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Autore: littlebebe    07/05/2015    5 recensioni
Il titolo non ha molto a che fare con le one-shot che scrivo, se non per il fatto che sono one-shot outlawqueen :)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Devo dedicare questa one shot a due povere malate outlawqueen come me :)
Alla mia Robin, Laura, che ha avuto tanta pazienza aspettando che finissi questo ‘lavoro’ e che ogni giorno mi fa sorridere per il semplice fatto che ha i miei stessi gusti nella maggior parte delle cose.
L’altra è Alessia, una ragazza dolcissima che mi riempie il cuore quando dice che mi adora, e ovviamente, è ricambiata.

 





La sua vita era cambiata del tutto, finalmente. Si sentiva quasi come una sedicenne che non riusciva più a concentrarsi nello studio a causa dell’amore che le accecava gli occhi. In effetti anche lei aveva questo problema. Era ormai difficile riuscire a svolgere al meglio i suoi compiti da sindaco, le attenzioni e il sentirsi amata e felice ogni giorno di certo non l’aiutavano, ma comunque provava sempre a dare il meglio di sé. In fondo era una regina, e soprattutto, una regina molto raffinata. Era però una persona che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e anche se non sempre faceva scelte giuste nei confronti degli altri, almeno sceglieva ciò che riteneva giusto per lei stessa. Quindi poco le importava se non riusciva ad accontentare sempre gli abitanti della sua città.
Non solo la sua vita era cambiata, anche lei si sentiva diversa. Era diventata una buona persona e un’ottima madre, questo tutti lo avevano notato, ma nell’ultimo anno, ogni giorno che passava, era un passo avanti per lei, in qualsiasi ambito; aveva un viso più rilassato e cercava in ogni modo di non somigliare più alla regina cattiva che era una volta, quindi aveva tolto il rossetto rosso che ogni giorno la distingueva dagli altri, lo utilizzava solo per occasioni speciali, il suo modo di vestire era sempre molto elegante, i vestiti che facevano quelle belle forme sul suo corpo non potevano essere tolti dal suo armadio, ma cercava di essere meno appariscente rispetto a prima, si era resa conto di essere bellissima anche con un paio di jeans stretti sulle caviglie, spesso si divertiva a giocare con i suoi capelli creando diverse acconciature, Mary Margaret si era permessa di farle notare come stava bene con una piccola treccia laterale che cadeva sulla sua spalla. Quasi sentiva di esser tornata ai vecchi tempi nella foresta incantata, quando ancora era una fanciulla ingenua.
Oltre all’aspetto fisico anche il suo comportamento mutava sempre più: si dedicava più spesso alla sua ottima cucina facendo impazzire ogni volta i maschi di casa, era più serena e andava in giro per la città salutando sempre tutti gentilmente e col sorriso sulle labbra, viziava Henry come non aveva mai fatto, cercando di recuperare al massimo gli anni terribili che gli aveva fatto passare, non si sarebbe mai liberata del senso di colpa probabilmente.
Aveva sempre quell’atteggiamento un po’ acido che a volte irritava molto gli altri, non pensava mai prima di rispondere, rischiava a volte di ferire qualcuno, ma mai lo faceva con cattiveria. Non aveva perso quel suo senso di superiorità e di sicurezza. Si sentiva all’altezza di fronte a tutto e a tutti. Se non avesse più avuto questi suoi piccoli pregi o difetti che siano, in fondo, non sarebbe più stata Regina Mills.
Quel giorno a lavoro non era uno dei migliori: mille carte da firmare, lettere da scrivere, sistemare dei fogli, leggere tutte le e-mail che i cittadini di Storybrooke le avevano inviato..
Verso le sei di sera i suoi occhi non reggevano più, era una bella giornata di primavera e fuori ancora splendeva un po’ di quel sole che aveva abbellito tutto il giorno l’intera città. Era stufa di stare seduta su quella poltrona, aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e soprattutto di mangiare, visto che non aveva nemmeno pranzato a causa del troppo lavoro. Si malediva per non essersi anticipata qualcosa i giorni prima. Ma non c’era tempo per il resto, doveva svolgere il suo lavoro cercando di finire il prima possibile.
