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Autore: Contrasting Lex    01/05/2015    9 recensioni
Soulmate!AU || One Shot - 3765 parole || Newtmas
Non era una cosa da me correre dietro ad un ragazzo, neanche se fosse stato il più sexy che avessi mai visto e non avesse fatto altro che provocarmi con i suoi sguardi per tutta la serata, no, non l'avrei fatto.
Era andato quasi sempre tutto bene fino a quel momento, avevo sempre aspettato la mia anima gemella e sarei stato pronto ad aspettarla per sempre, eppure ora c'era quel certo biondo che mi faceva perdere tutta la pazienza...ma no. Non l'avrei seguito.
Inspiegabilmente mi ritrovai, pochi secondi dopo, a farmi spazio fra la gente che ballava, cercando di raggiungere l'uscita.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'How to save your soulmate's life'
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Immortals {how to save your soulmate's life}

Questi personaggi non mi appartengono.

Appartengono a (quel genio -del male- di) James Dashner.

 

“Non puoi separare due anime gemelle,

non puoi distruggere il loro amore,

è eterno,

sono immortali.”


 

Quel venerdì sera successe una cosa che fece cambiare la mia vita per sempre.


 

Mi trovavo a casa di Minho ad una delle sue solite feste, il che era normale; con un bicchiere fucsia con dentro chi-sa-che-cosa in mano, il che era normale; guardavo distrattamente la gente che ballava a ritmo di non-so-quale-canzone, il che era normale; seduto al bordo del divano di Minho, il che era ancora tutto decisamente noioso e normale. Fu proprio mentre il mio sguardo saettava da un lato all'altro della grande stanza, in cerca del mio migliore amico -e qualcos'altro da bere- che mi accorsi della presenza di un ragazzo che non avevo mai visto prima ad una festa di Minho.


 

Certo, le sue feste erano molto conosciute, soprattutto per essere le più alcoliche e divertenti, venivano reputate da tutti le migliori di tutta la città. Cosa che non faceva altro che aumentare l'ego del mio migliore amico.

I suoi genitori non erano quasi mai a casa, e questo gli dava il via libera per organizzare mega-feste ogni fine settimana nella villa sulla spiaggia di proprietà della sua famiglia. Ci veniva sempre un sacco di gente, ma non avevo mai visto quel ragazzo, né ad una festa di Minho, né a scuola, né in nessun altro posto della città, sennò me ne sarei accorto, uno come lui non sarebbe mai passato inosservato ai miei occhi.


 

Era più alto di me, non di molto, aveva un fisico magro ma slanciato, indossava un maglione grigio e largo, dei jeans skinny -che lasciavano davvero poco all'immaginazione- e aveva delle semplici Converse rosse ai piedi, i suoi capelli erano di un biondo dorato e gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato, gli occhi erano scuri, talmente scuri da sembrare neri.

La prima cosa che pensai fu che era estremamente bello.


 

La seconda invece, fu che avrei fatto meglio a smettere di fissarlo prima che mi notasse.


 

La terza, che non ci riuscivo proprio.


 

E infatti, non ci misi molto ad accorgermi che anche lui mi stava guardando, un mezzo sorriso dipinto in volto.


 

Abbassai lo sguardo di scatto sulle punte delle mie Vans nere, come se tutto d'un tratto le mie scarpe rovinate fossero diventate interessanti. Non capivo cosa mi stesse succedendo, mi capitava di pensare che certi ragazzi fossero particolarmente carini, ma non avevo mai desiderato baciare -e forse qualcosa di più- una persona così tanto come in quel momento prima d'ora.


 

Dovetti ricordare a me stesso cosa mi ero ripromesso un paio di anni prima, quando nel giorno del mio diciottesimo compleanno era apparso il nome della mia anima gemella: sarei rimasto "puro" finché non l'avrei trovata.


 

Quel giorno fu forse uno dei più strani della mia vita, sapevo che sarebbe successo, a tutti succedeva, ma fu pur sempre una sorpresa per me svegliarmi e scoprire il nome sul mio polso. Non faceva male o cose strane, appariva e basta, come un tatuaggio indelebile sul tuo polso destro.

