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Autore: Ely_fly    21/05/2015    0 recensioni
Una piccola serie di one-shot incentrate sulla famiglia Grayson, tutte collegate a vari episodi quotidiani.
Non sono collegate tra loro!!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Grazie mille, ragazzi. Cercheremo di sbrigarcela il prima possibile» ringraziò Richard, aprendo la porta e uscendo, prontamente seguito dalla moglie, intenta a salutare i suoi figli.

«Nessun problema, Dick. Sarà un piacere badare a questi teneri frugoletti» rispose Cyborg, arruffando i capelli del piccolo William. Il “tenero frugoletto” in questione si divincolò dalla sua presa e gli assestò un calcione allo stinco, gridando: «Io non sono tenero!»

Cyborg represse un gemito di dolore, mentre Richard e Rachel cercavano di scusarsi in tutti i modi per il comportamento al limite del maleducato del bambino.

«Direi che hai capito tutto della vita, ometto!» intervenne Garfield, la piccola Vera stretta tra le braccia. William gli rivolse un sorriso smagliante. Per motivi sconosciuti a tutti, il bambino aveva una vera e propria passione per il mutaforma e passava molto tempo insieme all’uomo verde. «Fate con calma, ragazzi. Sono sicuro che passeremo un pomeriggio divertentissimo!»

«Sì, be’… Se ne può discutere» mugugnò Cyborg, scoccando un’occhiataccia al piccolo Grayson, che sorrideva tutto tronfio.

«Allora noi andiamo» disse Rachel, con un ultimo saluto ai due bambini.

 

«Quanto vorrei che Starfire fosse con loro…» confessò Rachel, una volta in macchina, lontano da orecchie indiscrete.

«Dai, Rachel, sono solo un paio d’ore, sono sicuro che Cyborg e Garfield se la caveranno anche senza l’aiuto di Star. Anche perché la vedo difficile, per lei, piantare il lavoro per badare a Will e Vera.»

«Se lo dici tu…» mormorò lei, dubbiosa.

«Dai, sono bambini tranquilli. E abbiamo spiegato a tutti e due come fare per cambiare il pannolino di Vera. E ora, forza. Ci aspetta un pomeriggio di puro divertimento all’Ikea.»

«Era sarcasmo, quello?»

«Assolutamente no!»

«Guida e basta, ti prego.»

«Certo, cara.»

 

«Allora, bambini, cosa volete fare?» chiese Garfield, tutto contento, sfregandosi le mani.

In tutta risposta, la piccola Vera scoppiò a piangere disperata. L’uomo rimase spiazzato e guardò la bambina con orrore.

«Gar! Che cosa hai fatto?» domandò severo Cyborg, accorrendo dal bagno.

«Ma… Io… Niente!» balbettò il mutaforma, agitato.

«E allora perché sta piangendo come se la stessi torturando?» ribatté l’altro.

In quella, anche William iniziò a piangere. Probabilmente per solidarietà verso la sorellina, oppure per il puro gusto di essere d’impiccio. Chi capisce le menti dei bambini di sette anni è bravo.

«Oh no!» esclamarono i due amici in coro, tirandosi delle sonore manate sulla fronte.

«Che cosa facciamo?» domandò terrorizzato Garfield, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essere d’aiuto per calmare i due fratelli.

«Non lo so! Non ho figli!» ribatté Cyborg, cullando la bambina come meglio poteva. Il brusco movimento non fece che incrementare il pianto della piccola.

«Perché, ti pare che io li abbia? In tal caso, devo essermi perso qualche passaggio!» strillò il mutaforma, fissando truce l’amico, mentre cercava di calmare William con delle facce buffe. Niente, peggio che vendere ghiaccio agli eschimesi.

Con uno sforzo sovrumano, i due uomini riuscirono a spostarsi in salotto, dove fecero sedere Will sul divano accanto a Garfield, che cullava Vera, mentre Cyborg correva in cucina a preparare la merenda.

 

Dopo altri cinque minuti di pianto ininterrotto, Garfield non ne poteva più e di Cyborg e della merenda ancora non si vedeva traccia.

«Come è possibile che piangano così tanto?!? La madre è praticamente muta, per l’amor del cielo!!» si lamentò l’uomo,  gettando la testa all’indietro.

«Non che il padre sia molto più loquace, vero?» si palesò Cyborg, portando un vassoio carico di cialde e di fazzoletti di carta. Con attenzione posò i dolci sul tavolino e passò all’amico la scatola di fazzoletti, con cui l’uomo prontamente salvò il loro divano da una cascata di moccio.

 

«Ti dico, secondo me sono adottati» borbottò il mutaforma, destreggiandosi abilmente tra bambini e fazzoletti.

«Lo direi anche io, se non fosse che sono le copie sputate di quei due…» rispose l’altro, prendendo Vera dalle sue braccia e cominciando di nuovo a cullarla, nella speranza che si addormentasse. Sempre che non fosse capace di piangere anche nel sonno, perché in tal caso non avrebbe risposto delle sue azioni.

Fortunatamente per i due amici, alla vista dei dolci, William aveva deciso che piangere era decisamente una perdita di tempo, quando poteva mangiare le cialde preparate da Cyborg, quindi si era quietato all’istante, quasi per magia e aveva iniziato a mangiare cialde come se non ci fosse un domani.

«Almeno uno si è calmato» commentò Garfield, rilassandosi sul divano per qualche secondo. Il bambino accanto a lui gli fece un gran sorriso e continuò imperterrito la sua attività, mentre anche la sorellina continuava a strillare come una disperata.

 

Quando i coniugi Grayson entrarono in casa, vennero accolti dalle urla strazianti della loro secondogenita. Rachel si precipitò a salvarla dalle braccia di Cyborg e, nel giro di qualche secondo, la bambina dormiva pacifica come un angioletto. I due ex-Titans la guardarono sotto choc, mentre Rachel le canticchiava all’orecchio la sua canzoncina preferita.

«La porto in macchina. Grazie dell’aiuto» disse la donna, con un veloce cenno di saluto ai due amici, uscendo velocemente dalla porta per mettere al sicuro la figlioletta. Chissà che le avevano fatto quei due!

Richard si fermò un attimo di più a ringraziare gli amici per la cortesia e ad aspettare che William uscisse dal bagno. Quando il bambino lo raggiunse, cominciò ad uscire dalla porta, ma, colto da un pensiero improvviso, si voltò: «Ma Vera ha pianto tutto il pomeriggio?» chiese.

«Ehm…» risposero brillantemente i due amici, guardandosi. Come potevano dire al loro migliore amico ed ex-leader che sua figlia di un anno era una carognetta? Se poi lo fosse venuto a sapere Rachel, i loro resti non sarebbero stati riconoscibili nemmeno con un’analisi al microscopio.

«Anche a casa piange spesso, ma basta cantarle la sua canzoncina preferita e si calma subito» spiegò l’uomo, prendendo la risposta dei due per un “sì”. «Will non ve l’ha detto?» domandò poi, scuotendo la testa e cominciando a scendere le scale.

Garfield e Cyborg rivolsero uno sguardo di puro odio al bambino, che sorrise beffardo con il suo faccino angelico e scappò via dietro al padre.

 

«Hai ancora dubbi sul fatto che siano proprio i figli di Raven e Robin?»

«Credo di averli risolti.»

  
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