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Autore: Red Wind    18/05/2015    3 recensioni
Nell'Antico Egitto le divinità erano parte integrante della vita quotidiana: a loro si offriva tutto ciò che serve alle persone comuni. Ma gli dei non sono persone comuni, così come i protagonisti di questa storia.
Una ragazza insicura che ancora deve scoprire le sue potenzialità.
Un dio generato dall'odio e dal desiderio di vendetta apposta per uccidere.
Una rivoltosa dal passato travagliato.
Un ragazzo in grado di leggere nel cuore delle persone.
Amicizia, dolore, amore, paura, guerra e magia.
“Secondo la leggenda, l'Egitto era governato in origine da Osiride e da Iside, sua sorella e sposa. Il fratello Seth, geloso dei due, uccise Osiride, fece a pezzi il cadavere e ne occultò le membra in luoghi diversi. Iside, trasformatasi in nibbio, raccolse e ricompose le membra del marito e gli reinfuse la vita. Osiride divenne Signore dell'oltretomba ed ebbe un figlio: Horo, il dio dalla testa di falco. Quest'ultimo, dopo aver combattuto a lungo contro Seth, riuscì a sconfiggerlo e a diventare re dell'Egitto.”
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Aegyptus'
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Di come le Incarnazioni trovarono un maestro

Quando, la mattina seguente, i tre giovani si svegliarono e decisero concordi di contattare Horus andando nella Stanza. Jamila attivò il ciondolo e come le volte precedenti si illuminò di luce azzurra, poi i tre si ritrovarono nella Stanza. La giovane dai poteri magici, totalmente colta di sorpresa, cadde carponi, respirando come dopo una lunga apnea.
"Che cos'hai? Stai male?" chiese Sinuhe preoccupata.
Jamila si stese a pancia in su e cominciò a bofonchiare, ma le mancava il fiato e quindi non riusciva a parlare.
"Così non capisco nulla, riprenditi un attimo e poi spiegami che cosa sta succedendo" disse Sinuhe.
A sorpresa, prima ancora che Jamila fosse in grado di parlare, fu Nakht a farlo, leggendo tranquillamente nella mente della ragazza.
"Horus aveva ragione... il teletrasporto fa stancare... più persone ci sono peggio è."
Sinuhe lo squadrò un instante, poi guardò Jamila, come a chiedere conferma, e lei annuì: era esattamente quello che stava pensando. Sinuhe si tranquillizzò e attese con calma che Jamila si riprendesse, poi diedero un'occhiata lì intorno per verificare se Horus aveva lasciato messaggi. In effetti trovarono un papiro che diceva di presentarsi quello stesso giorno dopo il sorgere del sole.
"È ancora presto, ci toccherà aspettare" disse Sinuhe scocciata.
"Ci sarà qualcosa da fare in questo posto!" esclamò Nakht, che dopo quella nottata insonne era stufo di annoiarsi.
"Questa Stanza serve per gli allenamenti..." disse Jamila, senza pensarci.
Sinuhe sorrise.
"Be’, allora usiamola!"
Jamila si astenne subito sedendosi a terra, facendo subito capire che non era in vena. Rimasero in piedi solo Sinuhe e Nakht.
"Allora tocca a noi due..." disse il ragazzo, grattandosi la nuca.
Sinuhe sorrise, come prima di ogni duello, e sguainò la spada. Bastò quel rumore metallico a far capire a Nakht che Sinuhe non scherzava: era diventata la macchina da guerra che già aveva visto combattere contro il Sethish. Lui, invece, non aveva mai combattuto e il massimo che poteva fare era schivare prevedendo le mosse dell'avversario, ma anche questo era possibile solo se riusciva a leggere nel suo pensiero.
Sinuhe attaccò con un affondo appositamente lento e Nakht schivò.
"Complimenti" disse Sinuhe con sarcasmo.
Nakht non rispose e tentò di prendere la spada di Sinuhe.
"Eh no, questa è mia!" disse lei, poi con un semplice movimento girò intorno a Nakht abbastanza per puntargli la spada al ventre.
