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Autore: Wyatt White    25/05/2015    3 recensioni
Edward è un ragazzo anglo-coreano di diciotto anni che, dopo aver vinto un concorso per imitatori degli SHINee, dovrà convivere con gli stessi componenti del gruppo musicale che sconvolgeranno tutti i suoi equilibri.
[accenni JongKey]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedicato a tutti quelli che non hanno mai perso la speranza:)
Buona lettura <3




Quella mattina gli SHINee avevano pensato di lasciare dormire un po' di più il loro fratellino.
Il giorno prima, aveva passato una brutta giornata; non solo aveva dovuto spiegare agli altri quattro cantanti che avrebbe fatto un’audizione alla casa discografica, ma aveva anche dovuto dissimulare tutta l’ansia e la frustrazione che stava provando.
Ancora non potevano crederci a quello che gli aveva detto il giorno prima.
 
“Ehi fratellino, allora? Com'é andata?”
“Non mi hanno preso. A dire il vero non penso che avessero mai avuto l'intenzione di prendermi...”
“C-co-cosa?! Ti hanno detto almeno il perché?”
“Sì...hanno detto che ti assomiglio troppo e che quindi sarebbe stato impossibile per me far carriera come cantante...”
 
Era talmente assurdo; non erano per niente d'accordo: Ed assomigliava molto a Minho, é vero, ma non era certo un motivo valido per scartarlo; quel ragazzo aveva una voce meravigliosa e, adesso, solo per il fatto di essere il sosia di uno di loro, veniva penalizzato.
Come se non fosse stato abbastanza, poi, il Signor Choi Jin chiamò Ed per dirgli che il programma televisivo a cui dovevano partecipare aveva cambiato idea e non era più invitato come ospite, ma solo come spettatore; lo studente, allora, sospirò e dopo aver annunciato le ultime novità, accennò ad una risata che nelle intenzioni doveva essere allegra ma che in realtà fece trasparire tutta la sua malinconia.
I cinque cantanti avrebbero tanto voluto confortarlo in qualche modo; avrebbero voluto abbracciarlo e fargli capire che aveva un talento enorme; purtroppo, però, lo studente si era chiuso in camera dicendo che aveva sonno e che preferiva andare a letto.
Quel giorno, allora, avevano deciso di dedicare tutto il loro tempo a lui; avevano già pianificato il programma della giornata; per prima cosa gli avrebbero portato la colazione a letto e, successivamente, gli avrebbero mostrato tutta Seoul; non interessava a nessuno se li avrebbero visti: l'importante era farlo sorridere.
Adesso, erano le 8:00 e il ranocchio stava entrando nella sua stanza con un enorme vassoio in mano, pieno di dolci e di biscotti di tutti i tipi; si immaginava già la reazione dell'altro: forse all'inizio sarebbe stato dubbioso, ma poi avrebbe fatto un enorme sorriso, iniziando a mangiare qualcosa; non appena entrò, però, rimase sorpreso: Edward, non solo era sveglio ma stava messaggiando al cellulare.
Stupito, si avvicinò a lui e, cercando di non spaventarlo, chiese:
“Ehi, Little Brother, ma sei sveglio?”
Il minore, alzò leggermente il capo; non si aspettava che il cantante fosse ancora in casa; confuso, mise giù il cellulare, dicendo:
“Minho? Che ci fai qui? Non dovresti essere alla casa discografica?”
“Sì é vero...ma qualche minuto fa il Signor Choi Jin ha chiamato per dirci che ci dava la giornata libera..”
Mentí spudoratamente; non poteva certo dirgli che si erano dati malati per controllare che stesse bene; però si era scordato di un piccolo particolare: Ed era sveglio e capì immediatamente che quella era una bugia e, cercando di capire dove volesse arrivare l'altro, alzò un sopracciglio perplesso; lo guardò dritto negli occhi: il suo sguardo guizzava da una parte all’altra senza mai trovare una meta; si vedeva che era nervoso.
Senza lasciare il tempo all'altro di parlare, chiese:
“Sì, d'accordo...solo una domanda...il Signor Choi Jin vi crede malati o cosa?”
