Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Gino94    27/05/2015    2 recensioni
Prendete tutto ciò che sapete di Inuyasha e mettetelo da parte.
Perchè adesso i nostri eroi affronteranno la più ardua delle sfide: la scuola.
Piccole avventure scolastiche e ricordi che rimarranno indelebili.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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 Buonsalve! Scusate per il ritardo ma questo capitolo mi è sembrato interminabile! Spero sia di vostro gradimento. Ps: Il primo e il secondo capitolo sono dedicati a una mia amica che è qui presente in EFP ed è una delle poche persone che commenta la mia storia.
Buona lettura.

 


CIO’ CHE CI RENDE UNITI

 

- Mondo Otaku


-Sono in ritardo!- esclamò Rin percorrendo velocemente la strada che portava fino a scuola.
Le lezioni erano iniziate da dieci minuti e lei era ancora piuttosto lontana dall’arrivo. Non che fosse una novità, essere in ritardo alla prima ora era ormai una routin, eppure ogni volta sembrava come la prima.
Con il respiro affannato e i battiti a mille riuscì finalmente a raggiungere il cortile dell’edificio sperando con tutto il cuore di non essere cacciata fuori dalla classe una volta entrata. Vide un gruppetto di ragazzi che, tranquillamente si dirigevano verso l’entrata, non curandosi di essere in ritardo di ben quindici minuti. Era mai possibile che solo lei si facesse prendere dall’ansia ogni volta?
Si addentrò nel gruppetto come se nulla fosse chiedendosi se anche quel giorno si sarebbe dovuta sorbire la ramanzina dei professori quando, per puro caso, le sue orecchie udirono un frammento di discorso delle due ragazze davanti a lei.
-Per tutti i fulmini, io adoro Ludwig! Soprattutto negli Yaoi con Feliciano!- esclamò una ragazza dai capelli neri raccolti in due grandi codini  e un capello in testa.
-A me piace molto anche Antonio e Gilbert.- fece l’altra ragazza.
-Adoro l’ anime di Hetalia1! Aspetto solo che esca il manga…- continuò la ragazza con il cappello e dalla voce imponente.
Rin rimase allibita dai loro discorsi: prima d’ora non aveva mai incontrato nessuno a scuola che conoscesse l’anime di Hetalia. Si diede un pizzicotto sul braccio per constatare che fosse sveglia e non stesse sognando.
Un fastidioso picchio gli pervase il braccio: sì, era sveglia e davanti a lei vi erano due ragazze appassionate di Anime e manga.
-HETALIA E’ UN ANIME FANTASTICO!- urlò lei di punti in bianco avvicinandosi alle altre due ragazze.
Loro si voltarono sorprese e videro proprio dietro di loro una buffa ragazza con uno strano codino in testa e un sorriso ebete.
-Anche tu lo conosci?- chiese una delle ragazze.
Rin non potette che notare il suo abbigliamento: nonostante fosse una ragazza indossava dei Jeans sformati sicuramente di una taglia più grande, una t-shirt celeste anch’essa larga che nascondeva il seno, ai piedi indossava delle comunissime All-Star nere e infine un cappello sbiadito in tinta con le scarpe. Se non l’avesse sentita parlare probabilmente l’avrebbe scambiata per un maschio eppure, il suo viso, seppur totalmente privo di trucco, era molto delicato con lineamenti decisamente femminili: la sua pelle era leggermente abbronzata, i suoi occhi erano rossi cremisi e dalla bocca si sporgevano leggermente due piccoli canini. Rin capì subito che si trattasse di un demone e avrebbe giurato che sotto il cappello nascondesse due carinissime orecchie a punta. Ma la cosa più strana e forse più interessante fu la cartella di Bakugan che portava fieramente sulle spalle.
-Sì anche io l’adoro!- rispose dopo aver analizzato completamente la ragazza. –Qual è il vostro personaggio preferito?-
-Il mio è Lovino!- rispose lei.
-Il mio invece è Arthur!- rispose poi l’altra ragazza. Lei era vestita con abiti normalissimi, anch’essa era un demone: la pelle era molto scura, i capelli invece erano candidi come la neve e gli occhi erano di un rosso sangue. –Il tuo invece?-
-Anche io adoro Lovino!- rispose Rin con gli occhi lucidi dall’emozione. –La vostra coppia preferita di Hetalia?-
-Gilbert e Elizaveta! Ovvero Prussia e Ungheria- affermò la ragazza con il cappello.
-La mia è Francis e Arthur!- rispose l’altra.
-No! FRUK no! Io la odio quella coppia!- esclamò Rin.
-A me piace! E la tua?-
-USAUK.-
-Lo sapevo!-.
-Ma io non mi sono ancora presentata!- notò Rin dopo tutto il discorso –Io mi chiamo Rin e sono della quarta C, piacere.-
-Io mi chiamo Shinta della terza A, piacere.- si presentò la demone con la pelle scura.
-Io invece sono Souten. Del clan Raiju. Terza L.- fece l’altra stringendole la mano.
-E’ un miracolo aver conosciuto altre ragazze che sono appassionate di Manga e di Anime come me! A scuola non ho mai incontrato nessuno.- ammise Rin.
-Hai ragione è proprio un onore!- affermò Souten.
Le ragazze entrarono nell’edificio e Shinta  dovette salutarle dirigendosi a passo svelto verso la sua classe, così rimasero solo Souten e Rin.
-Spero di rivederti presto. Mi piacerebbe parlare di molti altri Manga con te.- disse la demone sorridendo.
-Vale lo stesso per me. Sono felice di avere un’amica…posso definirti Otaku o ti offendi?-
-No, non mi offendo, anzi! A presto amica Otaku!-
-A presto!-.

