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Autore: Romanova    22/05/2015    1 recensioni
La volontaria del Distretto Dodici si troverà a fare una scelta difficile, perchè Peeta è spacciato, ma lei deve andare avanti a combattere.
Con un insospettabile alleato.
{Catoniss dedicata a JackLoveCatonissForever, come promesso}
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cato, Katniss Everdeen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Credo di doverti ringraziare, Ragazza” brontola lui seduto poco distante dalla coetanea.
Alla mora tange poco dei ringraziamenti, gioca con la punta di una freccia.
“Penso che potremmo anche andare d’accordo” acconsente la Everdeen “Siamo diversi, ora: siamo soli, siamo solo noi” mormora prima che l’altoparlante gracchi una notizia che alle orecchie di entrambi giunge come una benedizione.
Vengono trasportati sull’hovercraft che li riporta a Capitol senza provare a opporre alcuna resistenza e la Girl On Fire passa le ore successive sotto le cure esperte dei medici della Capitale.
Quando ne esce sono ormai nel Theatre dove vengono trasmessi i giochi, entrambi pallidi,stanchi ma vestiti di tutto punto e in coordinato.
Poco prima di salire sul palco davanti a una folla osannante Katniss viene bruscamente riportata alla realtà dal suo mentore, premuroso e delicato come sempre.
“Sai che cazzo di casino hai fatto, Dolcezza?”
“Anche Cinna mi ha fatto la lezione sul ribellarmi, la prudenza e le conseguenze della mia impulsività: serve altro?” domanda stancamente la giovane con uno sguardo spento che preoccupa l’uomo davanti a lei.
“Voglio che tu stia attenta, dolcezza: non posso rimpiazzarti”.
Il vago sorriso che illumina il volto della ragazza del Dodici riesce a ridonare un po’ di vita anche ai suoi occhi: è pur sempre Haymitch quello con cui sta parlando e lei, malgrado tutto e tutti, ci è affezionata.
Lo abbraccia e quando viene ricambiata, seppur con un po’ di impaccio  il calore che  sente nelle vene la ristora piacevolmente.
E’ bello essere parte di quella squadra e sapere che lui non la odia per non aver salvato Mellark.
Tornare al dodici sarà un trauma vero e proprio, un secchio d’acqua gelata in una giornata d’inverno.
“Ora fai quell’intervista, dolcezza e poi torniamo a casa”.
“E’ ciò che temo” confessa lei per poi salire sul palco.
Millan accoglie la coppia di vincitori facendo suonare l’inno di Panem e sfoggiando il suo miglior sorriso da pubblicità.
“I vincitori dei 74° Hunger Games!”
La folla esulta, sono sommersi dalle grida di entusiasmo di persone che credono il loro un semplice gioco, come se non morisse nessuno di importante, come se sottrarre un bambino alla famiglia non sia tragico.
Le domande si susseguono in un flusso ininterrotto che i due recepiscono vagamente e altrettanto vagamente si sentono rispondere con balbettii confusi, arrossamenti di guance e slogan appresi dai loro mentori.
Il momento peggiore arriva alla rievocazione dell’abbraccio che ha messo in subbuglio un paese, entrambi vorrebbero solo dimenticare ma quel gesto li ha esposti ad attenzioni decisamente non gradite come quelle presidenziali.
“Katniss, allora! Il tuo eroismo ti ha portata fin qui e ora, come immaginiamo, sarai felice di sapere che ti trasferirai presso il Villaggio Dei Vincitori del Distretto Due! Un applauso!”
Il primo pensiero che le passa per la testa è che vogliono controllarla meglio e basta, impedirle di agire direttamente in caso che la sua famiglia venga messa, come è molto probabile, in pericolo.
La seconda cosa a cui pensa è all’accoglienza che potrebbero riservarle i cittadini del due, ma non li teme troppo se non li ha di fronte.
Stringe compulsivamente la mano del compagno e con l’altra manda un bacio alla folla.
“Partirai appena terminata la trasmissione, ci auguriamo che la sistemazione, dopo tutte le fatiche patite, sarà di tuo gradimento…”
“Ovviamente non potrei chiedere di meglio rispetto a ciò che Panem sarà così generosa da offrirmi” pronuncia la mora salutando le folle e terminata l’intervista corre da Effie e Haymitch.
“Voi lo sapevate?” strepita.
“No, dolcezza, ma anche se lo avessimo saputo, secondo te come avremmo potuto impedirlo?” domanda pazientemente Abernathy.
“Saluterai mia madre, Gale e mia sorella?” chiede in affanno.
Ovviamente lo farà, tanto è pur sempre una scusa per uscire a comprare alcolici di cui ha bisogno.
“Aiutale, ti prego!” lo implora prima di seguire i Pacificatori su una navetta dall’aria sterile quanto una camera operatoria.
Sedersi vicino a Cato le ricorda che ora deve diventare un’altra persona, sta per trasferirsi in un posto dove non dovrà più procacciarsi il pane illegalmente, un luogo senza boschi e senza volti noti e amici, un contesto nuovo in cui dovrà trovare un impiego per il proprio tempo diverso da quello che faceva nel dodici.
Casa sua non c’è più.
Pane è una parola che le riempie di bile la bocca secca.
Inspira ed espira lentamente tre o quattro volte per riacquistare il controllo, stringe le mani a pugno.
Sente che dovrebbe dire qualcosa, ma le palpebre le si abbassano quasi subito.
Percepisce una mano tirarla e scorrere velocemente sul braccio, è sudata, ha freddo e ha le guance bagnate.
Riapre gli occhi respirando forte, la mano è ovviamente quella del Vincitore.
Peeta è morto,sta per essere trasferita in un distretto a lei del tutto sconosciuto, resettare il cervello sarà difficile ma ricordando quanto avvenuto nell’Arena sente lucidamente di non rimpiangere nulla e di non avere niente di cui pentirsi.
Però teme gli incubi che l’assilleranno appena abbasserà di nuovo le palpebre e l’attacco di panico che ha appena avuto le fa capire quanto sia precaria la sua situazione.

Arriva subito un membro dell’equipe medica che le somministra un leggero calmante e le fa bere acqua e zucchero in modo che riprenda un po’ di energie.
Come se un bicchiere d'acqua avrebbe potuto prepararla a ciò che la attendeva.
   
 
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