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Autore: Goran Zukic    23/05/2015    1 recensioni
Qualcosa sta cambiando…si sente nell’aria, si respira nella vita di tutti i giorni, ma nessuno se ne rende conto. La vita va avanti come sempre, ma sta per arrivare qualcosa, qualcosa che cambierà tutto, che renderà ogni cosa diversa e che porterà Equestria in una dimensione quasi dimenticata, sepolta da tempo nei peggiori ricordi della storia. L’armonia che regna su Equestria sta per essere disintegrata, preparatevi ad un viaggio nel mondo di Twilight e le sue amiche, nella più grande e pericolosa avventura della loro vita e che segnerà l’alba o la fine di tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sussurro Glaciale

La prua della barca sferzava lentamente la calmissima e quieta superficie del mare, scura e impenetrabile con lo sguardo.
Non c’erano rumori intorno ad essa, solo il respiro dei suoi passeggeri e il debole rumore dell’acqua spostata.
Tutt’intorno la nebbia era fitta densa, impenetrabile, come la giungla più selvaggia e come rovi acuminati sembrava stringere a sé il legno, intrappolandolo nel suo freddo silenzio, tanto che nonostante il mare calmo e la navigazione tranquilla ad ogni virata si sentivano sempre più chiusi e interrotti da un muro di gelida foschia.
Non era più il clima estivo a cui Twilight era abituata, il giorno successivo sarebbe stato il primo giorno di autunno e la temperatura si era fatta molto più rigida, accompagnata anche da un brezza così pungente che al contatto sembrava come se ti colpisse un gruppo di spilli.
Twilight guardava lo specchio dell’acqua, fissando la sua immagine in silenzio, guardandosi nei suoi stessi occhi viola, occhi persi nella propria immagine, quasi spenti.
La brezza le scompigliava la frangia sulla fronte, che si muoveva al ritmo dettato dal vento, mentre il suo timido, ma penetrante fischio le frusciava tra le orecchie prima di superarla e raggiungere il soffio di aria che l’aveva portato da lei.
Aveva freddo, molto freddo, Octavia le aveva prestato una sua sciarpa di lana, ma non la riscaldava granché.
Erano partiti subito dopo l’ora di pranzo, per evitare di tornare con il freddo e il buio della notte, con la barca con cui si pescano le alghe, un vecchio peschereccio con la vernice verde scrostata, arrugginito che cigolava ogni volta che il timone girava.
Erano in sette sulla barca: i cinque volontari che si erano offerti di accompagnare Locke nella missione, Mortimer che stava al timone e lo stesso Locke, ma dato lo spazio terribilmente piccolo e angusto sembravano molti di più.
Octavia stava tremando di freddo, non era certo abituata ad andare per mare, era una pony di casa che amava cucinare e che un tempo viveva in sfarzosi alberghi, abituata al lusso e ad essere servita e riverita, trattata come un principessa e viziata di ogni comodo.
Si teneva le zampe incrociata attorno al cuore per tenere il più caldo possibile il petto, il collo era coperto da una sciarpa di lana bianca e sul capo indossava un cappello bianco, anch’esso di lana pesante.
Nonostante tutto però tremava di freddo e probabilmente si stava chiedendo per quale motivo avesse deciso di offrirsi volontaria.
Al contrario Idrozoa sembrava inebriato dal clima rigido, se ne stava appollaiato come un avvoltoio a prua, con gli occhi chiusi, come ad assaporare il sapore del vento e del gelo.
Anche Mortimer non sembrava toccato dal freddo e loro due erano gli unici che non indossavano niente, Locke ad esempio indossava il suo impermeabile giallo, mentre Ivan una sciarpa che gli aveva regalato Gloria, la pony logorroica che gli stava attaccata.
Odiava quella sciarpa: era verde, sciupata e perdeva pezzi di lana, ma nonostante questo lo stallone se la teneva stretta attorno al collo, sferzato dal vento e dal freddo.
Il più patetico di tutti era però Kenneth, che , inaspettatamente si era unito al gruppo, solamente per fare bella figura con Octavia e dimostrare il suo valore e il suo coraggio.
Se ne stava in disparte, coperto da una coperta di lana pesante dalla bocca in giù con solo gli occhi azzurri e il ciuffo biondo, pettinato e cotonato della criniera che uscivano dalla coperta, chiusa su di lui come le bende di una mummia.
Tremava come un ghiacciolo ed ogni volta che qualcuno gli rivolgeva uno sguardo, veloce come un ghepardo, usciva dal suo sarcofago di lana e sfoggiava un sorriso a trentadue denti, magari mettendosi anche in posa da ammiraglio, scrutando l’orizzonte, che non si riusciva nemmeno a vedere.
