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Autore: Always221B    19/05/2015    6 recensioni
"Le nostre labbra che quasi si sfiorano, centimetri per me invalicabili.
Passi d’uomo che diventano di gigante.
Perché non rispondi alla mia richiesta di aiuto?"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ragazze e ragazzi, scusate il ritardo ma è successo un casino con il mio stupido computer, mi ha cancellato tutto il quinto e il sesto capitolo (E AVEVO SALVATO .-.) e quindi ho dovuto riniziare da capo, e a dir la verità non mi sento così tanto soddisfatta, spero però che a voi piaccia.
Leggete e recensite, ho assoluuuuuto bisogno di un aiuto ahahah!
Appena finirò  il sesto lo posterò,il mio meraviglioso pc ha eliminato anche quello quindi è da rifare completamente..
Ci sentiamo tra un paio di giorni !
Buona lettura Sherlockians :3




Capitolo Quinto: Scienza della deduzione.

Sono le sette e mezza, tra due ore inizia il mio turno in ambulatorio.
Mi lavo i denti.
Osservo la mia immagine riflessa nello specchio.
Ho avuto una settimana di “riposo” e non ho ancora fatto la barba.
È ispida, ma stranamente mi è sembrato che ti piacesse, e io, da vero idiota, non sono riuscito a tagliarla.
Scendo e vado in salotto, sei sdraiato sul divano.
-Annoiato?-chiedo.
-Ho risolto il caso della collana rubata, banale. Mi è bastato vedere una foto del gioiello. È chiaramente stata la figlia adolescente a rubare la collana di perle, l’ha rivenduta per ripicca.
-Che stai facendo?- chiedo, avvicinandomi.
Hai tre cerotti alla nicotina sul braccio.
-Non guardarmi così, mi servono per pensare.- dici, notando la mia aria contrariata.
-A cosa stai pensando?
-Ad un fatto ovvio.
-Allora che ci pensi a fare?
-Lascia perdere. Non hai preparato l’Earl Grey?- mi chiedi, tentando di cambiare discorso.
-Non ancora.
-Ma mica si prepara da solo, sbrigati.
Non so ancora come io riesca a mantenere questa calma.
Preparo il thè, lo verso nelle tazze.
-Oggi ho un doppio turno in ambulatorio, finisco verso le sette e poi vado da Sarah.
-Ceniamo da Angelo più tardi?-mi chiedi, ignorando la mia frase precedente.
-Sherlock…
-Sì?
-Ceno da Sarah.
-È banale per te, ottusa. Non capisco perché sprechi il tuo tempo con lei.
Mi viene da ridere, da quando hai tutta questa considerazione per me?
Da sempre, sono un idiota.
-Sei geloso, Sherlock?
Tu e le tua solita paura dell’abbandono.
-Non sono io ad aver fatto una scenata di fronte ad Irene. –sembri offeso, sistemi la vestaglia blu ed esci elegantemente dalla stanza con la tua tazza fumante tra le mani, con in viso un’espressione indifferente.
-Sherlock?- ti seguo, lasciando il mio thè a gelare sul tavolo.
Sorseggi dalla tazza, bianca tanto quanto la tua pelle.
-Sono annoiato. – dici, cercando la mia pistola.
La trovi e la osservi. Carichi.
-Mettila giù. Subito. –ho il tono autoritario del maggiore Sholto.
-Sono annoiato.
-Ora. – ti sto dando un ordine.
-No.
Mi avvicino, ti tiro per la vestaglia, involontariamente ti scopro il petto che è nudo e candido.
Ti sto fissando come uno stupido, le mie mani sudano e tremano.
Ti strattono, quasi ti faccio male, pur sapendo che sei così fragile.
Sto gridando qualcosa di incomprensibile.
Non riesco a disarmarti.
Sono un ex soldato britannico, per l’amor del cielo!
Ti sto tirando verso di me, hai le pupille dilatate.
Ti sbatto contro una parete, con la prestanza fisica riesco a rendere trascurabile la differenza di altezza.
Sei spaventato?
Un accenno di sorriso.
Assolutamente no, non hai paura.
Stai respirando il mio odore, lo vedo, lo sento.
Ho paura di non riuscire a controllarmi.
Prendo le tue mani sottili, le stringo, tenendole con la mia destra.
Le sollevo verso l’alto, imprigionandoti tra me e il muro.
Sento il calore impadronirsi di me, sto perdendo il senno.
-Sherlock?
Non rispondi, stai quasi trattenendo il fiato, stringi ancora l’arma tra le mani.
Il tuo collo è così niveo che non riesco a trattenermi dall’impulso di lasciarci una scia di baci.
Ti stai trattenendo, o ti sto spaventando?
Sto violando la tua fottuta perfezione, la tua bellezza lunare.
Allontano le mie labbra dal tuo collo, sono così vicine alle tue che mi pare di vederti arrossire.
La tua maschera di ghiaccio si sta sciogliendo.
Prendo un respiro.
Sono calmo.
Ce la faccio, lo giuro.
Mi guardi le labbra.
Molli la presa, la pistola sta per cadere a terra, ma la prendo io.
Saresti sbiancato, se esistesse una carnagione più chiara.
Devo andare via.
I tuoi occhi di vetro si infrangono.
Sembri così piccolo.
Siedi sul pavimento, aggiungi un altro cerotto alla nicotina.
Devo scappare da questa follia.
-Devo andare. – dico, per poi uscire dal 221B di Baker Street.
Farti del male non era nel mio intento.
Sto impazzendo.
Spero che mi perdonerai, ma ho il folle terrore che non succederà.
Per andare a lavoro corro contro il  vento che mi congela il viso.
-Eccoti John, -Sarah mi saluta. –Cos’è quella cosa? –chiede, additando la mia faccia.
-Il mio volto. –rispondo, stupito.
-La barba. –risponde lei, tentando di non ridere.
-Ah, mi piace.
-Ok.
Entro nel mio ambulatorio, le ore passano lentamente.
Un messaggio.
--10.45 : Passami la penna. SH
--10.45 : Sai che non sono in casa.