Le due ragazze si salutarono e Rin, per un volta, fu davvero felice di essere in ritardo.
Ma la felicità di aver incontrato una sua simile non durò a lungo: appena mise piede in classe, la professoressa le fece una lunga e monotona strigliata e, per chissà quale arcano motivo, gliela fece pure Jaken.
Finita la lezione finalmente potette dedicarsi alla lettura del nuovo numero di Sket Dance, un manga divertente che parla di avventure scolastiche. Alzò l’agenda, ricordandosi di aver custodito il fumetto sotto di essa, ma lì non c’era, era sparito.
Emise urlo di terrore che si espanse per tutta l’aula facendo quasi prendere un infarto al suo compagno di banco.
-Ma che problemi hai?- la rimproverò Sesshomaru.
-Sesshomaru hai visto il mio manga? L’hai preso tu?- Istintivamente lo prese per il colletto della t-shirt e cominciò a scuoterlo violentemente.
Lui le afferrò un braccio e con uno strattone si liberò dalla presa.
-Ma sei impazzita?- esclamò stizzito –Non ho idea di dove cazzo sia il tuo manga!-
-Scusami Sesshomaru, ma lo sai come reagisco quando ci sono di mezzo i miei fumetti.- rispose lei con tono più calmo.
-Lo so, ma invece di agitarti come tuo solito perché non controlli meglio in cartella? Magari l’hai lasciato lì oppure te lo sei dimenticato a casa e sei convinta di averlo portato a scuola. Sei così svampita che non mi meraviglierei.-
-No, io sono sicura di averlo porta…-
non finì la frase perché si accorse che vicino alla finestra, seduto su una sedia, Shippo stava leggendo qualcosa di molto simile ad un manga, il suo manga!
-Shippo!- urlò lei avvicinandosi con estrema velocità.
Lui sussultò alzando gli occhi, ma non fu in tempo a dire una parola che la compagna gli strappo il fumetto dalle mani.
-Come hai osato rubarmelo? E’ mio!- esclamò lei portandosi l’oggetto al petto difendendolo con entrambe le braccia come se fosse suo figlio.
-Scusami Rin, avrei voluto chiedertelo, ma eri così assorta nel parlare con Sesshomaru, Ayame e Kagome che non ho voluto disturbarti, allora l’ho preso un attimo in prestito…- si giustificò lui sperando di placare la sua ira –Sai, anche io leggo manga.-
-Davvero?- chiese stupita Rin così interessata da dimenticare del tutto l’accaduto.
-Sì, io leggo Hunter Hunter e a volte seguo One piece e Naruto in televisione.-
Non avrebbe mai pensato che anche Shippo, il suo tranquillo e pigro compagno, avesse degli interessi simili ai suoi. In realtà, pensandoci meglio, non avevano mai avuto l’occasione di conoscersi meglio o forse non ci avevano mai provato, ma meglio tardi che mai.
-Wow! Non pensavo che anche tu fossi un Otaku!- esclamò lei, rendendosi conto che era già la seconda persona che aveva incontrato quella mattina.
-Adesso non esagerare, io seguo qualche anime e leggo qualche manga per rilassarmi, non sono fissata come te!- si chiarì il demone volpe.
-Vuoi vederne altri? Ce li ho in cartella.- propose poi la ragazza.
Shiippo la seguì fino al suo banco e lei estrasse altri quattro manga dallo zaino.
-Questo è Fairy Tail, questo Full Metal Alchemist, questo meglio che non lo guardi perché è uno Yaoi, poi abbiamo Air Gear e per ultimo, quello che hai già visto, Sket Dance.-
-Forte…-

Shippo analizzò attentamente i fumetti: sembravano molto interessanti ma non ne conosceva manco uno.
-Non leggi One Piece?- chiese poi.
-Sì, ma io non lo colleziono, di solito me lo presta un mio amico, ha tutta la serie completa originale e se osi rovinargliene uno ti ammazza.-
-Siete proprio fanatici.-