Il suo aspetto non era uno dei migliori quando finalmente alle sette finì. Tolse gli occhiali che aveva tenuto quasi tutto il giorno per leggere e scrivere e lì lanciò sopra la sua scrivania, chiuse il computer portatile con cui aveva lavorato e si accasciò stremata allo schienale della sua poltrona nera. Solo in quel momento notò una bustina per terra accanto alla porta. Evidentemente l’avevano passata dalla fessura in basso.
‘Ci mancavano altre richieste. Questo sicuramente è Leroy, è l’unico che manda lettere invece che e-mail quando ha bisogno di qualcosa.’ Pensò la mora mentre si dirigeva verso l’ingresso del suo ufficio.
Aprì la busta e lesse il bigliettino che c’era dentro:

Ehy m’lady, accetta di venire a cena con me stasera?
So che sei stanca. Va a casa e rilassati un po’, poi sistemati e fatti bella come solo tu sai fare. Ti passo a prendere per le nove, nessuno ci mette fretta. Nel frattempo io mi occupo di altre faccende.
A dopo piccola mia.

Le sue guancie arrossirono un pochino e sulle labbra spuntò un sorriso appagato. Quella non era di certo una lamentosa lettera da parte di Leroy, ma un invito a cena. E solo una persona poteva scriverle quelle dolci parole e invitarla a passare una serata insieme, da soli: Robin.
Mentre tornava a casa si chiese a quali ‘altre faccende’ il suo fidanzato si riferisse, non era poi così stupida, capì che probabilmente si stava occupando del ristorante in cui andare a mangiare, di lasciare Henry e Roland ad Emma per non avere nessun tipo disturbo quella sera e magari chissà, le stava anche preparando una sorpresa, ormai aveva imparato a conoscerlo dopo un anno, più o meno, che stavano insieme, anche se un periodo lo avevano passato separati. Ma lei doveva ammettere che non voleva nulla da lui, le bastava quella sensazione di calore e protezione che Robin le faceva provare ogni singolo giorno.
 
Circa due ore dopo..

Era già pronta da circa mezz’ora, ma Regina non riusciva a smettere di guardarsi allo specchio per individuare e aggiustare ogni minimo difetto, per arrivare infine a togliere con la lingua quel poco di lucidalabbra che le era finito su un dente e che nessuno avrebbe mai notato. Voleva apparire bella come non lo era mai stata per la persona più speciale che avesse accanto.
Indossava un maglietta blu a bretelle grandi, con una scollatura che lasciava molto a desiderare, infilata in una gonna nera attillata a vita alta, e scarpe col tacco ovviamente, nere anche esse. I suoi capelli erano sciolti e poco piastrati e ricoprivano le sue spalle.
Quei capelli che crescevano sempre di più, Robin non si tratteneva mai dal ripeterle quanto stesse bene con i capelli più lunghi.
Letto il messaggio del suo uomo che le diceva che era arrivato e la stava aspettando fuori, prese alla svelta la sua giacca nera, la borsa, e uscì con un evidentissimo sorriso sotto i baffi e con lo sguardo abbassato.
Da troppo tempo aspettava quella meritata felicità che riempiva tutte le sue giornate.  
Quando Regina uscì dal vialetto di casa sua e i due finalmente si rividero dopo un’intera giornata, entrambi rimasero a bocca aperta, uno per un motivo, una per un altro.
Regina rimase immobile nel punto in cui si era fermata e non si trattenne dal farsi uscire una risata:
-Dove diavolo hai preso quella?- disse indicando la moto su cui era appoggiato Robin, e quest’ultimo si divertiva molto a vedere come fosse rimasta stupita Regina.
-Non la riconosci? August è stato gentilissimo da prestarcela per una sera.- rispose lui sorridendole e battendo con una mano sulla moto che era dietro di lui.