Ad alcuni non appariva nulla, ad altri apparivano nomi di persone con cui non si sarebbero mai incontrati.


 

Non era neanche obbligatorio trovare la persona a cui apparteneva il nome scritto sul tuo braccio, certi non ci badavano affatto e continuavano la loro vita come se nulla fosse, però se la trovavi era qualcosa di meraviglioso, come raccontavano i miei genitori -loro si erano trovati- era come vedere le stelle ad ogni bacio, era come sentirsi in paradiso ad ogni tocco, stare con la propria anima gemella era come vivere in un mondo perfetto.


 

Avevo deciso che avrei aspettato la mia mia anima gemella proprio per questo, volevo che tutto fosse perfetto. Mi ero anche ripromesso che non avrei mai baciato nessun altro...eppure così non era stato: da quando partecipavo alle feste di Minho mi era già capitato un paio di volte di essere ubriaco fino al punto da non capire più nulla, e così avevo baciato persone a caso, tra cui anche lo stesso Minho, tanto per capire come fosse baciare qualcuno.


 

Da quella sera avevo capito un po' di cose: 1-non mi sarei più ubriacato in quel modo perché 2-non avrei mai più corso il rischio di baciare gente a caso, tra cui il mio migliore amico, tanto per capire come è baciare qualcuno. Infatti avevo scoperto che 3-baciare Minho è disgustoso e 4-baciare gente a caso non è lo stesso di baciare la tua anima gemella.


 

Mi toccò cancellare 'primo bacio' dalle voci della mia lista immaginaria: 'cose da fare con la mia anima gemella'.


 

Finalmente mi decisi ad alzare lo sguardo dalle scarpe per controllare se quel ragazzo mi stava ancora fissando, ed effettivamente sì, sembrava che lo stesse divertendo molto il mio imbarazzo.


 

Era appoggiato con la schiena contro il muro opposto a dov'ero io, aveva ancora quel mezzo sorrisetto, ma questa volta aveva qualcosa di più... più malizioso?

Pensai che sicuramente mi stessi sbagliando, quel ragazzo non mi stava affatto provocando, al massimo stava solo un po' giocando col fatto che mi imbarazzassi così tanto soltanto guardandolo, si sarebbe stufato presto e avrebbe trovato qualche ragazza con cui...

 

Tentai nuovamente di smettere di fissarlo.


 

Avrà di sicuro una ragazza, insomma ma l'hai visto!


 

Rubai un bicchiere dalle mani di un tizio che mi passò davanti, era talmente ubriaco che non se ne rese neanche conto, e lo bevvi tutto d'un fiato.


 

Solo dopo questo mi sentii un po' più leggero, qualcosa dentro di me mi suggeriva di spegnere il cervello e godermi la festa, ma semplicemente non potevo, non volevo lasciarmi andare.


 

Evidentemente cercare di mantenere il controllo due bicchieri dopo di quel chi-sa-che-cosa non era più possibile.


 

Lui mi guardava, io lo guardavo; lui mi sorrideva, semplicemente sorseggiando la sua birra e io mi trattenevo dal ricambiare il sorriso, affogando in un mare di liquore e patetici bicchieri di plastica fucsia.


 

Portò ancora una volta la bottiglia alla bocca finendo quel poco di birra che era rimasta, ormai non cercavo neanche più di frenare i miei pensieri sulle sue labbra o sul modo in cui si muoveva il suo pomo d' adamo quando deglutiva.

 

Dio, se mi piacerebbe essere quella bottiglia...

Improvvisamente mi sembrava che facesse troppo caldo e che la musica fosse troppo assordante.

Appoggiò la bottiglia vuota su un tavolino vicino, poi riportò la sua attenzione su di me. Si morse il labbro inferiore -vorrei essere io a farlo- poi incominciò a farsi strada verso l'uscita.