Il maggiore, a quella domanda, si bloccò di colpo.
Come aveva fatto a capirlo così in fretta?
Forse gli era tremata la voce; oppure, senza accorgersene, aveva fatto qualche smorfia strana che ha messo il suo fratellino in allarme; le cause potevano essere tantissime ma la verità era che Ed aveva la capacità di leggere l'anima di chi gli stava accanto; non importava quanto potesse essere nascosto un segreto nel cuore di una persona, lui riusciva a capirne l'essenza senza il minimo sforzo.
Sbuffò, deluso: pensava di saper recitare meglio; forse doveva fare un po' di pratica in più; lamentandosi, disse:
“Yaaaaaaaaa! Non potevi fingere di credermi almeno per cinque minuti?”
“Non é nel mio stile...ormai dovresti saperlo...comunque non hai risposto alla mia domanda...malati o cosa?”
“....malati...”
Il minore, allora, rise; non sapeva perché ma si aspettava una cosa del genere; quei ragazzi gli volevano veramente molto bene anche se ancora faceva fatica a crederci; gli sembrava così strano che dei ragazzi così talentuosi potessero affezionarsi ad un ragazzo così anonimo e noioso.
Chissà cosa avevano visto in lui?
Forse gli faceva tenerezza; oppure pietà.
Chissà?
Intenerito dal broncio del più grande, stese le braccia verso di lui, sorridendo.
Minho, senza farselo ripetere due volte, appoggiò il vassoio sul mobile che si trovava alla sua sinistra e, ricambiando il sorriso, corse tra le braccia dell’altro che lo strinse forte; in quel momento, gli sembrò di aver raggiunto la pace dei sensi; era incredibile il potere che il suo dolce Edward aveva su di lui; avrebbe voluto rimanere così per tutta la vita; volendo godersi fino in fondo le coccole del minore, si accostò di più a lui, appoggiando un orecchio sul suo petto; riusciva a sentire perfettamente il suo battito cardiaco: era calmo e pacato; sembrava che stesse scandendo il ritmo di una melodia che risuonava attraverso il respiro di Ed.
All’improvviso, prendendo alla sprovvista il maggiore, lo studente disse:
“Sai...è la prima volta che ti coccolo...di solito sei tu a stringermi tra le braccia....”
“È vero. Però devo dire che non mi dispiace per niente questo cambio di ruoli...non so come farò senza poterti abbracciare quando tornerò a vivere qui...”
A quelle parole, il corpo del minore smise di funzionare e tutti i suoi muscoli si irrigidirono di colpo; quasi in preda allo spavento, sciolse l’abbraccio, portandosi una mano in corrispondenza del cuore: per alcuni secondi aveva smesso di battere, lasciandolo senza fiato; prese qualche respiro cercando di riprendere il controllo; non capiva cosa gli fosse successo; il petto, intanto, continuava a fargli male, come se qualcuno lo avesse pugnalato.
Il rapper, notando lo strano comportamento dell’altro, si mise seduto meglio sul letto e, accarezzandogli la schiena, chiese:
“Ehi, piccolo, va tutto bene?”
“S-sì...n-no...non lo so...”
“C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”
“Sì, in realtà, c’è...”
“Ti ascolto...”
Edward, allora, fece un respiro profondo; c’era una cosa di cui avrebbe tanto voluto discutere ma non sapeva esattamente come affrontare l'argomento; era cosciente che prima o poi gliene avrebbe dovuto parlare ma sperava che quel momento non arrivasse così presto; ancora confuso su quello che gli stava succedendo, respirò profondamente e, prendendo le mani del più grande, disse:
“Andate alla SM Entertainment e preparatevi per l'intervista...”
Minho, a quella richiesta, sgranò gli occhi, non capendoci nulla.
Perché li stava mandando via?
Perché lo stava mandando via?
Avrebbe voluto dire tante cose, ma dalla sua bocca non usciva nemmeno un suono; abbassò la testa, triste; guardò le sue mani intrecciate a quelle dell’altro; le strinse forte; non voleva andare a lavorare quel giorno: il suo fratellino aveva bisogno di lui; deciso a non lasciarlo solo, scosse il capo, dicendo:
“Assolutamente no! Voglio stare insieme a te oggi...vogliamo stare insieme a te oggi...hai avuto una bruttissima giornata ieri...non é il caso che tu rimanga da solo...”
