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Autore: maevesplace    17/05/2015    5 recensioni
Derek Hale era un ragazzo arrogante, misantropo e perennemente infuriato con il mondo. Ma allora cosa ci faceva fuori da un negozio di abiti da sposa?
[STEREK] [AU: tutti umani]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il mese di maggio e a Beacon Hills tirava un’aria tranquilla: gli studenti non uscivano di casa per studiare, dato l’avvicinarsi dei test, i pochi criminali che tenevano occupato il distretto di polizia avevano deciso di prendersi un periodo di ferie, dato il clima mite, e l’Atelier Marieè si preparava all’assalto delle future spose, dato l’avvicinarsi della stagione dei matrimoni.

- Stiles, vai in magazzino a prendere il tulle e già che ci sei porta anche il vestito che hanno mandato per la signorina Argent - esclamò una signora alta, bionda e molto elegante. 
- Si, Heather - rispose il ragazzo interpellato con un grande sospiro, avrebbe dovuto fare tutto da solo e per di più, non essendo per niente robusto, avrebbe dovuto fare tutto il marciapiede esterno pregando di non far cadere il prezioso carico a terra.

Stiles aprì la porta del negozio per dirigersi in magazzino, che si trovava circa venti metri più avanti, ma dovette farsi da parte immediatamente per non venire travolto da quella che sembrava una modella di Victoria’s Secret; evidentemente era quella la famosa signorina Argent che aveva prenotato il camerino più grande e costoso dell’Atelier. “Un tornado biondo con le scarpe da ottocento dollari, naturalmente Loubutin”, decretò Stiles tra sé e sé e, scuotendo la testa, si affrettò a concludere il compito che Heather gli aveva assegnato: era evidente che alla signorina Argent non piaceva aspettare.

Una volta che ebbe raggiunto il magazzino, dovette cercare in lungo e in largo prima di trovare il prezioso abito, ma nulla era impossibile per Stiles Stilinski. Cercando di tenere la valanga di tulle con una mano e reggere l’abito con l’altra, non gli rimase altro da fare che chiudere la porta del magazzino con un colpo di bacino e dirigersi a passo malfermo verso il negozio.

Una piccola folla di curiosi si era creata per vedere quel ragazzo minuto trasportare quella valanga di tessuto, ma, a quanto pareva, nessuno di essi era intenzionato a dargli una mano, anzi, Stiles notò che alcuni ostruivano il passaggio, impedendogli di entrare nell’Atelier.

- Largo! - esclamò, cercando di farli spostare, ma non sembravano ascoltare le sue parole.
- Insomma, lasciatemi pass...- stava dicendo, ma si interruppe quando si sentì stranamente leggero.
- Serve una mano? - chiese una voce dietro di lui.

Stiles si girò e rimase a bocca aperta nel vedere un ragazzo assolutamente meraviglioso tenere con una mano la stoffa bianca, non sembrando per niente provato dallo sforzo.

- Ehm, grazie. Mi aiuteresti a portare questa roba dentro? - chiese il commesso affascinato, con un sorriso ebete.
- Non è quello che sto facendo? - gli rispose lo sconosciuto.
- S-si certo...- balbettò Stiles - da questa parte - gli disse poi tenendogli aperta la porta del negozio.
- Puoi appoggiare tutto lì - continuò il ragazzo, ma venne interrotto da un urlo femminile.
- Derek! Cosa diavolo ci fai qui dentro? Ti avevo detto di aspettare in macchina o rovinerai la sorpresa! - piagnucolò la signorina Argent, guardando il ragazzo più grande.
- Non ti preoccupare, Kate, stavo solo aiutando...ehm...-
- Stiles - lo aiutò il diretto interessato.
- Si, Stiles a portare dentro quelle cose: stava per cadere sotto una valanga di stoffa -
- Sei sempre così dolce tesoro - gli disse Kate civettuola - Ma non credere che ti perdonerò se avrai visto il mio vestito da sposa! Non lo vedrai fino al matrimonio, mi dispiace - e senza aggiungere altro, dopo aver preso un bicchiere di spumante dalle mani di una commessa, si diresse con passo sicuro verso il camerino.

Per tutta la risposta Derek ammutolì per poi borbottare tra sé e sé su quanto le donne fossero una seccatura a volte.

Stiles era rimasto a osservare tutta la scena, sinceramente sorpreso che qualcuno potesse stare con una donna del genere. Certo, era bellissima, ma sembrava avere un pessimo carattere e a Stiles dava una brutta sensazione. Tuttavia, si costrinse a riprendersi e a chiedere a Derek se volesse un bicchiere di spumante mentre aspettava la fidanzata.

- Non serve, mi limiterò a rimanere in macchina ad aspettare come un idiota - brontolò l’uomo.

- Posso farti compagnia, se per te non è un problema. Voglio dire, non è certo piacevole aspettare da soli per un’ora o più e poi sono le quattro, quindi il mio turno è finito - disse Stiles, sperando di passare del tempo con lui.

- Fai come vuoi - rispose Derek in tono burbero e, uscendo dal negozio, si diresse verso una Camaro nera parcheggiata dall’altro lato della strada.

Stiles, prendendolo come un sì, salutò Heather e uscì dal negozio con l’intenzione di seguire Derek, ma si fermò quando riconobbe l’autista della macchina che stava parcheggiando proprio in quel momento davanti all’Atelier.

