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Autore: Lady Warrior    21/05/2015    1 recensioni
Eva è l'unica donna rimasta al mondo. è stata salvata dall'estinzione del genere umano da una scienziata. Si risveglia dopo circa un millennio dall'accaduto, e scopre grazie a una voce meccanica registrata che il suo compito è ricreare il genere umano, grazie a una grande quantità di sperma conservato in alcune boccette dentro il bunker nel quale era stata rinchiusa. Eva si comporterà di fronte al mondo come una bambina, quasi come un animale, essendo l'unico essere vivente sul pianeta, e prenderà sul serio il suo compito. Ben presto, però, scoprirà di non essere sola e allora inizierà a porsi delle domande, e capirà che anche per lei vi sono delle scelte. Deve veramente portare a compimento il suo compito? Qual è il vero scopo della sua vita?
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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†Dwigh†
 


 
Il Dresdan uscì dalla stanza dove era ricoverata l’umana. Si guardò attorno. Tutto pareva in regola: gli infermieri svolgevano il proprio lavoro, così come i medici.
-Tutto bene, generale?- chiese un dottore.
-Tutto bene, grazie. Tenete l’umana sotto osservazione. Non voglio che ci sfugga-
-Ai suoi ordini, come sempre-
Dwigh si avviò a passi larghi verso l’uscita della struttura, se così si può definire una rovina di un supermercato restaurata alla bell’è meglio, e una volta fuori si diresse con fare deciso verso destra. L’aria satura di polvere gli recò un leggero fastidio ai suoi occhi, di natura molto delicati. Fortunatamente non c’era rumore di spari, tutto pareva tranquillo. Si diresse verso la piccola tendopoli, dove stavano i servi, che subito, non appena lo videro, si accinsero a chiedergli cosa desiderasse, al che lui li scacciò con un veloce gesto della mano. Generalmente non trattava i servi con superiorità e superbia, ma gli piaceva socializzare con loro per mostrare loro che non era un nemico, ma in quell’occasione non aveva tempo, l’umana aveva la priorità. A pochi metri dalla tendopoli, verso nord, si profilava un’alta torre dai lineamenti rozzi e barbari, costruita grazie alle macerie. Dwigh entrò dentro e salì in fretta all’ultimo piano, era in ritardo, e i Radas non amavano chi non arrivava puntuale.
Come aveva previsto, il collegamento iperspaziale era già stato acceso, e davanti a lui si profilavano gli ologrammi dei sue governanti.
Dwigh si accinse a inchinarsi.
-Jyak ci ha comunicato che avete una sorpresa per noi. Una grande sorpresa, che potrebbe aiutare la scienza- disse la regnante femmina, di cui nessuno conosceva il nome: era usanza che i nomi dei Radas, i regnanti, fossero ignoti a tutti, persino i due sposi non sapevano il nome del proprio coniuge.
Dwigh si morse un labbro. Non poteva mentire ai Radas, ma non voleva dir loro di Eva. Era troppo affrettato, e poi avrebbero di certo trattato la ragazza come una cavia da laboratorio, non avrebbero rispettato la sua unicità, o peggio, forse l’avrebbero uccisa per paura di chissà quale catastrofe. E Jyak lo sapeva. Dwigh gli lanciò un’occhiata di fuoco.
-Non mi sembra una scoperta così importante- temporeggiò il Dresdan.
-Se tu non fossi il Generale dell’Esercito Esterno avrei già ordinato di infliggerti una pena memorabile. Mia moglie non ti ha chiesto un’opinione personale, e comunque, il ritrovamento di un essere umano vivente non mi pare una scoperta di poco conto- disse il Radas maschio.
