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Autore: Always221B    14/05/2015    4 recensioni
"Le nostre labbra che quasi si sfiorano, centimetri per me invalicabili.
Passi d’uomo che diventano di gigante.
Perché non rispondi alla mia richiesta di aiuto?"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciaoo fangirl e fanboy,ecco il secondo capitolo *^*
Ahahahah, spero di coinvolgervi :3
Se vi va e avete tempo lasciatemi un commento, spero di migliorarmi.. Accetto le critiche!
Buona lettura:3
Ciaaaop




Secondo Capitolo:  La caccia

Se l'amore esistesse avrebbe la tua consistenza, il tuo aspetto.
Avrebbe le iridi dal colore indefinito, macchiate dalla pioggia pesante.
Se l'amore esistesse non saprebbe di essere quel che è.
Se lo venisse a scoprire lo nasconderebbe con un'elegante maschera di cera, con un perlato velo di indifferenza.
Sei ritornato a casa e mi siedi di fronte, io non riesco neppure a seguire il tuo enfatico ragionamento, ricco di complicati ed affascinanti intrecci.
Sono perso nei tuoi occhi, belli come un capolavoro di Kandinsky, luce e contorni che si perdono in quell'universo di colori che sono le tue iridi.
-Jawn?
Amo come pronunci il mio nome, con il timbro basso ma stranamente dolce.
Una voce profonda e calda che stona meravigliosamente con il tuo aspetto gelido e l'incarnato di neve.
-Sì?
Non so come ancora la lingua esegua i comandi del mio cervello.
Pensavo si fosse arreso e avesse sollevato una bandiera bianca.
Un piccolo trionfo al mio cuore stanco.
-Mi stai ascoltando?
-Ovvio.
-Quindi?
Ti aspetti una risposta, come se riuscissi a formulare un'intera frase di senso compiuto.
Se non dovessi rispondere capiresti che qualcosa non quadra e inizieresti ad analizzarmi fino ad arrivare alla conclusione che sto impazzendo.
-Va bene, Sherlock.
-Andiamo.
Sorridi, e sembra che il paradiso possa essere geloso di  tanta bellezza contenuta in due stupefacenti labbra a cuore.
Ti sollevi con l'eleganza impressa nel corpo, senza bisogno dei completi firmati.
Snello e alto, abbracciato dal tuo solito cappotto nero che lasci costantemente sbottonato.
Metti la sciarpa blu notte, un gesto così quotidiano fatto con la stessa semplicità di quando giocherelli con ognuna delle due zollette di zucchero prima di lasciarle scivolare nel tuo caffè nero.
Sono ancora seduto, per questo mi stai guardando con aria interrogativa?
-Sono io l'assassino del tuo sorriso?
-Come?
Ho pensato ad alta voce e ora sento l'imbarazzo colorarmi le gote.
-Niente.
-Già.
Ti sei rassegnato in fretta, piuttosto cavalleresco da parte tua.
Piuttosto insolito.
-Andiamo allora?- chiedo, alzandomi dalla poltrona e sistemando la mia giacca in pelle.
Senza dire una parola passi davanti a me, sollevi il bavero ed apri la porta di casa.
Ognuno dei diciassette gradini scricchiola sotto il nostro peso.
E' come un lamento incessante che mi intasa la testa.
Siamo fuori, il gelo di Londra scava la carne raggiungendo e graffiando le ossa, ma  non sembra infastidirti.
Non so se congelo più per il freddo del mattino o per la tua frustrante e insormontabile vicinanza.
Mi stai fissando.
-Sei strano, Jawn. Non riesco a capire che cos'hai e non hai idea di quanto questo sia fastidioso per me.
-Ho solo freddo.
-Mmh.- sembri stizzito dalla mia risposta, offeso quasi.
Ma sto davvero gelando, la solitudine è freddo.
-Di qua.- dici, tirandomi per il polso e facendomi entrare in un vicolo.
Pelle contro pelle, ne vorrei di più.
Ma basta quel contatto a farmi percorrere dai brividi.
-Ma dove diamine stiamo andando? -dico, sbattendomi contro dei panni stesi.
-Stiamo pedinando "la donna", ricordi?
-Oh, giusto.- mento, non ti avevo ascoltato.- Non ho visto dov’è andata.
-John.
Hai cambiato il modo in cui pronunci il mio nome.
E' come una pugnalata, troppo freddo, distante.
-John, quante volte devo dirlo? Usa tutti i sensi, e se vuoi usare solo quello della vista per lo meno fallo bene.
-Io guardo ma non osservo, gius...?
Sollevi l'angolo destro della bocca, un accenno di sorriso così raro che mi spezza la frase.
