Punto di rottura
***
Quando entrano in casa Elena trova Ric in salotto, le luci soffuse e un interfono acceso
posato sul mobile di fianco al divano.
Lui si volta appena li sente entrare.
-Ehi Elena-
Si alza raggiungendola.
-Visto
cosa ho
trovato fuori dalla porta?-
Ric lancia un’occhiata torva a suo nipote e
poi torna sulla ragazza.
-Come stai?-
-Bene-
-Sarai dei nostri per Natale?-
Lei sbatte gli occhi, imbarazzata.
-Ecco io-
-Ric grazie ci
penso io adesso, tu vai pure-
Alaric osserva per un istante Damon, poi gli
porge l’interfono e dopo aver salutato Elena prende la
giacca ed esce.
-Ma dove va a quest’ora?-
-A prendere la sua fidanzata-
-Fidanzata?-
Damon posa dolcemente una mano sulla parte
bassa della schiena di Elena per sospingerla verso la cucina e lei si trova a sussultare
per il gesto improvviso.
E d’un tratto le
sue guance si colorano di un rosso acceso facendo sorridere Damon.
-E’ una dottoressa, l’ha conosciuta questa
estate-
-Oh-
-Si merita pure lui di farsi una vita,
dopo tutto-
Elena si appoggia contro l’isola della
cucina su cui lui ha messo l’interfono.
E chissà perché il pensiero che in una
qualche stanza della casa ci sia una bambina, la sua bambina, la agita un po’.
Mentre lui le prepara latte e biscotti -e
pensa che è davvero assurdo tutto questo- Elena lo
osserva meglio e nota quanta stanchezza e forza al contempo ci siano dietro
quegli occhi azzurri, sulle sue spalle larghe un po’ più piegate sotto al peso
della sofferenza che continua a nascondere.
Spostando lo sguardo intorno si accorge
che la fredda e composta cucina Salvatore si è trasformata in un mini asilo, con sterilizzatori, biberon, ciucci e bavagli
ovunque.
E sembra tutto così surreale, qualcosa che
non assoceresti mai a uno come Damon.
Qualcosa che invece le sembra così giusto,
così al suo posto. Come se stessa che lo aspetta, che lo vede osservala di
sottecchi e prenderla in giro per il percorso di studi scelto o di come le sue
orecchie siano sempre tese a cogliere anche il più piccolo suono dallo
strumento bianco in mezzo a loro.
E non gli chiede niente della sua
situazione, non servono parole e lui non sembra pronto a parlare della perdita
di Rose.
Ma lo può respirare Elena il dolore
inespresso, come se Damon se lo stesse quasi negando.
E si chiede se un giorno lo affronterà
mai, o farà come lei post ponendo il momento in cui dovrà lasciarsi avvolgere,
sopraffare e poi riemergere.
Ma infondo Elena non sa niente del dolore.
-Allora... chi eri venuta a cercare
stasera?-
Alza lentamente gli occhi su di lui,
studiandolo.
-Perché Stefan non c'è...-
Lascia la frase –e anche lei- in sospeso
obbligandola come un’onda silenziosa a lasciare per un attimo riaffiorare il suo
malessere, improvvisamene appannato dalla notizia di Damon e cerca di cacciarlo
da qualche parte dato che lamentarsi della sua vita sarebbe
estremante fuori luogo adesso.
-Cercavo te-
Forse è solo la luce calda sopra le loro
teste o la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma ad
Elena sembra di vedere un lieve tremore nelle iridi liquide. E ancora si sente
così coraggiosa, spinta da qualcosa che non sa
definire, ma che giace li da qualche parte dentro di lei.
Vorrebbe riempire quel vuoto di mesi, vorrebbe conoscere meglio le ferite di Damon, il perché con
suo padre le cose non siano mai andate bene, cosa invece stia cambiando, se è
solo tornato per Natale o sarà qui fisso.
Stringe il bicchiere di latte tra le mani
per non sprofondare nella voragine che gli occhi di Damon hanno spalancato
sotto ai suoi piedi e le fragili barriere dietro cui
ha nascosto il disagio di quei mesi sembrano sgretolarsi a poco poco vinte dall’umanità bruciante di quest’uomo.
D’un tratto però il volto niveo si tende
appena mettendo delle distanze tra loro.
-Non che siano affari miei, ma...dubito che ti vedremo per cena giusto?-
Elena boccheggia leggermente stupita e si ravvia i capelli.
