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Autore: FAT_O    10/05/2015    2 recensioni
Dopo più di duemila anni di dominazione, la divinità ermafrodita Cambìsex può finalmente godere dei frutti del suo duro lavoro. Il continente abitato dai suoi seguaci, la Serotheia, sta conoscendo un periodo di pace e prosperità, che sembra destinato a protrarsi per un lungo tempo. Nulla lascia presagire che ben presto il continente sarà colpito da una crisi di proporzioni inimmaginabili, che porterà Cambìsex, le altre divinità e tutti i serotheiani a dover lottare per ciò che più sta loro a cuore. Le vicende degli dei si intrecciano alla lotta per la redenzione del cinico avventuriero Cole, agli sforzi del Sommo Sacerdote Vermann per salvare la sua gente e al folle viaggio del suo amico e consigliere Locknoy, con lo scopo di capire le cause della crisi e trovare per essa una soluzione. A poco a poco, le trame si dipaneranno, giungendo infine a mostrare il loro fondamentale collegamento, insieme alla risposta che un intero universo attende fin dalla sua remota origine. E a un cambiamento che non lascerà nessuno indenne.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo
 
L’ufficio sobrio e funzionale di Vastjan Vermann, sommo sacerdote e massima figura di potere di tutta la Serotheia, rimaneva privo di attività solo per tre o quattro delle ore notturne. Per il resto del tempo, il suo proprietario lavorava spesso senza pause, talvolta dimenticandosi di mangiare.
Quella sera, nonostante l’ora tarda, Vermann era ancora seduto alla sua scrivania, con gli occhi chiusi, massaggiandosi le tempie con le grandi mani mentre rifletteva. Aveva un continente intero da governare, certo con l’aiuto degli undici elettori, ma gran parte delle sue forze veniva spesso divorata dai problemi riguardanti la capitale. La città stava attraversando un periodo di notevole sviluppo edilizio, ma Vermann non era soddisfatto, perché tale sviluppo non si traduceva in un corrispondente progresso della popolazione. Le aree periferiche erano sempre meno sicure, sane e vivibili man mano che ci si allontanava dal centro.
D’altra parte, la continua affluenza di nuovi cittadini dalle campagne rendeva necessaria l’edificazione di nuovi quartieri. Il sommo sacerdote era stato in molti casi costretto a concedere gli appalti a imprenditori privi di scrupoli, che tuttavia garantivano sostanziosi finanziamenti allo Stato sotto forma di donazioni, piuttosto che a piccoli costruttori, più onesti ma sicuramente meno dotati economicamente. Vermann sapeva di essersi infilato in un circolo vizioso, ma non riusciva ad intravedere una soluzione che gli permettesse di spezzarlo.
A novant’anni dal colpo di mano che aveva ridimensionato fortemente la posizione degli aristocratici nel sistema del governo del continente, sembrava che si fosse creato un nuovo avversario per la casta sacerdotale, l’alta borghesia. Il sommo sacerdote era consapevole del fatto che durante il governo suo e dei suoi due predecessori ci fossero stati dei progressi non indifferenti, ma proprio questo lo portava a temere maggiormente che una nuova regressione vanificasse tutti i loro sforzi. Sempre più spesso, ormai, si sorprendeva a domandarsi se fosse ancora lui l’uomo più adatto a governare il continente. Aveva quasi settant’anni, non c’era più traccia dell’energia che l’aveva accompagnato nel corso della giovinezza e della maturità. Forse era inutile che continuasse a mentire a se stesso, stordendosi con il lavoro per non pensare a questioni più spinose. Certo, tradizionalmente chi deteneva la carica di sommo sacerdote la manteneva per tutta la vita, ma con l’aumento della longevità in gran parte della popolazione, poteva essere il momento di confrontarsi con il problema di un governante troppo anziano per continuare ad espletare le sue incombenze.
Quando Vermann era colto da simili pensieri, gli tornava sempre in mente l’esempio di Raul Toisson, l’uomo che novant’anni prima aveva restituito alla casta sacerdotale il potere effettivo. Toisson era morto a settantatre anni, colpito da un infarto, ma fino a quel momento non aveva dato alcun segno di stanchezza, aveva continuato a lavorare alacremente, con le stesse energie e la lucidità che aveva avuto in gioventù. Per Vermann, Toisson era una leggenda, ma anche un esempio da seguire. Ciò non eliminava tuttavia la paura di non essere alla sua altezza.