“Minho ti assicuro che sto bene...smettila di trattarmi come un bambino...”
Il rapper, infastidito, scosse di nuovo il capo, sbuffando; non capiva di cosa stesse parlando: non lo stava trattando come un bambino; lo stava trattando come una persona che aveva appena avuto una grossa delusione e doveva ancora riprendersi.
Si alzò dal letto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza; gli sembrava di essere in un incubo: prima la casa discografica sprecava un talento naturale e, adesso, uno dei suoi più cari amici non lo voleva tra i piedi; il mondo sembrava essere impazzito nel giro di ventiquattro ore; cercando di rimanere calmo, si portò le mani a coprirsi il viso e, soffocando un ringhio isterico, disse:
“Perché ci stai allontanando, Little Brother? Non ci vuoi più bene forse?”
“Ma sei impazzito?! Certo che vi voglio bene...é proprio per questo che ti sto dicendo di andare alle prove...”
“Scusa Ed, ma oggi proprio non riesco a seguirti...”
Lo studente, sfiancato dalla crisi di nervi del più grande, sospirò: si era appena svegliato e già non ne poteva più; si alzò dal letto e andò verso l'altro per poi abbracciarlo forte; gli dispiaceva vederlo così sconsolato e amareggiato, ma, allo stesso tempo era molto irritato perché il rapper aveva dubitato dell'affetto che provava per loro: lui gli voleva bene veramente; erano come una famiglia per lo studente, ormai; si strinse al maggiore ancora per qualche secondo e subito dopo, allontanandosi un po' per poterlo guardare negli occhi, disse:
“Minho, ascoltami...io vi voglio un bene dell'anima, capito? Non potrei mai odiarvi e sinceramente non penso proprio che riuscirò a dirvi addio così facilmente ma...prima o poi succederà e quindi voi dovete cercare di tornare alla vostra vita e...dovete provare a dimenticarvi di me...e...”
“Ed, smettila!”
Il minore, sentendo il cantante, sobbalzò per lo spavento; per un attimo aveva abbassato lo sguardo e non si era accorto che l'altro aveva mutato il viso in una smorfia di rabbia.
Impaurito, iniziò istintivamente a indietreggiare; purtroppo, però, il maggiore aveva intensificato la presa sui suoi fianchi, impedendogli di muoversi; le sue gambe iniziarono a tremare: non lo aveva mai visto così infuriato, almeno non nei suoi confronti; all'improvviso, l’altro lo abbracciò, facendo combaciare le loro fronti; disse:
“Perdonami...per un attimo mi é andato il sangue al cervello...però, Ed...devi smetterla di considerarti solo uno stupido ragazzino perché non é vero...tu sei speciale e credimi quando ti dico che non smetteremo mai di essere amici...troveremo un modo per stare insieme...non devi preoccuparti...comunque...se ci tieni tanto...vado a dire agli altri di prepararsi per le prove...”
Edward annuì, sorridendo.
Il ranocchio, allora, scosse la testa, ridendo; quel ragazzo riusciva sempre ad averla vinta; di solito era lui a vincere ma con il suo fratellino non ci era mai riuscito; in effetti, questa cosa gli dava un po' fastidio.
Rassegnato, scompigliò i capelli al minore e, dopo avergli dato un piccolo bacio sulla guancia, uscì dalla stanza.
Lo studente scosse il capo a sua volta: gli sarebbe mancato da morire quel ragazzo.
Chissà se un giorno lo avrebbe rivisto?
E, soprattutto, chissà se Minho lo avrebbe trattato ancora con così grande affetto?
Mentre pensava a quelle cose, il suo cuore perse ancora un paio di battiti; rimase a bocca aperta: era già la seconda volta che gli succedeva quella mattina e non riusciva a capirne il motivo; forse doveva parlarne con i suoi Big Brothers; forse doveva in andare in ospedale; stava per raggiungere gli altri, quando la sua attenzione fu catturata dal suo cellulare che aveva iniziato a squillare.
