Everything
I do ... I do it for you
“
L’immaginazione
delle
donne è molto rapida: balza in un attimo
dall’ammirazione all’amore, dall’amore
al matrimonio.”
(Jane
Austen)
1998,
l’anno in cui Titanic si aggiudicò undici Premi
Oscar.
Mio
fratello e Orlando erano diventati molto amici. Chris
stava dando tutto se stesso per prepararsi al meglio al test
d’ammissione, e mia
madre non perdeva tempo per ripetergli quanto fosse bravo. A mio parere
la
recitazione non faceva proprio per lui, tuttavia con questa scusa
potevo vedere
Orlando quasi ogni giorno. Ed era bellissimo. Quando venne a sapere che
ero la
sorella di Chris, ne fu veramente sorpreso. Ero tremendamente
intimidita dalla
sua presenza, all’inizio a malapena lo salutavo. Col passare
del tempo riuscì a
liberarmi, a parlarci, e ad assistere alle performance sue e di mio
fratello.
Io non avevo occhi che per lui, ovviamente. Era bravo, eccome se lo
era. Invece
mio fratello ... lasciamo stare.
Dopo
che “Wilde” uscì al cinema, Orlando, fu
tempestato da nuove proposte. Ero al settimo cielo, non vedevo
l’ora di vederlo
come protagonista in un film. Tuttavia lui non era della stessa
opinione. Alla
fine ha rifiutato tutte le proposte, perché non si riteneva
ancora abbastanza
pronto. Voleva continuare a studiare, per diventare sempre
più bravo. E lo
ammiravo da morire per questo.
<<
Scarl, lo sai vero che Orlando non si
accorgerà mai di te? >> questa era la solita
Perald, con le sue solite e
fastidiose verità. << E’ grande, lui
guarda le ragazze della sua età non
le ragazzine come noi. >> Sapevo avesse ragione, ma come
si fa a
convincere una ragazzina nel pieno di una cotta pre-adolescenziale?
<< Un
giorno si accorgerà di me >> le dissi sicura
<< e a proposito: con
Jennifer è finita, si sono lasciati qualche settimana fa.
>> Perald mi
guardò portando le mani sui fianchi << e
allora? Se ne troverà
sicuramente un’altra. >> Sbuffai e le diedi le
spalle << bell’amica
che sei. >> Mi misi a sedere sui gradini
dell’anfiteatro, mentre Perald
cercava di trovare le parole giuste per scusarsi. << Dai,
non volevo
ferirti. E’ che questa cosa va avanti da quattro mesi, non
hai mai avuto una
cotta così lunga, a parte Leonardo. >>
Riuscì a farmi sorridere <<
non ti preoccupare: Leo è ancora al primo posto.
>>
Il
31 marzo si celebrava la premiazione degli Oscar.
Titanic aveva avuto dodici nomination ed era la prima volta che potevo
rimanere
sveglia fino a tardi per seguire la cerimonia. Mia madre era via per
lavoro,
così io e Chris avevamo la casa tutta per noi. Ovviamente
per lui non c’era
nessun problema se fossi rimasta tutta la notte davanti alla tv. Quella
sera
sarebbe uscito con Orlando e altri amici, perciò potevo
starmene tranquilla.
Peccato che la premiazione non sarebbe iniziata prima delle due del
mattino.
Alla
fine, dopo numerosi sforzi di restare con gli
occhi aperti, mi addormentai sul divanetto in cucina davanti alla tv.
<<
Ehi, fiorellino >> sentì sussurrare
<< sono le quattro del mattino, cosa ci fai qui?
>> Aprì gli occhi
quel tanto basta per vedere quel suo dolce sorriso << mm
mi sono
addormentata >> borbottai stiracchiandomi
<< volevo vedere gli
Oscar. >> Mi alzai leggermente e lui si sedette accanto a
me <<
Titanic sta stracciando tutti, a quanto vedo. >> Guardai
la tv e potei
costatare che effettivamente aveva vinto già sette
statuette. <<
Accidenti, volevo vederlo. Oh mio Dio, c’è Leo!
>> dissi appena
inquadrarono DiCaprio. << Ti piace proprio tanto, eh?
