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Autore: Exodus    03/01/2009    2 recensioni
Quando ad Halloween una serie di orrendi delitti getta nel panico Las Noches, tocca a Gin e Tosen improvvisarsi detective per investigare... riusciranno a scovare il colpevole?
Genere: Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Espada, Gin Ichimaru, Sosuke Aizen, Tousen Kaname
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Appiccicoso


La sala delle riunioni non aveva finestre, perciò gli Espada erano abituati a conversare in penombra: che fosse immersa nell’oscurità, però, era una novità per tutti, e ci fu più di un pestaggio di piedi mentre prendevano posto. Una volta seduti, dovettero constatare che potevano a stento guardare negli occhi chi gli stava di fronte. La postazione di Aizen, a capotavola, era completamente avvolta nel buio.

Voci turbate spezzavano qua e là il silenzio:

“Beh? E’ saltata la luce? Non vedo a un palmo dal naso!”

“Yammy, dovresti decisamente migliorare il tuo pesquis… così, magari, potresti accorgerti da solo che ti sei seduto sopra di me, e che il tuo posto è all’altra estremità…”

“Piantatela di fare casino, voialtri!”

“Signori Espada…”

“Maledetti! Voglio sapere chi è stato! Non la passerete liscia, me la pagherete tutti!”

“Che è questa roba appiccicosa? Che schifo!”

“Inaudito! Sua Eccellenza sta parlando! Come ufficiale supervisore, vi ordino di fare silenzio!”

Signori Espada…

“E’ PROPRIO QUELLO CHE VORREI SAPERE, CHE COS’E’! GUARDATE; GUARDATE COM’E’ RIDOTTA!”

“Com’è ridotta cosa?”

“Ehi! Gli occhiali di Szayel Aporro sono fosforescenti!”

“Hmmm… cos’è questo strano odore?”

“SIGNORI ESPADA!”

Dall’oscurità partì una bordata di reiatsu: l’intensità non era elevata, se paragonata a quelle solite con cui Aizen si assicurava la maggioranza nelle votazioni, ma in qualche modo tutti percepirono che il loro capo era veramente incavolato, e ammutolirono all’istante; pezzi di intonaco presero a piovere dal soffitto: solo Aaroniero non smise di piagnucolare tra sé, ma ebbe il buon senso di continuare a farlo sottovoce.

“Troppo gentili. Ora. Lo dirò una volta sola: se il colpevole si trova in questa sala e salta fuori all’istante, se la caverà soltanto, FORSE, con un arto in meno.”

Ciascun Espada, terrorizzato, cominciò a lambiccarsi il cervello alla ricerca di cosa potesse aver combinato... Poi, i lamenti di Aaroniero ricominciarono, a volume più alto: “Avete sentito, bastardi? Grazie, Vostra Eccellenza, il vostro interessamento ci commuove!”

La voce di Aizen replicò spazientita: “Di che diavolo stai parlando, Aaroniero?”

“Ma… ma della nostra Zanpakuto, naturalmente! La guardi! Guardi come l’hanno ridotta! L’abbiamo ritrovata poco fa fuori dalla porta, ricoperta di questa roba viscida!”

“Hah!” Grimmjow ridacchiò divertito “Ora come ora non vedo proprio niente, ma chiunque sia stato, ha la mia completa approvazione. Stavo giusto pensando a come farti gentilmente capire che è ora di smettere di cantare sotto la doccia… siamo stufi di riparare gli specchi che mandi in pezzi! Così impari!”

“Solo perché tu non sei in grado di apprezzare l’arte, non significa che le nostre doti canore non siano riconosciute! Sono settimane che nessuno ci dice più che stoniamo!”

“E’ solo perché ci rannicchiamo sotto il Bankai di Tosen quando ti vediamo con un asciugamano in mano!”

“BASTA!” urlò Aizen, sbattendo un pugno sul tavolo: “Non mi interessano i vostri bisticci del mattino! Quello che voglio sapere, è chi si è introdotto come un topo nelle mie stanze… e ha vigliaccamente trafugato un genere di prima necessità dal mio bagno!”.

Il silenzio che seguì fu carico di dubbi e riflessioni. Dopo qualche minuto, la maggior parte dei presenti aveva deciso che forse era il caso di scoppiare a ridere, convinti che Aizen avesse appena raccontato una barzelletta molto divertente; i più intelligenti si erano resi conto del suo tono minaccioso e, non visti, stavano lentamente allontanando la loro sedia; poi, c’era qualcun altro, che aveva appena fatto quatto quatto il suo ingresso in sala e, ignaro del dramma che si stava consumando tra quelle pareti, era deciso a fare la sua parte per la buona riuscita della festa di Halloween…

“BUHA-HAHAHAHAW!!!”