-Shippo, non dirmi che anche tu sei fissato come Rin?- chiese tutto d’un tratto Sesshomaru, che era rimasto seduto accanto a loro tutto il tempo.
-Ovvio che no, però alcuni anime e manga sono molto divertenti!- rispose lui poggiando delicatamente i fumetti sul banco della compagna. Meglio stare attenti, non si sa mai in che demone possa trasformarsi se gliene avesse danneggiato uno.
-Anche io seguo il manga di One Piece, seguo anche l’anime di Naruto, Dragon Ball e ovviamente Pokémon.- spiegò Sesshomaru.
-Ecco perché andate così d’accordo voi due!- affermò il demone volpe lasciandosi scappare una risata.
-Ovvio! Ma a proposito di Pokémon, io fino a due anni fa giocavo al gioco di carte.- disse poi Rin.
-Oh cavolo, la mia infanzia!- fece nostalgico il demone volpe.
-Io ho ancora i mazzi di Yu-Gi-Oh!- aggiunse Sesshomaru.
-Anche io! Ho conservato un sacco di carte! Bei tempi!- esclamò Shippo.
-Tu giochi ai videogiochi, Shippo?- chiese la compagna.
-Ovvio che sì!- rispose lui a gran voce.
-Sono così felice che anche tu sia appassionato di queste cose!- cinguettò la ragazza.
-Benvenuto nel Club, amico.- aggiunse il demone cane accennando un sorriso.
-Ora che ci pensò…- affermò poi Rin –Stamattina ho incontrato una ragazza anch’essa Otaku o almeno è appassionata di Anime e Manga.-
-E come si chiama?- chiese Shippo.
-Souten.-
 


- TEATRO


Souten aprì il manga leggermente, stando ben attenta a non rovinare le pagine, annusò a pieni polmoni l’odore acro e invitante della Kina e, inebriata da quel coinvolgente profumo, cominciò a leggere. In classe regnava il solito caos causato da un forte chiacchiericcio, qualche urlo di tanto in tanto, canzoni strane che partivano da chissà dove e rumori di oggetti lanciati qua e là. Ma lei non ci fece minimamente caso, tutta la sua attenzione, in quel momento, era dedicata alle Pretty Cure. Quando leggeva, il mondo intorno a lei spariva, la sua mente si proiettava all’interno della storia, come se ne facesse parte e, doveva ammettere, che molte volte sognava di poter entrare in un manga per non uscirne mai più.
 
Inuyasha: Hey autrice! Ma la ragazzina si sta rendendo conto che è realmente in un manga?
Shippo: Veramente si trova solo nell’anime perché è un personaggio filler.
Inuyasha: Ah ok. Em…ritorniamo alla storia, vi va?
 
-Hey Souten, cosa stai leggendo?-
Un suo compagno le strappò il fumetto dalle mani cominciandolo a sfogliare a casaccio. Souten si trattenne dal ridurlo in un mucchio di cenere e cercò di usare le buone maniere.
-Per favore Ideki, restituiscimi il manga, lo stavo leggendo.- lo pregò con tranquillità.
-No, lasciamelo guardare ancora un po’- rispose lui secco.
-Per favore…- continuò lei.
-Perché, senno che mi fai?-
-Restituiscimelo...e non strapazzarlo così o lo romperai.-

Il ragazzo, in tutta riposta, prese una pagina e fu in procinto di strapparla.
Souten si alzò di colpo dalla sedia e, una volta raggiunto, si riprese il suo manga e spinse il compagno facendolo cadere a terra.
-TU SEI PAZZA!- urlò lui –E’ solo uno stupido e inutile giornalino! Non c’era bisogno di farmi male! Sei proprio un maschiaccio psicopatico!-.
Dettò ciò, si rimise in piedi e se la diede a gambe.
Lei però non fece caso alle sue pesante offesa, oramai ne era abituata. Per carità, andava molto d’accordo con i suoi compagni, ma a volte, alcuni di loro si divertivano a prenderla in giro sul suo abbigliamento mascolino e sulle sue “strane” passioni. Spesso si era ritrovata a correggere la gente sul suo vero sesso che la scambiava per un ragazzo e ancora più spesso dovette spiegare che i suoi hobbies non erano affatto infantili. Inizialmente le dava fastidio tutto ciò, pensando che le persone intorno a le fosse ottuse e maleducate ma, con il passare degli anni, tutto ciò non la toccò più, come se si fosse creata una barriera protettiva intorno a sé.
Eppure, non ci si può difendere da ogni cosa negativa e questo lei lo sapeva bene.
Dopo pochi minuti il professore entrò in classe e tutti gli alunni si accomodarono ai loro rispettivi posti cessando definitivamente di chiacchierare.
-Hai studiato per la verifica?- le chiese la sua compagna di banco.
-Più o meno…spero che basti a prendere una sufficienza.- rispose Souten in tutta sincerità –E tu?-
-Secondo te?- fece sarcastica l’altra.
-Conoscendoti, assolutamente no…-
-Posso contare sul tuo aiuto?- le chiese poi la compagna, esibendo un musetto da cane bastonato.
-Non lo so…- scherzò facendo finta di pensarci su.
-Ti prego! Con le tue arti magiche da demone sei bravissima a passare le risposte!- confessò.
-Grazie per il complimento e comunque certo che ti aiuterò!-
-Grazie, sei una vera amica.-
L’insegnante si avvicinò alla cattedra ma, prima che potesse esprimere qualunque concetto, qualcuno bussò alla porta.
Kaede varcò la soglia sfoggiando il suo dolcissimo sorriso da vecchietta simpatica e si diresse verso l’altra donna con dei fogli in mano.
-Ragazzi, è arrivato un avviso: da settimana prossima, ogni lunedì inizierà il corso pomeridiano di Teatro. L’anno scorso era dedicato solo alle terze, quarte e quinte, da quest’anno invece, sarà accessibile a tutte le classi.- informò loro la bidella. –Chi fosse interessato me lo dica subito.-
Un forte mormorio cominciò a diffondersi nella classe, tra alunni che chiedevano ad altri se avrebbero partecipato e alcuni invece che si limitavano a dissentire aggiungendo qualche critica tipo: “il teatro è da sfigati!”, ma nessuno si fece avanti.
-Io vorrei partecipare!-
Souten, alzò la mano decisa della sua scelta.
-Come ti chiami?- le chiese Kaede.
-Souten Raiju.- (OMG! Per la prima volta vediamo un personaggio con un cognome!)
-Classe?-
-Terza L.-
-Bene Souten, vedo che sei l’unica. Lunedì prossimo inizieranno i corsi. A rivederci.-
E la bidella uscì dalla classe.
-Non pensavo ti piacesse teatro.- le disse poi l’amica.
-Sì, lo adoro.-
Non solo lo adorava, il teatro l’aveva aiutata in un momento di grande difficoltà.
 