Si colpì la fronte, dandosi del cretino: prima che entrasse il rapper, stava parlando con Tae Joon.
Doveva essersi preoccupato parecchio: non aveva più risposto a nessuno dei suoi messaggi.
Corse a prendere il telefonino e, senza nemmeno guardare chi era, rispose con un timido:
“Pronto?”
“Ed, ma dove cavolo eri finito?! Ero preoccupato da morire...”
“Scusami tanto...era entrato Minho...abbiamo anche litigato...”
“Oh...mi dispiace...n-non lo sapevo...é tutto a posto?”
“Sì sì, tutto ok. É solo che odio mentire a quei ragazzi...certo che tuo zio é davvero sadico...cosa gli hanno fatto di male poverini?!”
Non ricevette alcuna risposta; sentì solo una grossa risata che gli diede ai nervi; Tae Joon la trovava una cosa spiritosa ma per lui era una cosa veramente odiosa; seccato, disse:
“La vuoi smettere di ridere?! Sono stanco di dirgli bugie...”
“Dai non fare così...pensa a quanto saranno contenti quando ti vedranno esibire come nuovo membro della SM Entertainment...”
Edward sbuffò; odiava doverlo ammettere ma forse il suo amico aveva ragione; sinceramente doveva ancora capire perché il signor Choi Jin gli aveva chiesto di mentire; quella volta gli aveva detto solamente che ne avrebbe capito il motivo quando sarebbe stato il momento; più che tranquillizzarlo, però, quella frase lo aveva messo ancora più in ansia.
Stufo di tutto quella situazione, disse:
“Va bene...a che ore sono le prove oggi?”
“Sono fra un'ora...tu preparati che fra mezz'ora passo a prenderti...oh, ricordati la parrucca bionda!”

- Qualche ora dopo alla SM Entertainment -

Gli SHINee stavano ancora provando per l'ennesima volta la stessa canzone.
Per l'intervista dovevano preparare almeno due canzoni con le rispettive coreografie.
Per fortuna, non ci avevano messo molto a ripassare i brani e adesso dovevano solo decidere quali portare; nessuno, però, era abbastanza concentrato per poter anche solo pensare ad una cosa del genere; erano troppo preoccupati per Edward: temevano che li avesse convinti ad uscire di casa solo per non farsi vedere in lacrime da loro.
Ormai avevano capito com'era fatto: tendeva sempre a nascondere ciò che provava; di solito, riusciva ad aprirsi con loro ma stavolta c'era qualcosa di diverso in lui: era come se il suo cuore si fosse congelato, rendendolo incapace di provare emozioni.
Passarono altri venti minuti e i cinque ragazzi decisero che era meglio fare una pausa per mangiare qualcosa; Minho, tuttavia, non aveva per niente voglia di andare in giro per Seoul facendo finta che non stesse successo niente; quella mattina era veramente molto nervoso: l'idea che il suo fratellino potesse averlo allontanato in qualche modo lo aveva fatto arrabbiare da morire.
Continuava a provare senza sosta, nel tentativo di sgombrare la mente; all'inizio, gli sembrava di star un po' meglio ma poi cominciò  ad avere dei flash di quella giornata: vedeva Ed che non riusciva a guardarlo negli occhi e che sembrava voler andarsene da un momento all'altro; la rabbia, allora, diventò incontenibile; non ce la faceva più: aveva bisogno di risposte ma nessuno voleva dargli retta.
In uno scoppio d'ira, diede un calcio ad un muro, ringhiando; probabilmente, se ci fosse stato qualcuno, avrebbe iniziato a picchiarlo fino a renderlo irriconoscibile; all'improvviso, sentì qualcuno dirgli:
“Cavolo, Minho, ma che ti ha fatto di male quel muro?”
Il rapper, sempre più irascibile, si girò per vedere chi avesse parlato: era Jonghyun; sbuffò esasperato: l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una pessima battuta fatta da quel Dinosauro; si avvicinò alla sua sacca degli allenamenti e, dopo aver estratto una bottiglietta d'acqua, disse, fissando un punto impreciso della stanza:
“Cosa vuoi Jonghyun? Non dovresti essere insieme al tuo ragazzo?”