 

Per un momento ebbi paura che se ne volesse andare, poi capii la sua reale intenzione, tutto del suo atteggiamento gridava: seguimi.


 

Mentre usciva dal salotto notai che stava facendo di tutto per non far vedere che zoppicava un poco, ma ero troppo preso a guardare altro, per concentrarmi sul fatto che zoppicasse.


 

Dovetti fermarmi a ragionare, no, non l'avrei seguito.


 

Non era una cosa da me correre dietro ad un ragazzo, neanche se fosse stato il più sexy che avessi mai visto e non avesse fatto altro che provocarmi con i suoi sguardi per tutta la serata, no, non l'avrei fatto.


 

Era andato quasi sempre tutto bene fino a quel momento, avevo sempre aspettato la mia anima gemella e sarei stato pronto ad aspettarla per sempre, eppure ora c'era quel certo biondo che mi faceva perdere tutta la pazienza...ma no. Non l'avrei seguito.


 

Inspiegabilmente mi ritrovai, pochi secondi dopo, a farmi spazio fra la gente che ballava, cercando di raggiungere l'uscita.


 

Iniziai ad andare leggermente in panico quando svoltai l'angolo del muro del salotto e non trovai nessunissimo biondo sexy ad aspettarmi, avevo forse frainteso-

Mi ritrovai ad essere tirato dal colletto della maglietta che indossavo e subito dopo le mie labbra erano su quelle del ragazzo-biondo-super-sexy.


 

E fu come un esplosione di sensi. Mi baciava con foga e dopo l'iniziale attimo di sorpresa ricambiai il bacio con la stessa intensità; le sue labbra erano morbide e si muovevano in sincrono con le mie, il bacio era violento, più simile ad uno scontro di lingue e denti, e Dio, non mi ero mai sentito più vivo in vita mia. Misi le mani sui suoi fianchi e lo spinsi leggermente di più contro il muro facendo scontrare i nostri corpi, un piccolo gemito fuoriuscì dalle mie labbra, sorrise nel bacio.


 

Forse ero un po' ubriaco, okay.


 

Ci staccammo solo per respirare, poi presi a lasciargli baci sul collo scoprendo che il suo corpo reagiva magnificamente a tutto questo, gemette quando iniziai a succhiare un lembo di pelle tra la spalla e il suo collo.


 

"P-puoi chiamarmi Newt, penso che serva... sai quando-"


 

Smisi di fare quello che stavo facendo. Avevo sentito bene? Aveva appena detto di chiamarsi Newt?


 

E Dio, aveva anche un accento, inglese per di più. Non riuscivo a fare altro se non guardarlo, le sue labbra, ora rosse per i baci, quegli occhi di un marrone che ricordava quello del caffè, era bellissimo.


 

E io l'avevo trovato. Non ne ero ancora sicuro che fosse realmente lui, ma quante persone al mondo si potevano chiamare Newt?


 

Dovevo solo scoprire se lui aveva il mio nome sul polso.


 

"Qualcosa non va?"


 

"No, solo... vieni."


 

Lo presi per mano e lo trascinai fuori da casa di Minho, lui mi seguì senza proferire parola.


 

Raggiungemmo la mia jeep parcheggiata davanti alla villa e invitai Newt ad entrare in macchina.


 

Lui alzò le sopracciglia confuso, poi ridacchiò.


 

"Potevi dirmelo subito che volevi fare le cose come si deve."


 

Scossi la testa e risi anche io per mimetizzare il mio imbarazzo.

"Okay allora. Spero che i sedili siano comodi almeno."


 

~*~


 

"Dove mi stai portando?"


 

Newt tamburellò con le dita sul sedile, poi con la stessa mano tirò un po' giù il finestrino; per essere inverno non faceva ancora così freddo, quel tempo fresco in cui potevi uscire con la felpa e stare bene comunque.


 

"Abbi un po' di pazienza."


 

"Non sono una persona paziente." fu la sua risposta immediata, appoggiò la mano libera sulla mia coscia mentre il suo sguardo rimase fisso davanti a sé.


