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Autore: esvree    07/05/2015    1 recensioni
Dave ha gli occhi rossi e lo sguardo di fuoco.
Non può essere.
Si è trasformato in ciò contro cui abbiamo combattuto per tutti questi anni.
Uno di loro.
Un vampiro.
E mentre gli pianto il paletto si frassino nel cuore, vedo nei suoi occhi la sua umanità.
Sono io il mostro, non lui.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo tornati a New York.
Neanche un giorno e già tornavamo in quel luogo maledetto, dove io e Dave abbiamo imparato a fare tutto ciò che sappiamo fare: uccidere vampiri.
Mio padre e mio zio, erano cacciatori ancora prima di noi.
Poi mio padre è morto.
Poi mia madre è morta.
Poi Dave è morto.
Non ho nessuno.
Se dovesse morire anche zio Dan, mi suiciderei.
Non lo dico per scherzare. L'ho già deciso.
A New York la polizia ci ha mostrato il cadavere. Io ho pianto, e mi guardavano mesti.
Fortunatamente, non ci hanno fatto tante domande. Grazie a un detective e a due poliziotti cacciatori di vampiri tutti credono sia opera di un maniaco che si aggira da siversi anni in città e che si diverte a bere il sangue delle vittime. C'è anche l'ipotesi ingiro che sia opera di una setta di pazzi amanti dei film horror.
Ora siamo tornati qui, dove vivevamo io e Dave prima che tutto cominciasse, dove giocavo con Dylan e avevo una vita normale.
Non sapete quanto darei indietro per riaverla.
La scuola è iniziata da due settimane. La ricreazione la passo con Dy o con alcune compagne simpatiche, Luna e Ellie.
Dylan e la sua compagnia sono misteriosi e inquietanti, quindi appena posso mi dileguo. Sospetto che sappiano aualcosa sui vampiri, ma preferisco esserne certa.
Ora sono in un bosco, a un chilometro da casa. Chiudo il libro. Fra un quarto d'ora sarà il tramonto, e devo essere a casa.
M'incammino. Fa freddo.
Mi inciampo.
Qualcosa mi stringe la gamba.
Urlo.
Mi sento tirare in alto, e senza capire come è successo, mi ritrovo a testa in giù.
Una trappola.
Penzolo a due metti da terra. La fune è stata colorata in modo che si confondesse tra le foglie. -Hey!-grido.-C'è qualcuno? Tiratemi giù da qui!
Nessuno. Maledizione.
Cerco il telefono dalla tasca. Mi dev'essere caduto, infatti è a terra, come il libro, il pugnale e il telefono.
Sono disarmata.
Quando sarà buio i vampiri mi troveranno, e io non ho neanche un arma con la quale difendermi.
Maledizione.
Grido di nuovo. Nessuno mi sente, o viene a salvarmi.
Mi dondolo, avanti e indietro. Mi verrà il sangue alla testa.
Poi sforzo tutti i miei miseri addominali per tirarmi su e cercare di slacciare il nodo. Non ce la faccio.
È troppo stretto.
Sta divenendo tramonto.
-Hey!-grido, con tutto il fiato che ho.-Hey!
Maledizione.
Mio zio mi chiama al telefono, ma io sono legata cone un salame e il telefono è a terra, troppo distante.
Sarà preoccupatissimo.
Mi arrampico di braccia fino al ramo. È faticoso. Ma da lì riuscirò a slegarmi più facilmente, penso.
In più, se dovesse arrivare un vampiro, me ne accorgerei.
Quando sono nelle vicinanze, inizio a sentire un dolore pazzesco, come se tutto il sangue mi andasse a fuoco.
Ora non sento nulla.
-Ciao.
Dallo spavento cado dal ramo gridando e ritorno a penzolare.
Ormai è tutto buio e non riesco a vedere chi ha parlato.
-Chi sei?-dico, fingendomi minacciosa.-Fammi scendere!
Una risata femminile. Non sembra minacciosa, solo cristallina sembravae spensierata.
La luna illumina una decina di persone, davanti a me, e rimango sorpresa: sono ragazzi della mia scuola.
-Ma cosa...?-balbetto.-Ma... ma son scherzi da fare? Io...
-Non sapevamo fossi tu...-dice Duff mortificato, passandosi una mano fra i capelli.
Dylan mi si avvicina. Cosa ci fanno qua tutte queste persone?
Mi sorride malizioso e io mi rendo conto che la maglietta si è abbassata, lasciandomi la vita scoperta. Imbarazzata, la sistemo.
-Ora, Carotino, ti dispiacerebbe tirarmi giù?- chiedo. -In realtà sì. -Oh, non fare lo scemo e slegami. Mi prende per le braccia e ferme il mio dondolio.
-E che vantaggi ne trarrei?
Sospiro esasperata.-Gratitudine?
-Non basta.
-Un cioccolatino?
-Non basta.
-Ti offro una pizza?