“Ti ho portato qualcosa da mangiare...”
Il ranocchio, allora, spostò lo sguardo e vide che l'altro aveva in mano una borsetta di plastica da cui spuntavano delle scatoline di molti colori; anche se molto lusingato, scosse la testa, dicendo:
“Non ho fame...grazie lo stesso...”
Detto questo, attaccò il suo mp3 alle casse e, dopo aver fatto partire la musica, cominciò a provare per l'ennesima volta la coreografia di Sherlock, senza prestare più alcuna attenzione all'amico.
Il maggiore, vedendo l'atteggiamento del rapper, si infuriò: si stava comportando veramente in un modo odioso; proprio non capiva cosa gli fosse successo; quella mattina aveva sfoggiato un enorme sorriso e continuava a ridere per qualsiasi cosa; adesso invece, era scontroso e trattava malissimo tutti; arrabbiato, tolse la musica e, prendendo di sorpresa l'altro, urlò:
“SI PUÒ SAPERE COSA TI É PRESO?! É da quando siamo usciti da casa che ti comporti in modo strano...”
“Non sono affari tuoi...mi potrò permettere una giornata storta ogni tanto, no?”
“Non se fai preoccupare anche Edward...”
A quella frase, Minho fece cadere la bottiglia che teneva ancora in mano; non poteva crederci: aveva fatto spaventare il suo fratellino; in effetti, mentre stavano andando via, era stato un po' brusco nel salutarlo, ma non pensava di essere stato così duro; sentendo, all'improvviso, tutto il peso del suo corpo, si accostò ad una parete, scivolando verso il pavimento.
Si sentiva un verme: non lo voleva trattare male.
Si coprì il volto con le mani, dandosi dell'idiota; sperava vivamente che Ed lo perdonasse.
Dino, vedendolo così sconsolato, si chinò per raggiungere il suo viso e, dopo avergli lasciato una carezza sulla guancia, disse:
“Minho non ti preoccupare, non é grave...dai non fare così...se non sapessi che é impossibile direi che sei innamorato di...”
In quel momento, le parole gli morirono in gola; non poteva credere a ciò che stava vedendo: Minho aveva tolto le mani dal viso e ora lo fissava con uno sguardo colpevole; sgranò gli occhi, incredulo.
No, non poteva aver capito bene.
Doveva aver frainteso quello che l'altro stava cercando di dirgli.
Con un filo di voce, balbettò:
“Minho, tu...no...insomma...avevi detto...tu e Ed avevate detto...”
“Ho mentito...sia a te che agli altri...”
“P-perché?”
“Perché rischiavo di perderlo...temevo che, se glielo avessi detto, non avrebbe più voluto vedermi...”
Jonghyun, ormai, non ci capiva più niente.
Allora era per quello.
Si comportava in modo strano per quel motivo.
Sempre più curioso, chiese:
“E...e Karen?”
“Karen é una brava ragazza...ammetto che mi attrae parecchio...ma Ed mi ha stregato fin dalla prima volta che l'ho visto...”
Il vocalist, a quelle parole, non poté fare a meno di sorridere: finalmente era riuscito a capire quel forte attaccamento che il ranocchio aveva sviluppato nel giro di pochi giorni.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Era talmente ovvio che tra i due c'era un legame troppo forte per essere solo un'amicizia; avrebbe voluto dirgli qualcosa ma Minho lo spiazzò, dicendo:
“Ma che importa?...tanto é innamorato di Aiko, giusto?”
Allora, dai suoi occhi iniziarono a scendere calde lacrime; si sentiva uno schifo: come avrebbe fatto a dirgli addio?
Non ce l'avrebbe mai fatta.
Per lui, Edward era tutto ormai; alla mattina, quando si svegliava, pensava a lui, al suo sorriso; non voleva lasciarlo andare; non poteva lasciarlo andare; se lo avesse fatto, se ne sarebbe pentito per sempre.