Restò così per un secondo appena, poi rinfoderò la spada.
"Non ha senso combattere contro un avversario disarmato" commentò Sinuhe.
I tre aspettarono in silenzio l'arrivo di Horus, che si fece attendere meno del previsto.
"Siete già qui! Chi è lui?" disse Horus stupito e preoccupato che le ragazze avessero portato lì una persona qualsiasi.
"Lui è l'Akh che tanto cercavamo" disse Sinuhe.
"Davvero? È una notizia fantastica!" disse il dio soddisfatto, poi continuò: "Comunque anch'io ho delle notizie: oggi incontrerete Toth, colui che sarà la vostra guida d'ora in poi. Inoltre, visto che non è mia abitudine lasciare le cose a metà, vorrei aiutarvi a sconfiggere Seth e quindi allenarmi con voi, se nessuno a qualcosa in contrario" disse e guardò Jamila.
La ragazza non ebbe bisogno di pensarci e sorrise come sapeva fare solo lei: sembrava illuminare l'ambiente circostante e dava un senso di pace a chiunque lo vedesse. Aveva ancora dei dubbi su Horus, ma sentiva che in fondo era buono. Desiderava conoscerlo meglio e, in un certo senso, l'attraeva.
Horus sorrise di rimando, poi guardò Sinuhe per chiedere anche a lei conferma. La ragazza lo fissò intensamente, ma lui sostenne il suo sguardo.
"E io che pensavo di essermi già liberata di te..." disse Sinuhe con un tono che fece temere a tutti, e soprattutto a Horus, che dicesse di no.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Sinuhe continuò: "Comunque non sia mai che io impedisca a qualcuno di avere la sua vendetta" disse con leggerezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Horus allora passò lo sguardo su Nakht, ma vista la sua faccia interrogativa disse: "Tu non mi conosci ancora, il tuo giudizio resterà sospeso per il momento."
Nakht annuì.
"Ora possiamo andare nel regno degli dei, lì conoscerete Toth" disse Horus, poi si predispose per utilizzare il teletrasporto.
"Aspetta!" intervenne Jamila "Vuoi che ti aiuti? Se siamo in due faremo meno fatica".
Visto quello che le era successo trasportando due persone temeva che Horus avrebbe avuto effetti collaterali anche peggiori teletrasportando tre persone.
Horus la fulminò con lo sguardo, per poi ignorarla e proseguire nel suo intento. Si concentrò e un attimo dopo tutti e quattro si ritrovarono in una città immensa. Si vedevano ovunque palazzi articolati e lussuosissimi, distanti parecchio gli uni dagli altri. Sopra di tutti spiccava un meraviglioso palazzo di un oro opaco e spento, le pareti non erano ben definite e sembravano mutare forma, aveva l'aspetto di un miraggio. I ragazzi rimasero incantati, mentre Horus barcollò lievemente e poi partì in quinta verso il luogo in cui avrebbero conosciuto Toth.
"Che fate lì impalati? Muovetevi!" disse Horus scocciato.
Jamila lo raggiunse in fretta, eccitata.
"Questo posto è fantastico! Che cos'è quel palazzo dorato?"
"Quella è la dimora di Ra"
"Magari dopo, se ci avanza del tempo, possiamo andarla a vedere?" chiese Jamila supplichevole.
"Questa poi!" esclamò Horus fermandosi di colpo e guardandola negli occhi "Nessuno può entrare lì dentro! È assolutamente vietato! E ancora peggio è vedere Ra, nessuno ha il permesso di farlo"
"Oh, scusa, non lo sapevo" disse piano Jamila.
Non capiva che cosa prendesse a Horus. L'ultima volta che l'aveva visto era stato molto più gentile, ma oggi era insopportabile e più scorbutico del solito. Aggredirla così per una simile stupidaggine! Cosa ne sapeva lei delle strane usanze degli dei? Jamila si chiese se non avesse fatto qualcosa di sbagliato per farlo arrabbiare così. Da una parte avrebbe fatto di tutto per conoscere il motivo del suo strano comportamento, ma dall’altra era a sua volta irritata.