-Beh no...cioè
dovrei parlare con Stefan quando tornerà ma...non credo sia il caso-
Lui annuisce mentre la vede bere d’un sorso per nascondere l’imbarazzo.
-Rilassati matricola, non ho intenzione di
fare il consulente di coppia...-
Si alza dallo sgabello e prende la tazza
vuota di lei per riporla nel lavandino.
Lei fa una smorfia di disapprovazione,
anche nel dolore non perde quella punta di sarcasmo.
-Sono cose che lascio a te...ovviamente quando avrai strizzato abbastanza cervelli per
sapere cosa c’è dentro-
-Non strizziamo cervelli....li
studiamo e tu saresti un ottimo elemento su cui fare pratica-
Anche lei si alza imitandolo.
Lui afferra il suo fedele interfono e la
conduce in salotto per mettersi comodi, gli fa piacere la compagnia di Elena è
un tiepido raggio di sole nelle sue giornate difficili.
-Nessuno può entrare nella mia testa
matricola...sono troppo complicato-
Lei alza gli occhi al cielo lasciandosi
sfuggire una risatina mentre lo segue verso il divano.
-Quanto ti piacerà fingere di esserlo
Salvatore-
Lui si volta e per poco Elena non va a
sbattergli contro sussultando.
Ora la guarda con una faccia divertita e
lei si sente improvvisamene priva di difese.
Come riesce a prenderla sempre in contro
piede?
-Ah sì? Sentiamo Gilbert cosa puoi dirmi?-
Il suo piccolo cuore sta galoppando così
forte che la temperatura corporea sale e le guance si scaldando, tutto perché
lui la guarda in quel modo liquido e provocatorio, perché le respira
contro e il suo odore le annebbia la vista. Deglutisce Elena, provando a
frugare nella sua testa.
Perché lei di cose da dire ne avrebbe, ma
non perché sia brava a decifrare le persone o perché sappia analizzare il
prossimo.
Vuoi un po' per il suo animo empatico,
vuoi che Elena affogherebbe volentieri nel suo mare
azzurro, ma è come se lo sentisse sotto pelle Damon non riuscendo ancora a
trovare le giuste parole che lo definiscano.
Non che nel vocabolario esistano termini
tanto adeguati per lui, ma percepisce tutto quello che è lui, nel suo modo di
fare, di porsi, nel modo in cui risponde.
È come se fosse uno sparito con le note e
nessuno finora fosse stato in grado di leggerlo e lei invece ne conosce la
melodia, ma ancora non ha provato a suonare.
Elena ci prova a dire qualcosa, ma l’interfono
si intromette e una vocina sommessa si lamenta appena
attirando l’attenzione di entrambi.
Damon la porta all’orecchio e poi guarda
l’ora.
-E’ ora della cena-
-Oh....allora non
ti disturbo oltre-
-Non c'è fretta, si sveglierà tra dieci
minuti il tempo di metterle su il latte-
-Posso aiutarti in qualche modo?-
E’ combattuta perché non se ne vorrebbe
andare, ha pure la curiosità di vederla questa bambina soprattutto tra le braccia di lui.
Al tempo stesso non vuole essere invadente
e superare confini pericolosi.
E un po' lo vede lo stesso conflitto in
lui.
I lamenti iniziando a crescere e Damon la
guarda.
-Te la senti di andare a prenderla? Mio
padre è fuori città e-
-Certo-
-E’ nella mia stanza-
Elena annuisce e mentre lui va in cucina,
lei si dirige dalla bambina a passo svelto, ma anche un po' titubante.
È brava con i bambini, ha uno spiccato
spirito materno ed è stata la baby sitter di tutto il
vicinato, ciò non toglie che una certa ansia sta iniziando a salirle.
Quando arriva in camera di Damon -strana
sensazione entrare lì- vede la luce soffusa della abat-jour
illuminare tenuemente la stanza e intravede la culla dove sta la piccola.
Quando si avvicina
la trova sveglia, due occhioni blu che si guardano attorno preoccupati.
Una serie di emozioni vanno
a confondere il cuore e lo stomaco di Elena che sorride alla bambina e la
solleva gentilmente parlandole con voce bassa e cullandola appena per evitare
il classico attacco isterico da fame.