Il maggiore, dispiaciuto, si avvicinò all'altro e, sedendosi sul pavimento accanto a lui,  cercò di confortarlo come meglio poteva; conosceva bene quella sensazione di sconforto e confusione; era esattamente quella che aveva provato lui quando Kibum era diventato più distaccato nei suoi confronti.
Avrebbe tanto voluto fare qualcosa ma presto si rese conto che lui non aveva alcuna giurisdizione in quella situazione; c'era solo una persona che poteva porre fine a quella storia: Edward.

- Quella sera alla stazione televisiva -

Mancavano solo pochi minuti alla sua entrata in scena e Ed era ancora alla postazione del trucco con una ragazza che gli metteva una mano di fondotinta ogni trenta secondi; non ce la faceva più: neanche quando imitava Minho si truccava così tanto; per fortuna, la make-up artist dopo poco finì e gli disse che poteva andare dal tecnico del suono; il ragazzo lanciò un’occhiata furtiva allo specchio che stava davanti alla postazione del trucco: aveva la sua solita parrucca bionda acconciata da una hair stylist e indossava delle lenti a contatto verdi che facevano sembrare la sua carnagione ancora più candida; ci aveva messo molto a prepararsi, però, doveva proprio ammetterlo: stava veramente bene con quel suo nuovo look.
Si alzò dalla poltroncina su cui era seduto e, dopo aver spolverato le maniche della sua giacca, si diresse verso il posto che gli aveva indicato la ragazza; si sentiva un po’ a disagio: non era mai stato nel backstage di un programma televisivo e, di sicuro, non aveva mai cantato in diretta con delle persone che lo riprendevano con una telecamera; temeva di scordarsi il testo della canzone.
Fece un paio di respiri profondi.
Doveva stare calmo e godersi il momento.
Arrivò a destinazione e, subito, iniziò a guardarsi attorno, non sapendo a chi rivolgersi; all’improvviso, qualcuno gli appoggiò una mano sulla spalla, chiedendogli:
“Serve aiuto?”
Preso alla sprovvista, si girò per vedere chi fosse: era Tae Joon.
Chi altro poteva essere?
Sorridendo, scosse il capo e poi, con un'espressione furbetta, rispose:
“No, grazie...sto solo cercando il mio partner per l'esibizione...lo hai visto, per caso?”
“Tutte le volte che mi guardo allo specchio...dicono che alle ragazze piaccia molto...”
“Oh, davvero? Dovrebbe piacergli con un'esplosione di tinta per capelli in testa?”
Lo studente non riuscì più a trattenersi, scoppiando in una grossa risata; non ce la faceva a guardarlo, rimanendo serio: aveva i capelli di mille colori con delle rare ciocche bionde che creavano dei particolarissimi giochi di luce; in origine l'idea era quella di rappresentare il suo lato più libero e indipendente ma ad Ed sembrava solo la brutta copia di un clown.
Tae Joon, intanto, lo stava fulminando con lo sguardo; a lui piaceva il suo look; lo rappresentava molto; e poi, non era così colorato; a parte i capelli, il resto del suo outfit era molto scuro: indossava una giacca nera di pelle, una maglietta grigia con degli inserti trasparenti sui fianchi e un paio di pantaloni abbastanza attillati che formavano un tutt'uno con i suoi anfibi.
Sorrise, sarcastico: non gli piaceva per niente essere preso in giro per il suo abbigliamento; irritato, disse:
“Almeno io ho un mio stile...tu sembri essere appena uscito da scuola...”
“Ma non é vero...non hai visto le ali d'angelo disegnate sulla mia giacca?!...io rappresento il tuo lato più dolce e tranquillo, ricordi?”
“Va bene...va bene...hai vinto! Contento?”
I due, allora, scoppiarono a ridere; da quando si conoscevano non avevano fatto altro che ridere e scherzare; si trovavano veramente bene a lavorare insieme; non serviva nemmeno parlare: gli bastava uno sguardo per capirsi; erano molto simili; forse anche troppo: infatti, al nipote del manager gli ci erano voluti solo pochi secondi per capire che l'altro era strano.