-Sei impazzito? Sai a malapena guidare una macchina!-
-Ti fidi di me?-
-Non credo.-
A quest’ultima risposta Robin inclinò la testa da un lato e aggrottò la fronte, facendole notare che era rimasto male.
-Certo che mi fido di te,- riprese lei addolcendo i toni –ma vorrei sapere come tu sia a conoscenza di come si guidi una moto.-
-Possiamo lasciare le spiegazioni da una parte ora? Ti prego, vieni qua.-
Regina gli lanciò uno di quei dolci sguardi che riservava sempre e solo per lui e si iniziò ad avvicinare lentamente. Quando si trovò a pochi passi da lui, Robin le tese una mano che lei afferrò immediatamente, e se la portò alla svelta fra le sue braccia grandi e muscolose che la facevano sembrare così piccola e fragile ogni volta che si perdevano in un abbraccio. Nulla importava in quel momento se non il bisogno reciproco l’uno dell’altra.
Stettero così per circa due minuti interi, due minuti di profonda tenerezza in cui Robin era completamente assente da ogni cosa intorno a lui, tranne che dai piccoli e leggeri baci che lei gli stava lasciando sul collo.
Incrociarono poi i loro sguardi e lui le scostò dolcemente una ciocca di capelli da davanti gli occhi portandogliela dietro l’orecchio mentre lei inclinò leggermente la testa all’indietro per potersi immergere completamente nei suoi occhi colore del mare.
-Pensi che rischierei la vita di entrambi se non fossi certo di aver imparato per bene a guidare una moto?- le sussurrò lui a pochi centimetri dalle sue labbra.
-No.. scusami. Ma vorrei saperlo come hai imparato.- rispose, abbassando leggermene lo sguardo su quelle labbra che stavano per sprofondare sulle sue.
-Ho semplicemente fatto delle ‘lezioni’ sempre con August, tutto merito suo.-
Detto questo, finalmente Robin fece combaciare perfettamente le loro bocche togliendo le distanze tra loro, si staccò leggermente facendo in modo che le loro lingue si incontrassero e nel frattempo Regina portava un braccio sul suo collo per poterlo tenere il più possibile stretto a sé.    
-Te l’ho già detto che sei bellissima? No, non te l’ho detto. Allora te lo dico ora.. sei bellissima questa sera. Cioè, lo sei sempre, ma stasera sarà difficile resisterti. E bisogna che io stia attento agli altri uomini.-
Regina gli sorrise sulle labbra lasciandogli un solo ed ultimo bacio a stampo.
-Andiamo? Dove mi porta il mio fuorilegge?-
-E’ una sorpresa mia regina.-
 

Durante il tragitto in moto, Robin e Regina decisero, per completare quella bellissima atmosfera che era intorno a loro, di ascoltare insieme la musica dividendosi un paio di cuffiette.
L’aria era molto calda e c’era poco vento, tantissime luci illuminavano la città e i volti delle persone che passavano per i marciapiedi. Storybrooke era una piccola cittadina, ma tutti amavano fare le passeggiate serali in primavera, la stagione delle affettività, anche a rischio di dover salutare una persona ogni due passi.
Per quella sera però, Robin aveva voglia di qualcosa di diverso. Niente problemi improvvisi, niente disturbi di qualsiasi genere. Decise di portare la sua donna fuori dalla loro cittadina, assicurandosi di aver portato con sé la pergamena che gli avrebbe permesso poi di poter rientrare, visto che ancora c’era l’incantesimo che impediva l’ingresso attraverso il confine.
Dopo aver superato il limite della città, partì quella canzone che ormai era diventata la loro canzone: ‘arms’ di Christina Perri.
Entrambi rimasero in silenzio, dopo aver chiacchierato e riso dall’inizio del viaggio. Non c’era bisogno di parole. Quella canzone descriveva molto bene ciò che provavano l’uno per l’altra. Quasi sentivano i loro cuori battere all’unisono talmente avevano accelerato i loro battiti. Anche dopo un anno, lì in quel momento, si trattava di ‘farfalle nello stomaco’.
