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Autore: WickedSwan    06/05/2015    1 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 16 – BAIGNOIRE
 
A long time ago we used to be friends
But I haven't thought of you lately at all

If ever again a greeting I send to you
Short and sweet to the soul I intend


Come on now sugar bring it on bring it on, yeah
Just remember me when you're good to go


We used to be friends a long time ago
We used to be friends a long time ago
We used to be friends a long time ago

We used to be friends
 
 
20 Febbraio 2015
(sì, il compleanno di Harry è passato senza che i due si rivolgessero parola. Che schifo.)

 
LOUIS pov

Guardo fuori dal finestrino, cercando di individuare la Tour Eiffel in qualche punto della città, sotto di noi.
Niente.
Strano, eppure è abbastanza grande, dovrei riuscire ad inquadrarla.
“Non credo che riuscirai a vederla, da quella parte dell’aereo.” Niall ha il corpo completamente sdraiato sui sedili di fronte a me, dal lato opposto del piccolo corridoio.

“E’ normale che tu non la veda. Stai guardando nella direzione sbagliata, amico.”

Oh.
Giusto.
E’ la direzione sbagliata.

Mi alzo, ancora intorpidito dalla nottata passata viaggiando, e mi affaccio allo stesso finestrino da cui Niall si sta godendo il panorama.
Lui si sposta un po’, visibilmente disturbato dalla cosa, ma lascia comunque che anche io possa gustarmi per qualche secondo questa bellissima vista.

Ormai, quello di stasera sarà il nostro quarto concerto a Parigi, ma nonostante questo, non riesco mai a stancarmi di questa città.
Specialmente quando la osservo dall’alto, con la Tour Eiffel che si staglia verso il cielo, bagnata dalle prime luci dell’alba.
E’ come un piccolo gigante fra i palazzi antichi; elegante signora in ferro costruita un bel po’ di tempo fa, secondo quanto mi ha sempre raccontato mia madre.

Fin da quando ero piccolo, è sempre stata molto legata a questo particolare monumento.

Sinceramente, non ne avevo mai capito il perché, finché non l’ho vista da questa particolare prospettiva, la prima volta che siamo venuti a Parigi.
E’ affascinante, anche da lontano, anche nel bel mezzo della nebbia mattutina, anche con i capelli di Niall tutti spiaccicati sul mio collo.

E non dimenticherò mai le lacrime di mia madre, quando la vide per la prima volta, su questo stesso aereo, quattro anni fa.

Perché, forse, in fondo le cose non sono belle di per sé.
O meglio, forse ciò che le rende belle ai nostri occhi sono soprattutto le emozioni che proviamo nell’osservarle.
Che siano suscitate dalla cosa stessa, oppure in qualche modo legate a lei da un ricordo, si presentano sempre limpide nella nostra mente, ogni volta che ci ritroviamo ad osservarla.

Rendendola più vera.
Più nostra, in qualche modo.

“Louis. Non solo sei completamente appoggiato a me, ma stai facendo discorsi strani e troppo seri. Mi sa che dovresti dormire un po’, una volta arrivati in Hotel.” Mi dice Niall, interrompendo il grande ragionamento che stavo cercando di sfornare.
Ragionamento che, a quanto pare, stavo tranquillamente esprimendo ad alta voce, senza neanche rendermene conto.

“No Nialler..credo che sia più lo stress per il matrimonio imminente. Tommo sta andando fuori di testa!” Esclama a questo punto Zayn, guadagnandosi una bella risata di Niall, mentre fa capolino con la testa al di sopra del suo seggiolino, mostrandoci la sua bella faccia –perfetta- incorniciata dai capelli corvini –perfetti- ed affatto provata dalle dieci ore di volo.

A volte mi verrebbe proprio da odiarlo.
Non è possibile che sia sempre così..così Zayn.

Faccio finta di nulla, mentre torno a sedermi al mio posto, per prepararmi all’imminente atterraggio.
Mi allaccio la cintura e riprendo a guardare fuori dal finestrino, che per mia grandissima fortuna, dà ancora sull’infinita campagna francese.

Dopo un paio di minuti di campi arati e raggi di sole, il mio sguardo si muove su qualcos’altro.

