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Autore: Emelyee    15/05/2015    2 recensioni
Un incontro casuale tra due persone che sembrano destinate a non vedersi mai più. Ma se così non fosse? Se il fato decidesse di voler far conoscere meglio Isabella ed Edward, giusto per farsi due risate?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La casa sbagliata


 

Adoravo la mia casa. L’avevo presa  dopo la laurea con i soldi che avevo messo da parte negli anni e un piccolo aiuto dei miei genitori, anche se mia madre non era particolarmente entusiasta del mio piano di andare a vivere da sola. Era una casa piccola, ma per me e per il mio cane, Bess, andava più che bene finché non mi veniva in mente di invitare tutta la mia famiglia a pranzo la domenica, e nelle serate libere come quella – quando Emily decideva che poteva cavarsela da sola – me ne stavo seduta sul divano lilla del soggiorno con un barattolino di gelato sulle ginocchia a guardare qualche stupido film strappalacrime.
Quella sera davano “Gimme shelter*”, e proprio mente Apple stava finalmente per partorire sentii un rumore. Pensai che Bess avesse fatto cadere qualcosa mentre gironzolava per casa alla ricerca di cibo, perciò la chiamai ad alta voce perché mi raggiungesse nel salone. Lei saltò sul divano e si accoccolò su uno dei cuscini, in attesa che dicessi qualcosa.
«Ehi, piccola. Non è che hai combinato un disastro da qualche parte?», chiesi dandole una grattatina dietro le orecchie e affondando le dita nel suo pelo morbido. Bess uggiolò e io sorrisi. In quel momento sentii un altro rumore e mi guardai intorno, alla ricerca di indizi su cosa potesse essere stato, senza trovare nulla. Abbassai il volume del televisore e aspettai qualche secondo finché... eccolo di nuovo! Veniva dall’ingresso.
Mi alzai lentamente e afferrai il cellulare, cercando il numero di mio fratello Emmett nella rubrica senza fare caso all’orario. Rispose al terzo squillo con voce preoccupata.
«Bells? C’è qualche problema?», chiese.
Risposi sussurrando mentre mi avvicinavo alla porta d’ingresso, ormai certa che il rumore provenisse da lì. «Credo che qualcuno stia cercando di entrare in casa mia. Sto andando a controllare»
«Cosa? Bells, ferma! Potrebbe essere qualche psicopatico», sbraitò lui. In sottofondo sentii il fruscio dei vestiti, segno che voleva raggiungermi al più presto.
«Oppure è solo Milky, il gatto di Lucille», ribattei facendo qualche altro passo in avanti.
«Chi diavolo è Lucille? Anzi, non rispondere, non mi interessa. Sto venendo a controllare. Non ti muovere da lì, capito?», chiese, mentre una porta sbatteva.
«Lucille Olsen, la mia vicina di casa, non ricordi?», dissi tranquilla. A quel punto mi domandai che senso avesse avuto chiamare mio fratello; insomma, era perfettamente chiaro che quella che stava mantenendo il sangue freddo in quella situazione ero io, non Emmett. A quel punto, mentre mi abbandonavo alle mie considerazioni sulle paure di Emm, la porta si spalancò e io lanciai un grido, spaventata. La figura mi si avvicinò barcollando e io afferrai il primo oggetto che trovai al mio fianco, pronta a sbatterlo su quella maledetta testa di capelli rossi... un momento. Capelli rossi?
«Amore! Che diavolo ci fai a casa mia?», esclamai sorpresa. Edward Anthony Cullen alzò gli occhi fino ad incontrare i miei e mi sorrise, anche se sembrava più una smorfia che un vero sorriso, devo ammetterlo. Se ne stava lì, nell’ingresso di casa mia, con una mano appoggiata alla parete, le gambe terribilmente tremolanti, evidentemente ubriaco fradicio e mi sorrideva come se stesse cercando proprio me. Chissà perché, poi.
«Io sono Capitan Eddy e sono qui per salvarla, bella signorina», biascicò, facendomi ridacchiare.
«Ne sono sicura, Capitano. Ma ora perché non fa aiutare a stendersi?». Gli passai un braccio attorno alla vita e lo condussi nella camera degli ospiti, seguita da Bess, evidentemente incuriosita da quello strano soggetto che stavo trasportando in quella che, di solito, era la stanza dove la lasciavo combinare tutti i disastri che voleva, visto che non avevo spesso ospiti. Fortuna che avevo cambiato le lenzuola quella mattina. Lo lasciai cadere sul letto, dove fece un piccolo rimbalzo, prima di ricordarmi che probabilmente mio fratello stava ancora aspettando una mia risposta.
«Emm?», chiesi incerta.
«Isabella! Che diavolo è successo?», sbraitò furioso. Emmett non si arrabbiava spesso, soprattutto non con me, quindi dovevo averlo fatto preoccupare parecchio.
«Era solo un amico ubriaco. Ora è nella stanza degli ospiti», spiegai, sedendomi sul letto, attenta a non schiacciare la mano di Amore, che stava cercando di voltarsi senza molto successo.
«Un amico ubriaco? E perché diavolo è dovuto venire proprio a casa tua? Alle due e mezza di notte, per giunta!». Io feci spallucce anche se sapevo che non poteva vedermi.
«Non lo so. Glielo chiederò quando si sveglia, se è così importante per te, ma ora devo andare prima che vomiti l’anima sul tappetino preferito di Bess. Buonanotte Emm, e grazie!», dissi riattaccando. Guardai amore che, disteso sul letto con il mio cane che gli leccava un orecchio con circospezione, sembrava più una foca arenata con un casco da football rosso in testa che l’uomo irritante che era la maggior parte delle volte.
«Che ne pensi, Bess?», chiesi mentre iniziavo a spogliarlo dai vestiti che odoravano di acido e di cacca di piccione, anche se in molti sostengono che quest’ultima non abbia odore. Lei abbaiò una sola volta e iniziò a scodinzolare piano, segno che non aveva ancora deciso se Amore sarebbe potuto entrare nelle sue grazie canine oppure no, e poi iniziò a tirare una manica della sua maglia a maniche corte, come a volermi dare una mano mentre io mi occupavo delle scarpe e dei pantaloni di Capitan Eddy che, tanto carinamente, era venuto fino a lì con l’intento di salvarmi. O più probabilmente aveva sbagliato via.
«Dagli una possibilità, Bess», le dissi mentre le sfilavo dalla bocca la manica ormai fradicia. «Non hai ancora visto la faccia del cavolo che fa quando si convince che ci sia qualcuno di pazzo nella sua stessa stanza. Chissà che espressione avrà quando capirà di essere lui, eh?». Bess abbaiò una volta e scodinzolò allegramente, impaziente di vedere qualche fosse la faccia di cui parlavo visto che, per il momento, tutto ciò che aveva visto di lui erano stati i capelli e l’orecchio.
Ci sarebbe stato da divertirsi.


*Gimme shelter: è uno dei miei film preferiti. se volete cercarlo il titolo italiano è "Non lasciarmi sola", se l'avete già visto siete già i miei migliori amici.
  
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