-Suvvia, marito caro, perdona Dwigh. Chissà cosa teme, sai come è malleabile il suo cuore, nonostante abbia ucciso quasi mille esseri viventi. La questione di cui dobbiamo parlare è cosa farne della ragazza- rispose la regnante femmina. Dwigh esitò sul corpo della Radas, le cui forme parevano portate sin all’estremità, caratteristiche di tutte le femmine Dresdan, ma l’abito nero e succinto della regnante le metteva in evidenza più che mai, e a Dwigh non sfuggì neppure quella volta lo sguardo indagatore e incantato del suo secondo alla visione della regnante. Certo, la visione di quella fanciulla aveva stupito Dwigh: aveva visto sempre donne robuste e alte, era la prima volta che notava un corpo esile in una femmina.
-Se mi posso permettere- s’intromise Jyak, prima che Dwigh potesse proferir parola
 –Io ritengo che noi Dresdan abbiamo un sistema immunitario molto debole: scoperte scientifiche hanno dimostrato che se unissimo il nostro sangue a quello di un’altra specie con difese immunitarie più potenti, potremo rafforzarci. Nessun alieno, tuttavia, donerebbe il suo sangue ai Dresdan. Io dico di prelevare l’umana e di portarla su Dresd, prelevarne tutto il sangue e riprodurlo in boccetta, cosa che sappiamo fare, per poi distribuirlo a tutti-
-Vuoi dissanguarla?- chiese Dwigh, mal celando il suo disgusto in proposito.
-Dwigh, è l’ultimo esemplare di una specie estinta. La sua morte non nuocerà all’armonia dell’universo, e oltretutto ciò contribuirà al benessere del nostro popolo- ribatté Jyak.
-Sarà l’ultima esemplare di una specie estinta, ma è un essere vivente! Non possiamo macellarla così, senza ritegno, senza etica! I nostri scienziati sono sempre al lavoro, troveranno una soluzione che non implichi il dissanguamento di una persona!- replicò indignato il generale.
-Dwigh caro, Jyak tentava solamente di trovare un’utilità pratica all’umana. Hai per caso tu un’idea?- chiese la Radas.
Dwigh guardò in basso: in effetti non l’aveva. Lasciarla libera non sarebbe stato nei piani dei Radas, era improponibile.
-Voglio insegnarle ciò che so sull’umanità. Se riuscirà ad imparare, potrà vivere come una di noi, qui, nella colonia. In caso contrario, diventerà parte della servitù-
Il Radas, a quel punto, scoppiò in una gelida risata.
-Vuoi trattare un alieno come un tuo pari? Soprattutto, non sappiamo nulla degli umani. Potrebbero essere una specie aggressiva. Cosa accadrebbe se la ragazza rivoltasse contro di noi ciò che tu gli vuoi insegnare?-
-Non penso sia possibile. L’ho vista, è totalmente innocua. Anche se un giorno si rivelasse non essere tale, penso che il nostro esercito sia in grado di uccidere una singola persona-
Il regnante non parve soddisfatto, ma la moglie gli posò una mano sulla spalla.
-Se Dwigh vuole trattare la fanciulla come un gingillo personale, che faccia pure. Non trovo utilità nell’umana, anche se l’ipotesi di Jyak era affascinante. Ho trovato un compromesso: Dwigh attuerà il suo piano, finché noi non ne avremo uno nuovo e più efficace. E non dimenticarti di presentarcela, generale- disse la regnante, prima di toccare un punto imprecisato della stanza e disattivare il collegamento.
Dwigh tirò un sospiro di sollievo: la ragazza era salva, per ora.
 
 
Eva osservò il suo vestito. Non ne aveva mai avuto uno! Chissà se gli umani li usavano. Guardò la flebo. Chissà cos’era quel liquido che le entrava nelle vene. E se fosse stato pericoloso? Eva temette un attimo per la sua salute, poi si calmò. Si sentiva bene. Iniziò a riflettere su ciò che era accaduto. Cos’era quell’oggetto che aveva trovato? Perché non aveva un bambino in pancia? Aveva sbagliato qualcosa? Cosa volevano quegli strani esseri da lei? Quando sarebbe potuta ritornare a casa?