Regina, che fino a quell’istante, con piena fiducia in lui, si era a malapena retta sui fianchi di Robin, andò ad unire piano piano le sue mani incrociandole e circondando così lo stomaco di lui e posando il mento sulla sua spalla, stringendolo fortemente verso di lei, per fargli capire che ci sarebbe sempre stata, che avrebbero superato insieme ogni tipo di difficoltà, per potergli dire un ‘ti amo’ in silenzio, per farlo sentire a casa.
Robin, assicurandosi che la strada continuasse sempre dritta, portò una delle sue mani verso la sua pancia per poterla appoggiare su quelle della donna, quelle morbide mani e così piccole rispetto alle sue, che iniziò ad accarezzare delicatamente.
 
Arrivarono a destinazione in meno di un’ora, e l’aria intorno a loro era molto diversa rispetto a quella del loro paesino nel Maine.
In realtà Regina era un po’ confusa, il luogo in cui Robin aveva parcheggiato la moto era completamente deserto, ma aspettò, senza chiedergli nulla. Lui l’avrebbe sicuramente stupita, come sempre d’altronde.
Si guardò intorno e assaporò quella dolce pace che era così rara nella sua vita quotidiana. Volse lo sguardo verso Robin che si stava ancora sfilando il casco dopo averlo tolto a lei, e gli sorrise come per dirgli ‘che cosa hai in mente?’. Lui le sorrise a sua volta e la prese per mano, facendola sentire come una principessa mentre camminavano verso una meta a lei sconosciuta.
Si trovarono di fronte a una scalinata di cui era impossibile vedere cosa ci fosse oltre a causa delle piante troppo alte. Cominciarono a percorrere fianco a fianco quei scalini, prestando molta attenzione ai tacchi che portava lei.
-Ricordi cosa mi hai detto la sera del nostro primo bacio mentre eravamo seduti su una panchina?- le sussurrò Robin avvicinandola leggermente a sé per lasciarle un tenero bacio sulla guancia, provocandole più brividi di quanto lei stessa potesse immaginare.
Regina non rispose immediatamente, ma abbassò lo sguardo a terra mordendosi il labbro inferiore e sorridendo quasi imbarazzata ripensando a quel dolce ricordo, un gesto del tutto infantile.
-Ricordo che.. ti dissi che mi sentivo al sicuro in quei giorni perché tu mi proteggevi sempre, anche inconsapevolmente.-
-Questo è vero tesoro, ma mi hai anche rivelato di avere una lista di piccoli ma grandi desideri, ovvero quelli che sono semplici e banali desideri ma che per te varrebbero molto. E anche se non volevi, me ne hai svelato uno di quella lista, perché io ero curiosissimo.-
-Sì, ti ho detto che.. avrei voluto un giorno mangiare all’aperto osservando il mare di fronte a me.-
-Ecco, allora… permettimi di realizzare questo tuo piccolo grande desiderio.-
Regina trovò davanti a sé ciò che di più bello avesse mai visto in tutta la sua vita, nessuno le aveva mai fatto un regalo così bello, nessuno mai le aveva regalato il mare completamente illuminato dalla luce dei lampioni che era osservabile da quella staccionata su cui giaceva una tavola apparecchiata per due, decorata con delle candele profumate e una rosa rossa come centrotavola.
L’aveva letteralmente lasciata senza parole. Robin osservava orgoglioso di sé stesso, quel volto illuminato e arrossato emozionarsi sempre più mentre realizzava nella sua testa quel paradiso che aveva davanti a sé. Era veramente ciò che aveva sempre sognato, sin da quando era una piccola fanciulla: una cena romantica sul mare.
Non disse nulla, semplicemente buttò le braccia al collo del suo amato fiondandosi sulle sue labbra. Si persero in un bacio silenzioso ma pieno di voglia l’uno dell’altra.