Sembra quasi che tu abbia dimenticato ciò che è successo poche ore fa.
Io e te contro una parete, la tua vestaglia che lasciava scoperte le spalle.
Le mie labbra sul tuo collo, il tuo respiro pesante.
Sembra che tu abbia rimosso l’accaduto.
Non c’era spazio per una cosa del genere nel tuo Mind Palace?
--10.48 : Ah. E come faccio a scrivere? SH
--10.49 : Alzandoti e andando a prendere la penna.
--10:49 : Noioso. SH

Bussano alla porta, Sarah entra. –John, il signor Alan Pains è arrivato.
Sbuffo, appoggio il cellulare. –Prego, fallo entrare. – mi sforzo ad utilizzare il tono più gentile che riesco a produrre.
Il vecchietto entra nell’ambulatorio, si accomoda di fronte a me dopo avermi salutato.
-Buongiorno signor Pains, come si sente? –chiedo, fingendomi interessato.
-Oh no, non ho perso un dente. – pessimi problemi di udito –ma ho un dolore acuto all’anca. Sono caduto pochi giorni fa.
Il cellulare vibra, due volte.
Controllo il paziente. –Occorrono dei punti, come mai non è venuto prima? – quasi grido per farmi sentire.
Il cellulare vibra ancora, una, due, tre volte.
Per fortuna l’uomo è mezzo sordo.
-Pensavo che un cerotto potesse bastare! Ai miei tempi si faceva così.
-Certo, certo. – dico, alzando gli occhi al cielo.
Cucio la ferita e gli do delle bende. – Ecco a lei, e faccia attenzione.
Lo congedo.
Un’altra paziente, un’adolescente ossigenata con problemi di acne e mestruazioni, neanche fossi un ginecologo, prescrizione della pillola.
Il cellulare continua a vibrare.
Va via anche lei.
Leggo i messaggi, sei palesemente il mittente di tutti.
--11.03 : John, non ignorarmi. SH
--11.07 : Non costringermi a vendicarmi. SH