I ragazzi seguirono Horus attraverso le ampie strade deserte della città. Ad un certo punto spuntò dal nulla una donna. Aveva i capelli neri, lisci e lunghi. Il fisico morbido di madre conservava ancora le perfette proporzioni della gioventù. Indossava un preziosissimo vestito rosso e molti gioielli. Era bellissima, ma i suoi occhi erano malinconici e ciò offuscava la limpidezza dello sguardo.
"Mamma! Che ci fai qui?" chiese Horus scocciato.
Gli altri passarono lo sguardo dall'uno all'altra, stupiti.
"Ma ti sembra questo il modo di trattarmi?" disse severa la donna.
Sinuhe diede un finto colpo di tosse per coprire la risatina che le era sfuggita.
"Perché non mi presenti i tuoi amici, piuttosto?" continuò.
Horus sospirò.
"Lei è Jamila, Sinuhe..." disse Horus.
La donna strinse loro la mano.
"Ma che ragazze carine! Non sei d'accordo figliolo?"
Horus la fulminò con lo sguardo, ma la donna non si scompose e Horus, per quanto sembrasse impossibile, sembrò quasi imbarazzato da quel comportamento.
"Lui è Nakht".
La donna salutò anche lui.
"Io sono Iside" si presentò.
I tre ragazzi non credevano ai loro occhi, non avrebbero mai immaginato di vedere la Signora dell'Occulto in carne e ossa.
"Che ne dite, vi va se vi accompagno per un po'?" disse tranquilla la donna.
I ragazzi annuirono, nonostante Horus stesse gesticolando per fargli dire di no. Si incamminarono tutti in quel luogo sconosciuto seguendo Horus. Giunsero davanti a uno dei grandi palazzi. Era di una pietra argentata che ricordava molto la superficie della luna e su tutta la superficie erano incisi geroglifici. L'effetto era bellissimo e incantò tutti: dalle pareti stesse del palazzo sembrava provenire la luce che permetteva di vedere, ma, dopo un attimo si notava, solo un quarto del palazzo era illuminato, mentre il resto era scurissimo e quasi si confondeva con il cielo nero.
"Questa è la casa di Toth. Come avrete capito il palazzo rappresenta la Luna e la scrittura, cioè le materie di competenza del suo padrone, come tutti questi palazzi del resto" spiegò Horus e detto questo entrò.
Gli altri lo seguirono a ruota e scoprirono che anche l'interno del palazzo era del tutto simile all'esterno. Horus provò a chiamare il padrone di casa, ma non rispose nessuno e i ragazzi continuarono a vagare per l'immensa reggia dai corridoi labirintici e irregolari. All'improvviso un sagoma si stacco dalla parete, quasi come fosse fluida. Jamila urlò per lo spavento e si trovò puntati addosso gli sguardi di rimprovero sia di Sinuhe che di Horus. La figura fece un passo avanti mostrandosi alla luce. Era un uomo dall'aspetto anziano, ma non poteva dedurre di più perché indossava una maschera di metalli preziosi rappresentante una testa di ibis, simile a quella che aveva Horus la prima volta che lo avevano incontrato.
"Salve, Incarnazioni. Io sono Toth e, come già saprete, sarò il vostro maestro d'ora in poi. Il mio compito sarà quello di prepararvi nella mente, nello spirito e nel fisico, ma starà a voi impegnarvi con tutte le vostre forze per ottenere dei risultati, da ciò dipendono la vostra stessa sopravvivenza e le sorti del mondo"
Jamila deglutì.
"Dovrete lavorare come un solo uomo perché, in fondo, è quello che siete: il Ka, il Ba e l'Akh fanno parte dello stesso corpo. Eppure sento tra voi della discordia, perciò vi farò iniziare dalla Prova dell'Armonia, cioè la prova che testa se la vostra squadra funziona e siete in sintonia con i compagni. Non preoccupatevi se fallirete, potrete riprovare in seguito, questa prova serve solo per rompere il ghiaccio" disse Toth.
