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Autore: Emelyee    10/05/2015    1 recensioni
Un incontro casuale tra due persone che sembrano destinate a non vedersi mai più. Ma se così non fosse? Se il fato decidesse di voler far conoscere meglio Isabella ed Edward, giusto per farsi due risate?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Edward il fioraio

 

«Un mazzo di iris e tulipani rosa, per favore», ordinai entrando nel negozio di fiori su Brooklyn Road con la testa infilata nella borsa, alla disperata ricerca del telefono. Dovevo assolutamente avvisare Alice che sarei arrivata in ritardo o mi avrebbe fatto una scenata. Da quando aveva avuto Luke si era trasformata in una mammina iperprotettiva nei confronti di chiunque la circondasse e nessuno aveva il coraggio di dirle che non la sopportavamo più.
«Signora, desidera allegare un bigliettino?». Aggrottai le sopracciglia e alzai lo sguardo, incuriosita dal senso di familiarità che mi provocava quella voce e per poco non urlati per la sorpresa.
«Amore!», esclamai, avvicinandomi al bancone dietro il quale stava trafficando lui.
«Isabella?». I suoi occhi e la sua bocca si spalancarono in un modo così comico che non potei trattenermi dal ridergli in faccia. «Cosa diavolo ci fai, qui?».
«Mia cugina ha avuto un bambino da poco e volevo farle un regalo perché ultimamente non ha nemmeno il tempo di andare in bagno o di sistemare casa, quindi... ma cosa ci fai tu, qui?», chiesi, piacevolmente sorpresa. Da quella volta in cui avevo finto che fosse il mio fidanzato erano passati sette mesi e non ci eravamo mai incrociati. Per i primi tempi lo avevo cercato, ma poi avevo deciso di rinunciare visto che non conoscevo nemmeno il suo nome e l’unica cosa che ricordavo di lui era la comodità della sua spalla. Mi era dispiaciuto non poterlo ringraziare come si conveniva, ma me n’ero fatta una ragione, e invece eccolo qui, proprio di fronte a me.
«Ci lavoro. È il negozio di mia madre», spiegò allargando le braccia per indicare lo spazio attorno a sé.
«Ma non mi dire! Sono anni che ci passo davanti tutti i giorni per andare al lavoro!». Il ragazzo inarcò un sopracciglio e come se niente fosse tornò a comporre il mazzo di iris e tulipani.
«Lo vuoi il bigliettino o no?», chiese ignorandomi.
Sbuffai e misi le mani sui fianchi, facendo scivolare la borsa fino al polso. «Senti... tu... ehi, un momento: come ti chiami?». La consapevolezza di non conoscere il suo nome nonostante lo considerassi il mio eroe mi colpì di nuovo, stupendomi, ma quella volta ero preparata e non lo diedi troppo a vedere.
«Edward, piacere di conoscerti. Sono quindici dollari e sessanta», disse porgendomi il mazzo di fiori senza alcuna espressione particolare. Io non li presi e gli puntai un dito contro, irritata.
«Ascoltami bene Amore-Edward, ho passato settimane a cercarti per ringraziarti di quello che hai fatto per me, perciò ora lascerai che lo faccia».
«Come vuoi». Edward scrollò le spalle e appoggiò i fiori sul bancone. Barcollai per un secondo sotto la freddezza di quelle parole, ma non demorsi, feci il giro del bancone e mi posizionai davanti a lui, guardandolo minacciosa – cioè, minacciosa per quanto potrebbe sembrarlo una ragazza di ventiquattro anni con una maglietta dell’Orso nella Casa Blu che al primo incontro gli si era praticamente appiccicata addosso.
«Tu, Amore-Edward! Ora uscirai di qui e verrai a bere un caffè con la sottoscritta, così potrà sfruttare la sua occasione». Edward scoppiò a ridere e non seppi se per la mia maglietta, il mio tono di voce o il nostro precedente incontro. Forse tutti e tre, chissà. Gonfiai le guance, irritata dal suo comportamento. «Non sto ridendo, Amore!»
«Edward, tesoro, cosa sta succedendo qui?». Una donna fece capolino da una porta alle spalle di Edward e alternò lo sguardo tra noi due, confusa.
«Niente. Torna pure di là, mamma, è tutto a posto», disse lui, voltandosi e appoggiandole le mani sulle spalle e cercando di spingerla di nuovo nella stanza da cui era uscita, attirata dalla mia voce. «Ma... Edward!», balbettò.
«È tutto okay, davvero! Ora vai». La sua espressione indicava perfettamente quanto fosse confusa dal comportamento di suo figlio, ma si lasciò condurre al di là della porta e non batté ciglio quando Edward gliela chiuse in faccia.
«Non sei stato carino con tua madre, Amore», considerai incrociando le braccia e osservandolo critica. Lui mi fulminò con lo sguardo.
«Il mio nome è Edward Anthony Cullen, smettila di chiamarmi Amore!», sbraitò. «E non provare a commentare il mio comportamento con mia madre, stavo solo provando ad evitare che lei scoprisse che ho conosciuto un’altra pazza furiosa, va bene?», continuò, puntandomi un dito contro. «Non voglio diventare tuo amico, né il tuo eroe o chissà cos’altro. Non voglio prendere un caffè con te, né oggi né mai. E ora sparisci!». Si voltò e non diede segno di voler cambiare posizione.
Sospirai e iniziai frugare nella borsa alla ricerca dei soldi che poi lasciai sul bancone. Mentre aprivo la porta e mi giravo a guardarlo, mi chiesi con le lacrime agli occhi dove mai avessi sbagliato con Amore... ops: Edward Anthony Cullen.
 


 
  
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