>> mi
punzecchiò lui << non capirò mai
voi donne. >> Arrossì e mi sforzai
di guardarlo << cosa non capisci? >> Mi
prendeva sempre in giro per
questo fatto di Leonardo. Beh, lo faceva sempre anche mio fratello, non
era una
novità per me. Però non capivo cosa ci trovassero
di così strano. <<
Milioni di ragazzine che vanno dietro a un ragazzo che nemmeno
è a conoscenza
della loro esistenza. Non lo trovi assurdo, fiorellino?
>> Feci spallucce
e tornai a guardare la tv << anche tu avrai delle fan,
quando diventerai
un attore famoso. >> Orlando scoppiò a ridere,
come se avessi detto
qualcosa di veramente impossibile << aspetta, quindi per
te ... io sarei
bello? Bello quanto DiCaprio? >> Avrei dovuto mordermi la
lingua. Iniziai
a balbettare qualcosa di insensato, non sapevo cosa inventare.
<< Va
bene, va bene. Non c’è bisogno che ti agiti tanto
>> mi fermò continuando
a ridere, prendendomi in giro al suo solito. <<
Dov’è mio fratello?
>> domandai nel cercare di cambiare discorso.
<< L’ho accompagnato
nella sua camera, è ubriaco fradicio, non si reggeva in
piedi >> mi
informò. << Che idiota. E tu non hai bevuto?
>> Orlando fece di no
col capo << no, non lo reggo per niente, preferisco
evitare. >>
Sorrisi per quello che aveva appena detto << sei un bravo
ragazzo, tua
madre sarà orgogliosa di te. >> Ci
rifletté un po’ su, poi annuì
<<
sì, può darsi. Penso che ogni madre sia
orgogliosa dei propri figli, no?
>> Spostai lo sguardo a terra, rattristendomi di colpo
<< la mia
no. Lei vuole bene solo a Chris. >> Orlando mi
alzò subito il viso
<< perché dici questo? Guarda che ti sbagli,
tua madre vuole bene a entrambi.
Non voglio più sentirtelo dire. >> Ci mancava
poco mi mettessi a piangere,
ma riuscì a trattenermi. << Adesso va a
dormire, è tardissimo. >>
Annuì continuando a tenere lo sguardo abbassato. Mi alzai e
andai a chiudere la
Tv << fiorellino, te ne vai senza nemmeno salutarmi?
>> Avvampai
come non mai e rimasi immobile. Orlando rise e si alzò per
venire da me
<< buonanotte, piccolina >> mi disse
dandomi un bacio sulla guancia
<< sei una bambina adorabile, lo sai? Dormi bene e ...
prenditi cura di
tuo fratello. >> Rimasi imbambolata a fissarlo, e alla
fine riuscì ad
annuire a ciò che mi aveva detto. Ogni
volta che mi baciava, sentivo un dolce calore dentro di me. Quella
cotta stava
diventando sempre più grande, giorno dopo giorno.
A
settembre iniziai l’ultimo anno delle medie, Chris
fece il test d’ammissione, ma purtroppo non venne preso. Mia
madre lo difese
dicendo che erano quelli della scuola i veri incompetenti, non suo
figlio.
C’era d’aspettarselo, anche quando Chris falliva,
nostra madre trovava sempre
un pretesto per essere orgogliosa di lui. E invece io, anche se
prendevo voti
alti a scuola, era come se non esistessi per lei. Orlando si sbagliava,
lei non
mi voleva bene, anche se non ne capivo il motivo.
<<
Scarl, non trovi che Mark sia carino?
>> mi chiese Perald durante la lezione di letteratura
inglese, << Mark
... il nostro compagno di scuola? >> Lei annuì
facendomi rimanere di
sasso. << Non lo so, lo conosco dalle elementari. Non
l’ho mai visto
sotto quest' aspetto. >> Perald sorrise sognante
<< è così carino.
Lo sai, ho un debole per i biondi occhi azzurri. >>
Pensavo di avere
anch’io un debole per i biondi, forse mi sbagliavo.
<< A me non piace.
>> Lei mi guardò annoiata <<
ancora non sei una teenager, non puoi
capire. >> Rimasi un attimo perplessa << e
quando lo diventerò?
>> chiesi preoccupata. << Al tuo
tredicesimo compleanno,
naturalmente. >> rispose sicura di sé.
<< Ma ho tredici anni, cioè
... manca poco, però ... >> Mi interruppe
<< quando li compirai ne
riparleremo, Scarl. Sono sicura che inizierai anche tu a guardarti
intorno.
