaffanculo, a tutti e due” dissi. Era la cosa più stupida e banale del mondo, ma la prima che mi venne in mente. E me ne andai. Sapevate che c’ero, ero presente e conoscevo quello che stavate facendo. Colton sparì il giorno stesso, tu mi feci giurare di non dire niente a nessuno. E io non lo feci. Fino ad adesso. Gente, Sam Lopez è gay fino al midollo e probabilmente se la fa con i vostri fidanzati.
Mi dispiace, Sam.
La cassetta finisce e io non so cosa fare, cosa pensare. Mi alzo di scatto dalla panchina e cammino per tutta la ciclabile fino ad arrivare ad un bar che deve avere più o meno l’età del nonno, ma che sta ancora in piedi. Ordino una coca cola, sperando di non vomitarla sul bancone. Non sono mai stato più scioccato di così in tutta la mi vita. Devo essere ridotto piuttosto male, perché tutti i presenti mi stanno fissando insistentemente. Ad un certo punto, mi rendo conto di avere ancora addosso le cuffie degli anni vattelapesca e me le sfilo con calma. Delle immagini cominciano a sfiorarmi la memoria. Frank, Frank felice, Frank che sorride, Frank che gioca a golf, Frank che tira a canestro, Frank che finisce soddisfatto un compito di chimica, Frank che mi ama.
 
 
Eccomi qui! Che dire? Non lo so.
I riferimenti a Teen Wolf sono puramente casuali, ehm. (ovviamente Colton Whittemore è un misto tra Jackson Whittemore e Colton Haynes). Gli You Me At Six mi hanno aiutato moltissimo a scrivere questo capitolo. Non so, la loro musica mi ha ispirata un sacco, aiuta a scrivere. Se non li conoscete, date loro una possibilità! Prometto di aggiornare presto Nicotine perché sono davvero davvero davvero indietro. Ringrazio di cuore gaiastk_ e arcticheart (che ha una foto profilo bellissima) per aver recensito il primo capitolo, tantissimi cuoricini frerardosi a voi. Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione, vi a m o.
A presto,
 
 
-Sixx
  
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