Qualcuno che il vetro si sta impegnando a farmi osservare.
Qualcuno che ultimamente ho sempre meno voglia di guardare e che, se per caso il mio sguardo si posa su di lui, mi restituisce un’immagine tutt’altro che rassicurante.

La prima cosa che noto sono le occhiaie –o meglio, le borse- che distolgono l’attenzione dagli occhi chiarissimi, ridotti a due fessure per l’effettiva mancanza di sonno.
Anche l’espressione non è rilassata, ma contratta, tanto che anche il sorriso che si forma non riesce a far sparire le rughe fra le sopracciglia.
Per non parlare dei capelli.
Una massa informe, arruffata e indisciplinata di ciuffi che se ne vanno in ogni direzione possibile, per colpa delle mani che continuano ad intrufolarsi fra loro, incapaci di trovare la pace che stanno cercando.

Distolgo lo sguardo, in fondo se mi sento uno schifo, dovevo per forza anche apparire tale.
Inutile chiedersi il perché; sono settimane che dormo malissimo, settimane che i mal di testa mi perseguitano, settimane che, non appena abbiamo una pausa dal tour, devo volare a Londra per organizzare il..matrimonio.

Eppure il dottore dice che va tutto bene.
Dice che è normale avere questi mal di testa; e che tutto lo stress accumulato trova sfogo nella parte del mio corpo più debole. In questo caso, il caro vecchio cervello.

In più, dover discutere con Eleanor e mia madre di ogni più piccolo dettaglio, inizia davvero a darmi sui nervi.
Se poi ci aggiungiamo che non ho assolutamente intenzione di sposarmi in bianco –no, no, assolutamente no- il mio stato attuale è anche comprensibile.

“A che ore atterrano Harry e Liam?” Chiede improvvisamente Niall, proprio mentre l’atterraggio entra nella sua fase più critica, quella durante la quale le mie orecchie si tappano ogni volta.
“Fra un paio d’ore, mi sembra.” Sento rispondere Zayn, prima che la fastidiosa sensazione inizi a tenermi occupato.

Prima dell’incidente quella che sentivo era soltanto una leggere pressione, mentre adesso è diventata una vera e propria sofferenza.
O forse è soltanto una sensazione, dato che da allora non c’è più nessuno a tenermi la mano.

Chiudo gli occhi, premendo le dita sulle tempie doloranti –come ormai ho imparato a fare fin troppo bene- aspettando che tutto passi.
Ancora pochi minuti e finalmente potrò poggiare i piedi a terra, dopo un volo di quasi dieci ore.
Qualche sorriso forzato per i paparazzi, un po’ di selfie con le fan e finalmente potrò raggiungere la mia stanza d’albergo e dormire, anche se soltanto poche ore.

“Spero solo che siano sopravvissuti all’ultima notte selvaggia..” Commenta ancora Niall, tirando fuori uno dei suoi sorrisetti, quelli che usa quando vuole essere implicitamente esplicito.
Quelli alla ‘EnnesimaNotteBravaPerHazza’, che mi innervosiscono ancora di più.

Già.
Perché evidentemente quel “Non era importante” era ancora più reale di quanto io non intendessi.
Evidentemente ero stato io ad esagerare ciò che stava per succedere fra noi, la notte del mio compleanno.
Evidentemente, quei mezzi ricordi e quei flash strani erano soltanto giochi sadici della mia mente.
Evidentemente ad Harry Styles piace scherzare col fuoco.

Oppure gli piace semplicemente scherzare con me.

Eppure c’è stato un momento in cui stavo quasi per credere che stesse raccontando la verità.
Eppure c’è stato un momento in cui i suoi occhi verdi sembravano essere realmente sinceri, forse anche troppo; tanto che non ero sicuro di poter sopportare tutta quella sincerità accecante.

Invece adesso, a quasi due mesi di distanza da quella notte, non riesco più nemmeno a riconoscere una singola emozione, dentro a quegli occhi.
Harry Styles è tornato ad essere un mistero per me; un mistero fatto di sorrisi sornioni, frasi scandite e sguardi distanti.

Sguardi freddi.
Sguardi vuoti.

Finalmente siamo atterrati ed il dolore alla testa sembra essersi placato.
Anche se, come sempre, non si sa mai.