FLASHBACK (questa volta necessario).
Souten corse incontro all’amico. Il respiro era affannoso e il cuore batteva a mille, ma non era solo dovuto alla corsa bensì al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere.
-Kaito!- lo chiamò con il poco fiato che le era rimasto.
-Vattene!- gridò lui –Si può sapere cosa cazzo vuoi da me?-
-Perché mi tratti così? Cosa ti ho fatto?-.
In un solo giorno, il suo migliore amico, aveva deciso di odiarla. Quello che per lei era la persona più importante del mondo ora sembrava essere suo nemico. Ma perché? Perché tutto d’un tratto ha cominciato ad evitarla e riempirla di insulti?
-Perché sei una perdente, uno scherzo della natura!-
Quelle parole la fecero vacillare per un secondo, non poteva credere alle sue orecchie, avrebbe voluto andarsene, scappare da tutto quel dolore, ma doveva sapere.
-Noi siamo amici!- urlò lei con le lacrime che sgorgavano dagli occhi.
-Noi non siamo amici e non lo saremo mai, Capiscila! I miei amici non sono bambini che guardano i Pokémon…-
-Come puoi dire tutto ciò? Perché…-
- Hai rotto proprio il cazzo adesso! Sei solo una neonata!-
-Noi eravamo amici! Siamo amici!- Souten prese il ragazzo per la manica della giacca. –Ne abbiamo passate così tante insieme, ci siamo sempre sostenuti a vicenda, anche se a volte discutevamo, tu eri sempre quello che voleva fare pace per primo…tu…-
Kaito strattonò il braccio con forza liberandosi dalla presa per poi spingere l’amica lontano da lui.
-Eh basta sparare cazzate più grandi di te! Tu non piaci a nessuno, non ti vuole nessuno, capiscila!-
Quelle parole la colpirono come una centinaia di pugnalate. Cadde a terra, in ginocchio, le lacrime le solcarono il viso, tutto attorno si fece sfocato, sentiva il suo corpo pesante, si sentiva sprofondare, non desiderava altro che potersi svegliare, magari nel suo letto e pensare che fosse stato solo un incubo per poi ricevere un suo dolcissimo messaggio del buongiorno.
Eppure lui era lì, dinnanzi a lei, che la guardava soffrire e rideva, si stava divertendo.
-Non sai più cosa rispondere bella bambina? Bella…si fa per dire-
Lui continuava ad umiliarla, sempre più crudele e lei, ad ogni sua parola, avrebbe voluto scomparire.
-PERCHE’?!- gridò tra mille singhiozzi –NON FARMI QUESTO!.-
Forse per disperazione, si aggrappò a un lembo dei suoi pantaloni, ma lui ovviamente la scansò.
-Lasciami in pace, non ti voglio più vedere! E se oserai scrivermi o chiamarmi ancora, ti vengo a cercare a casa.-
Detto ciò se ne andò lasciando lì, in ginocchio, disperata, sull’orlo della disperazione.
 
