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Autore: KiarettaScrittrice92    25/05/2015    3 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Immagino che lo scorso capitolo vi abbia scosso non poco. Ma questo è solo l'inizio...
Non solo stiamo entrando nel vivo della saga, ma anche nel vivo dell'intera fanfic. La saga de "La rosa rossa" infatti è la più importante e quella centrale di tutta la ff. Per questo è molto lunga.
Ora per sbollentare ancora un po' l'adrenalina dello scorso capitolo torniamo a far agire la sfiga di Shinichi che ne dite?? XD
Ringrazio chi ha recensito e chi recensirà, perché purtroppo non è riuscito in tempo.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Omicidio al cafè

I due erano seduti al bar e avevano appena ordinato.
«Non ci credo...» disse una voce dietro di loro. Si girarono e, al tavolino di fianco, videro una giovane ragazza, dai lunghi capelli castani e gli occhi scuri.
«Alice che ci fai qui?»
«Prendo un caffè con Koriko.»
«Koriko? Ma dov’è?» chiese Ran, guardandosi attorno, non vedendolo.
«È andato un attimo in bagno.»
«Eccomi Ali...» fece il ragazzo, poco dopo, raggiungendo la fidanzata al tavolo.
«Ehi Koriko, guarda chi c’è?»
Il ragazzo si finse stupito, i suoi occhi castani, modificati dalle lenti a contatto, erano sgranati.
«Ragazzi che bello rivedervi!» disse con un sorriso.
«Ciao come va?»
«Tutto ok! E voi? Sempre a fare i piccioncini?»
Ran e Shinichi arrossirono, poi li invitarono al loro tavolo.
Shinichi rimase ad osservare dubbioso Koriko. Il ricordo che anche lui era sul palco durante il complotto del Giardino lo innervosiva e, come se non bastasse, notava che anche lui sembrava al quanto a disagio della loro presenza. Forse stava nascondendo qualcosa. 
Era immerso in quei pensieri, quando, un urlo agghiacciante, proveniente dai bagni, fece girare la poca gente seduta al bar. Shinichi si alzò dal tavolo e corse verso i servizi igienici.
Una donna, probabilmente quella che aveva urlato, era seduta sul pavimento e guardava terrorizzata la porta del bagno femminile.
«Signora che è successo?» chiese Shinichi, che poco dopo fu raggiunto dagli altri tre ragazzi.
«C’è... c’è una ragazza... là dentro... una...!» disse indicando con mano tremante il bagno.
Il ragazzo entrò, incurante del fatto che era il bagno delle donne.
Sul pavimento c’era una ragazza dai capelli biondo cenere, molto lunghi. Era messa di fianco e aveva un coltello piantato al centro della schiena. Sul viso aveva una lunga linea di rossetto che le percorreva la guancia, mentre il rossetto vero e proprio lo stringeva ancora in mano.
Ran urlò, mentre Shinichi uscì di corsa dal bagno, ritornando alla saletta principale.
«Nessuno può uscire da questo bar, c’è stato un omicidio e il colpevole è sicuramente qui! – ci fu un brusio nervoso mentre Shinichi si rivolse a Ran che l’aveva seguito – Chiama la polizia.»
Dopodiché tornò nei bagni e si chinò sul corpo della ragazza. Solo in quel momento notò un particolare molto interessante. Accanto alla mano che teneva il rossetto c’era un simbolo, disegnato sul pavimento proprio dal cosmetico. Era un cerchio con una freccia che indicava nord-est. Sul volto del ragazzo comparì un sorriso. Era un messaggio chiarissimo.
Ricominciò a guardarsi attorno cercando indizi. Era già sicuro di come si erano svolti i fatti, eppure si chiedeva come fosse stato possibile che la ragazza non si fosse accorta di niente prima di essere stata colpita.
Accanto al corpo proprio sotto il lavandino, qualcosa attirò l’attenzione del detective. Prese un fazzoletto e raccolse l’oggetto. Era un orecchino che sicuramente non era della vittima perché li aveva entrambi.
Mentre Shinichi ancora cercava indizi arrivò la polizia. L’ispettore Megure entrò titubante nel bagno delle donne.
«Allora Shinichi?»
Il ragazzo gli raccontò i fatti, spiegandogli anche i suoi dubbi.
«Capisco. – commentò l’ispettore – È anche probabile che l’assassino se ne sia già andato!»
«No ispettore, è impossibile. Quando sono arrivato io con Ran la vittima era seduta a un tavolo, si è diretta in bagno quando abbiamo ordinato. A quel punto è uscito Koriko dal bagno, dopodiché ci sono entrati altri due uomini e una donna, ossia la signora che ha rivenuto il corpo, ma nessuno è uscito dal bar. Ho chiesto inoltre al barista se ci fossero uscite secondarie e mi ha detto che non ne esistevano se non dentro la cucina che sta dietro il bancone e le posso assicurare che nessun cameriere o barista si è avvicinato al bagno.»
«Quindi i sospetti ricadrebbero sulle quattro persone che sono andate in bagno prima di aver rinvenuto il corpo.»
«Tre ispettore, il simbolo lasciato dalla vittima è il simbolo occidentale per indicare il sesso maschile. Quindi la donna non può essere stata. Inoltre appena è scomparsa dietro l’angolo abbiamo sentito l’urlo, quindi è impossibile che sia stata lei.»