Per non parlare di quando non lo guardava Octavia, quando la pony grigio chiara gli volgeva lo sguardo, ecco che subito lui le rivolgeva un sorriso seducente, inviandole occhiate ambigue degne del più squallido dei rubacuori che la lasciavano con un espressione confusa, con gli occhi sgranati e quasi disgustati.
L’unica che non sembrava particolarmente attratta dalle parole e nemmeno particolarmente infastidita dal vento era Twilight che se ne stava in fondo alla nave, con lo sguardo perso nella sua immagine riflessa nell’acqua, in silenzio.
Sembrava voler cercare qualcosa dentro di sé, come se i suoi pensieri potessero trovare risposta semplicemente scrutando il proprio riflesso.
“Perché sono su questa nave, cosa mi ha spinto a propormi per questa missione?” si chiedeva Twilight, la cui mente era molto meno spenta e distaccata del suo corpo.
Si ricordava di essersi offerta volontaria, ma non si ricordava se ci avesse veramente pensato, se avesse riflettuto o se l’avesse scelto con causalità, cosa che nella sua filosofia non esisteva, ogni cosa possedeva una spiegazione razionale, ogni cosa poteva essere compresa e studiata.
Tuttavia Twilight non sapeva se quello che stava facendo fosse per una sua propria ambizione o per disponibilità verso i suoi nuovi concittadini.
Si ricordava di aver pensato che questa sarebbe stata la possibilità di dimostrarsi definitivamente un’abitante di Porto Criniera, ma ora che ci rifletteva si chiedeva se tutto quello che stava facendo fosse davvero necessario o fosse solo superbia, sentimento che non aveva mai provato e del quale aveva un grande timore.
Un sibilo di vento passò proprio a pelo d’acqua e la sua immagine riflessa si scosse con il movimento della superficie del mare e quando l’acqua tornò tranquilla al posto del suo viso c’era quello di Celestia, martoriato dai colpi che Twilight le aveva appena inflitto, con l’occhio nero e sanguinante, il naso rotto e il labbro frantumato e ferito.
Twilight fece un saltò indietro, con gli occhi sgranati il cuore che strepitava violentemente e il respiro che si era fatto incessante e forte.
Con cautela e ansia, alimentata dal vento che ora la faceva tremare di freddo e dal respiro a bocca aperta che la faceva sussultare, si avvicinò di nuovo al bordo e questa volta quello che vide nel riflesso del mare era solamente la sua faccia, sconvolta e impietrita di paura.
Era ormai da due ore che perlustravano il mare, con Mortimer che conosceva a memoria le maree e il corso dell’acqua che li guidava tra la nebbia densa come il fumo che esce da un camino.
Non aveva trovato nulla e, a breve, Locke gli avrebbe detto di virare verso l’isola per tornare a tranquillizzare gli abitanti per il falso allarme.
L’unico che sembrava deluso da questa prospettiva era Idrozoa che rimaneva a prua, impaziente con gli occhi rossastri che fissavano la nebbia difronte a lui come cercasse attraverso essa di vedere oltre.
Twilight rimase a poppa con il respiro che si era fatto normale, ma con il freddo che ora sferzava molto più fastidiosamente, intensificato anche con l’avanzare del giorno e l’avvicinarsi del tramonto.
Fu allora che Twilight sentì il freddo farsi stranamente gelido, il vento farsi quasi tagliente e più simile ora a dei chiodi che a degli spilli tanto era pungente.
Fu allora che, con gli occhi che ora si spostavano a destra a manca, ma con lo zoccolo che le copriva lo sguardo dal vento che altrimenti non le avrebbe permesso di vedere, sentì un rumore, come di ghiaccio che si spezza e poco dopo, attorno alla base della barca si formò un linea di ghiaccio.
Twilight non fece in tempo a dirlo agli altri che la barca era già bloccata, bloccata dentro uno spesso strato di ghiaccio.
“Che cosa è successo Mortimer?” chiese Locke, notando che la barca si era fermata.
“Non lo so, signore” rispose il traghettatore con tono confuso.
“Signor Locke, siamo bloccati” disse allora Idrozoa, indietreggiando confuso alla vista della lastra di ghiaccio che si era formata attorno alla nave dal nulla.
Tutti contemplarono l’inspiegabile e complessa situazione chi confuso, chi spaventato e chi semplicemente attento.