Quello fu in assoluto il giorno peggiore della sua vita. E questo ricordo, che bruciava ogni qual volta se lo ricordasse, non l’avrebbe mai abbandonata. Una lacrima le sfiorò la guancia, dopo tutti quegli anni, quel maledetto voltagabbana la faceva ancora piangere. Per colpa sua, aveva trascorso un periodo d’inferno: non voleva uscire di casa, non voleva vedere nessuno, rimaneva in camera sua, a piangere, sperando che un giorno, come per magia, il dolore svanisse nel nulla, ma non fu così. Aveva temuto il peggio, aveva perfino pregato di morire, ma non era finita, lei lo sapeva, c’era ancora un speranza.
E questa arrivò.
In terza media, lo stesso anno in cui il suo ex-migliore amico l’aveva tradita conobbe il teatro. Non vi fu un vero e proprio motivo per cui vi partecipò, ma lo fece. Non ci fu scelta migliore: quell’arte così particolare e coinvolgente l’aveva aiutata a rinascere, a voltare pagina e a ritornare a vivere. Doveva molto al teatro, moltissimo. Finalmente riuscì a sfogare la sua rabbia, la sua delusione, il suo dolore. Riuscì a conoscere meglio sé stessa e a recuperare quel poco di fiducia che non ebbe più negli altri. Fu un vero miracolo.
Ecco perché lo amava, ecco perché voleva partecipare.
 
Arrivò il giorno tanto atteso. Souten entrò nella palestra in cui si doveva svolgere la prima lezione.
Ricordò di aver assistito, l’anno prima, ad uno spettacolo ed era rimasta colpita. L’insegnante sembrava un donna molto seria e gentile, mentre gli “attori” erano stati davvero bravi.
Si sedette su una delle panchine di legno ed osservò i pochi alunni che erano già presenti: non ne conosceva manco uno, ma forse, sarebbe stata un’opportunità in più per poter fare nuove amicizie.
Continuò a guardarsi attorno quando sentì in lontananza una voce a lei famigliare, di cui però non riuscì a riconoscere.
A quella se ne aggiunsero altre che insieme si stavano avvicinando, lei voltò lo sguardo verso la porta e finalmente vide chi aveva varcato la soglia.
Souten sgranò gli occhi dallo stupore accorgendosi della persona prostrata dinnanzi a lei.
-RIN!- urlò alzandosi dalla panchina per poi correrle in contro.
Lei voltò velocemente lo sguardò e, con meraviglia, le regalò un sorriso carico di emozione.
-SOUTEN!- fece saltandole al collo.
Rin, la sua nuova amica Otaku, faceva teatro.
Era un miracolo!
-Anche tu fai teatro?- chiese Souten euforica.
-Certo! Non mi hai visto allo spettacolo dell’anno scorso?- rispose lei.
-Ecco dove ti avevo già vista!- esclamò lei, rendendosi conto che il suo viso non era mai stato del tutto sconosciuto –Che bello vederti qui!.-
-Anche io sono felice e…- Rin non riuscì a finire la frase che qualcuno la tirò per la manica della t-shirt tossendo ripetutamente.
-Non mi presenti alla tua amica?- chiese un buffo nanetto verde.
-Oh perdonami. Souten ti presento Jaken. Jaken lei è la ragazza di cui ti parlavo, quella che è appassionata di Manga e Anime come me!.-
-Oh Kami! Scappa finche sei in tempo, o la qui presente Rin ti scartavetrerà le palle con i suoi manga e robe simili.- l’avvertì Jaken. –Comunque è un piacere fare la tua conoscenza, Souten.-
-Non ti preoccupare io e Rin andremo sicuramente d’accordo ma…ma io ti ho già visto!- fece lei ricordandosi il suo viso –Tu sei quello che nello spettacolo dell’anno scorso faceva finta di essere ubriaco! Sei stato fantastico!-
-Già.- confermò Rin –Jaken si è preso tutti gli applausi, è davvero bravo.-
-Basta ragazze con i complimenti! O mi mettete in imbarazzo!- scherzò Jaken assumendo un’aria superba.
-Ciao ragazzi!-
Una voce ben conosciuta giunse alle orecchie di Jaken e Rin.
-Nazuna…eccoti qua finalmente.- disse la sua compagna di classe –Ti presento Souten, una mia amica.-
-Piacere io sono Nazuna!-
-Ma sei un maschio o una femmina?- chiese poi la ragazza senza ritegno.
-BRUTTA IDIOTA MA CHE DOMANDE FAI?! RIN TI HA APPENA DETTO CHE E’ UNA SUA AMICA!- le urlò contro Jaken entrando nella sua solita modalità.
In quel momento un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi scuri entrò in palestra con passo deciso.
-Hey ragazzi!- fece lui.
-Suikotsu! Non pensavo facessi ancora teatro…- confessò Jaken, che ebbe seriamente sperato di non rivederlo.
-Ho deciso di venire alla fine…ma Sesshomaru dov’è?-
Suikotsu era un vecchio compagno e “amico” di Sesshomaru ed erano stati in classe insieme per ben tre anni, per la “felicità” di quest’ultimo.
-Quest’anno ha deciso di non venire…- rispose Rin –Ha detto che forse parteciperà l’anno prossimo.-
-Meglio così…quello scemo!- mentì Suikotsu non convincendo nessuno.
Dopo di che, anch’esso si presentò a Souten e, il gruppetto cominciò a conversare, chiedendosi quale tema avrebbero trattato quest’anno, sui loro interessi e altro ancora. Nazuna cercò di introdurre nel discorso la sua passione per i cavalli ma Jaken la fece zittire dopo solo trenta secondi.
-OH PER TUTTI I KAMI! Ma chi è quel ragazzino??!- esclamò di punto in bianco Rin, indicando un ragazzo mingherlino e dall’aria innocente seduto solo soletto sulla panchina.
-Io non l’ho mai visto…-ammise Souten.
L’amica si avvicinò al ragazzo seguita poi da tutto il gruppo.
-Ciao!-
Il ragazzino, che era immerso nella lettura di un libro, alzò lo sguardo.
-Ciao!- rispose.
La sua voce era molto strana: era dolce ma allo stesso tempo roca, molto probabilmente era in piena fase di crescita e si stava facendo più grave.
-MA QUANTO SEI CARINO!- sbottò Rin pizzicandogli una guancia –Come ti chiami?-
-Sota…- rispose lui massaggiandosi il punto in cui era stato toccato –Sota Higurashi…-
-Higurashi?- ripetette Jaken –Conosci una certa Kagome Higuarashi?-
-Certo, è mia sorella!-
Jaken, Nazuna e Rin rimasero a bocca aperta.
-Oh cavolo! Lei è una nostra compagna!- esclamò Rin.
Successivamente tutti loro si presentarono a Sota. Lui, che era solo in prima superiore, era il più piccolo del gruppo, ma nonostante ciò era molto maturo per la sua età. Calmo e tranquillo, riusciva a non reagire alle moine di Rin e ai suoi pizzicotti.
Souten guardò i suoi nuovi compagni di teatro: Rin, Jaken, Suikotsu, Sota e Nazuna. Soggetti molto strambi, vivaci, allegri e socievoli. Sebbene li conoscesse da dieci minuti, esclusa la sua compagna Otaku, si sentì a suo agio con loro, riusciva già a ritenerli suoi amici e seppur non capendone il motivo sentiva di potersi fidare di loro.
Doveva molto al teatro, ora ne era certa.
 