-Grazie.- disse Regina con un filo di voce premendo la fronte su quella di Robin.
Robin fece accomodare la sua donna a quel tavolo che non aspettava altro che loro due, e lui si mise poi accanto a lei.
Ricevettero il benvenuto dal cameriere che Robin aveva pagato per quella serata speciale e iniziarono con lui una piccola conversazione parlando del più e del meno, era una persona estremamente gentile e simpatica. Portava loro da mangiare ma per la maggior parte del tempo, ovviamente, li lasciava soli.
I due amanti passarono tutto quel tempo ridendo e scherzando e scambiandosi baci di sfuggita tra una forchettata e un’altra.
Ogni cosa stava andando perfettamente secondo i piani, Regina era felice e quella era la cosa più importante. Avevano sempre desiderato isolarsi dal resto della loro città, ma ogni volta sembrava quasi impossibile, e in quella sera percepirono finalmente quella magica sensazione di essere persi in un mondo che era stato fatto apposta per loro due. Erano una sorta di Allie e Noah, di ‘le pagine della nostra vita’.
Arrivò il momento del dolce che Robin e Regina si divisero a causa del troppo cibo che li aveva riempiti quella sera.
Robin ne approfittò e con un gesto improvviso prese un po’ di panna con il suo cucchiaino e la spalmò sul naso di Regina.
-Ehy! Come osi fare questo a me, ladro?- urlò, cercando in tutti i modi di tenere un’espressione arrabbiata in viso, ma non era affatto convincente come al suo solito.
Robin non trattenne una risata e portò le mani sul suo volto per avvicinarla a lui e rimediare a ciò che aveva fatto baciandole molto appassionatamente il naso.
Rimasero poi per un po’ di tempo con i visi incollati l’uno sull’altro godendosi al meglio quel dolce momento. Ma Regina questa volta incupì sul serio il suo sguardo, portandolo verso il basso per non far vedere al compagno gli occhi che le si stavano inumidendo. Qualcosa non andava, improvvisamente.
Sentì un piccolo groppo in gola, ma non aveva nessuna intenzione di piangere. Perché proprio in quel momento le venne quel pensiero? Sembrava una persona bipolare. Un attimo prima era al settimo cielo, ma subito dopo qualcosa la turbava.
-Amore..- le disse lui preoccupato poggiandole una mano su un ginocchio scoperto.
Regina non rispose e non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Emise soltanto un sospiro e poi istintivamente si alzò dalla sedia dirigendosi verso la staccionata da cui poteva osservare meglio il mare, prendendosi un momento per sé, e appoggiò i gomiti su di essa cercando sempre più di trattenere le lacrime. Insomma, non era il tipo di persona che si mostrava debole agli altri.
Robin la lasciò per un minuto, sapeva bene che a volte aveva bisogno dei suoi spazi, e rimase a riflettere cercando di capire se avesse fatto qualcosa di sbagliato da farle cambiare umore all’improvviso.  Eppure non ricordava di aver fatto qualcosa di male.
Gli si strinse il cuore a vederla così, non sapeva davvero cosa fare. Troppe volte aveva sofferto quella donna, e lui era lì apposta per renderle la vita migliore e farla sentire una persona speciale in ogni momento.
Doveva andare da lei e capire cosa le stava succedendo.
Si alzò e le si avvicinò lentamente con la paura di essere respinto. La abbracciò da dietro con la speranza che lei si lasciasse andare a quel contatto fisico. E così fu. Regina si appoggiò al suo petto incrociando le braccia sotto il seno.
-Ehi..- le sussurrò Robin vicino a un orecchio guardandola.
-Scusa, non volevo rovinare questa serata.- disse Regina asciugando con una mano quell’unica lacrima che non era riuscita a trattenere.