Il viso volpino di Ichimaru Gin, distorto in un ghigno malefico, comparve all’improvviso a fianco di Aizen, illuminato da una torcia elettrica: tutti gli Espada si ritrassero, orripilati, e le coronarie di Barragan scricchiolarono come rami secchi; non tanto perché il volto di Gin fosse molto più spaventoso del solito (anche se in effetti era piuttosto inquietante), quanto per lo spettacolo agghiacciante che la luce della torcia aveva reso all’improvviso visibile su quel lato del tavolo…

“Whoa, ragazzi… l’ho provata per due ore davanti allo specchio, ma non mi aspettavo un effetto così travolgente!” Gin era chiaramente soddisfatto. “Come mai è così buio qui dentro, comunque? Non abbiamo nemmeno piazzato le zucche con le candele…” . Poi si accorse che gli sguardi di tutti erano fissi su di un punto alle sue spalle; si voltò, e la torcia quasi gli cadde di mano.

“Ca…capitano! Sei proprio tu!?” sussurrò con vocina flebile flebile.

Aizen aveva la faccia di uno che ha ingoiato un limone:  se quel poco di dignità che gli rimaneva non gliel’avesse impedito, avrebbe cercato rifugio sotto il tavolo. TUTTI avevano visto, TUTTI ora sapevano! Non ci potevano essere limiti a quella vergogna… Meditando pensieri di suicidio, apostrofò l’imbarazzatissimo Ichimaru con un sibilo odioso: “C’era un ottimo motivo per restare al buio, Gin. Ora, grazie a te, possiamo anche accendere le luci… così potrò vedere in faccia l’irrispettoso bastardo che mi ha vigliaccamente sottratto il tubetto del gel!”

Tosen, al suo fianco, era rimasto impassibile, ma dentro di sè sudava freddo… la giornata proseguiva sempre peggio. E, chissà perché, aveva la sensazione che non fosse ancora finita.


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Nonostante le minacce di essere sottoposti a pene orrende se qualcosa fosse trapelato all’esterno di quella sala, non si potè impedire che i pettegolezzi tra gli Arrancar per qualche mese fossero tutti incentrati su di un solo argomento: l’ “incrocio tra un cespuglio afro ed un taglio house, con assurdi ciuffi che spuntavano da tutte le parti”; questa era stata la descrizione più gentile dell’aspetto dei capelli di Aizen che circolò tra le Fraccìon.

Sul momento, gli Espada furono tutti in grado di reprimere le risate: dalle occhiate omicide che il loro signore lanciava, era evidente che qualunque commento sarebbe costato agli spiritosi ben più di un arto.

Quando fu certo che nessuno gli avrebbe mancato di rispetto, Aizen riprese a parlare: “Bene. Ora che avete visto tutti lo stato in cui mi trovo, fuori i colpevoli. Una simile condotta è intollerabile: soltanto qualcuno con i poteri e l’abilità di un Espada avrebbe potuto penetrare nei miei appartamenti senza essere scoperto… escludendo, per ovvie ragioni, Yammy.”

Ci fu un debole grugnito di protesta da parte dell’interessato.

“Questo lascia nove sospettati…”  e diede in un lungo, esasperato sospiro, alzando gli occhi al cielo: “E va bene… voglio essere magnanimo e darvi un’ultima possibilità. Ora vi chiamerò uno per uno, e se il colpevole viene fuori, prometto che sarò clemente… bambini. Tosen, fai l’appello.”

“Subito, signore. Allora: Nnoitra, Aaroniero, Ulquiorra?”

“Figuratevi se faccio di queste puttanate!”

“Signore! Noi siamo una vittima! La nostra Zanpakuto…”

“Innocente, Vostra Eccellenza.”

“Zommari, Grimmjow, Halibel, Szayel Aporro?”

“La mia lealtà nei Vostri confronti è indiscutibile.”

“Hah! Che me ne faccio del gel? Ho il mio!”

“... Non colpevole.”

“Non ho tempo per certe sciocchezze, io! E poi ho passato tutta la notte in laboratorio.”

“…Stark?”

Non ci fu risposta. La postazione della Primera Espada era vuota: con il buio, nessuno se n’era ancora accorto.

“Stark è di nuovo in ritardo… ad ogni modo, credo che lo possiamo considerare innocente. Dubito esista qualcosa in grado di convincerlo ad alzarsi, di notte.”

“Resta solo Barragan, allora. Barragan, come ti dichiari?”

(…)

Il suo Arrancar più anziano non rispose: sedeva a braccia conserte, un’espressione sdegnosa sul volto segnato dalle rughe.

“Barragan…?”

Silenzio.

“Barragan, rispondi a Sua Eccellenza!”

Aizen si accorse che le guance del vecchio si stavano tingendo di una delicata sfumatura rosata… possibile?!

“Barragan, devo dunque concludere che sei stato tu? Il più affidabile, il più saggio dei miei servi?” mormorò incredulo.

Il labbro inferiore dell’interpellato tremò leggermente; infine, con le lacrime agli occhi, gridò di fronte ai suoi colleghi con voce rotta: “No, shignore!  Non schono shasho io! Ma shalshuno è enschrascho anshe in shamera mia shanoshe, e mi ha rubasho la shenshiera!”

Capitolo 2 up!
Capitolo 3 quando lo studio mi lascerà un pò di tempo.
Grazie per avermi seguito!
  
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