- DURANTE L’ORA DI MATEMATICA


La professoressa estrasse un grosso pacco di fogli dalla sua valigetta e lo poggiò sulla cattedra.
-Vi ho riportato le verifiche di settimana scorsa.- esclamò.
In classe cominciò a formarsi il solito chiacchiericcio carico di tensione. Gli alunni era ormai a conoscenza dell’ordine in cui la loro professoressa di matematica distribuiva i compiti, ovvero in ordine di voto, dal più alto al più basso e ciò aumentava l’ansia delle povere vittime sedute dinnanzi a lei.
I primi che chiamò furono sempre gli stessi:  Yura con una splendida verifica da 9 e Bankotsu per secondo, voto 8.
Il ragazzo esultò eseguendo qualche salto mortale fino alla cattedra.
-Bankotsu non esagerare.- lo riprese l’insegnante alzando gli occhi al cielo.
Poi fu il turno di Ayumi che prese 8, insieme a Shippo, Kagura e Tsubaki. Le due ragazze si diedero un bel cinque di vittoria e ritornarono ai loro posti.
-Inuyasha…7- continuò la professoressa.
L’alunno lanciò un grido di trionfo e si alzò dalla sedia gettando le mani in aria.
-Sono il migliore!-
-Calmati Inuyasha, non fare il solito casinista.-
lo rimproverò la donna.
-Quanto sei idiota…- si lamentò Ayame scuotendo il capo.
La tensione aumentò, molti sperarono di essere i prossimi nella lista, ma nulla era scontato in quel momento.
-Sango…7- continuò –Poi abbiamo…Rin e Sesshomaru sempre 7-
I due si alzarono all’unisono dandosi il pugno.
-Bel lavoro, socio!- esclamò Rin.
-Bel lavoro, socia!- rispose lui.
I prossimi a essere chiamati furono coloro che ebbero preso 6: i primi furono Koga e Miroku che, alzandosi vittoriosi, si diressero a braccetto verso la cattedra.
-Te l’ho detto che copiare da Sango e Kagura ci avrebbe alzato il voto!- sussurrò Miroku all’amico.
Poi vennero chiamati Yuka, Kagome ed Eri che presero sempre lo stesso voto. I compagni rimasti pregarono che le ultime furono tutte sufficienze, o almeno la maggior parte, ma sfortunatamente non fu così.
-Ora passiamo alle insufficienze…- informò spegnendo quell’ultimo barlume di speranze nei loro cuori. –Kanna, Nazuna, Jakotsu, Ayame e Kikyo avete preso 5.-
Gli alunni ritirarono il loro compiti a testa bassa.
-Cazzo! E pure abbiamo copiato quasi tutta la verifica di Yura!- sussurrò Kikyo a Jakotsu e Ayame. Le due annuirono piuttosto deluse.
-E infine…- concluse poi la professoressa –Come al solito…Jaken…hai preso 4…- il suo tono fu molto triste, sapendo benissimo che il ragazzo non era per nulla portato nella sua materia e i suoi voti erano sempre gli stessi.
Il piccolo demone arrancò fino alla sua verifica e con disprezzo e rassegnazione la osservo: aveva lasciato in bianco parecchi esercizi e i pochi che aveva fatto erano pieni di cancellature rosse.
-Mi spiace Jaken…- disse Ayumi carezzandogli la testa pelata.
-Non ti preoccupare, tanto ci sono abituato, sono una schiappa in matematica.- rispose lui sospirando.
-Se vuoi ti posso aiutare! Vedrai che se facciamo gli esercizi insieme, andrai meglio!-
-Lo credi davvero?-
chiese il demone a cui si illuminarono gli occhi. Forse c’era ancora speranza.
-Certo che sì!- rispose la compagna con un gran sorriso.
-Grazie Ayumi! Sei la migliore!- la ringraziò lui tentando di abbracciarla.
Lei si lasciò stringere sperando che non passasse oltre. Ma Jaken si limitò a darle un bacio sulla guancia, cosa che lei apprezzò, in fondo, nonostante Jaken fosse solo un amico, adorava tutte quelle coccole e attenzioni.
La lezione finì e non appena la professoressa mise piede fuori dalla classe si scatenò il solito delirio. Jaken, si avvicinò ai due suoi amici e, sedendosi sul banco, cominciò a sospirare sempre più depresso.
-Eh dai Jaken, recupererai!- esclamò Rin avendo subito afferrato la causa del suo malessere.
-MA COSA? Lo sai benissimo che ho un blocco! Anche la professoressa dell’anno scorso me l’ha detto, ricordi? Ha detto che io e la matematica siamo come l’acqua e l’olio!-
-Sì, ma ci sarà un modo per farti prendere una cazzo di sufficienza!-
-Sì…un miracolo!-