-Giusto?-mi sforzo a continuare.
Il sorriso sul tuo volto si fa più ampio, come se mi stessi prendendo in giro.
-Esatto, Jawn. - grazie a Dio, è come un sollievo. -Comunque il suo profumo è nell'aria, guarda l'asciugamano contro il quale ti sei sbattuto.
Rossetto rosso sul bordo. - Potrebbe essere stato chiunque.
-L'altezza John, coincide con la sua, le labbra di Irene si trovano esattamente a quell'altezza.
E quel rossetto appartiene alla collezione invernale di "Yves Saint Laurent", la preferita di Irene, poco prima che mi drogasse ho notato l'intera collezione.
-Incredibile.
-Inoltre ha un sapore inconfondibile. - dici, passando un dito sul trucco morbido e portandolo alla bocca. –Come ulteriore conferma mi ha appena mandato un messaggio.
Trovo incredibilmente eccitante il tuo sguardo innocente.
Credo di non resistere ancora per molto vicino a te.
Mi stai analizzando, hai un sorriso inusuale dipinto sul volto, così strano che sembra non appartenerti.
Inizio a pesare le tue parole.
“Ha un sapore inconfondibile.”
-Riconosci il rossetto della Adler assaggiandolo?
-Io e Irene abbiamo avuto modo di testare quanto fosse resistente quella marca di rossetto.
Il tuo cellulare continua a vibrare.
Un lampo malizioso negli occhi.
Vorrei sparire, sono sicuro di essere rosso in viso ma non sono certo se sia per imbarazzo o per gelosia
-Ok. E' il tredicesimo messaggio che ti manda, sarebbe il caso di risponderle.
-Li conti?
La pupilla ti divora le iridi di ghiaccio.
Siamo così vicini che sento la strada asfaltata frantumarsi sotto i nostri piedi.
La distanza è annullata, non hai ancora lasciato la presa sul mio polso.
I miei occhi ti supplicano di non farlo.
-Non vedo l'ora del lieto annuncio, sarò invitato al matrimonio?- una voce inconfondibile ci sorprende.
Lasci il mio polso, ti allontani.
-Sempre che l'abito da cerimonia ti entri. Come va con la dieta, fratellino?
Mycroft Holmes fa roteare il suo fidato ombrello nero quanto il completo nel quale è stretto.
-Piuttosto bene. - risponde, nascondendo con un sorriso il fastidio.
-A me sembri ingrassato.
Continui ad infastidirlo, e credo di non poter più trattenere la risata.
Ecco, appunto.
Il maggiore degli Holmes si volta verso di me. - Allora ti sei deciso a dare l'addio alla tua eterosessualità?- mi chiede, prendendosi gioco di me.
-Non siamo una coppia. -rispondo, tu mi stai guardando.
-Ottima risposta dottor Watson.- annuncia, come per prendermi in giro.
-Non sono gay.
-Certo, neanche io.
-Mi hai seguito? È per questo che sei qui? –chiedi a tuo fratello.
-Uhm.. ho un impegno.
-Dov’è la tua scorta? – continui.
-Dietro l’angolo, non voglio che mi seguano anche dentro il ristorante. – dice, indicando oltre le nostre spalle.
Lo stai analizzando, stai capendo ciò che Holmes ha da fare.
-Un impegno, eh? –una voce dietro di noi mi fa spaventare.
-Gregory. – saluta Mycroft, facendo appena oscillare l’ombrello nero.
Pronuncia il nome con una dolcezza tale che non riesco a nascondere un sorriso.
-Oh. – la tua voce è quasi un sussurro impercettibile.
Mycroft e Greg spariscono dentro il locale, sfiorando  appena l’uno la mano dell’altro.
-Abbiamo perso Irene.- dico, tentando di spezzare un imbarazzante silenzio.
Stai continuando a fissare la porta del lussuoso ristorante dentro il quale Mycroft e Lestrade sono entrati.
Sembri perso.
-Va tutto bene?- ti chiedo, ma tu non sembri sentirmi.
Il silenzio è innaturale, è un boato.
-John!- gridi all’improvviso, spaventandomi.
 Ti metti a correre, come se fossi impazzito all’improvviso, le tue gambe divorano Londra, e io provo a seguirti mentre la gola brucia e la milza è colpita da fitte pesanti.
-Sherlock, rallenta!
-La perdiamo, è in quel taxi.
Ci provo a stare al tuo passo ma le tue gambe sono così lunghe che tu non corri ma banchetti con la città.
Finalmente siamo l’uno accanto all’altro, io ti guardo e te ne accorgi.
Mi sembra di vederti sorridere.
Corriamo ancora, finché l’autovettura non scompare. 
   
 
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