"Io volevo chiederle se..." iniziò Horus, ma Toth lo interrompé subito.
"Conosco la tua richiesta e credo che sarai utile, se il tuo animo sarà animato solo da sentimenti nobili" disse.
"Di cosa stai parlando? Quale richiesta?" intervenne Iside rivolta a suo figlio.
"Voglio allenarmi con loro"
"Non se ne parla, il tuo compito è finito!"
"Non mi impedirai mai di finire ciò che ho iniziato" disse Horus, deciso.
"Hai avuto la tua possibilità, ma hai fallito. Ora tocca a loro continuare" disse Iside indicando i ragazzi, quasi come se non potessero sentirla.
Horus fremette di rabbia, poi cercò di contenersi.
"Lascia almeno che gli aiuti durante gli allenamento" cedette Horus.
"Non credo che abbiamo bisogno del tuo aiuto"
"Questo non sta a te deciderlo"
Iside si addolcì.
"Fai quello che vuoi, ma io non posso vederti rischiare ancora la vita contro Seth, non dopo quello che è successo a tuo padre"
Horus, con fatica, le voltò le spalle, rimanendo saldo nella sua decisione.
"Possiamo andare" disse rivolto a Toth.
Il dio annuì e un attimo dopo tutti e quattro si ritrovarono in una grotta di ghiaccio, freddissima. Dal soffitto pendevano ghiaccioli appuntiti e instabili di varie dimensioni. Per ora si trovavano all'esterno della grotta, ma dietro di loro la strada era sbarrata, lasciando a loro l’unica scelta di addentrarsi. Sinuhe si avviò verso la grotta con il suo passo spedito e militaresco. Nakht la chiamò e le andò dietro, ma Sinuhe non si girò neanche.
"Che vuoi?" disse svogliatamente, proseguendo.
Nakht la prese per un polso costringendola a fermarsi e un attimo dopo un grosso ghiacciolo cadde e si piantò nel pavimento a un passo da Sinuhe. Se Nakht non l'avesse fermata si sarebbe trovata proprio nel punto in cui era caduto il pezzo di ghiaccio. Il tonfo che ne derivò innescò la caduta di molti altri e in breve nella grotta sembrava piovesse. Sinuhe e Nakht indietreggiarono lentamente, mentre lui ancora stringeva il polso della ragazza. Quando tornò il silenzio Sinuhe si divincolò dalla presa e i due si voltarono verso Jamila e Horus.
"A quanto pare i ghiaccioli cadono anche al minimo rumore" disse Nakht.
"Dobbiamo proseguire in silenzio e con molta attenzione" disse Horus guardando Sinuhe.
La ragazza abbassò lo sguardo, si sentiva terribilmente stupida e non era da lei. I quattro ragazzi entrarono nella grotta con cautela, camminarono sul ghiaccio scivoloso facendo lo slalom tra i ghiaccioli caduti e piantati nel pavimento. A Jamila scivolò un piede e lanciò uno strillo, mentre cadeva a terra. I ghiaccioli ondeggiarono paurosamente e uno si staccò proprio sopra la ragazza. Horus si gettò su di lei per spostarla da lì, ma così finì a sua volta nella traiettoria del pericoloso pezzo di ghiaccio. Jamila, seduta per terra, si era spostata abbastanza per non essere colpita grazie alla spinta di Horus. Il ragazzo, invece, era disteso per terra, a pancia in giù e, nonostante a Jamila sembrasse che il tempo scorresse lentissimo, il ghiacciolo si avvicinava inesorabilmente al suo corpo. La ragazza chiuse gli occhi: non voleva vedere quello che credeva sarebbe successo, non voleva credere a quello che vedeva, non poteva finire così. Nakht e Sinuhe guardarono la scena incapaci di intervenire, quasi si fossero ghiacciati per il troppo freddo. Nel giro di un secondo una fiammata altissima arrivò a lambire il soffitto della grotta, il corpo di Horus apparve trasfigurato dalle fiamme e tutti i presenti poterono sentire la potenza della sua energia. Il ghiacciolo si sciolse all'istante ancor prima di toccare terra, solo qualche goccia d'acqua raggiunse il corpo incandescente del dio, evaporando all'istante. Jamila sentì il caldo del fuoco e riaprì gli occhi appena in tempo per vedere la fiamma spegnersi e Horus rialzarsi ostentando tranquillità, quando il suo petto ancora si alzava e abbassava furiosamente.