 

Guidare da ubriaco non era semplice, poi se si aggiungeva anche la sua mano su di me, la mia sanità mentale stava lentamente andando a fottersi, se fossimo arrivati fino a casa mia sani e salvi sarebbe stato un miracolo.


 

Parcheggiai la Jeep in uno dei posteggi liberi della via -finalmente a casa- e scesi dall'auto, Newt mi imitò senza esitare.


 

"Quindi...vai in giro con una Jeep ma vivi in uno dei quartieri più strafighi della città?"

Sembrava sorpreso.


 

" Beh...si sai-" tentai di mettere in chiaro la situazione ma venni interrotto da Newt.


 

"E wow, è probabilmente uno dei più moderni, no? Come hai fatto a comprarti un appartamento qui, cazzo, ti sarà costato un casino... oh mio dio, sto straparlando vero? Sono decisamente ubriaco."


 

Ridemmo entrambi, mi sentivo bene a parlare con lui, e anche se stava davvero straparlando a me non dava affatto fastidio, avrebbe potuto leggermi le istruzioni di come si usa un frullatore e sarei stato lì ad ascoltarlo incantato comunque.


 

"Appartengonoaimieigenitori," mugugnai frettolosamente "I palazzi intendo, quei due grattacieli in fondo alla via e anche l'hotel all'angolo..."


 

Non mi piaceva vantarmi di quanto fossero ricchi i miei, io volevo solo essere un ragazzo normale, che riusciva a mantenersi da solo senza che i suoi genitori badassero a lui fino ai quarant'anni...


 

"Forse sto delirando io o tu hai appena detto che tutto questo -e fece un largo gesto con le braccia per indicare le cose intorno a lui- è tuo?"


 

Era incredulo, e un pochino esaltato devo ammettere.


 

"Tecnicamente no... sarebbe dei-"


 

Non potei finire la frase che le sue labbra erano di nuovo sulle mie.


 

~*~


 

Non ricordo come arrivammo fino al mio appartamento, mi trovai solo con la schiena premuta contro la porta mentre cercavo di aprirla con una mano senza staccarmi dal bacio.


 

Per la terza volta la chiave mancò la serratura e Newt iniziò a perdere la pazienza, la sua mano raggiunse la mia prendendo la chiave e infilandola nella serratura al primo colpo, aprì la porta e per poco non caddi all'indietro; le sue braccia furono lì per sostenermi.


 

Ci staccammo solo per prendere entrambi fiato, appoggiai la mia fronte sulla sua e chiusi la porta alle mie spalle, successivamente le mie braccia tornarono a circondargli i fianchi.


 

Fu ancora una volta Newt a riunire le nostre labbra, il bacio ora era più lento, mordicchiò piano il mio labbro inferiore; il mio cuore prese a battere ad una velocità sovrumana mentre le sue mani scivolarono sotto la mia maglietta.

Non è ancora il momento diceva qualcosa nella mia testa, prima devi essere sicuro di chi sia realmente lui.


 

Newt doveva aver notato il fatto che mi ero di colpo irrigidito, smise di baciarmi e mi fissò con le sopracciglia inarcate.


 

Gli presi il viso tra le mani e lo baciai ancora una volta, un bacio casto e veloce prima di allontanarmi.


 

"Puoi fare un giro se vuoi, preparo il caffè."


 

Mi infilai in cucina e anche da lì potei sentire Newt sbuffare.


 

"Cosa...? Se proprio devi, almeno potresti fare del tè?"


 

Newt si era seduto su uno sgabello, di fianco al tavolo fatto a penisola.


 

"Ah... come ho fatto a non pensarci prima, insomma, voi inglesi siete così fissati con il tè! Nessun problema." dissi, mettendo a scaldare l'acqua.


 

"Non tutti gli inglesi..."

Newt sembrava quasi al limite dell'esasperazione.


 

"Si ma tu non sei uno di quelli"


 

Mi girai, sorridendo al biondo, che roteò gli occhi.


