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Autore: eli_s    26/05/2015    4 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Punto di rottura

 

***

 

 

 

Quando entrano in casa Elena trova Ric in salotto, le luci soffuse e un interfono acceso posato sul mobile di fianco al divano.

Lui si volta appena li sente entrare.

 

-Ehi Elena-

 

Si alza raggiungendola.

 

-Visto cosa ho trovato fuori dalla porta?-

 

Ric lancia un’occhiata torva a suo nipote e poi torna sulla ragazza.

 

-Come stai?-

-Bene-

-Sarai dei nostri per Natale?-

 

Lei sbatte gli occhi, imbarazzata.

 

-Ecco io-

-Ric grazie ci penso io adesso, tu vai pure-

 

Alaric osserva per un istante Damon, poi gli porge l’interfono e dopo aver salutato Elena prende la giacca ed esce.

 

-Ma dove va a quest’ora?-

-A prendere la sua fidanzata-

-Fidanzata?-

 

Damon posa dolcemente una mano sulla parte bassa della schiena di Elena per sospingerla verso la cucina e lei si trova a sussultare per il gesto improvviso.

E d’un tratto le sue guance si colorano di un rosso acceso facendo sorridere Damon.

 

-E’ una dottoressa, l’ha conosciuta questa estate-

-Oh-

-Si merita pure lui di farsi una vita, dopo tutto-

 

Elena si appoggia contro l’isola della cucina su cui lui ha messo l’interfono.

E chissà perché il pensiero che in una qualche stanza della casa ci sia una bambina, la sua bambina, la agita un po’.

 

Mentre lui le prepara latte e biscotti -e pensa che è davvero assurdo tutto questo- Elena lo osserva meglio e nota quanta stanchezza e forza al contempo ci siano dietro quegli occhi azzurri, sulle sue spalle larghe un po’ più piegate sotto al peso della sofferenza che continua a nascondere.

 

Spostando lo sguardo intorno si accorge che la fredda e composta cucina Salvatore si è trasformata in un mini asilo, con sterilizzatori, biberon, ciucci e bavagli ovunque.

 

E sembra tutto così surreale, qualcosa che non assoceresti mai a uno come Damon.

Qualcosa che invece le sembra così giusto, così al suo posto. Come se stessa che lo aspetta, che lo vede osservala di sottecchi e prenderla in giro per il percorso di studi scelto o di come le sue orecchie siano sempre tese a cogliere anche il più piccolo suono dallo strumento bianco in mezzo a loro.

 

E non gli chiede niente della sua situazione, non servono parole e lui non sembra pronto a parlare della perdita di Rose.

Ma lo può respirare Elena il dolore inespresso, come se Damon se lo stesse quasi negando.

E si chiede se un giorno lo affronterà mai, o farà come lei post ponendo il momento in cui dovrà lasciarsi avvolgere, sopraffare e poi riemergere.

 

Ma infondo Elena non sa niente del dolore.

 

-Allora... chi eri venuta a cercare stasera?-

 

Alza lentamente gli occhi su di lui, studiandolo.

 

-Perché Stefan non c'è...-

 

Lascia la frase –e anche lei- in sospeso obbligandola come un’onda silenziosa a lasciare per un attimo riaffiorare il suo malessere, improvvisamene appannato dalla notizia di Damon e cerca di cacciarlo da qualche parte dato che lamentarsi della sua vita sarebbe estremante fuori luogo adesso.

 

-Cercavo te-

 

Forse è solo la luce calda sopra le loro teste o la stanchezza che inizia a farsi sentire, ma ad Elena sembra di vedere un lieve tremore nelle iridi liquide. E ancora si sente così coraggiosa, spinta da qualcosa che non sa definire, ma che giace li da qualche parte dentro di lei.

 

Vorrebbe riempire quel vuoto di mesi, vorrebbe conoscere meglio le ferite di Damon, il perché con suo padre le cose non siano mai andate bene, cosa invece stia cambiando, se è solo tornato per Natale o sarà qui fisso.

Stringe il bicchiere di latte tra le mani per non sprofondare nella voragine che gli occhi di Damon hanno spalancato sotto ai suoi piedi e le fragili barriere dietro cui ha nascosto il disagio di quei mesi sembrano sgretolarsi a poco poco vinte dall’umanità bruciante di quest’uomo.

 

D’un tratto però il volto niveo si tende appena mettendo delle distanze tra loro.

