Prompt: Theo riceve la visita di un vecchio amico, un fantasma errante con la brutta abitudine d'impicciarsi degli affari altrui.
«Nick, grazie a Dio!».
Quando Theodore lo accoglieva davanti alla porta con quelle parole, Nick sapeva che qualcosa di tragico era avvenuto tra le mura dell'appartamento e cominciò a prepararsi psicologicamente con un: «Cosa c'è, Theo?».
«È arrivato un mio amico».
Ora, oltre ad essere tragica, la cosa stava diventando strana: a parte se stesso, infatti, Nick non conosceva nessun amico di Theodore ancora vivente, figuriamoci tra i morti.
«E starà qui per qualche giorno».
«Non ci vedo nulla di male, Theo, in fondo è anche casa tua» rispose Nick cercando di entrare in casa, ma Theo lo attraversò per fermarlo.
«Theo, odio quando fai così» protestò Nick rabbrividendo dal freddo, ma Theodore lo ignorò.
«Prima che tu entri, Nick, devo avvertirti che Solomon è un po' particolare».
«In che senso?».
Nel senso che i tre giorni che seguirono furono i più lunghi e infernali che Nick avesse mai vissuto.
Da quello che Nick aveva capito, Solomon era stato un vagabondo che aveva passato metà degli anni Venti a spassarsela per l'Europa e nemmeno l'automobile che lo uccise gli impedì di continuare a farlo, con l'unica differenza che, oltre ai vivi, Solomon rendeva la vita impossibile anche ai fantasmi.
Nick non riuscì mai a capire come uno come Theodore, pacato e riservato, riuscisse a stare cinque minuti con Solomon senza sbroccare e prendere a testate un muro: a quanto pareva, Solomon era uno che quando voleva farsi i fatti altrui si impegnava come uno scolaretto in classe e, dopo aver saputo vita, morte - non ancora avvenuta, grazie al cielo - e miracoli di Nick, aveva passato il resto della sua permanenza a sapere qualcosa di più sulla vita di Theodore prima del trapasso.
«Comunque, Theodore, sei sempre il solito timido, non si può fare mai una sana chiacchierata con te» disse Solomon il giorno della partenza: «Guarda il tuo amico Ned».
«Nick» lo corresse il diretto interessato.
«Sì, hai ragione, Dick, scusami» mormorò Solomon sventolando una mano: «E beh, Theodore, ci vediamo quando ci vediamo».
Si voltò verso Nick e si picchiettò la palpebra sinistra un paio di volte e poi ammiccò. Solo quando si fu allontanato attraverso la finestra, sia Nick che Theodore poterono tirare un sospiro di sollievo.
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