 

"Avevo altri programmi per stasera, volevo solo che lo sapessi, ed essere trascinato da un idiota, di cui non conosco neanche il nome fra l'altro, nel suo appartamento per un tè, non era nei miei piani."


 

Risi e lui sbuffò ancora.


 

"Bel posticino comunque, l'attico eh? Sai che quasi quasi me lo aspettavo?" Questa volta fu lui a ridere e Dio, il suono della sua risata era assolutamente perfetto.


 

Misi due tazze sul tavolo, cercai di non prendere quelle più imbarazzanti, come quelle che mia nonna mi regalava ogni Natale insieme ai maglioni di lana fatti a mano, non volevo certo che Newt pensasse che in casa mia avessi tazze con personaggi dei cartoni animati -mi appuntai mentalmente di farle sparire al più presto.


 

Presi il bollitore e incominciai a versare l'acqua bollente nelle tazze, Newt osservava ogni mio movimento con attenzione.


 

"Allora dimmi, quali programmi avevi per stasera?" Lo stuzzicai.


 

Sembrò pensarci su un attimo.

"Visto che questa è la mia ultima notte, penso proprio che avevo intenzione di passare una notte indimenticabile, magari fare sesso con qualche ragazzo particolarmente carino, ma sembra che abbia scelto il ragazzo particolarmente carino sbagliato..." disse distrattamente, come se non avesse appena detto niente di così scandalizzante, e per 'così scandalizzante' non intendo la parte in cui aveva detto che voleva fare sesso con me -probabilmente era quello che volevo fare anche io no?- ma la parte prima, quella in cui aveva specificato che questa era la sua ultima notte.


 

"C-cosa? In che senso ultima notte?" Forse avevo solo capito male, restai a fissarlo con il mio bollitore in mano, completamente immobile.


 

"Non c'è niente di così complicato da capire, penso di essere stato abbastanza chiaro."


 

Non poteva dire sul serio, ma il suo sguardo mi diceva il contrario, non stava affatto scherzando.


 

Mi scivolò il bollitore di mano, sentii solo il rumore metallico che produsse mentre cadde sul pavimento, ma solo in modo ovatto, non sentivo nulla, era come se quella scena si stesse verificando a rallentatore.


 

Solo un attimo dopo riuscii a sentire il dolore, mi accorsi di essermi rovesciato l'acqua bollente sul braccio. Se fosse capitato in un altro momento probabilmente avrei gridato, ma in quell'istante riuscii solo a tirare su la manica della felpa e guardare assente la lieve ustione.


 

Newt fu accanto a me in un attimo, mi prese il braccio e... penso che la sua prima intenzione fosse stata quella di aiutarmi con la scottatura, ma poi vide il suo nome, o il nome della mia anima gemella, che ero sicuro che fosse la stessa persona che ora teneva il mio braccio delicatamente con una mano e con l'altra tracciava il percorso delle lettere impresse indelebilmente sulla mia pelle. Il suo tocco era leggero, talmente leggero da sembrare impercettibile e... a parere mio, sorprendentemente piacevole.


 

Chiusi gli occhi godendomi quel momento, era solo l'attimo di calma che avrebbe preceduto la tempesta.


 

Quante volte mi ero immaginato come sarebbe stato il momento in cui io e la mia anima gemella avremmo scoperto di appartenerci l'un l'altro?


 

Tante. Troppe. Mi ero dimenticato di mettere in conto che magari non sarebbe potuta andare come me lo aspettavo. Infatti non andò in nessuno di quei modi.


 

Quando riaprii gli occhi l'attimo dopo lo sguardo di Newt era cambiato, da sorpreso era diventato incredulo e qualcos'altro che non riuscii a capire bene, sembrava spaventato e arrabbiato allo stesso tempo.


 

Scosse la testa e fece per indietreggiare, cercai di appoggiargli una mano sulla spalla, ma lui mi respinse bruscamente.


 

"Non può essere," sussurrò "No, non può essere." ripeté questa volta un po' più ad alta voce, indietreggiando ancora.


 

Restai immobile dov'ero, incapace di fare qualsiasi cosa.