>> Non faceva che aumentare la mia confusione
<< guardarmi intorno?
In che senso? >> Perald sbuffò, il che fece
adirare la nostra
professoressa. << Ma insomma. Voi due, volete prestare
attenzione alla
lezione? Non avete fatto altro che parlare. >> Ci
scusammo entrambe e,
per fortuna, non ci mise una nota. << Dicevo ... ci sono
tanti bei
ragazzi, inizierai a guardarli anche tu. >> Ancora non
riuscivo a capire
<< Ma io i ragazzi li guardo già.
>> replicai confusa. << Se
vabbè, sto parlando dei ragazzi della nostra età,
non di quelli
irraggiungibili. >> Annuì leggermente
<< e sarebbero? >> La
mia amica ci pensò due volte prima di sbuffare di nuovo
<< Leonardo e
Orlando. Anche se ... Orlando,diciamo, sarebbe più
raggiungibile, ciò non
toglie che è comunque un ragazzo impossibile. Ora hai capito
cosa voglio dire?
>> Risposi di sì, tuttavia a me i ragazzi
della nostra età non piacevano,
non c’era niente da fare.
Un
giorno, mentre io e Perald facevamo merenda nei
giardini della scuola, si avvicinò un ragazzo. Io nemmeno lo
conoscevo, ma la
mia amica subito mi prese dal braccio, come per avvertirmi della sua
presenza.
<< Ciao ragazze >> ci salutò lui
cordialmente << volevo darvi
l’invito per il mio compleanno. >> Guardai
Perald meravigliata, e poté
costatare che lei non lo era affatto. << E’
questo sabato, potete venire?
Tu ... Scarlett, verrai? >> Non sapevo cosa dire, a dire
la verità. Io
quel ragazzo non l’avevo mai visto e non capivo
perché era venuto da noi.
<< Certo che ci veniamo >> rispose Perald
per entrambe <<
grazie per averci invitate. >> Lui mi sorrise e se ne
andò. <<
Scarl! E’ il ragazzo più carino della scuola! Ti
rendi conto? È Luke Thompson. Non
ci posso credere. >>
E mentre la
mia amica gioiva per l’invito, io mi disperavo per la gran
scocciatura di dover
andare a quella festa.
Quel
pomeriggio, mia madre era a lavoro e Chris era uscito
con i suoi amici. Dovevo andare a piedi a casa di Perald, e sua madre
ci
avrebbe accompagnati a casa di quel ragazzo. Che tra l’altro,
non capivo tutto
quest’entusiasmo. Okay, era il ragazzo più carino
della scuola, ma per me non
significava proprio nulla.
Proprio
nel momento in cui stavo per uscire da casa,
suonò il telefono. Andai a rispondere, piuttosto scocciata.
Era Chris. <<
Scarlett, dì a mamma che in questo momento sono in ospedale,
non so quando
tornerò, dille solo di stare tranquilla. >>
Spalancai gli occhi
stringendo la cornetta nella mia mano <<
cos’è successo? Stai bene?
>> chiesi col cuore in gola. <<
Sì, io sì. Orlando ... è caduto ...
ha fatto un volo di tre piani ... è vivo, ma ancora non
sappiamo nulla sulle
sue condizioni. >> La cornetta del telefono
scivolò via dalle mie mani e
cadde a terra. Nella mia testa risuonavano le parole di mio fratello.
Non
riuscivo a pensare a nient’altro. Subito uscì da
casa a mi misi a correre.
<<
Scarlett? Che diavolo ci fai qui? E mamma?
>> Cercai di riprendere fiato << come sta?
>> Mio fratello
era sorpreso di vedermi lì, non se lo sarebbe mai aspettato.
<< Non so
ancora niente. Stanno arrivando i suoi. >>
Annuì e mi guardai attorno,
ancora col cuore che mi batteva all’impazzata.
<< Ma come hai fatto ad
arrivare? >> domandò Chris. <<
Ho preso tre autobus, ho chiesto un
po’ in giro ... ed eccomi qui. >> Era
l’ospedale più vicino, dovevano
essere lì per forza, ecco perché ero riuscita a
trovarli. Non ne ero
assolutamente certa, ma dovevo pur tentare. << Ragazzo?