Riesco perfino a scattare qualche foto con i fan, cercando di essere il più gentile possibile, prima di gettarmi letteralmente all’interno del Van che ci porterà al “Grand Hotel Palais Royal” per passare la giornata, in attesa del concerto di stasera.
Non vedo l’ora di farmi un bel bagno caldo e riposare nel silenzio della mia stanza, dato che sono giorni e giorni che intorno a me regna soltanto rumore ed io non riesco a bloccarlo.

Che poi, io davvero non riesco a capirlo.

Come diavolo ha fatto a trasformarsi dal povero cucciolo indifeso che sembrava non volermi lasciar andare e sembrava vivere soltanto per riuscire a raccontarmi la verità, a questa sorta di muro invalicabile fatto di orgoglio e sguardi provocanti?
E’ come se tra noi non fosse mai successo niente.

Non è solo che ha iniziato a ridere e scherzare con i ragazzi ancora più di prima.

Io lo vedo, come si impegna, per far impazzire ogni singolo fan ai nostri concerti, inventando ogni sera qualche nuova mossa e lanciando sguardi infuocati a destra e a manca; come flirta deliberatamente con tutti i giornalisti ed i fotografi con cui abbiamo a che fare, finendo molto spesso per portarseli in hotel; come spende tutto il suo tempo libero per locali, venendo sistematicamente paparazzato con chiunque, mentre balla e si diverte come mai prima.

E potrebbe anche sembrare un tipico adolescente in cerca di divertimento; se fosse solo questo non credo che mi darebbe così tanto fastidio.
In fondo, perché dovrebbe? 
No.

Quello che mi manda fuori di testa è il fatto che ogni volta che il suo sguardo si posa su di me, ogni volta che ci scontriamo sul palco, ogni volta che per qualche motivo deve parlarmi, i suoi occhi cambiano completamente.

Che stia nel bel mezzo di una delle sue risate sguaiate o che sia concentrato ed emozionato nel cantare una delle nostre canzoni, non appena i nostri sguardi si incrociano tutto il mondo che avrei potuto leggere nei suoi occhi sparisce nel nulla.
Quando invece dovrebbe semplicemente annegare nei miei.

Io lo osservo e tutto quello che ricevo è vuoto. Uno sguardo calcolato, freddo, cinico, in cui non sembra esserci posto se non per indifferenza e disprezzo.
E poi sfoggia un sorrisetto di sfida –ogni dannatissima volta- prima di tornare ad ignorarmi.

Perso fra i miei pensieri, non mi accorgo neanche di essere uscito dal Van e di aver raggiunto la mia camera, circondato dai ragazzi e dalle guardie del corpo.

“Fatti una bella dormita, Lou. Sembri davvero un morto che cammina.”
Sì. Un uomo che cammina in una vita a metà e non sa neanche perché.

“Già.” Rispondo a Niall –oppure era Zayn?- prima di chiudermi la porta alle spalle e lasciare il trolley accanto al letto.

Mi sdraio di colpo, quasi lanciandomi sul materasso morbido e profumato, perché la stanchezza è talmente tanta, che non so se riuscirò a farmi la doccia, prima di addormentarmi.

Forse adesso è felice.

Forse non ha davvero bisogno di me.
E’ stato  tutto un brutto scherzo?


Mi odia.
Mi odia, perché non ho capito.
Mi odia, perché sono stato abbastanza codardo da non ascoltare il suo grido d’aiuto.
Mi odia perché non gli ho creduto quando diceva la verità ma non ho esitato a dargli ascolto quando anche lui ha deciso di mentirmi.


Oh, guarda chi si vede, i soliti occhi verdi.

“Lou.”
“Dimmi Curly.”
“Ho voglia di baciarti. Da un po’.”
“Bene.”
“Bene?”
“Bene.”
Silenzio. E’ così divertente vederlo con gli occhioni sgranati e l’espressione confusa, mentre le guance si colorano di quel rosa acceso che gli dona tanto.
“Allora?” Chiedo, mettendolo ancora più in imbarazzo.
“Allora..credo di aver appena fatto la figuraccia peggiore della mia vita. Mi odi?” E vorrei davvero baciarlo in questo momento. Come può pensare che potrei mai odiarlo?
“Non ti odio Harold. Anzi.”
“Anzi?”
“Senti, ma non avevi detto di volermi baciare?”
“Io..sì.” E’ in completo imbarazzo, accovacciato sul lettino, con gli occhi bassi.
Adorabile.
“E allora fallo.”