-Non ha rovinato nulla,- la rassicurò Robin scostandole i capelli da davanti il viso. -sai che ora affrontiamo ogni cosa insieme, come se fossimo un'unica persona. Se c’è qualche cosa che non va puoi dirmela, io sono qui.-
Regina si voltò verso di lui e senza pensare a nulla, senza fare tanti giri di parole, glielo disse:
-Io voglio avere un figlio con te!-
Robin sapeva a cosa si riferisse, aveva capito cosa veramente la facesse star male. Così per la prima volta la lasciò parlare e sfogare riguardo a quell’argomento che tanto la tormentava, da troppo tempo. Mai avevano affrontato insieme la questione.
-Voglio un bambino che sia solo il nostro, Robin. Ma questo non è possibile a causa di una delle tantissime scelte sbagliate che ho fatto nella mia vita.-
Nel frattempo gli prese una mano.
-Se avessi saputo… se fossi stata più responsabile, e avessi pensato più a me stessa e al futuro che mi avrebbe completamente stravolto la vita perché ci saresti stato tu in questo futuro.. io non lo avrei mai fatto. E sai almeno cosa mi rende felice? Che tu mi abbia accettato lo stesso e abbia deciso comunque di stare al mio fianco, nonostante questo.. disastro che ho combinato tempo fa.-
Questa volta alcune lacrime le rigarono il volto, Robin era impassibile e osservava quella donna davanti a lui che si stava distruggendo con le sue stesse parole.
-Abbiamo Henry e Roland, e lo so benissimo. Amo tuo figlio come se fosse mio. Ma non c’è cosa più bella di quando due persone innamorate attendono il loro primo figlio insieme, e affrontano insieme i nove mesi di ospedale, ecografie, vomiti continui e mal di testa atroci, e si danno forza a vicenda in quel periodo stressante ma allo stesso tempo gioioso. Voglio crescere con te una creatura che sia germogliata nella mia pancia a partire da un momento pieno di amore e di passione che hanno passato insieme i suoi genitori, io non posso farci niente.-
Questa volta Robin la interruppe prima che potesse ancora farsi del male da sola, e le asciugò una di quelle lacrime che ormai le avevano divorato il viso.
-Ascoltami, tu non devi fare nulla. Sai che non c’è cosa più bella per me del fatto che tu abbia voglia di avere un piccolo fagottino da stringere e crescere insieme? Io sono già pronto per questo, Regina. E ti prometto che troveremo una soluzione, costi quel che costi. Tutto è possibile nel nostro mondo e tu lo sai meglio di me.-
-Non so se sia poi così semplice..- gli rispose lei mostrandogli un sorriso malinconico.
-E allora? Non è importante. Saremo felici più di quanto possiamo sperare! Abbiamo avuto una seconda occasione entrambi e non vorremo mica utilizzarla con solo semplici avventure!?-
Regina gli fece uno di quei sorrisi sinceri e puri, trovava sempre il modo per confortarla, era incredibile quell’uomo. Ma poi assunse un’aria confusa.
-Per avventure tu.. cosa intendi?-
-Avventure.. di qualsiasi genere, tesoro.- rispose Robin fingendo di non aver capito cosa realmente intendesse lei in quel momento.
-Mh, beh.. allora baciami, e poi portami sulla spiaggia!- concluse Regina, emettendo un singhiozzo provocato dal pianto e squadrando perfettamente i suoi occhi, che mai avrebbe sognato di lasciar andare.
Robin non se lo fece ripetere due volte e immediatamente morse il labbro inferiore della donna per poi approfondire un bacio così dannatamente desiderato da entrambi. Portò le mani sul suo fondoschiena e la attirò fortemente a sé trascinandola poi  verso i scalini che portavano sulla spiaggia, continuando a lasciarle piccoli baci al lato della sua bocca.
Prima di scendere, Regina si sfilò i tacchi e li lasciò lì dove avevano appoggiato anche le loro giacche. Nessuno tanto poteva andarci, Robin aveva fatto riservare quel posticino solo per loro due. La prese in braccio e Regina circondò con le gambe i suoi fianchi  facendogli grattini fra i capelli mentre lui la portava giù, dove ad accoglierli c’era un fuocherello con un telo accanto, anche essi fatti preparare a posta per loro.