Si stava proprio ponendo tali domande in cerca di una risposta, quando la porta si aprì, ed entrò un Dresdan di poco più basso di Dwigh, dai folti capelli neri.
-E quindi questa sarebbe la puttanella umana di cui parlavi? Me la immaginavo diversa- disse il tipo.
-Jayk! Modera le parole, non tollero offese!- lo redarguì Dwigh, entrato in quel momento.
Era un’offesa? Eva voleva chiedere cosa significasse quella parola, puttanella, ma desistette. Si sentiva ignorante, insieme a quelle creature.
-In effetti hai ragione. Pare innocua. Chissà, magari potremo divertirci, in futuro- commentò Jyak, ostinato.
-E come? Non c’è nulla di divertente qui. E poi, io tornerò a casa, una volta guarita- disse Eva, non capendo il doppio senso.
Jyak esplose in una sonora risata, mentre Dwigh sospirava.
-Sarà bene che te ne vada, Jyak. La tua presenza non è richiesta qui. Controlla il bastione nord- gli ordinò Dwigh.
L’altro fece una smorfia di disapprovazione e fece un inchino irrisorio, prima di lasciare la stanza.
-Perdonalo, ha un brutto carattere- lo scusò Dwigh.
Eva rimase in silenzio. Non aveva voglia di parlare. Quegli esseri le incutevano ancora un po’ di timore, e anche se Dwigh non pareva pericoloso, ancora un po’ la spaventava.  L’altro parve averlo notato, e le si era avvicinato.
-Io devo andare fuori. Devo sbrigare il mio lavoro, signorina. Se hai bisogno di cure, ci sono i medici. Premi il pulsante sul muro, alla tua destra, e verranno. Se avrai bisogno di parlare, o di qualunque altra cosa, io sarò qui sul calar del sole. La mia stanza ha un amplificatore che mi permette di sentire se mi chiami>> le disse. Eva annuì, ma non aveva la ben che minima intenzione di farlo.
Osservò l’alieno uscire dalla stanza, poi si girò di lato, sperando di uscire presto da lì.
 
Dwigh ritornò presto nella sua stanza, quella sera, dopo essersi accertato delle condizioni di salute della ragazza. Si sentiva incuriosito dall’umana. Da poco tempo che la sua civiltà era scomparsa, quegli esseri erano diventati un modello per i Dresdan, che grazie allo studio della cultura e della tecnologia dell’umanità avevano appreso la strada per una rapida evoluzione. Erano riusciti a rintracciare molti libri, vari reperti, e addirittura qualche apparecchio tecnologico. Uno in particolare aveva affascinato Dwigh: era una sorta di parallelepipedo di plastica e ferro, con un pulsante nel mezzo e uno sportellino in alto che pareva non servire ad alcunché. Chissà come lo utilizzavano gli umani. Secondo lui quella scatola di latta era stata la piattaforma di lancio della tecnologia umana: probabilmente serviva a costruirla, o a programmarla. Nessuno, però, gli credeva. L’opinione più comune era che la scoperta cruciale dell’umanità fosse il propulsore iperluce delle astronavi, che aveva permesso agli umani di esplorare la galassia e apprendere dalle altre specie. Gli umani, però, avevano terminato presto di utilizzarlo, perché il degrado del loro pianeta era iniziato, e non avevano denaro per mantenere le astronavi. Perciò, secondo Dwigh, i propulsori non erano stati un’invenzione cruciale: il lento declino dell’umanità era iniziato poco dopo la sua scoperta. Come poteva essere stato così importante? Deve esserci stato qualcosa prima. E quel qualcosa era la scatola di plastica e ferro in questione.
Era immerso nei suoi pensieri, quando Dwigh udì un urlo. Subito si alzò, attento, e tese le orecchie. Ben presto sentì una voce che lo chiamava.
