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Autore: Reiko88    03/01/2009    2 recensioni
Mi accingo a raccontarvi un'altra storia, tra narrazione e poesia, lo faccio spesso, vagando da città a città, per portare un po’ di fantasia, per ricavarne qualche moneta d’oro, è il mio lavoro, una cantastorie, e vago e vago, narrando.
Genere: Malinconico, Dark, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Favole

 

Favole 3:
La bambina e la neve


C’era una volta
Ed è così che incomincio ogni fiaba,
ma questa volta non ho idea se sto narrando,
di sogno o realtà.


Ascoltate ciò che ho da dire,
questa volta,
non vi narro di principesse sole,
né di principi buoni.


C’è solo una grande casa,
che somigliava ad un castello,
le stanze erano numerose,
ma anche le persone lo erano,
li in quel posto,
pagavano la loro punizione.

Ma c’era chi,
con occhi innocenti guardava l’ ennesimo posto,
in cui era stata portata,
vi narro di una bambina,
non di una principessa questa volta,
nelle sue movenze nulla era elegante,
e l’avidità ancora non la conosceva.
Era esattamente una bambina come le altre.

È con questa introduzione che vi incomincio a raccontare, la storia più crudele e più bella.

” Gli anni passavano,
più volte cercava di scappare da quel castello,
ma poi non avendo nessun posto dove ritornare,
si voltava indietro,
quando gli chiedevano dove era stata,
senza un ombra di un sorriso rispondeva
a giocare

Stava vivendo il dolore di qualcun altro,
e quando piangeva,
gli ricordavano sempre che c’era qualcuno che soffriva più di lei,
eppure, tutto ciò che voleva, era qualcuno che l’ascoltasse,
ma in quel posto erano tutti più grandi di lei,
e fu così che rimase sola,
siccome non soffriva abbastanza pensò che non poteva lamentarsi,
di ciò che gli stava succedendo,
e pian piano si isolò.

All’inizio non volle capire dove era,
ma le parole che al castello si sussurravano,
le aveva già sentite mille e più volte,
sapeva ciò che una bambina di quella età non avrebbe mai dovuto sapere.
Ed era inutile nasconderli il dolore,
le sue orecchie l’avevano già udito,
ed era inutile dirli che tutto sarebbe andata bene,
vedeva che ormai tutto era stato distrutto,
ed era inutile dirli che era solo una bambina,
dato che non aveva mai avuto infanzia.

E ogni giorno, vagando tra il corridoio, tra le stanze del castello,
domandava il perché di quel dolore che non gli apparteneva,
ma mai, nemmeno dopo svariati anni,
ottenne una sola risposta.
Di colpe lei non l’aveva.

Corse fuori,
asciugandosi le lacrime guardò il cielo,
già stanca di quella vita,
fece la sua prima preghiera
Sai cosa hanno visto i miei occhi ?
Sai che parole hanno udito le mie orecchie ?
Sai cosa hanno gridato alla mia anima?
Portami in un posto meraviglioso,
per farmi dimenticare gli scempi che ho visto,
sussurrami qualcosa di dolce,
per far tacere ciò che ho sentito,
trapassa la mia anima,
per poter far regnare il silenzio
.”

Fu così, da quel grido disperato, che nacque la neve.
Vide qualcosa scendere dal cielo,
era soffice e delicata,
fredda, ma piacevole.

Il posto che odiava, d’un tratto, lo amava,
e il sangue che aveva visto nei suoi ricordi ,
al bianco della neve si mischiò,
e il fatto che gli avessero detto di essere nata per sbaglio,
il suono che si creò intorno a lei lo annullò,
e il grido che c’era in lei, si calmò,
alla pace che la circondò.

Ad un tratto ritornò ad essere una bambina come le altre.

Piegandosi quella neve sfiorò,
e il primo sorriso di quella nuova vita,
lo donò a lei che pian piano si posava sul suolo,
coprendo ciò che detestava.

mi somigli.” gli sussurrò.

La neve rise di lei, e una folata di vento gli domandò con scherno,
” Tu mi somigli ?
Guarda dove vivi,
ricorda ciò che hai sentito,
rammenta il tuo grido.
Io scendo dal cielo, sono pura e silenziosa.”

Rise con dolcezza e rispose a quella superbia.
” Sono pura,
ma esattamente come te vengo sporcata,
sei silenziosa ma quando cadi crei un gran trambusto,
Sei fredda, ma ci vuole poco per scioglierti,
e anche la neve più fredda può diventare acqua al sole più caldo.”

La neve si adirò e i suoi fiocchi furono ancora più freddi.

” Non paragonarmi a persone come te,
voi mostri di avidità,
sporcate tutto ciò che è immacolato,
create delirio la dove c’è silenzio,
io mi limito a farvi ricordare tutto questo.”