Ridacchio.
--11.13 : Ho deciso che chiamerò Angelo e prenoterò un posto per domani sera, il luogo più riparato, ci faccio portare le candele. SH
Sai benissimo quanto la cosa mi metta in imbarazzo.
--11.20 : Alle 21:15, va bene? SH
--11.35 : Ho trovato le sigarette, dentro la bocca di Billy, non è molto cortese. SH
--11.40 : [file allegato]. SH

Apro il documento.
--11.41 : Sul serio ti sei fatto una foto mentre fumi?
--11.42 : Pensavo fossi morto. Sarebbe stata l’unica buona ragione per non rispondermi. SH
--11.43 : Lavoravo. Spegni la sigaretta.
--11.43 : Sono annoiato. SH
--11:46 : Accetta il caso che ti ha offerto Mycroft.
--11:48 :  Noioso. SH
--11.50 :  La prospettiva di parlare con te è più interessante. SH
--11.51 : Ti serve qualcosa?
--11.52 : Il latte. SH
--11.53 : Ecco perché mi trovi interessante.
--11.53 : John Watson, tu lo sei sempre per me. SH

Rileggo il messaggio almeno dieci volte.
Ho il battito cardiaco accelerato.
Sto sorridendo come un idiota.
Rileggo ancora questo messaggio che mi fa venire la pelle d’oca.
Il cuore fa male, sembra che voglia scappare, rifugiarsi in qualcuno che lo saprà accontentare.
Sento il cellulare vibrare ma non riesco a muovermi, mi sento come se fossi ricoperto di cemento.
Sarah entra in ambulatorio, senza neppure bussare.
-Vorrei farti sorridere io in quel modo. – dice.
Non le rispondo.
Il telefono vibra.
-Con chi parli? –chiede. –Devo essere gelosa? È una nuova spasimante? –scherza?
-È solo Sherlock. – rispondo, tutto d’un fiato.
-Appunto.
-Eh?
In realtà ho capito benissimo.
-Uno spasimante.
-Smettila Sarah, - mi innervosisce anche solo pensare quanto lo vorrei. –è solo Sherlock.
-Va bene John.
Vibra ancora.
-Ok.
Esce.
--11.58 : Scusami, John . SH
--12.03 : Ti prego. SH
--12.07 : Scherzavo. SH

Forse è davvero così, non ci sarebbe altra spiegazione.
--12.10 : Scusa, parlavo con Sarah.
--12.17 : Capisco. SH
--12.17 : Faceva dei pessimi commenti sulla mia barba. Ahahah
J
--12.20 : A me piacciono i dottori ben rasati. SH

Potrebbe venirmi un infarto solo a casa delle tue parole.
Ho passato spesso delle notti in ambulatorio, specie quando tu…. Quando  eri via.
Entro nel bagno, dovrei aver messo qui da qualche parte una lametta.
Stupida minuscola stanza, più è piccolo il luogo più è facile perdere qualcosa.
Eccola, accanto alla schiuma da barba, ovvio John.
Mi insapono il viso, lentamente inizio a radermi.
-John? –una voce mi chiama.
Stupido vizio di non bussare.
Esco dal bagno –Dimmi Sarah.
-Uhm, sul serio?- chiede.
-Cosa?
Ha il mio cellulare in mano.
-Ore 12.20 “A me piacciono i dottori ben rasati”, Sherlock. – tenta di imitare la tua voce, come se fosse umanamente possibile copiare un suono profondo come un pozzo senza fondo.
-E allora? – chiedo, tentando di rimanere impassibile.
Ho imparato dal migliore.
-Ti sei rasato per il tuo “consulente investigativo”, Jawn?-continua a provare ad imitare la tua voce fiabesca da drago incantato.
-Non chiamarmi così.
Lei non è te, non può fare come te, ce l’ho stampato in faccia a caratteri cubitali.
-Oh certo, solo lui può. –è felice di questa situazione di merda.
-E soprattutto, non mi rado per Sherlock Holmes.
-Oh, sì. Ti credo. Se tu non fossi innamorato mi dispiacerebbe dirti che la cena di stasera deve saltare. Ho dimenticato di avere un impegno con la signora Hudson.
Mi sento sollevato, questa farsa è durata fin troppo.
-Ok. – dico, le prendo il mio telefono da mano.
-Ti lascio con il tuo nuovo ragazzo, oh siete così carini. Due fidanzatini perfetti.
-Sarah.
-Va bene così John, non voglio dividervi e, soprattutto, non voglio competere con lui.
Sembra sincera.
-È una storia che ti sei inventata.
-Ma davvero? Ti sei mai visto quando c’è lui? Hai un sorriso che fa paura. Hai visto come lo guardi? John, tu sei di Sherlock e non ho intenzione di mettermi in mezzo.
Sbuffo. –È un mio amico.
-Dannazione John. Lo negherai ancora per molto?
-Posso continuare a lavorare?-chiedo, con l’intenzione di farla tacere.
Lei sembra capire che ho bisogno di stare da solo. –Certo. Comunque volevo solo dirti che ho trovato qualcuno che può fare il secondo turno, puoi uscire alle tre.
-Ok, grazie. A più tardi.
Nessun cliente per ore, e troppo tempo per pensare.
A te, ovviamente.
Mi domando se la gente, quando ti guarda, pensa quello che penso io.
--12.48 : Da quando ti piacciono i dottori?
Sto davvero provando a flirtare con lui?
Mi chiedo se gli altri supplichino Dio per potersi perdere in quei tuoi occhi color cielo ogni secondo di ogni giorno.
Mi domando se essere innamorati significhi voler vivere di qualcuno, voler avere il suo odore impresso nella pelle.
--12.51 : Non vuoi sapere la risposta. SH
--12.51 : Sì invece.
--12.51 : No, non vuoi. SH
--12.52 : Lo voglio.