-DWIGH! DWIGH!- urlava disperata la voce. Pareva quella di Eva. Che Jyak stesse combinando qualcosa? Il Dresdan corse nella stanza della ragazza.
Come aveva immaginato, Jyak era davanti al letto.
-Cosa stai facendo, qui?- chiese Dwigh, gelido.
L’altro si voltò e lo guardò.
-Volevo vedere l’umana- rispose.
-Fuori da qui. Subito- gli ordinò Dwigh, indicandogli la porta.
L’altro lo guardò bieco e ubbidì.
-è comparso all’improvviso. Mi ha fatto paura. Si stava avvicinando. Non lo voglio vicino. Mi inquieta- spiegò Eva.
Dwigh sospirò. –Va tutto bene?-
La ragazza non rispose, e Dwigh temette che fosse accaduto qualcosa di spiacevole.
La ragazza iniziò a piangere, spaventata.
-Cosa succede? Ti ha fatto qualcosa?- chiese il Dresdan, impaurito. Fortunatamente la ragazza, pallida, fece cenno di no. Lo guardò e poi posò lo sguardo sul lenzuolo candido. Fu allora che il Dresdan lo vide: il lenzuolo era macchiato di sangue.
-Anche le mutande- disse flebilmente la ragazza –E non mi sento bene-
Poi lo guardò, terrorizzata e preoccupata al contempo. –Sto per morire?- chiese. –Ho paura. Non voglio morire!- disse, con voce tremante.
Il Dresdan non sapeva cosa pensare. Cosa poteva essere successo? Se nessuno le aveva fatto del male, come poteva aver perso sangue? Cercò di non mostrarsi troppo crucciato, e chiamò in fretta i medici. Essi accorsero quasi subito, e Dwigh spiegò loro la situazione.
-Ah, capisco tutto desso- disse uno di loro.
-Cosa capisci?- chiese Eva.
-Stai bene, signorina. Non è nulla di pericoloso-
-Ma perdo sangue!-
-Dwigh, dille di stare zitta- disse il medico.
-Lascialo parlare, Eva-
-Grazie. Alla ragazza sono venute quelle che gli umani chiamano mestruazioni. Le donne umane perdono sangue una volta al mese, più o meno. Serve loro per l’ovulazione. Senza di esse non potrebbero avere figli. Non sono sempre fertili come le nostre femmine, che non hanno bisogno del ciclo. I bambini dresdan nascono di rado, poche donne riescono a portare avanti una gravidanza, e molti piccoli muoiono in età infantile, perciò il nostro organismo si è dovuto adattare, e le donne sono sempre fertili. Serve a supplire alla mortalità infantile molto alta. Per gli umani è diverso. Il loro tasso di bambini che muoiono è di molto inferiore al nostro: perciò le donne non sono sempre fertili. Eva è appena sviluppata, è appena divenuta una donna. Per questo non era stata fecondata: non aveva ovuli, prima. Non era sviluppata. Ora può avere tutti i bambini che vuole- spiegò il medico.
-E in cosa consistono queste… mestruazioni?- chiese il Dresdan.
-Principalmente nella perdita di sangue. Tuttavia possono verificarsi alcuni effetti collaterali, come dolori articolari, mal di testa, dolori all’addome, irritabilità, sonnolenza…- spiegò il medico.
Eva stava guardando il dottore che spiegava tutto.
-Allora fortunatamente non è niente. Potete andare- disse Dwigh.
Eva gli sorrise, flebilmente, poi si accarezzò il ventre. Probabilmente le doleva, come aveva detto il medico. Dwigh si sedette accanto a lei.
-Non è nulla. Ti passerà, tra un po’. Vuoi che resti qui con te finché non ti passa?-
Eva lo guardò coi suoi occhi neri e innocenti, e sorprendentemente annuì. Si sdraiò e si voltò di lato. 
   
 
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