Twilight raggiunse gli altri al centro della nave, mentre stavano già discutendo tra loro, con la nave che non decideva a muoversi.
“Dobbiamo scendere, cammineremo sul ghiaccio” esclamò Idrozoa indicando un punto imprecisato nella nebbia.
“Non possiamo cosa potrebbe accaderci, restiamo qui” replicò allora Locke, visibilmente nervoso da questo inaspettato contrattempo.
“A me basta tornare a casa” disse allora Octavia.
“Nessuno ti ha chiesto di venire” le disse allora Idrozoa leggermente irritato dal commento della pony che si limitò ad abbassare lo sguardo imbarazzata, mente tremava sempre più a causa del freddo che ogni secondo che passava diventata sempre più gelido.
“Non possiamo restare qui, moriremo assiderati” disse allora Ivan, accogliendo l’approvazione dell’unicorno di mare.
“Non so voi, ma io ho un freddo terribile” disse allora Kenneth, avvolto nella coperta.
Tutti lo guardarono male e lui, sentendosi osservato disse: “Che c’è? Questo vento mi rovina l’acconciatura”
“Dovrei presentarlo a Rarity” pensò Twilight che restava in silenzio, senza commentare il dialogo in corso tra i suoi compagni, rimanendo distaccata.
Mentre anche il legno stava iniziando a ghiacciare, la conversazione continuava con i toni che salivano sempre più.
“Non metterò a rischio la vostra vita” disse Locke alzando il tono.
“Rischiamo di più stando qui fermi che lasciando la nave, non c’è più acqua intorno a noi è solo ghiaccio” replicò Idrozoa.
“Sono d’accordo con Idrozoa” intervenne Ivan.
“Io non lascio questa nave neanche se mi pagate” questa era la voce di Octavia, disturbata dallo sbattere dei suoi denti.
“I Miei capelli, No!”
“Ma non vi sembra strano che il mare ghiacci a Settembre?” chiese allora Twilight dietro tutte le voci, causando l’improvviso ammutolirsi di tutti, tranne Kenneth che continuava a passarsi il pettine, di cui non si riusciva a capire da dove lo avesse tirato fuori, inveendo contro il freddo, il mare, Dio e chi più ne ha più ne metta.
“Dannati occhi viola così seducenti! La prossima volta stava a casa davanti al camino nel mio accappatoi lilla, sulla mia poltrona, con la cioccolata…”
“Chiudi la bocca!” gli urlò contro Octavia lasciandolo senza parole e facendo tornare il silenzio.
“Puoi ripetere Twilight?” chiese Locke alla unicorno che aveva parlato, ma la cui voce era stata coperta dalle parole di Kenneth.
“Non vi sembra strano che il mare ghiacci a Settembre? Senza l’intervento di nessun pegaso per giunta” ripeté lei.
Idrozoa fissò allora Locke e nei suoi occhi si leggeva un misto di paura e eccitazione che Locke ricambiò con una espressione di sola incredulità.
“Non può essere” disse lui.
Idrozoa annuì e gli disse: “E’ così Locke, qual è l’unico oggetto che possa produrre un fenomeno simile?”
Locke si limitò a sospirare e tirò con rabbia un calcio al bordo della barca che si era fatto duro come un blocco di ghiaccio, ghiaccio che stava invadendo anche la superficie sotto i loro zoccoli.
Ivan, Twilight e Octavia si guardarono straniti, chiedendosi con gli occhi a cosa i due stessero alludendo.
Fu allora che il silenzio venne interrotto da un rumore violento in lontananza, ma abbastanza forte da essere sentito, rumore come di ghiaccio che si spezza.
“E’ lui” disse Idrozoa.
“Chi?” chiese Twilight.
“Il Sussurro Glaciale”

I loro passi sul ghiaccio facevano eco sotto i loro zoccoli, un’eco ansiosa che non faceva che alimentare il loro nervosismo e la loro paura.
Era così freddo che ora tutti stavano attaccati l’uno con l’altro per farsi caldo a vicenda, dato che anche i loro corpi ora stavano diventando dei ghiaccioli.
In testa c’era Idrozoa che camminava disinvolto, come se il gelo non avesse effetto su di lui, il manto, liscio e azzurro era coperto di brina, ma nemmeno quella sembrava scalfirlo.
Dietro di lui il resto del gruppo procedeva piano, con il timore di cadere a terra e con la paura di congelare.
Locke aveva dato il suo impermeabile giallo a Octavia e Twilight che erano chiuse insieme all’interno del largo indumento e si facevano caldo a vicenda, mentre Ivan era chiuso nella coperta di lana con Kenneth i cui denti sbattevano ininterrottamente ed erano fermati solo dalle sue imprecazioni ogni tanto.