"Muoviamoci" disse soltanto, poi si incamminò a passo spedito senza aspettare gli altri.
Sinuhe, Nakht e Jamila lo seguirono senza commentare. La giovane aveva voglia di piangere, non sapeva se di felicità, perché Horus l'aveva salvata e non si era fatto nulla, o di tristezza, perché per colpa egli aveva rischiato la vita. Le lacrime calde caddero in silenzio a terra, creando piccoli buchi nel ghiaccio. Jamila rimase indietro affinché nessuno la notasse, ma dopo un po' venne raggiunta da Nakht. Il ragazzo le sorrise in modo comprensivo e molto dolce. Jamila cercò di nascondere il volto e asciugarsi le lacrime, ma poi si ricordò che lui poteva leggere i suoi pensieri, il che rendeva tutto vano. Nakht con discrezione la prese per mano. Camminarono così finché il ragazzo non sentì che Jamila si era calmata, poi le sorrise di nuovo e con circospezione ritornò un po' più avanti, con gli altri.
I ragazzi camminarono per un po' senza inconvenienti. Sinuhe si accorse che Horus faceva un baccano infernale ad ogni passo.
"La vuoi smettere di fare rumore?" gli disse sottovoce.
"Eh?" chiese lui che non aveva capito.
"Non fare il finto tonto, non senti come rimbombano i tuoi passi?"
"Che dici, sono i tuoi che fanno più rumore, ma non te ne rendi neanche conto"
"Guarda che io sono una rivoltosa, sono addestrata a spiare e posso ucciderti alle spalle prima che tu te ne accorga!"
"Smettetela voi due, fate silenzio!" intervenne Jamila.
"Questa discussione non ti riguarda" le disse Horus.
"Fate silenzio!" disse Nakht.
"Che cosa centri tu? Non sai neanche di che cosa stiamo parlando!" disse Sinuhe.
"Parla quella che si è lanciata qua dentro senza neanche pensare alle conseguenze!".
Ormai il loro tono di voce era forte, per sovrastare quello degli altri, e tutti i ghiaccioli stavano cadendo, ma erano troppo impegnati per accorgersene. Sentirono la voce di Toth, forte, come se provenisse dalle pareti stesse della caverna.
"Guardate quello che state facendo! La prova è fallita"
I ragazzi si ritrovarono nel palazzo di Toth.
"Come mi aspettavo avete fallito. Siete stati molto bravi inizialmente, ma poi avete iniziato ad accusarvi a vicenda. Non ha importanza, riproverete in seguito. Per oggi potete andare, ma d'ora in avanti dovrete allenarvi tutti i giorni"
I ragazzi si guardarono di sfuggita, come dei bambini sgridati dai genitori.
"Andate" disse Toth.
Horus si ritrovò al di fuori del palazzo. Jamila, Sinuhe e Nakht si ritrovarono nel luogo dove avevano usato il teletrasporto. Sinuhe si mise in cammino senza dire una parola, mentre Jamila e Nakht la seguirono scambiandosi qualche occhiata di conforto.

 

Il cantuccio dell'autrice
Dopo tempo immemore, sono tornata!
Non sono mancata così a lungo solo per la mancanza di tempo. Il fatto è che ho avuto una crisi mistica riguardo a questa storia e ho concluso che quest'estate la revisionerò ancora per uniformare lo stile di 2 anni fa a quello attuale, in ogni caso credo che questa storia restrerà sempre una prova della mia "evoluzione" ^^
Da ora in poi tornerò a pubblicare regolarmente!
Per chi fosse interessato linko la raccolta sul passato di Sinuhe, Memorie di una ribelle, che è arrivata prima al contest cui partecipava *.*
A presto!
Red Wind

   
 
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