Vengo svegliato dal suono del mio cellulare, che continua a vibrare fastidioso nella tasca dei miei pantaloni.
Apro gli occhi di scatto mi porto il telefono di fronte agli occhi, per capire chi diavolo stia disturbando il mio sonno.

Cazzo, stavo sognando Harry, di nuovo.
Oppure..tavo ricordando Harry?

E ogni tanto vorrei che il mio cervello si spegnesse.
Così, tanto per lasciarmi un po’ in pace e dissolvere tutta la nebbia di dubbi che da due mesi non mi abbandona mai.

Eleanor.
Ecco chi mi sta chiamando da circa cinque minuti.

Ho già perso tre delle sue chiamate e, se potessi, eviterei ancora di rispondere.
Prima cosa, perché vorrei dormire – e sognare – per almeno qualche altra ora, e poi perché so già che il tema della conversazione sarà il matrimonio e..Dio, vorrei che fosse già tutto finito.

Un colpo secco e via.
Almeno poi potrei rilassarmi.
Almeno poi non sarei tentato di fare qualche cazzata.

“Lou? Scusa..ti disturbo? Com’è andato il viaggio? Dove sei?” Mi chiede Eleanor, senza lasciarmi neanche il tempo di rispondere.

“Hey El..stavo dormendo. Sono arrivato da poco in camera; neanche il tempo di stendermi sul letto che mi sono addormentato!” Le rispondo, sperando che colga il sottinteso ed abbandoni i suoi propositi per una conversazione lunga e dettagliata.

“Oh..ma..sei da solo Lou?” Chiede lei, con una voce strana.

“Sì..perché?” Rispondo io, con un’altra domanda. Dio, lasciami dormire in pace.

“No così. Per sapere..ma i ragazzi sono tutti là?” Oh, ma che problema ha, oggi?

“Sì..Zayn e Niall sono arrivati con me, te l’avevo detto. Gli altri credo che stiano per arrivare adesso, hanno preso un altro volo.” Rispondo, cercando di non mostrare troppo il fastidio che mi sta dando questo tono inquisitorio.

“Oh, okay. Quindi sei in camera singola..?” Oddio, speriamo che non abbia deciso di farmi una sorpresa e venirmi a trovare.
Ti prego, ti prego no.

“Sì..cos’è, hai paura che mi mettano in camera con delle ballerine russe? Pensi che non potrei resistere al loro fascino..?” Le chiedo, cercando di chiudere il discorso con una battuta, come d’altronde faccio sempre.

“Oh, non preoccuparti. So che non cederesti.” Mi risponde Eleanor, aggiungendo subito dopo, a voce bassa “Non a loro, almeno.”

“Cosa? E a chi dovrei cedere?” Le chiedo. Magari ho capito male.

“Oh Louis, a proposito, dobbiamo sempre decidere il colore del vestito per le damigelle.”
Allora non ci siamo proprio capiti.

“El, scusami, sono davvero stanco. Possiamo parlarne fra qualche ora, perché adesso ho davvero bisogno di una doccia.”

“Oh..va bene. Non importa dai, magari ne parliamo appena torni a casa. Tanto dopo Parigi avete cinque giorni di pausa..no?”

“El, ne avevamo già parlato. Devo restare con i ragazzi, per iniziare a buttare giù qualche nuova canzone. Torno dopo la tappa di Vienna, va bene?” Le chiedo, con un tono tutt’altro che amorevole.
Quando ci si mette riesce davvero a diventare stressante.

“Certo. Devi stare con i ragazzi. Immagino.” Risponde lei, di nuovo indispettita.

“Senti El, non capisco quale sia il problema. Sto davvero facendo i salti mortali per accontentarti e tu..”

“Accontentarmi? Pensavo che lo facessi perché vuoi sposarmi al più presto. Ma se lo fai come favore a me puoi anche risparmiarti la fatica.”

“Eleanor. Per favore, sono stanco. E’ meglio se lasciamo perdere, o potrei davvero risponderti male. Sentiamoci dopo, eh?” Cazzo, se potessi fare quello che mi sento le avrei già attaccato in faccia da un bel po’.