D’un tratto, il sommo sacerdote fu sottratto alle sue cupe riflessioni da qualcuno che bussava alla porta. Aprì i gelidi occhi azzurri, d’improvviso carichi di circospezione, e domandò: “Chi è?”
Da fuori, una voce nota rispose: “Sono io, Doug.” Vermann si distese e disse: “Entra pure.”
Douglas Locknoy fece il suo ingresso nella stanza. Era più giovane dell’altro di un paio d’anni, ed era il suo consigliere nell’ambito della scienza, della cultura e del progresso. Non molto alto, aveva folti capelli bianchi e una barba di media lunghezza, che incorniciavano i docili occhi castani. Locknoy avanzò e appoggiò le mani alla scrivania di Vermann, dicendo con tono gentile ma deciso: “Vast, non puoi continuare così. Devi tornare a casa, Vivréne ti starà aspettando.” “Andrò tra poco, Doug, ma adesso siediti qui con me per qualche minuto.” Locknoy sospirò, ma poi ubbidì occupando il posto di fronte a Vermann.
I due erano in realtà amici di vecchia data. Per un lungo periodo avevano perso i contatti, ma quando più di trent’anni prima Vermann era diventato sommo sacerdote, aveva reclutato l’amico come consigliere. Locknoy disponeva di vaste conoscenze in varie branche della scienza, chimica, fisica, biologia, e inoltre condivideva l’ideale di Vermann secondo il quale il progresso tecnologico e soprattutto quello umano dovessero essere le linee guida da seguire per un buon governo. Per queste ragioni, era apparso fin da subito il candidato più adatto per la carica che ora occupava.
“Allora, di cosa vuoi parlare, Vast?” chiese Locknoy. “Niente in particolare. Il problema più pressante lo conosci già. Non riesco a trovare una soluzione diversa da quella attuale, per quanto possa rimuginarci su, e di sicuro le cose per come stanno adesso non mi soddisfano.” Doug annuì, pensieroso. Poi, con un sorriso mesto replicò: “E pensi che stando qui, a quest’ora, la soluzione ti balzerà in testa come per magia?” “No, ma so già che il problema non mi farebbe dormire, e allora tanto vale che resti qui.” “Non pensi che forse è la stanchezza che ti impedisce di pensare e agire come sei realmente capace di fare? Devi dormire, non ostinarti a fuggire il sonno. Domani, con più lucidità, tornerai sul problema.”
Se un altro avesse osato parlargli così, Vermann si sarebbe infuriato, ma con Doug le cose erano diverse: si conoscevano troppo bene, da troppo tempo perché la loro conversazione fosse limitata da futili ragioni di potere. “Forse hai ragione. Ma davvero tu riesci ad essere così sereno, vedendo che il nostro sogno diventa a poco a poco sempre meno realizzabile? Io auspico un progresso che coinvolga l’intera popolazione, e senza un totale rispetto della giustizia sociale questo non è possibile.” “Stai attraversando un momento di sfiducia, e questo lo capisco. Non è facile stare al tuo posto, così come, anche se in misura minore, non è facile stare al mio. Ma non devi perdere la tua capacità di combattere. Del resto, eravamo già consapevoli, per quanto forse non ce lo fossimo confessato ad alta voce, che non avremmo visto il cambiamento desiderato realizzarsi pienamente nel corso della nostra vita. Eppure, già adesso, possiamo affermare di aver lavorato duramente per raggiungere quello scopo. Abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere, ed è quello che continueremo a fare finché avremo respiro.”
Le parole di Locknoy furono seguite da alcuni istanti di silenzio. Poi Vermann rispose: “Hai ragione. Grazie Doug, sei sempre di grande aiuto.” “Spero di esserlo stato veramente. Adesso andiamo.” Vermann annuì, e i due si alzarono. Uscirono in fretta dal palazzo di governo. Una volta fuori, Vermann ordinò all’automa guardiano di chiudere i cancelli. Dopodiché, si accomiatò da Locknoy e si avviò verso la sua villa, non lontana, attraversando le ampie vie illuminate. Ora riusciva a vedere le cose in una prospettiva diversa e si sentiva caricato di una nuova energia. A partire dal giorno dopo, tutto sarebbe cambiato.
   
 
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