 

"Sei tu. Sei sempre stato tu."


 

Si tirò le maniche del maglione sopra i gomiti e mi mostrò le braccia, i suoi polsi erano ricoperti da cicatrici, alcune più visibili, altre meno, ma erano lì, insieme al mio nome che restava comunque illeso sul suo polso destro.


 

"È tutta colpa tua!" Gridò, lacrime ora scendevano copiosamente dai suoi occhi.


 

Non mi ero mai sentito peggio in vita mia.


 

Vedere cosa aveva fatto il sistema a Newt, cosa gli avevo fatto io, mi fece sentire profondamente in colpa. Anche se sapevo che non era affatto colpa mia, anche se io non avevo fatto nulla se non trovarmi il suo nome tatuato sul polso il giorno del mio diciottesimo compleanno. Questo era successo anche a lui, perché era così che funzionava tutto... e non potevi liberarti del nome sul tuo polso, non potevi e basta.


 

Dire che fossi dispiaciuto non è abbastanza per definire cosa realmente provavo in quel momento, era come se avessi sentito il rumore del mio cuore che si frantumava in mille minuscoli pezzettini e l'unico che avrebbe potuto risanarlo era la persona che avevo davanti.


 

Newt fece un paio di passi indietro finché la sua schiena non fu a contatto con la parete, poi si lasciò scivolare giù fino a toccare terra, cercò di trattenere, invano, un singhiozzo mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi; fu proprio questo che mi fece riprendere dal mio stato, mi avvicinai e mi inginocchiai davanti a lui.


 

Con il palmo della mano gli accarezzai gentilmente una guancia asciugandogli le lacrime.


 

"Non mi toccare." Sussurrò, ma non si sottrasse al tocco, il suo corpo era attraversato da continui fremiti. Non lo ascoltai e mi avvicinai ulteriormente, il mio viso era a pochi centimetri dal suo.


 

"Io," disse, non spostò il suo sguardo dal pavimento "ti odio..."


 

Non lo pensa, mi dissi con fermezza. Ma erano solo parole.*


 

"Newt..."


 

"Vuoi sapere perché voglio così tanto morire, Thomas? Vuoi che ti racconti quello che mi è successo?"


 

Nello stesso tempo volevo che non mi dicesse nulla e che mi raccontasse tutto. Sapevo che quelle parole mi avrebbero ferito, ma volevo sapere, se riguardava Newt, era una cosa che riguardava anche me ora.


 

"Cosa è successo?" La mia voce uscì più bassa di quello che volevo.


 

"Andava tutto bene finché mia madre non è morta, quel cacchio di cancro se l'è portata via, avevo solo 13 anni, mio padre è cambiato da quel giorno, ha iniziato a bere, non era mai a casa e quando c'era se la prendeva con me, era diventato violento, mi ha fatto un sacco di brutte cose dentro quei quattro muri di casa, Thomas, cose che un padre non dovrebbe mai fare ad un figlio..."


 

Non mi ero accorto di stare piangendo finché non sentii il gusto salato delle lacrime sulle labbra, quello che mi stava dicendo era terribile.


 

"Quando compii 18 anni avevo in mente di scappare di casa per non far vedere a mio padre che il nome della mia anima gemella non apparteneva ad una ragazza, sapevo da sempre che non avrebbe mai potuto essere di una ragazza, lo sapeva anche mia madre, lui non avrebbe mai dovuto scoprirlo. Ma le cose non andarono secondo i miei piani. Lui tornò a casa prima, 'apposta per la grande occasione' disse, vide il nome, si arrabbiò, mai si era arrabbiato così tanto... 'se ti piace prenderlo' disse 'ti faccio vedere com-'" Newt singhiozzò, tremava, le sue mani erano strette a pugno.


 

"Sssh...non c'è bisogno che continui" sussurrai abbracciandolo. Dopo qualche secondo anche lui strinse le braccia intorno al mio petto. Restammo lì abbracciati per quelle che potevano sembrarono ore, piangemmo finché non avemmo più lacrime e dopo restammo ancora così, la testa di Newt sulla mia spalla e le sue mani strette intorno a me con forza.