“Guarda tu cosa mi tocca fare, dannato autunno! Mi manca il mio pigiama”
Ivan non ci faceva caso e proseguiva con il suo fisico forte aiutando anche le due ragazze a proseguire dato che il vento era così forte ora che anche la vista era compromessa.
Stavano cercando il Sussurro Glaciale, il veliero di Whisper Crowd che aveva emesso quel rumore in lontananza o almeno…che Idrozoa pensava avesse emesso.
Mortimer era rimasto da solo alla barca, mentre tutti gli altri, persino Kenneth, portato giù di peso dalla nave, mentre invocava la presenza della madre, l’aiuto di tutti gli angeli possibili immaginabili e il desiderio di una spazzola, era sceso ed aveva iniziato questa terribile camminata nel ghiaccio che a detta di molti si stava prolungando anche troppo.
“Torniamo indietro!” invocava Octavia, ma non veniva ascoltata anche perché ascoltarsi l’un l’altro si era fatto difficile.
Ivan ora stava trasportando letteralmente Kenneth che era in un misto tra il sonno e il delirio e blaterava cose come: “Hai visto il mio purè?” oppure “Hai degli occhi stupendi”
Tutti pregavano Idrozoa di tornare indietro, ma l’unicorno di mare procedeva a capofitto dentro la tormenta.
Avevano provato a rompere il ghiaccio con degli incantesimi, ma tutto era stato vano, nemmeno gli incantesimi di fuoco purificatore, esplosione solare, fulmine, shock che aveva tentato Twilight avevano funzionato, niente scalfiva quella lastra di ghiaccio.
“E’ il Globo delle Maree a dare al ghiaccio questo potere. E’ un artefatto potentissimo, così potente da rendere indistruttibile qualsiasi cosa riguardi l’acqua” aveva detto Idrozoa e tutti si erano conviti che nei paraggi ci fosse davvero il veliero di Whisper Crowd, ma questa camminata nella neve così faticosa e pericolosa stava portando tutti verso il limite delle forze.
“Dobbiamo fermarci, Idrozoa, siamo al limite” disse Locke all’unicorno in testa al gruppo.
“Se ci fermiamo moriamo” replicò lui e continuò l’avanzata.
Twilight avanzava lentamente, il suo respiro era affannoso, le ginocchia le bruciavano di freddo, una sensazione orrenda che capita poco prima di andare in ipotermia, quando tutto il corpo ti sembra bruciare, i denti sbattevano e il cuore strepitava.
Octavia, accanto a lei non se la passava meglio, aveva la criniera gelata, gli zoccoli invasi dal ghiaccio e le labbra erano piene di tagli, dovuti al congelamento.
Ogni passo Twilight sentiva i passi dell’amica alla quale era abbracciata farsi più pesanti e le sue spalle farsi più deboli, mentre il respiro rallentava e i tremiti acceleravano.
“Non mollare, Octavia, ti prego, ce la faremo” le disse Twilight con voce debole.
“Il mio violoncello è sotto il mio letto, non lasciarlo lì” replicò l’amica con la voce quasi un sussurro e le lacrime che le scendevano dagli occhi che si erano ghiacciate sulle sue guance ora pallide.
“Ma che cosa stai dicendo?”
“Non lasciarlo lì” rispose Octavia e i suoi occhi si chiusero.
Il corpo dell’amica le cadde addosso facendola cozzare sul ghiaccio gelido con le ginocchia e rimanendo appiccicate l’una sull’altra coperte dall’abito giallo.
Octavia non si muoveva, respirava, era viva, ma era svenuta.
Twilight si spaventò, ma non aveva la voce per urlare, non aveva la voce per chiamare gli altri, il vento era troppo forte, non si vedeva né si sentiva niente e le sue corde vocali sembrava si fossero congelate come il suo corpo.
“Aiuto!” provò a urlare lei, ma nessuno rispose.
L’ansia e la paura crebbero, il suo cuore stava scoppiando, il suo corpo stava bruciando a contatto con il ghiaccio gelato, i suoi occhi piangevano, ma anche loro sembravano congelati.
Si stava quasi per abbandonare ad una triste fine nei ghiacci, lontano da tutto, una fine così triste e inutile, ma all’improvviso con i suoi occhi che si chiudevano sentì una voce, era debole, ma era certa che fosse una voce, poi le palpebre si chiusero sopra il ghiaccio e tutto quello che vide fu il buio.
   
 
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