Voglio te più che altro.
Mi chiedo se essere innamorati voglia dire non esitare a rischiare la vita per qualcuno e morire mille volte dentro per non poter esprimere ciò che si prova.
Mi chiedo se l’amore sia un bambino capriccioso, che ingenuamente incarica un cupido ubriaco di scagliare frecce a destra e a manca.
--12.57 : John, sono l’unico consulente investigativo al mondo, so che non vuoi. SH
--12.58: Perché non dovrei?

Il cuore mi batte forte.
--12.59 : Perché hai paura della risposta. Anche se non devi. SH
Se non devo allora perché sono terrorizzato?
Sento mille coltelli conficcati nello stomaco, affilati sulla carne.
E ho la nausea, mi sta soffocando.
Non posso essere salvato.
Le parole che ho sempre voluto dire sono rimaste sospese a mezz’aria e bruciano.
--13.10 : Sono libero stasera. Cinese?
--13.11 : Non potevi scegliere di meglio.  SH

Un altro mittente:
--13:16 : John nn sn entrata x nn disturbare ancora. Puoi andare via anche ora. Non c’è nessuno. S
--13.16 : Ok, perfetto
.
Sarah è preoccupata per me, ma non ho mica bisogno di una balia.
Né di un’infermiera.
Mi tratta come se avessi bisogno di qualcosa o qualcuno che non sia tu.
Vado via dall’ambulatorio.
Viaggio in taxi, quattro chiacchiere scambiate con un tassista troppo ottuso.
-221B di Baker Street. –ordino.
Diciassette gradini.
--13.45 : Sherlock?
--13.50 : Sì? SH
--13.51 : È da mezz’ora che suono.
--13.51 : Ti ho chiesto di andare ad aprire. SH
--13.52 : Ma sono io ad aver suonato!

Mi viene da ridere.
--14:00 : Sherlock!
--14.01 : Non puoi usare le chiavi? SH
--14.01 : Le ho lasciate sul tavolo!

Sto gelando, dannazione.
--14.01 : Sei noioso. SH
--14.02 : Aprimi, subito.
--14.02 : Autoritario. SH

Ricordo l’inconveniente di stamattina.
Mi rendo conto di stare sorridendo.
--14.03 : Sherlock!
--14.05 : Sto sbuffando. SH
--14.06 : ORA!