-Copia.- consiglio Sesshomaru preponendo per la soluzione più semplice.
-No…lo sai che io non sono così…- rispose subito Jaken rifiutando. –Io mi chiedo come fate voi a prendere sempre bei voti! Non mi sembrate poi così attenti. Insomma, ma che fate voi durante l’ora di matematica per essere così bravi? Qual è il vostro metodo?.-
Sesshomaru e Rin si guardarono per pochi secondi e poi sorrisero.
 
FLASHBACK
Cosa fanno Sesshomaru e Rin durante l’ora di matematica?
Scopriamolo subito.
Lezione 1
-Maledetto Darth Vader, morirai!-
-Aahahahah! Mi spiace Luke Skywalker, ma sarai tu a morire oggi!-
Rin, (che interpretava Darth Vader) sguainò il suo micidiale evidenziatore rosso e cercò di colpire il suo rivale Sesshomaru (ovvero Luke Skywalker)  che, con estrema velocità, parò il colpo con il suo fedelissimo evidenziatore verde.
I due intrapresero una dura lotta a colpi di pennarelli e, ogni volta che le loro armi si scontravano questi emettevano strani versi imitando il suono delle spade laser di Star Wars.
Il loro duro e violento scontro però non durò a lungo perché la professoressa, che prima era girata di spalle scrivendo alla lavagna, si era appena voltata verso di loro e i due dovettero nascondere gli evidenziatori rapidamente.
-Sarà per la prossima volta Skywalker, oggi ti è andata bene.- recitò Rin guardando fissa davanti a sé per non destare sospetti.
-Al prossimo scontro, Vader, ti ucciderò.- rispose Sesshomaru con fermezza.
Fecero finta di seguire la lezione, guardavano la professoressa senza alcun interesse e, appena questa si girò, ritornarono a parlare.
-Hey mi è venuta un’altra idea.- esordì il demone –Prendi altri due evidenziatori.-
Rin estrasse dall’astuccio uno giallo e uno arancione, Sesshomaru prese quello arancione e, insieme a quello verde, se li portò ai capezzoli.
La ragazza lo imitò e, non appena il compagno le diede il via, i due cominciarono a muoverli velocemente creando dei piccoli cerchi.
L’insegnante si voltò nuovamente vero la classe e i due, con uno scatto fulmineo, cessarono immediatamente la loro, possiamo definirla, danza e ritornarono composti.
Lezione 2
La professoressa era uscita dalla classe per pochi minuti e nel frattempo aveva affidato agli alunni delle equazioni da risolvere.
Ma Rin aveva ben altro da fare.
-Basta foto basta! Calmatevi miei adorati fan!- esclamò portandosi una mano sul capo e con l’altra facendo finta di respingere la folla di fan.
-Potresti smetterla di giocare con la mia coda?- le chiese Sesshomaru piuttosto scocciato.
Odiava quando qualcuno usava la sua coda per divertirsi.
Rin difatti, aveva messo gli occhiali da sole, aveva legato i capelli in una specie di chignon e aveva indossato il folto e morbido pellicciotto del demone come scialle.
-Ti prego, facciamoci una foto!- esclamò lei non badando minimamente alle sue parole.
Prese subito il cellulare e la portò dinnanzi a sé, dopo di che scattò la foto.
-Fammi vedere.- ordinò il compagno strappandole l’apparecchio dalle mani. Nella foto Rin aveva un’espressione piuttosto buffa: senza aver mutato il suo aspetto, aveva chiuso le labbra in un bacio e formato una V con le dita. Sesshomaru invece, aveva semplicemente fatto la sua solita faccia seria, alzando però un sopracciglio che dava un aria piuttosto sexy al tutto.
-Ah, quanto siamo gnocchi!- esclamò la ragazza soddisfatta del Selfie.
-Per forza.- rispose lui.
 