 

"Sono scappato. Alla fine sono scappato, ma non è tornato più nulla come prima che morisse mia madre, non mi ricordo neanche com'è essere felice, Thomas. Mi manca così tanto, non ce la faccio più da solo." Sussurrò ad un certo punto nel mio orecchio.


 

Gli accarezzai piano una guancia con una mano, i miei occhi trovarono i suoi, erano così belli ma nello stesso tempo così tristi.


 

"Non sei solo." Dissi sfiorandogli le labbra con le mie per poi baciarlo castamente.


 

"Posso farti ricordare com'è essere felici, solo... resta qui con me."


 

Mi guardò, aveva una strana luce negli occhi, speranza.


 

"I-io...non lo pensavo sul serio quando ho detto che ti odio."


 

Sorrisi. Questo era un suo strano modo per dire che sarebbe restato.


 

"Lo so." Ricambiò il sorriso.


 

Mi alzai e gli porsi una mano per aiutarlo ad alzarsi, lui roteò gli occhi ma la afferrò comunque.


 

Quando fu in piedi anche lui non gli lasciai fare neanche un passo che presi il suo viso fra le mani e lo baciai, lui ricambiò subito, stringendo le sue braccia intorno a me e avvicinando i nostri corpi.


 

"E come avresti intenzione di farmi ricordare la felicità?" Disse ad appena due millimetri dalla mia bocca. Lo baciai piano.


 

"Solo se mi prometti che resterai."


 

"Te lo prometto." Sussurrò con le labbra che toccavano il mio orecchio, mordicchiò piano il lobo di esso.


 

Lo presi per mano e lo guidai attraverso il salotto, diretto verso la mia camera da letto.


 

Newt sarebbe restato, l'aveva promesso, dovevo solo fargli ricordare come fosse bella la vita.


 

Da quella notte in poi, niente sarebbe più stato uguale, ma non potevo essere più felice.


 


 

Notes:

*capitolo 55, The Death Cure
Questa ff fa parte della serie “Up All Night” o come preferisco definirla io “Where Thomas brings home people who barely knows”

Pensavate che vi foste liberate (/i? Ci sarà mai qualche Fanboy nei paraggi?) di me? E invece no! Rieccomi qui con una nuova ff

Scusatemi per tutto questo angst, ha distrutto anche me mentre scrivevo...

Volevo parlarvi solo un' attimo della storia, in teoria sarebbe nata come una One Shot, ma poi ho pensato che il seguito ci starebbe bene, insomma, ci sono ancora un sacco di cose da chiarire, come per esempio il passato non tanto piacevole di Newt, o come si evolverà la relazione fra lui e Thomas, insomma, avete capito...

E' una delle ff di cui sono meno sicura, quindi se mi lasciaste una piccola recensione per dirmi il vostro parere e se secondo voi dovrei fare il seguito o no, sarei immensamente felice. Vi regalo un unicorno✨!

Volevo ringraziare Eirein98, la mia socia di ship, perchè mi ha messo tra gli autori preferiti, asdfghjkl grazieee, ti invio unicorni telepaticamente (?) e tutte le persone che hanno recensito e messo tra le preferite/seguite/ricordate le mie ff precedenti, soprattutto Little Wings che le ha recensite entrambe, grazie grazie grazie, unicorni a voi!✨✨

Se dovesse interessarvi, questi sono i link delle mie ff precedenti:

It's not funny anymore:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3096382&i=1

I am the opposite of amnesia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3097323&i=1

Ps: prossimamente pubblicherò la “madre” di tutte le mie ff, quella post-The Death Cure, non vi anticipo nulla, sappiate solo che è NEWTMAS (mission impossible).

Pps: il titolo è ancora preso da una canzone dei Fall Out Boy, nonché è il titolo della stessa canzone, Immortals.

Lex xx

My Twitter: mikeyparabatai


 

   
 
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