 

-Non che siano affari miei, ma...dubito che ti vedremo per cena giusto?-

 

Elena boccheggia leggermente stupita e si ravvia i capelli.

 

-Beh no...cioè dovrei parlare con Stefan quando tornerà ma...non credo sia il caso-

 

Lui annuisce mentre la vede bere d’un sorso per nascondere l’imbarazzo.

 

-Rilassati matricola, non ho intenzione di fare il consulente di coppia...-

 

Si alza dallo sgabello e prende la tazza vuota di lei per riporla nel lavandino.

Lei fa una smorfia di disapprovazione, anche nel dolore non perde quella punta di sarcasmo.

 

-Sono cose che lascio a te...ovviamente quando avrai strizzato abbastanza cervelli per sapere cosa c’è dentro-

-Non strizziamo cervelli....li studiamo e tu saresti un ottimo elemento su cui fare pratica-

 

Anche lei si alza imitandolo.

Lui afferra il suo fedele interfono e la conduce in salotto per mettersi comodi, gli fa piacere la compagnia di Elena è un tiepido raggio di sole nelle sue giornate difficili.

 

-Nessuno può entrare nella mia testa matricola...sono troppo complicato-

 

Lei alza gli occhi al cielo lasciandosi sfuggire una risatina mentre lo segue verso il divano.

 

-Quanto ti piacerà fingere di esserlo Salvatore-

 

Lui si volta e per poco Elena non va a sbattergli contro sussultando.

Ora la guarda con una faccia divertita e lei si sente improvvisamene priva di difese.

 

Come riesce a prenderla sempre in contro piede?

 

-Ah sì? Sentiamo Gilbert cosa puoi dirmi?-

 

Il suo piccolo cuore sta galoppando così forte che la temperatura corporea sale e le guance si scaldando, tutto perché lui la guarda in quel modo liquido e provocatorio, perché le respira contro e il suo odore le annebbia la vista. Deglutisce Elena, provando a frugare nella sua testa.

 

Perché lei di cose da dire ne avrebbe, ma non perché sia brava a decifrare le persone o perché sappia analizzare il prossimo.

Vuoi un po' per il suo animo empatico, vuoi che Elena affogherebbe volentieri nel suo mare azzurro, ma è come se lo sentisse sotto pelle Damon non riuscendo ancora a trovare le giuste parole che lo definiscano.

 

Non che nel vocabolario esistano termini tanto adeguati per lui, ma percepisce tutto quello che è lui, nel suo modo di fare, di porsi, nel modo in cui risponde.

 

È come se fosse uno sparito con le note e nessuno finora fosse stato in grado di leggerlo e lei invece ne conosce la melodia, ma ancora non ha provato a suonare.

 

Elena ci prova a dire qualcosa, ma l’interfono si intromette e una vocina sommessa si lamenta appena attirando l’attenzione di entrambi.

Damon la porta all’orecchio e poi guarda l’ora.

 

-E’ ora della cena-

-Oh....allora non ti disturbo oltre-

-Non c'è fretta, si sveglierà tra dieci minuti il tempo di metterle su il latte-

-Posso aiutarti in qualche modo?-

 

E’ combattuta perché non se ne vorrebbe andare, ha pure la curiosità di vederla questa bambina soprattutto tra le braccia di lui.

Al tempo stesso non vuole essere invadente e superare confini pericolosi.

E un po' lo vede lo stesso conflitto in lui.

 

I lamenti iniziando a crescere e Damon la guarda.

 

-Te la senti di andare a prenderla? Mio padre è fuori città e-

-Certo-

-E’ nella mia stanza-

 

Elena annuisce e mentre lui va in cucina, lei si dirige dalla bambina a passo svelto, ma anche un po' titubante.

 

È brava con i bambini, ha uno spiccato spirito materno ed è stata la baby sitter di tutto il vicinato, ciò non toglie che una certa ansia sta iniziando a salirle.

Quando arriva in camera di Damon -strana sensazione entrare lì- vede la luce soffusa della abat-jour illuminare tenuemente la stanza e intravede la culla dove sta la piccola.

Quando si avvicina la trova sveglia, due occhioni blu che si guardano attorno preoccupati.

 

Una serie di emozioni vanno a confondere il cuore e lo stomaco di Elena che sorride alla bambina e la solleva gentilmente parlandole con voce bassa e cullandola appena per evitare il classico attacco isterico da fame.