Si avvicinò un po' di più all'altro per poter studiare meglio i suoi occhi: anche se erano coperti dalle lenti verdi, si notava con grande facilità che non aveva più la loro caratteristica luce che incantava chi li guardava.
Sospirò, triste: da quando erano andati alle prove, il suo amico non aveva fatto altro che incupirsi sempre di più; sperava che prima dell'inizio del programma si riprendesse ma, vedendo come si sforzava di sorridere, capì che non gli sarebbe passata in fretta.
Colto da un momento di irrefrenabile tenerezza, lo abbracciò forte, sussurrandogli ad un orecchio:
“Ed, che ti succede? Come mai sei triste?”
“É-é così evidente?”
“Abbastanza...”
Edward, sentendosi scoperto, si strinse ancora di più a Tae Joon, dicendo a bassa voce:
“TJ aiutami...non so più cosa fare...”
“È successo qualcosa?”
Edward, annuì; si sentiva perso, tradito dal suo stesso corpo; nel mezzo di una crisi di panico, disse:
“Il mio cuore stamattina mi ha fatto un paio di brutti scherzi...e ora non so se debba andare in ospedale o no...”
L’altro a quelle parole iniziò a preoccuparsi; temeva veramente per la salute dell’amico; gli diede qualche pacchetta sulla schiena per cercare di tranquillizzarlo; poi, tentando di non sembrare impaurito, disse:
“Ed...Ed, guardami...cosa intendi con ‘brutti scherzi’?”
Edward, allora, respirò profondamente; aveva una gran paura di avere qualche strano morbo incurabile; forse stava esagerando ma, fin da quando era piccolo, suo padre gli aveva sempre detto di non sottovalutare i segnali che gli lanciava il suo corpo; di solito era abbastanza sicuro delle sue condizioni fisiche ma stavolta proprio non lo capiva.
Si prese qualche secondo per calmarsi e poi rispose:
“Questa mattina...il mio cuore perdeva dei battiti e non so il perché...”
“Ok, mantieni la calma...pensaci bene...cosa stavi facendo quando ti è successo?”
“Niente...stavo parlando con Minho della loro partenza...”
TJ, a quelle parole, tirò un sospiro di sollievo, accennando ad una piccola risata.
Pensò:
“Possibile che non ci sia ancora arrivato?”
Lo abbracciò un’altra volta, nel mezzo di una grossa risata; il suo comportamento non era proprio rispettoso nei confronti dell’altro ma, proprio non aveva potuto farne a meno; Edward era un ragazzo in gamba ma quando si trattava di cose del genere non ci capiva assolutamente niente.
Desideroso di aiutare l’altro, sciolse l’abbraccio e lo invitò a sedersi su una delle sedie che gli scenografi si erano dimenticati di portare sul palcoscenico; poi, non appena lo studente si sedette, si mise in ginocchio davanti a lui; non sapeva esattamente come affrontare il discorso: non era una cosa esattamente facile di cui discutere.
Pensando di aver trovato le parole giuste, disse:
“Ascolta...tu non hai nulla che non vada...è solo il tuo cuore che cerca di parlarti...vedi: ci sono cose che a volte non riusciamo a cogliere ma che la nostra anima capisce...”
“Che vuoi dire?...non riesco a seguirti...”
Respirò profondamente; non pensava che sarebbe stato così difficile.
“Quello che stavo cercando di dirti è che...forse...il tuo cuore ha perso dei battiti perché hai una gran paura di perderlo...”
Ed si sforzava di capire ma proprio non capiva.
Perché gli stava dicendo queste cose?
Prima che potesse dire qualcosa, i due ragazzi sentirono una voce fuori campo dire:
“Attenzione, attenzione...l’intervista sta per finire...Tae Joon e David raggiungano il retro dello schermo luminoso...cinque minuti all’esibizione...”
Lo studente, fece una smorfia di disgusto: con tutti i nomi inglesi che ci sono, proprio ‘David’ doveva essere il suo nome d’arte.