Ancora una volta sorrise a quel vento stridulo,
non aveva di certo voce né forma,
ma se si chiudono gli occhi,
e la si ascolta,
chiunque potrà sentire le sue parole.

” Appari per quella che non sei,
fai giocare i bambini,
ispiri i poeti,
rendi tutto più bello,
sei solo tu che puoi illuminare la notte,
non c’è luna ne sole,
che donano una luce come la tua.”

La bufera si calmò,
la bambina guardò intorno a lei,
era come se la neve avesse anche coperto tutte le altre persone,
e nulla gli era mai sembrato più bello.

” Anche tu,
come tutti gli altri dovresti stare al chiuso,
lontana da me,
che sono glaciale e fredda. “

E alle sue orecchie, fu come una melodia triste,
se doveva dare una forma a quella voce
trasporta dal vento,
avrebbe avuto sicuramente le sembianze di una donna,
forte, ma facile da abbracciare,
e se doveva dare un espressione,
era quella di chi aveva uno sguardo fiero,
ma dopo aver pianto.

E gli occhi della bambina,
che già sapeva pronunciare frasi che sembravano poesie,
si commossero per la prima volta di felicità,
aprì la mano, e sul suo palmo la neve si posò,
e ancora una volta parola pronunciò.

è forse un paradosso che io ti dica che riscaldi il mio cuore freddo ?

fu la più bella dichiarazione d’amore e la più grande delle storie d’amore,
nessun uomo, quando la bambina sarebbe diventata donna,
gli avrebbe mai riservato simili parole
ne uno sguardo così dolce.
Anche se non era una persona il suo primo amore,
chi mai avrebbe potuto dire che quella bambina non sapeva amare ?

” Sono nata in un mese di sole,
ma se potessi decidere,
vorrei morire in un giorno di neve,
seppellita dal tuo freddo calore,
non credo ci sarebbe morte migliore.”

gli confidò la triste bambina,
mentre il suo corpo stava gelando,
e le sue labbra diventarono color del ghiaccio.

Ebbe pietà e tristezza di lei,
e con i suoi ultimi fiocchi canditi l’abbracciò,
e gli fece una promessa.

” Sono pensieri troppo cupi,
le tue parole troppo adulte,
cadrò una volta all’anno,
in questo giorno,
in modo che i tuoi occhi riprendano colore,
e che le tue labbra si incurveranno in un sorriso.”

il vento più sottile si fece,
la voce più lontana,
la bambina si sentì smarrita,
mentre i fiocchi dal cielo furono sempre meno.

” Non te ne andare, ti prego “
la implorò.
Rise di lei e di quella ingenuità.

” Cadrò dal cielo una sola volta,
in modo che tu possa sentirti viva,
sapendo,
che ci sei tu ad aspettarmi, ritornerò “

Fu la più dolce delle risposte, alla più dolce delle dichiarazioni.

La bambina al suo castello di dolore ritornò,
gli chiesero dove era stata,
e come sempre dava la stessa risposta,
ma quella volta con un lieve sorriso.
a giocare

Sono passati anni da quel giorno,
ora quella bambina è ormai vecchia,
ma sapete, ogni anno la neve ha mantenuto la sua promessa,
negli occhi nulla è mutato,
la guarda come allora,
solo per quello è ritornata,
e ormai che sono i suoi ultimi anni,
il suo amore non è cambiato. “


Vi ho forse narrato l’amore più strano,
ma è quello più reale che vi ho mai raccontato nelle mie storie,
per questo la terrò per me,
oggi il mio pubblico,
è fatto di alberi e neve.

Niente mi sembrava più appropriato,
"queste parole sono per te,"
dico davanti al paesaggio innevato.

Prendo il mio mantello e mi accingo ad andare in un'altra città,
ma questa volta,
con la pretesa di farmi pagare,
raccontare è l’unica cosa che so fare.
Devo inventare al più presto una dolce menzogna.

” Hai trovato l’ispirazione ? “
è l’uomo che mi segue sempre,
ormai ho imparato a comunicare,
è arrogante e presuntuoso,
ma proprio per questo può capire il mio orgoglio.

Procedo veloce,
senza degnarlo di risposta,
ancora non gli ho rivelato il mio nome,
mi chiama “ Elizabhet
a causa di una fandonia raccontata qualche settimana fa,
illudendosi che la protagonista delle mie storie sia io.
Non ho di certo vite così avventurose,
né sentimenti così profondi.

Mi volto un solo attimo,
non gli rivolgo nessuna espressione
Leila.
questo è il mio nome.

Volto le mie spalle,
al suo sorriso arguto,
riprendo il mio passo,
pensando a nuove rime da inventare,
cercando,
cercando

  
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