Il ragazzo a quel punto si girò sospettoso verso Koriko, che stava guardando da lontano, con aria nervosa. Era ormai evidente che il ragazzo nascondesse qualcosa da quando era uscito dal bagno. Eppure era quasi completamente sicuro che non c’entrasse affatto con l’omicidio. 
«Ispettore abbiamo interrogato i tre sospetti – disse Takagi avvicinandosi al gruppo – Quello al tavolo all’angolo è andato in bagno dopo la vittima – disse indicando un uomo nerboruto con una folta barba riccia, a un tavolo insieme ad altri uomini – Si chiama Kaisuke Fumiyo è venuto qua coi suoi colleghi e dice di non conoscere la vittima. L’altra persona che è andata in bagno è quel ragazzo biondo con i capelli fino alle spalle vicino al banco, si chiama Kenio Gindo e dice che frequentava la stessa università della vittima, ma che si sono incontrati qui per caso e si sono appena salutati. Infine l’ultimo è quel ragazzo moro, che se non sbaglio era al tavolo con Shinichi...»
«Sì esatto!» confermò il giovane detective.
«...è entrato in bagno prima della vittima, ma è uscito dopo che è entrata, dice che non la conosce minimamente.»
«Takagi le posso chiedere una cosa? – domandò il ragazzo avvicinandosi all’assistente – Per caso mentre interrogava Koriko l’ha trovato sospetto?»
«No, anzi era molto più sicuro degli altri. Se devo dirla tutta è quello per cui sospetterei di meno.» rispose Takagi.
«Capito.» rispose allora Shinichi, lanciando un’altra occhiata all’amico.
Sospirò, era inutile pensarci in quel momento, la priorità era il caso e c’era qualcosa che gli sfuggiva. Com’era stato possibile che la vittima, stando allo specchio, non si fosse accorta subito che era entrato un uomo nel bagno? Poi all’improvviso gli balenò in mente un’idea. Aveva però bisogno della conferma, così si avvicinò a Ran. 
«Ran ho una domanda per te...»
«Sì, dimmi.»
«Tu ha mai messo il rossetto?»
«Capita raramente, però sì.»
«E dimmi una cosa, quando...» e le sussurrò qualcosa all’orecchio.
«Sì mi capita, perché sono concentrata.»
«Quindi se tu...» disse continuando a sussurrarle all’orecchio.
«Probabile. – si bloccò – Vuoi dire che hai già capito chi è?»
«Credo proprio di sì, anche se ci vogliono prove.»
«Allora ispettore ci volete far andare? Ho un esame domani e vorrei tornare a casa a studiare!» urlò il ragazzo biondo, facendo distrarre Shinichi dai suoi pensieri.
In quel momento lo notò e sorrise. Aveva le prove, corse nel bagno degli uomini e trovò subito quello che stava cercando. Dopodiché tornò in sala.
«Ho capito tutto ispettore!» annunciò e tutti i presenti del bar si girarono verso di lui.
«Hai già capito?»
«Certo! Ora vi spiego come sono andati i fatti. La vittima si stava mettendo il rossetto, quando una donna si trucca è molto attenta a sé e a volte può non percepire bene cosa la circonda, allo stesso tempo però non può confondere un maschio per una femmina, ma proviamo a ragionare come fossimo nei panni della vittima, se vedessimo entrare nel bagno una persona con le braccia incrociate sul petto, un cappotto unisex sulle spalle, capelli lunghi e un orecchino visibile. Cosa penseremo?»
«Che si tratta di una donna.» rispose Takagi, a quelle parole tutti si girarono verso l’universitario.
«Ma non ha l’orecchino!» disse Megure.
«Ha il buco all’orecchio... Il suo orecchino ce l’ho io. L’ho trovato sotto i lavandini del bagno delle donne.» disse tirando fuori con un fazzoletto l’oggetto.
«È suo?» chiese l’ispettore al ragazzo.
«Sì... ma... ma non sono stato io. Come avrei fatto a pugnalarla senza sporcarmi?»
«Semplice con il pezzo di plastica e gli elastici, che ha buttatto nel cestino dei rifiuti al bagno maschile. Probabilmente lei aveva fissato il pezzo di plastica al suo braccio con degli elastici per non far passare il sangue sui suoi vestiti. Ha ucciso la ragazza, dopodiché è andato nel bagno degli uomini si è tolto il tutto, l’ha buttato e si è lavato le mani.»
«Ispettore, guardi!» disse un uomo della scientifica portando un pezzo di plastica azzurra sporca di sangue e degli elastici.
«Sono sicuro, che nel pezzo di plastica troveremo le sue impronte digitali.» disse Shinichi, mettendosi le mani in tasca, mentre il ragazzo cadeva in ginocchio.
«Mi ricattava. Diceva che se non l’avessi aiutata a superare tutti gli esami lei avrebbe raccontato delle bugie ai professori per farmi espellere dall’università.»

 

«Allora la tua fama di detective è vera!» disse Alice compiaciuta mentre uscivano dal bar.
«Già... beh che fate questo pomeriggio?»
«Oh purtroppo abbiamo degli impegni, – disse la ragazza – ci vediamo ok?» si salutarono ed ognuno andò per la sua strada.

  
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