 

Arrivata in cucina trova Damon intento a saggiare la temperatura del latte ed alza lo sguardo su Elena rimanendo per un istante immobile.

 

Qualcosa dentro si incrina, perché diciamolo pure che dopo Rose l’unica donna ad aver cullato la bambina è stata Jo.

Quindi è strano e anche doloroso rivedere una figura femminile gironzolare per casa e tenere sua figlia.

Lui che si è impegnato molto per prendere tutta la sofferenza di quell’ultimo anno e cacciarla in profondità, sepolta così bene che potrebbe quasi sembrare credibile.  

Ora lui non può davvero permettersi di crollare, di soffrire, deve essere ancora una volta quello forte.

 

E ha paura, Damon, di esplodere un giorno, di non contenere il peso stavolta.

Ma sua figlia si sta rivelando un valido calmante, anche se certe notti non sa da che parte rifarsi per calmarla o non sempre intuisce subito i suoi bisogni.

 

Prende la piccola Lily dalle braccia di Elena che titubante si ricompone facendo qualche passo indietro e non può evitare di guardarlo mentre si destreggia con quella bambina minuscola, trattandola come la persona più delicata e preziosa sulla terra.

 

C’è uno struggimento, una nostalgia dolce amara di qualcosa che non conosce che le afferra lo stomaco mentre si perde in lui, in tutta la bellezza che è Damon Salvatore.

 

Oh sì, più Elena lo guarda, più non si spiega come possa essere così bello anche con gli occhi cerchiati da una stanchezza che sa di notti in bianco e paure nascoste -di nuovo l’ignoto abisso azzurro che si spalanca davanti a lei- e l'emozione si mescola al senso di inadeguatezza, all’amaro che resta li a infastidire la bocca dello stomaco, perché ora lui sembra sempre più irraggiungibile che mai.

 

Sbatte gli occhi confusa e riprendere aderenza alla realtà.

 

-Io...io devo andare-

 

Le pietre azzurre si alzano su di lei.

 

-Oh certo....ti accompagno-

-No, non ti preoccupare conosco la strada-

 

Afferra in fretta il piumino lasciato sullo sgabello della cucina e corre fuori da quella casa, dall’angoscia che le opprime i polmoni e quando l’aria gelida di dicembre le sferza la pelle respira a fondo, scoppiando a piangere.

 

Senza saperlo lui ha premuto il suo tasto, il punto fragile che ha rotto l’equilibrio delicato che si era creata.

Il suo punto di frattura e il muro è crollato, il tentativo pallido di celare il turbine di incidenti emotivi dentro lei si è infranto dolorosamente contro il ghiaccio di Damon.

 

Non lo può più controllare, gestire, sopprimere.

Un pianto ferito, disperato.

Viscerale, liberatorio.

E respira sconnessa, scossa dai singhiozzi che investono i polmoni e bruciano gli occhi.

Piange Elena, come una bambina ferita.

 

Perché tutto è sbagliato.

 

Stefan e Caroline.

Il loro tradimento.

Damon e lei.

Il suo tradimento.

 

Il dolore pressante che aleggia su tutti loro in dosi diverse...un po’ troppo massicce su Damon.

 

La vena di vita che le pulsa dentro quando lui la guarda, il bisogno incosciente di respirarlo solo per farsi strappare un pezzetto di pelle.

 

E quell’inadeguatezza cresce prepotente perché nessun posto, nessun rapporto le sembra più suo.

Al suo posto.

Soffre per le cose sbagliate, le persone sbagliate.

 

Ed Elena non sa più quale sia il suo posto nel mondo.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!!

 

Come sempre mille mille grazie per l’appoggio e il sostegno! Come farei senza di voi? Comunque eccoci qua ho postato ora perché in settimana so già che sarò molto impegnata; siamo al secondo round dell’incontro Delena, lei conosce la bambina finalmente e invece di consolare o confortare Damon è lui che inconsapevolmente aiuta Elena, a modo suo, a sbloccarla dalla situazione di empasse nella quale si è rinchiusa pur di non dover guardare in faccia la realtà.

Vedremo nel capitolo dopo cosa accadrà….sappiamo già che dovrà confrontarsi anche con Stefan!

Aspetto come sempre i vostri commenti e ringrazio le splendide ragazze (e una mamma speciale con la sua bambina) che non mi mollano!!!

A presto

Eli

   
 
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