Robin si tolse la camicetta grigia scura che portava addosso e rimase a petto nudo, con il fuoco accanto faceva anche fin troppo caldo. Ma di certo aveva anche un po’ intenzione di provocare Regina, che gli lanciò uno sguardo malizioso per poi inumidirsi le labbra con la lingua. Dopo di che Robin si tolse anche lui le scarpe e si andò a sedere sul telo osservando il mare. Regina si sedette dietro di lui massaggiandogli le spalle e lasciandogli un piccolo bacio sulla spalla.
-A che pensi?-
-A quanto stia proseguendo al meglio questa serata, organizzata da me, modestamente.- rispose Robin girandosi verso di lei per guardarla.
Regina a questo punto lo fece stendere di forza sul telo per poi buttarsi fra le sue braccia. Si era anche resa conto che la sua scollatura si era spostata e stava decisamente mostrando un po’ troppo, ma in quel momento non le interessava affatto.
-Penso che nessuno potrà mai rendermi così felice come hai fatto tu stasera.- gli disse mentre con le dita accarezzava delicatamente quel poco di barba che lui aveva.
Robin osservava le sue labbra muoversi mentre gli sussurrava quella frase, e subito dopo, portò le sue sopra di esse. Fu un bacio veloce che si concluse con lo sfiorarsi dei loro nasi e questa cosa fece sorridere entrambi. Regina poi abbassò la testa, poggiando appena la fronte sulla guancia di Robin, e ancora con il sorriso disse:
-Anche perché non ci saranno altri uomini nella mia vita, a parte i nostri figli.-
Rialzò la testa per poterlo ancora guardare negli occhi.
-Mh, beh.. se continui ad andare in giro con queste magliette così scollate, chiunque vorrebbe conquistarti, per non parlare di quanto sei bella.- le disse quest’ultima frase avvicinandosi sempre di più a lei per poterla ribaciare ancora un’altra volta. E durante quel bacio capovolse le loro posizioni andando lui sopra di lei.
-Però quando sei con me, queste magliette, vanno più che bene.- continuò l’uomo mordendole le labbra.
-Robin!- urlò Regina con un filo di voce mentre i loro denti si scontravano, ridendo di gusto di quelle sue parole.
Robin proseguì lasciandole baci misti a morsi sul petto per poi riafferrare le sue labbra.
Le posizioni si scambiarono ancora una volta e Regina prese le sue mani incrociandole con le sue e gliele portò indietro, vicino la testa. Fece scontrare le loro fronti mentre entrambi continuarono a ridere.
Poi Regina si alzò e si mise seduta a cavalcioni su di lui. Robin posizionò le sue mani sui suoi fianchi iniziando a sfilarle la maglietta da dentro la gonna in maniera così talmente sensuale che lei non resistette e lo anticipò, togliendosi la maglietta da sola alla svelta.
Lui la guardava stupito e con gli occhi pieni di desiderio.
Regina si buttò di nuovo fra le sue braccia cominciando a baciarlo, questa volta i baci furono sicuramente più profondi e pieni della voglia che avevano di passare la notte insieme. Si mise poi al suo fianco e questa volta fu lei ad accoglierlo fra le sue braccia.
-Vieni qui.-
Quello che accadde dopo fu un qualcosa di meraviglioso e sincero. Quella era stata una delle poche volte che fecero l’amore per bene, senza essere interrotti da qualche cellulare che squillava o chissà cos’altro. Ma quella volta, di certo, sarebbe rimasta impressa nella loro mente per sempre, sia perché lo fecero in un luogo completamente diverso dal solito, sia perché, come un miracolo, quella notte, venne concepito il loro primo figlio insieme.
Ma loro non potevano saperlo, non erano a conoscenza del fatto che fuori da Storybrooke, stando in un mondo differente dal loro, quella pozione presa tempo fa nella foresta incantata, non sarebbe servita a nulla. 
  
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