-Non basta.
Mi accorgo che i suoi amici si sono dileguati, ma dicerto sono qui vicino a spiarci.
-Oh, stupida carota.-gli dico.-Cosa vuoi?
-Uhm...
Mi si avvicina. Mi accorgo di avere le mie labbra all'altezza delle sue.
-Giura di non chiamarmi più 'rosso', 'carotino' o con qualsiasi altro soprannome legato ai miei capelli.
-No!-esclamo divertita.-Non puoi chiedermi un sacrificio così grande! Sei una persona crudele.
Ridacchia.-Ti ricordo che sei tu quella che penzola a testa in giù da un albero!
Fa per andarsene.
-Aspetta!-gli grido.
-Ci stai ripensando?
-Umpf.
Ridacchia.
-A spropsito-dico irritata-che cosa cacciate?
-Orsi.-risponde, senza pensarci.
-Orsi? Qui?-alzo un sopracciglio, poco convinta.
-Volpi.-si corregge.-Volevo dire volpi.
-Davvero? E ci vogliono una decina fi ragazzi per una trappola che scatta?
Tossisce, avvicinandosi. -Ehm...le volpi qui sono molto grosse.
Piego e fletto il mio corpo, per dondolarmi.
Un attimo sono lontana da lui, un attimo dopo sono vicinissima, poi di nuovo lontana, poi vicina, poi lontana... starei così a dondolarmi tutto il giorno.
Lui, teatralmente irritato, mi prende per le spalle e mi ferma.
Ridacchia. -Mmmh...sto valutando l'opzione di lasciarti 'versione salame' per sempre...
-No!- rispondo, fingemdomi afflitta.
-E invece sì!
E più vicino che mai. Trattengo il fiato.
Si avvicina alle mie labbra, alla stessa altezza dellle sue.
Non ho mia baciato nessuno, figuriamoci al contrario.
Ma me la sto cavando meglio di quanto mi sarei aspettata.
Io lo stringo, lui mi passa le mani per la schiena, senza curarci di tutto e di tutti.
Il telefono squilla. A me non importa. Continuo a baciarlo, come drogata, come non riuscissi a fare altro.
Lui si scosta gentilmente, prende da terra il mio telefono e me lo passa.
Lo zio sarà preoccipatissimo.
Sospiro e rispondo.
-Zio...
-Anne! Non sai che spavento mi hai fatto prendere!-mi urla dietro.-Torna subito a casa o ti lascio fuori! Gurda che non scherzo!
-Certo, arrivo..-dico chiudendo, poi guardo lo sbigottito Dylan.
-Genitori iperprotettivi...-dico, scherzandoci su.-Devo andare.
Mi prende il braccio. -Ferma! Ti accompagno io.
Divento rossa come la mia maglietta e lui aggiunge tentennando:-Sai, è per il tuo bene... con tutti quiesti orsi, in giro...
Alzo un sopracciglio.
-...Volpi, intendevo...volpi.
Non mi convince, ma sembra supplicarmi con gli occhi.
Dalla sua tasca qualcosa lampeggia e inizia a emettere dei 'bip bip' regolari.
Lui impallidisce e inizia a slegarmi.
Cado a terra sbattendo la spalla.
-Vieni!-dice.
-Ma cos...?- inizio a dire.
E poi lo sento.
Un dolore spaventosamente familiare.
Mi piego in due, gemendo.
Le vene, tutto il sangue che ho iniziano a bruciare.
So cosa significa.
Sono vicini.
Poi il dolore passa, veloce come è arrivato. Mi alzo e mi sento imbattibile, con l'adrenalina che mi scorre nelle vene.
Prendo le cose da terra, impugno il pugnale e trascino un Dylan sbigottito.
-Vai a casa.-gli dico.
-Io non vado da nessuna parte.-si ferma. Che testardo.
-Non fare il bambino e ascoltami.
-No ascoltami tu.
-Vai a casa-, ci diciamo, contemporaneamente.
-Senti, questi non sono luoghi per le ragazzine, di notte.-estrae una pistola.
Sono sbigottita. Pensa di spaventarmi?
Estraggo il mio coltello. -Mi so difendere meglio du quanto tu possa immaginare.
-Oh, ma davvero? E come te la cavi con...
-Mi dispiace interrompervi, piccioncini.
Mezza dozzina di ragazzi della scuola, gli stessi che avevo visto prima, ci si avvicina.
-Dy, te porta la ragazza via di qui.-dice una bionda muscolosa.
-Io non vado da nessuna parte.
Gi sbuca, e mi si avvicina.-Anne, per favore, vattene. Fatti accompagnate da qualcuno, ma non girare da sola di notte.
Ora collego.
La sua cicatrice.
-Combattete i vampiri?-chiedo.
Tutti rimangono sorpresi.
Solo la bionda annuisce con decisione.
Sorrido.
-Bene. Spero non vi dispiaccia un aiuto.
  
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