>> lo
chiamò un’infermiera << vieni, il
tuo amico si è appena svegliato.
>> Sorrisi e guardai Chris.
Entrammo
nella stanza e appena vidi quei suoi occhioni
dolci e sorridenti, quasi non scoppiai a piangere. Era immobile su quel
letto,
mi si spezzava il cuore a vederlo così. <<
Fiorellino, cosa ci fai qui?
Non avevi una festa oggi? >> Feci di no col capo cercando
di sorridergli
<< non importa. Come ti senti? >> Mi
avvicinai e gli sfiorai la
mano << uno schifo. Dovevo stare più attento,
accidenti a me. Adesso ...
non so nemmeno cosa ne sarà della mia vita. >>
Sentimmo
qualcuno bussare alla porta << Orlando?
>> entrò una signora << figlio
mio, ma che cos’hai combinato?
>> Dedussi si trattasse di sua madre. <<
Niente, mà. Volevo
imparare a volare, ed eccomi qui. >> Riusciva a fare
l’ironico anche in
una situazione come quella, da non credere. <<
Fratellone, accidenti a
te, devi sempre combinare qualche guaio. Quando cresci?
>> entrò una
ragazza, sicuramente sua sorella. << Mai, Sam.
>>
Aspettammo
che i medici ci dicessero qualcosa. A
quanto avevo capito Orlando si era spezzato una vertebra durante la
caduta, ed
era già tanto che fosse lì tra noi. Quando il
dottore entrò, restammo tutti in
silenzio ad ascoltarlo. << Mi dispiace darti questa
notizia, ragazzo. Hai
solo ventuno anni, sei ancora troppo giovane ... ma le
possibilità che tu torni
a camminare sono nulle. >> Sua madre lo strinse forte, ma
Orlando non era
per niente spaventato. << Mi dica dottore,
potrò ... fare sesso di nuovo?
>> Sua madre e sua sorella lo sgridarono subito
<< Orlando, santo
cielo! Con tutte le cose importanti che ci sono, ti viene in mente
proprio
quello? Sei incorreggibile. Inoltre c’è una
bambina nella stanza, ma non ti
rendi conto? >> Orlando mi guardò come per
scusarsi, ma ero troppo in
imbarazzo per continuare a fissarlo.
Chris
tornò a casa per avvertire nostra madre, ed io
decisi di rimanere in ospedale. Sua madre e sua sorella erano impegnate
a
parlare con i medici, così io e Orlando restammo da soli per
un po’. <<
Io tornerò a camminare, i medici possono dire quello che
vogliono, ma io non
vivrò per il resto della mia vita su una sedia a rotelle.
>> Lo guardai
per un attimo, poi annuì << sono
d’accordo con te. >> Lui si voltò
sorpreso << davvero? Pensavo mi prendessi per pazzo.
>> Risi
<< no, non sei pazzo. Tu camminerai di nuovo, finirai gli
studi,
diventerai un attore famoso e ... >> Mi fermai in tempo,
prima di dire
una sciocchezza del tipo “ mi sposerai “.
<< Ehi, ti sei fatta un
progetto della mia vita? >> Arrossì e abbassai
lo sguardo intimidita.
<< Fiorellino, smettila di arrossire e abbassare la testa
ogni volta che
dico qualcosa. >> Annuì e provai a guardarlo
negli occhi, <<
scusami. >> Lui sorrise << sai, prima di
conoscerti, mi chiedevo se
le ragazze con le guancie rosse esistessero ancora. >>
Divenni ancora più
rossa di quanto già non fossi. Orlando scoppiò a
ridere, e sentirlo ridere, per
me, era come toccare il cielo con un dito.
All’improvviso
entrò qualcuno nella stanza <<
Orlando, tesoro, ho appena saputo dell’incidente. Come stai?
>> Era
Sophie, la sua nuova ragazza. << Bene, non preoccuparti.
>> Lei si
voltò distrattamente verso di me << e lei chi
è? La tua sorellina?
>> Già non la sopportavo. << No,
sono una sua amica >>
risposi al posto suo. << Oh, ehm ... tesoruccio, potresti
lasciarci da
soli? Io e il mio ragazzo abbiamo bisogno di un po’ di
privacy. >> La
guardai sprezzante, ma prima che potessi aprire bocca, fu Orlando a
parlare al
posto mio. << Lei può stare qui.