“No scusa, scusa aspetta Lou. Mi dispiace è che qui ci sono sempre tante cose da fare..ed il matrimonio è fra poco più di due mesi. Hai ragione, dovrei calmarmi. Ma non averti vicino sicuramente non aiuta la mia ansia. Mi manchi.”
Oh, le manco.
E vorrei davvero dirle che anche lei manca a me ma..in questo momento non potrei pensare a qualcosa di più falso da dire.

“Già. Sarà per quello. Dai non importa, stai tranquilla.”
Sto cercando altre parole per rassicurarla, quando qualcuno bussa alla porta, salvandomi in corner da un disastro annunciato.

“Scusa El, stanno bussando.” Le dico, mentre mi alzo, avvicinandomi stancamente alla porta della camera.

“Oh, va bene. Aspetto.” Mi risponde lei, decisa a non chiudere qui la conversazione.
Quando si dice la perspicacia.

Spalanco la porta mentre tengo il cellulare attaccato all’orecchio –più per abitudine che per voglia- ed alzo lo sguardo per scoprire chi ci sia dall’altra parte dello stipite.

Oh.
Oh.
Harry.

 
HARRY pov

“Harry.”

Apre la porta e io mi dimentico per un attimo lo scopo per cui sono venuto qui.
Non credo si sia cambiato, dopo il viaggio in aereo.

A giudicare dalla maglia spiegazzata ed i capelli incasinati che ha in testa, probabilmente si è addormentato sul letto ancora prima di guardare il bagno.

Non lo guarda mai il bagno degli Hotel.
Almeno non fino a quando non deve entrarci per forza, perché insomma, prima o poi un bagno può sempre risultare utile.
Di solito ero io, quello che controllava che tutto fosse in ordine, che ci fossero abbastanza asciugamani e che – come da richiesta – ci fosse la vasca e non la doccia.

Come piace a noi.
No, cazzo. Come piaceva a noi.

“Louis.” Dico, riuscendo per miracolo a nascondere la voglia di abbracciarlo dietro al sorriso più sarcastico che riesco a fare.
Lui mi guarda per qualche secondo, confuso dalla mia presenza qui, prima di ricordarsi di avere effettivamente un cellulare vicino all’orecchio.

“Oh Eleanor scusa, devo attaccare.”
Eleanor.
Ci avrei scommesso.

“Sì. No. Oh..Harry.” Lo sento dire, sicuramente in risposta alle diverse domande che quella- quella- quella..poco di buono gli ha rivolto.

Ma è difficile pensare a lei, quando negli ultimi due minuti Louis non ha mai distolto lo sguardo da me.
Mai.
Neanche per un secondo.
Ma a me questo non deve e non può assolutamente importare.
L’ho promesso a me stesso.
Basta, nuovo anno, nuova vita.

“Scusa, era Eleanor, aveva bisogno di..cioè..va beh, avevi bisogno di qualcosa?” Mi chiede Louis, farfugliando come non aveva mai fatto.
Strano.
Harry, la promessa.

“Io? Niente. Ma Liam mi ha chiesto di passare da tutti voi, per dirvi che fra due ore abbiamo un’intervista.” Rispondo, tirando fuori lo sguardo annoiato per il quale mi alleno ormai da due mesi.
Lo vedo, mentre arrossisce ed i suoi occhi si spalancano leggermente, per poi tornare tristi e stanchi, non appena recepisce le mie parole.
Colpito e affondato.

“Oh, okay. Grazie.” Dice, con un sorriso mesto dipinto sul viso.

“Bene, allora a dopo.” Tanto, quello che avevo bisogno di vedere, ovvero Louis in difficoltà, l’ho visto.

Faccio per allontanarmi dalla porta, pregustandomi già una bella doccia calda - sì, ho detto doccia – in compagnia di una playlist rilassante, ma vengo bloccato da Tomlinson, che appoggia una mano sul mio braccio, per fermarmi.
“Tutto bene il viaggio?” Mi chiede, mordendosi il labbro inferiore, visibilmente imbarazzato.

Sta cercando di portare avanti la conversazione, come se parlare con me gli fosse mancato e volesse sfruttare quest’occasione il più possibile.
Dio, non pensavo che l’avrei mai visto in questo stato.
Se lo merita.