- Dave! - esclamò il ragazzo felice - Non mi avevi detto che saresti passato a trovarmi - 
- Ciao, Stiles - rispose il ragazzo biondo che stava scendendo dalla macchina.
- Volevi farmi una sorpresa vero? -
- Beh a dire il vero volevo parlarti di una cosa - disse Dave, sembrando un po’ in difficoltà.
- Ok, ora mi hai incuriosito - 
- Beh, ormai io e te usciamo insieme da un paio di mesi...-
- Sono tre mesi - lo interruppe Stiles.
- Si, ecco, io credo che dovremmo prenderci una pausa - esclamò Dave con lo sguardo rivolto verso la strada.
- Stai scherzando? Perché? - chiese il moro sconvolto - Non abbiamo mai avuto problemi! -
- Si, ma io ho bisogno dei miei spazi e sono sicuro che anche per te sarà lo stesso -
- Spazi? Ma di che cazzo stai parlando? Non ti sei mai lamentato di niente finora e, se anche ci fossero dei problemi, possiamo risolverli parlandone, non serve che ci lasciamo per questo -
- Non ci stiamo lasciando, Stiles, è solo per un po’...-
- Non sono un’idiota, Dave, spunti come se nulla fosse davanti al negozio in cui lavoro e mi chiedi una pausa per Dio solo sa quale motivo e ti aspetti anche che io sia d’accordo dopo che fino a l’altra sera mi hai detto che eri felice e che mi amavi? - 
- Non ti ho mai detto che ti amo, e se l’ho fatto ero ubriaco - 

Stiles, a quell’affermazione rimase di sasso. Come aveva potuto dire una cosa del genere? Solo due settimane prima erano andati a fare un giro in spiaggia ed erano rimasti per vedere il tramonto. Faceva caldo per una serata di aprile, ma Stiles aveva finto di avere freddo per farsi abbracciare e coccolare dal suo ragazzo. Mentre erano stretti l’uno all’altro, Dave gli aveva detto che lo amava e che non era mai stato felice con nessuno prima di conoscere lui. Stiles aveva sentito il cuore gonfiarsi per l’emozione e lo aveva baciato di slancio, cercando di fargli capire i suoi sentimenti attraverso quel bacio, anche se non era riuscito a confessarli a voce alta.

Ora poteva quasi sentire il rumore del suo cuore che si spezzava, lasciando solo vuoto nel suo petto. Si era fidato di lui, aveva lasciato che entrasse a far parte della sua vita anche se non sembravano avere niente in comune e si era persino innamorato di lui, ma Dave aveva tradito quel legame che avevano creato, minimizzando ciò che avevano condiviso a una semplice cotta, che sarebbe passata in un paio di giorni, o nel caso di Dave, in un paio di minuti.

Stiles non seppe mai dove trovò il coraggio, ma sta di fatto che, senza versare una sola lacrima e con una voce che risultava insolitamente ferma, esclamò: - Non voglio vederti mai più e non ti azzardare a chiamarmi: per me sei morto David McAdams -

E voltandosi dal lato opposto del marciapiede, si diresse a grandi passi verso casa sua, fregandosene altamente della gente che, mentre camminava, fissava il suo viso bagnato di lacrime, lacrime che non si era permesso di versare di fronte a quello che ora era il suo ex ragazzo. 

Non si era nemmeno reso conto che Derek Hale, dal sedile di pelle della sua Camaro, aveva visto tutta la scena e che ora lo osservava andare via con uno sguardo a metà fra il dispiaciuto e l’ammirato. Quel ragazzino aveva più coraggio di quanto non apparisse: non molte persone avrebbero avuto un tale autocontrollo in una situazione del genere. 

 

Nel frattempo nel negozio di abiti da sposa, Kate Argent stava provando il vestito che avrebbe dovuto indossare al suo matrimonio ed era talmente entusiasta ed elettrizzata che si mise a saltellare urlando “Che meraviglia! E’ perfetto!” per tutto il negozio, terrorizzando la povera commessa, incaricata di assisterla. Finalmente si calmò quando arrivò Heather, la proprietaria, la quale riuscì a distrarla facendole alcune domande su come si sarebbe svolta la cerimonia.

- Ci saranno trecento invitati, naturalmente quasi tutti miei amici e familiari, dato che Derek è un po’ carente da questo punto di vista - stava dicendo la futura sposa, mentre sorseggiava un bicchiere di champagne - avremo una limousine bianca ad attenderci per portarci al ricevimento, che si svolgerà a villa Monterosa, vicino al lago -

Heather, nel frattempo, essendo abituata a trattare con spose particolarmente loquaci, sfoggiava il suo miglior sorriso da “non voglio ascoltarti ma devo farlo perché sei una cliente” e annuiva ad ogni cosa che Kate le diceva, mostrandosi interessata, dopotutto faceva parte del suo lavoro. Circa mezz’ora dopo Kate decise che per quel giorno aveva strapazzato a sufficienza la povera commessa e, dopo aver prenotato il camerino per il mese successivo, uscì dal negozio, lasciandosi dietro solo sbuffi esasperati e sguardi esausti.

Non appena raggiunse la macchina, dove il suo fidanzato la stava aspettando, lo trovò assorto mentre guardava il marciapiede di fronte con il solito cipiglio “marchio Hale” che prendeva possesso del suo viso.

- Che succede, tesoro? - chiese Kate distrattamente, mentre cercava i suoi occhiali da sole nella borsa.
- Niente, possiamo andare? - esclamò Derek.
- Certo! - rispose Kate con un sorriso soddisfatto e la Camaro sfrecciò verso casa Hale a tutta velocità, lasciando solo polvere dietro di sé. 
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