>> Sorrisi, ma la sua ragazza non
la prese bene << cosa? Io faccio di tutto per correre da
te, e tu non
apprezzi nemmeno un pochino? Scusami se ho voglia di coccolarti un
po’.
>> Che
oca. << Sono caduto
oggi pomeriggio, verso le tre. Mi sono svegliato alle quattro e mezzo
in
quest’ospedale e ... Scarlett era già qui, per me.
Tu c’hai messo quattro ore
per venire da me. Quindi quella che deve uscire da qui non è
lei. >> La
ragazza rimase senza parole, poi prese la sua orribile borsetta e si
alzò
indignata << tanto lo sapevo, tu volevi soltanto portarmi
a letto. E dopo
che ci sei riuscito, non ti servo più, è chiaro.
Sai cosa ti dico? Vattene a
fanculo, stronzo. >>
<<
Scusami ... non volevo farvi litigare
>> gli dissi sincera. << Ah, non
preoccuparti. Ero stanco di lei,
due mesi con quella ragazza sono veramente troppi. E’
insopportabile. Sono
contento sia finita, adesso ho ben altro cui pensare. >>
Speravo che i
medici si sbagliassero, e che Orlando riprendesse a camminare. Aveva
ancora
tanto da fare, tanti sogni da realizzare. Non poteva finire in quel
modo.
<< Orlando, promettimi una cosa >> gli
sussurrai avvicinandomi al
letto. << Certo, fiorellino. Qualunque cosa.
>> Mi feci coraggio e
toccai la sua mano << promettimi che non cambierai mai,
che resterai
sempre il ragazzo dal sorriso gentile che conosco. >> Non
riuscì a
trattenere una lacrima, mi faceva troppo male vederlo in quello stato.
<<
No, fiorellino, non piangere >> mi sfiorò una
guancia << te l’ho
detto: io camminerò di nuovo, non devi stare in pena per me.
>>
Nei
giorni a seguire i medici sottoposero Orlando a un
intervento. Io andavo a trovarlo tutti i giorni, dopo scuola. Anche
quando
pioveva. Prendevo i tre autobus e andavo in ospedale, da lui. E ogni
volta che
vedevo quel suo sorriso, le mie giornate prendevano un senso.
<<
Come stai oggi? >> era da più o meno
una settimana che gli facevo quella domanda. << Mm sto
con ... tre
placche metalliche e sei bulloni impiantati nella schiena, per il resto
sto
benone. >> Mi sedetti accanto a lui e
tirai
fuori un pezzo di torta. << Ah, l’hai portata
anche oggi. Sei la bambina
più adorabile del mondo. >> Si lamentava
sempre per il pessimo cibo che
gli davano in ospedale, così ogni giorno gli portavo un
pezzetto di torta.
<< Stai attento a non sporcarti, altrimenti se ne
accorgeranno. >>
Sembrava un bambino davanti al suo dolce preferito. <<
Tra dieci giorni
potrò uscire da qui, non è fantastico?
Potrò riprendere gli studi, anche se
dovrò stare per un po’ con le stampelle. Comunque
mi riprenderò, seguirò la
terapia e tornerò come nuovo. >>
Fortunatamente i medici si erano
sbagliati, Orlando si stava pian piano riprendendo. Non sapevamo se un
giorno
sarebbe tornato a camminare normalmente, ma io avevo piena fiducia in
lui. Era
stato miracolato. Sì, perché la vita per lui
aveva in serbo un altro destino.
<<
Grazie per tutto quello che fai per me
>> mi disse il giorno prima dell’uscita
dall’ospedale << sei come
una sorellina adottiva. >> Sospirai e cercai di
sorridere, ma ci rimasi
terribilmente male davanti a quella sua affermazione. Infondo,
però, l’avevo
sempre saputo. Ero come una sorella per lui e, forse, per il momento mi
bastava
essere quello.
Era
il 1998.
*Spazio
Autrice*
Ecco
il secondo capitolo ^-^
Ringrazio
Jess
Chan e Jodie_ always per
aver
messo la FF nelle preferite ^^
E
ringrazio Nikihorse e ToomuchloveforLegolas
per aver recensito :D
E grazie anche a chi ha solo letto :D
Alla
prossima :)
Baci
Scarl.