Arrivata in cucina
trova Damon intento a saggiare la temperatura del latte ed alza lo sguardo su
Elena rimanendo per un istante immobile.
Qualcosa dentro si incrina,
perché diciamolo pure che dopo Rose l’unica donna ad aver cullato la bambina è
stata Jo.
Quindi è strano e anche doloroso rivedere una
figura femminile gironzolare per casa e tenere sua figlia.
Lui che si è impegnato molto per prendere
tutta la sofferenza di quell’ultimo anno e cacciarla in profondità, sepolta
così bene che potrebbe quasi sembrare credibile.
Ora lui non può davvero permettersi di
crollare, di soffrire, deve essere ancora una volta quello forte.
E ha paura, Damon, di esplodere un giorno, di non contenere il peso stavolta.
Ma sua figlia si sta rivelando un valido
calmante, anche se certe notti non sa da che parte
rifarsi per calmarla o non sempre intuisce subito i suoi bisogni.
Prende la piccola Lily dalle braccia di
Elena che titubante si ricompone facendo qualche passo indietro e non può
evitare di guardarlo mentre si destreggia con quella bambina minuscola,
trattandola come la persona più delicata e preziosa sulla terra.
C’è uno struggimento,
una nostalgia dolce amara di qualcosa che non conosce che le afferra lo stomaco
mentre si perde in lui, in tutta la bellezza che è Damon Salvatore.
Oh sì, più Elena lo guarda, più non si
spiega come possa essere così bello anche con gli occhi cerchiati da una
stanchezza che sa di notti in bianco e paure nascoste -di nuovo l’ignoto abisso
azzurro che si spalanca davanti a lei- e l'emozione si mescola al senso di inadeguatezza, all’amaro che resta li a infastidire la
bocca dello stomaco, perché ora lui sembra sempre più irraggiungibile che mai.
Sbatte gli occhi confusa
e riprendere aderenza alla realtà.
-Io...io devo
andare-
Le pietre azzurre si alzano su di lei.
-Oh certo....ti
accompagno-
-No, non ti preoccupare conosco la strada-
Afferra in fretta il piumino lasciato
sullo sgabello della cucina e corre fuori da quella casa, dall’angoscia che le
opprime i polmoni e quando l’aria gelida di dicembre le sferza la pelle respira a fondo, scoppiando a piangere.
Senza saperlo lui ha premuto il suo tasto,
il punto fragile che ha rotto l’equilibrio delicato che si era creata.
Il suo punto di frattura e il muro è crollato, il tentativo pallido di celare il turbine di
incidenti emotivi dentro lei si è infranto dolorosamente contro il ghiaccio di
Damon.
Non lo può più controllare, gestire,
sopprimere.
Un pianto ferito, disperato.
Viscerale, liberatorio.
E respira sconnessa, scossa dai singhiozzi
che investono i polmoni e bruciano gli occhi.
Piange Elena, come una bambina ferita.
Perché tutto è sbagliato.
Stefan e Caroline.
Il loro
tradimento.
Damon e lei.
Il
suo tradimento.
Il dolore pressante che aleggia su tutti
loro in dosi diverse...un po’ troppo massicce su Damon.
La vena di vita che le pulsa dentro quando
lui la guarda, il bisogno incosciente di respirarlo solo per farsi strappare un
pezzetto di pelle.
E quell’inadeguatezza cresce prepotente
perché nessun posto, nessun rapporto le sembra più
suo.
Al suo posto.
Soffre per le cose sbagliate, le persone
sbagliate.
Ed Elena non sa più quale sia il suo posto
nel mondo.
Ciao
a tutte!!!!!
Come
sempre mille mille grazie
per l’appoggio e il sostegno! Come farei senza di voi? Comunque eccoci qua ho
postato ora perché in settimana so già che sarò molto impegnata; siamo al secondo
round dell’incontro Delena, lei conosce la bambina
finalmente e invece di consolare o confortare Damon è lui che inconsapevolmente
aiuta Elena, a modo suo, a sbloccarla dalla situazione di empasse nella quale
si è rinchiusa pur di non dover guardare in faccia la realtà.
Vedremo
nel capitolo dopo cosa accadrà….sappiamo già che dovrà confrontarsi anche con
Stefan!
Aspetto
come sempre i vostri commenti e ringrazio le splendide ragazze (e una mamma
speciale con la sua bambina) che non mi mollano!!!
A
presto
Eli