Non sento nessun passo.
Giurerei che per venire ad aprire potresti aver volato.
-Mi hai lasciato fuori per ore! –mi lamento, ma tu sembri ignorarmi.
Ti chiamo, due volte.
Sei vestito come se fossi appena rientrato, togli la sciarpa e la posi sul divano.
Levi il soprabito, restando in camicia e giacca nere.
-Avevi freddo?-mi chiedi, è una cosa assurda. –Vero? –continui.
Annuisco, sedendomi.
Mi lanci il tuo cappotto nero. –Scaldati.
Non capisco. Dovrebbe essere qualcosa di gentile?
Balbetto un confuso grazie, e lo indosso, abbracciato dal tuo profumo.
Abbozzi un sorriso dolce, mi viene voglia di baciarti.
Mordo le labbra, tentando di uccidere il desiderio.
-Non credi che dovremmo parlare? – chiedo, ripensando al bellissimo inconveniente di stamattina.
-Ho ordinato cibo cinese. –dici, come se la tua risposta c’entrasse qualcosa con la domanda.
-Oh bene. –rispondo, non interessato.
-Non volevi parlarmi di questo, vero? –chiedi, con sguardo indagatore.
-Beh…volevo scusarmi.
-Per questo? –chiedi.
Sollevi la manica destra.
Un livido scuro come la notte viola la tua pelle lunare.
-Sono stato io? –sto balbettando, impietrito.
-Esatto. – ti avvicini e mi vuoi far alzare in piedi, lo capisco da come mi tiri per il tuo stesso cappotto, senza chiederti se lo stai rovinando.
Mi sollevo.
Non so come le gambe continuino a sostenermi.
Ho il tuo cappotto che arriva alle caviglie, troppo lungo, lo sto quasi schiacciando.
-Scusami Sherl… -mi zittisci, posi un dito sottile e pallido sulle mie labbra.
Mi gira la testa.
-John, se c’è una cosa che adoro fare è vendicarmi. –dici, un sorriso stranamente malizioso si impadronisce del tuo viso.
-Ah sì? – ti chiedo, con voce spezzata.
Sento la gola bruciare.
-Ti sei rasato? –stai ridendo.
-L’hai davvero notato solo ora?
-No. Ma volevo che fossi tu a dirmi perché.
-Non piaceva a nessuno.
Ridi.
Non escono più parole dalle nostre labbra, ma le nostre mani ancora si cercano.
Quel contato polso-polso che mi toglie il fiato e mi fa venire la pelle d’oca.
Mi basta essere sfiorato da te, senza nemmeno un vero e proprio tocco, per rabbrividire.
La tua vicinanza mi fa sentire strano, mi fa paura.
Sei così vicino che sento i polmoni andare in fiamme.
-Ti mette a disagio avermi così vicino? –chiedi, sistemandoti la giacca nera.
-Mi stai davvero facendo questa domanda?
Sembri non capire. –Sì, Jawn.
La mia voce trema, le mie mani la imitano.
Mi stai analizzando, avrai notato ogni dettaglio.
Sudorazione, respiro.
-E di grazia, posso sapere perché? – spezzi il corso dei mie pensieri.
Ti avvicini ancora, come se fosse umanamente possibile.
-Ti metto a disagio?- continui, arricciando il naso per il forte odore del mio dopobarba.
Una scelta pessima.
Resto ancora in silenzio, come se avessi le labbra cucite.
-O forse, hai paura di qualcosa? –chiedi, togliendoti la giacca.
-Non… non sono mica in pericolo. –rispondo, terminando la saliva.
-No? – le tue labbra  sfiorano la mia fronte.
Socchiudo gli occhi per un istante.
Devo trovare la calma, la tranquilli..
Stai sbottonando la camicia.
-Sherlock. – la mia voce suona come una supplica.
-Devo smettere?
Non riesco a credere a quello che ho appena fatto.
Ti ho spostato le mani, bruscamente, e le mie hanno preso a torturarti i bottoni del tuo indumento.
Non la smetti di sorridere.
Non vedi che sto impazzendo?
Manipolatore, bastardo.
Ti sbatto contro il muro.
-Amo quando fai il soldatino. – la sua voce è come una carezza sulla pelle.
Vorrei picchiarti, ma inizio a baciarti.
Le nostre labbra che si uniscono come se non stessero aspettando altro da secoli.