Si alzò dalla sedia, frastornato; ancora non riusciva a capire il senso del discorso di TJ; decise di rimandare la questione a dopo lo spettacolo: non era il caso di aggiungere altri dubbi a quelli che già aveva; si sistemò il microfono all’orecchio, mettendosi accanto all’amico dietro a quell’enorme televisore formato da centinaia di luci al led.
Era veramente molto agitato ma, allo stesso tempo, elettrizzato; provava un sacco di emozioni contrastanti che, stranamente, gli davano una forza incredibile; gli sembrava quasi di essere in grado di sollevare un auto.
Che fosse questa l’energia di cui parlavano sempre i suoi Big Brothers?
 
“Ehi ragazzi, posso farvi una domanda? Cosa si prova ad esibirsi davanti a migliaia di persone?”
“Da dove comincio? È una sensazione veramente incredibile...è come se tutto il resto sparisse...sei solo tu e la musica...”
“È come se la tua anima prendesse il sopravvento...”
 
Ad un certo punto, il pannello davanti a loro si aprì, svelando l’immenso pubblico che li guardava stupiti.
Ed deglutì intimorito; c’era fin troppa gente a fissarlo; poi, quando gli sembrava di stare un po’ meglio, la presentatrice annunciò:
“E per concludere questa fantastica intervista...accogliamo una delle nuove scoperte della SM Entertainment che ci canterà qualcosa...ecco a voi David!”
Il ragazzo, sgranò gli occhi: perché presentava solo lui? Non doveva esibirsi con Tae Joon?
Si girò verso l’amico per chiedere spiegazioni; solo in quel momento si accorse di essere lì tutto solo; soffocò un urlo di esasperazione: lo aveva preso in giro; non dovevano fare un duetto; era solo una scusa per convincerlo a cantare; sperava di essersi sbagliato; purtroppo, però, dei ballerini presero posizione di fronte a lui, confermando le sue teorie.
Pensò:
“Beh, almeno adesso so cosa devo cantare...TJ, ti giuro che questa me la paghi!!!”
Infuriato a morte, si mise in posizione aspettando che la musica partisse; il pubblico, intanto, continuava ad applaudire, mettendolo ancora di più in agitazione; lanciò un’occhiata verso la sua sinistra: gli SHINee erano tutti lì in riga a chiedersi chi fosse il fantomatico ragazzo che stava per esibirsi; sorrise: non sapeva il perché, ma gli ricordava tanto il loro primo incontro.
Volendo fargli capire che era lui, alzò le maniche della giacca, scoprendo il suo amato bracciale bianco di pelle; sperava tanto che lo vedessero; il palco, purtroppo, era tutto buio e non poteva essere sicuro che lo avessero visto; per fortuna, Taemin lo vide e, quasi in preda ad un infarto, iniziò a saltellare dicendo agli altri la sua scoperta.
La musica, allora, partì e Ed fece i primi passi della coreografia.
Una cosa era sicura: dopo quella sera la sua vita sarebbe cambiata per sempre; soprattutto, perché, nel bel mezzo della canzone, lo studente pensò:
“Oh, cavolo! Ecco cosa voleva dirmi Tae Joon...”
 
Nei panni dell’autore che teme la vostra reazione
C-ciao...come va?
*avanza intimorito temendo di essere ammazzato*
Sì, lo so che vi avevo detto non sarebbe mai successo nulla tra Minho e Edward ma...ho mentito xD ahahahahahahahahahah xD
La verità è che mentre scrivevo la storia ho notato che il ranocchio era troppo...come dire...mestruato per non essere minimamente interessato a Little Brother xD ahahahahahahahahahah xD
Perciò ho deciso di esaudire una richiesta che mi hanno fatto molte lettrici e ho ridato speranza alla EdHo <3
Arrabbiate? Spero di no *^*
E i due piccioncini? Riusciranno a stare insieme?
Chissà? xD
Grazie ancora a tutti quelli che hanno letto la storia e grazie a quelli che recensiranno il capitolo ^^
Per favore, lasciatemi un piccolo messaggino...ci terrei tanto a sapere la vostra opinione *^*
Oh, quasi me ne dimenticavo...tanti auguri agli SHINee che sono insieme da sette anni <3
A presto:)
*saluta con la manina*
  
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