“Oh, tutto bene. Ma ho dormito praticamente per tutto il tempo; dovevo recuperare, visto che la notte scorsa..beh, hai capito, no?” Rispondo, giusto per vedere cosa risponde.
Non deve per forza sapere che stanotte ho lasciato il party all’una.
Da solo.

“Certo, certo. Comprensibile. Beh, ti lascio andare..vorrai riposare immagino.” Mi dice, stavolta più irritato che scioccato.
Bene.

“Già, credo che mi farò una doccia.” Dico, iniziando a camminare verso la mia camera, anche se lentamente.
Proprio mentre mi allontano, Liam mi viene incontro trafelato, come se fosse in ritardo per qualcosa.

“Oh Harry, devo dire a Louis dell’intervista..mi ero completamente dimenticato di avvertirlo!” Esclama, prima di tentare di aggirarmi e continuare la sua camminata.

“No Liam. Ci ho pensato io. Lo sa già.” Gli dico, a bassa voce, sperando che Lou non abbia sentito. Non sono nella posizione per fare un'altra figuraccia.
Non adesso che sto vincendo.

“Oh. Voi..avete parlato?”
“Niente di che Liam. Non ti scaldare. Volevo soltanto farti un favore.” Gli dico, cercando di tranquillizzarlo.
Non è che soltanto perché Louis è l’amore della mia vita e non si ricorda di me e sta per sposare quella tizia devo per forza mettermi a piangere ogni volta che ci parlo.
Ma per chi mi ha preso?

Liam mi guarda accigliato, e prima che io possa finalmente trascinarlo via da questo corridoio, la voce di Louis ci riporta alla realtà dei fatti.
La porta della sua camera, purtroppo, non era ancora stata chiusa.

“Ehy Liam..Harry mi ha già detto tutto. Fra due ore pronti per l’entrevue!” Scherza, appoggiandosi allo stipite della porta, per osservarci da lontano.
Si è già ripreso, sembra.
Forse dovrei essere ancora più stronzo.

“Comunque, ragazzi scusate, ma adesso devo proprio farmi un bagno. Questi capelli non ne possono più.” Esclama ancora, con quel suo sorriso gentile che..la promessa.

“Oh, giusto Lou..hai controllato che ti abbiano dato la stanza con la vasca?” Chiede Liam, provocandomi una sorta di attacco di cuore.
Cosa?

“No..non ancora. Ma ho fatto chiamare almeno tre volte, per esserne sicuro. E gliel’ho pure detto in francese. Com’era? Baignoire, mi sembra. Così non hanno scuse. Sai, dopo Boston ho deciso di prevenire eventuali errori!” Risponde Louis, ridendo allegramente.
Non capisco.

Bagnoire?” Chiedo, più a Liam che a Louis, a dire la verità. Sono confuso.

“Oh sì, la fissazione di Louis. Se non gli danno una stanza con la vasca..c’è il rischio di vederlo impazzire.” Mi risponde Liam, mentre io continuo a fissarlo senza parole.

“A dopo ragazzi!”Esclama Louis, di nuovo in imbarazzo, prima di chiudersi la porta alle spalle.


“Haz..a me non sembra che tu stia bene.” Mi dice Liam, quando siamo finalmente soli.

“Una vasca? Davvero?”
“Sì..la vasca, ma perché, Harry? Non capisco..”

Una vasca.
Una fottutissima vasca ed ogni tentativo di dimenticarmi di lui svanisce nel nulla.
Vaffanculo Tomlinson.



SPAZIO AUTRICE: Nuovo capitolettooooo, non sono morta E FINALMENTE HO SCRITTOOOOOOO
Scusatemi davvero..se mi state seguendo ancora grazie, siete dei santi, sappiatelo!

Comunque, che ne pensate di questo sedicesimo capitolo? Vi piace la piega che sta prendendo la storia?
Il prossimo sarà particolare, vi avverto: il punto di vista sarà unico ed entreremo finalmente nella testa di uno dei personaggi più oscuri di questa ff.
CHISSA’ QUALI SEGRETI SCOPRIREMO.

Un baciotto
Iri/Scody <3

 






 
   
 
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