Ti svincoli dalla mia presa.
Mi levo il cappotto.
La camicia aperta è così scura da mettere in risalto il colore diafano della tua pelle.
Sono contro il muro, la differenza di altezza mi incatena in una prigione che profuma di te.
-Questo è veramente orribile, detestabile.- dici, trattenendo una risata.
Indichi il mio maglione natalizio, con due renne giganti cucite sopra.
-Così brutto che a parere mio occorre… -spezzo in due la tua frase, tirandoti per il colletto della camicia e rubandoti un bacio caldo, lungo. Umido.
-Toglierlo. –continui, sorridendo.
Mi sfilo il maglione, lo prendi dalle mie mani e lo lanci da qualche parte.
Le tue mani sono calde, dannatamente calde.  Come non lo sono mai state prima di ora.
Mi spingi verso il divano.
Ho paura di toccarti, sei come neve, e ho paura che ti possa sciogliere.
-Jawn. –mi chiami.
Dannazione. Amo, amo, amo il modo in cui pronunci il mio nome.
Levo del tutto la tua camicia, i tuoi pantaloni, ogni ostacolo ruvido che impedisce alle nostre pelli di sfiorarsi e alle mie mani di toccarti.
Stai dicendo qualcosa, ma sinceramente non ho idea di cosa.
Gioco con l’elastico dei tuo boxer, le tue iridi sono state divorate dalle tue pupille.
Sei bello come Venere, come la Luna.
-Come facevi a sapere quello che provo per te?- chiedo.
-Non lo sapevo, l’ho dedotto.
-Come?
-Jawn dai. –fingi di protestare, per farmi credere che vorresti solo coccole.
Io sono come sei.
-Ti prego, dimmelo.
Un sorriso si accende sul tuo viso.
-E’ stata una delle mie migliori deduzioni. –i tuoi occhi brillano.
-Corretta, ovviamente. –dico.
-Devi aiutarmi a dimostrarlo. –sorridi.
-Più di così, sul serio?
Sfiori la mia mano, sento il terreno mancarmi sotto i piedi, s’infrange la crosta terrestre e tutta Londra sprofonda verso il centro della Terra.
Tremo.
Passo la lingua sulle labbra.
-Spiegami.  
-Pupille dilatate, battito del cuore accelerato.
Ti ho sfiorato la mano e hai  iniziato a sudare. Ovviamente la dopamina, la noradrenalina e la serotonina agiscono sulle tue ghiandole sudoripare.
La tua voce è più profonda con me che con chiunque altro.
Crei una melodia dolce, come se accarezzassi le corde del mio violino.
Inconsciamente tendi ad imitare alcuni miei gesti e modi di fare.
Inizi a comprendere la logica che si nasconde dietro le mie deduzioni , anche solo guardandomi.
-Quando l’hai capito? –mi viene istintivamente da chiederti.
-Questa mattina ho capito che provavi anche tu qualcosa per me.
-Non mi hai mai espresso i tuoi sentimenti.
Sei Sherlock Holmes, è più unico che raro che tu lo faccia.
-Non volevo che tu mi rifiutassi. –sei risoluto.
-Come se fosse possibile. –dico, stupito.
-E allora perché,  dannato John Watson, mi respingevi? –una nota amara colora la tua voce.
Sorrido. –Puoi perdonarmi?
-Devi esserne all’altezza.
Le mie labbra percorrono ogni centimetro del tuo corpo, come se non potessi far altro che vivere del tuo sapore, consapevole di non poter vivere senza il tuo profumo.
Continui a farfugliare qualcosa, ma io riesco solo a sorridere ammirando l’eccentrica profondità dei tuoi occhi.
Non credo a quello che sto facendo, al modo in cui ti accarezzo.
Perdo l’ultimo briciolo di sanità mentale dentro di te, fissando quegli occhi annacquati dal piacere, dall’amore.
-Ti amo. – è questo che dici, lo sento ora.
E non solo a parole.




                                                                                               ***
Scusate ancora il ritardo...spero che vi sia piaciuta, lasciate commenti  e/o critiche! 
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