Lezione 3
-Io non ho ancora capito: tu sei vergine oppure no?- chiese Sesshomaru alla sua compagna di banco.
Quando le porse la domanda lei aveva divagato raccontando un riassunto di una storia che non aveva minimamente capito.
-Te l’ho detto.- rispose lei cercando di essere più chiara –Io sono mezza vergine!-
-Ma è impossibile!- esclamò il demone sempre più confuso –Non si può essere vergine per metà!-
-E invece sì! Adesso ti spiego tutto.-
Era ovviamente lezione di matematica e la professoressa aveva di nuovo assegnato loro degli esercizi che, una volta completati, avrebbero corretto alla lavagna. I due eseguirono tutti gli esercizi più velocemente possibile così da avere tutto il tempo per poter fare le loro solite conversazioni tanto interessanti e coinvolgenti.
-Allora…- cominciò Rin cercando di riordinare bene le idee così da non complicare ancor più la vita del suo amico. – Io ero fidanzata con un ragazzo l’anno scorso, si chiama Sora, non siamo stati insieme molto, se non sbaglio la nostra storia è durata credo…due settimane…forse meno. Insomma, io a quei tempi ero fissata con il voler perdere la verginità prima dei diciotto anni. Sai che i ragazzini stupidi ritengono che sia da sfigati perdere la verginità dopo i diciotto ecco, uno dei miei amici fa parte di loro e mi ha traviata. Così io chiesi al mio ex-ragazzo anzi, posso pure affermare che l’ho quasi obbligato, a fare sesso con me! Solo che nell’atto, io ho perso sangue, come è giusto che sia, ma il rapporto non è stato completo, per niente! E qnon è fare sesso…quindi, io mi reputo mezza-vergine proprio per questo.-
Sesshomaru rimase tutto il tempo in ascolto annuendo di tanto in tanto. Quella storia d’amore fu la più assurda e allo stesso tempo interessante che avesse mai ascoltato.
-Ma poi perché lo hai lasciato?- chiese, una volta che lei avesse terminato.
-Ho capito che in realtà non provavo nulla per lui, solo attrazione fisica…forse…-
-Ma fammi capire una cosa…- Sesshomaru non aveva molto ben chiaro il tempo in cui avvennero i fatti. –Tu hai detto di essere stata insieme a lui per meno di due settimane, quindi dopo quanto lo avete fatto? Una settimana?.-
Rin distolse lo sguardo piuttosto imbarazzata.
-Veramente gliel’ho data dopo quattro giorni…- ammise vergognandosi di se stessa.
Vide il suo compagno sgranare gli occhi dallo stupore. In fondo, se l’avesse reputata una ragazza facile se non una puttana, non avrebbe avuto tutti i torti. Lei, per uno stupido capriccio, aveva usato un povero ragazzo innamorato e in aggiunta considerò la sua verginità come un inutile scarto, qualcosa da cui liberarsi al più presto, anche col primo che capita e solo dopo un anno si rese conto di quanto avesse torto, di quanto fosse stata stupida, egoista e infantile. Se Sesshomaru l’avesse offesa o criticata, lei non lo avrebbe di certo biasimato.
-Sei un mito!- esclamò lui sfoggiando un sorriso pieno di ammirazione.
-Cosa?- esclamò lei presa sotto gamba.
-CHE GASARE! Sei il mio nuovo idolo! Tutte le ragazze dovrebbero essere come te!- continuò lui dandole il cinque.
-Davvero?- Rin non sapeva se essere offesa o lusingata, fatto sta che tutti qui complimenti la fecero arrossire.
-Certo! Io ti ammiro per questo tuo gesto.- ammise in fine il demone scoppiando a ridere.
-Beh grazie…-
-E se mai avessi intenzione di perdere anche l’altra metà della tua verginità…- l’amico le prese un ciocca di capelli e la guardò intensamente negli occhi con la sua solita espressione sensuale che aveva un unico scopo. – Io sono disponibile…-
Le sue guance diventarono completamente rosse e rimase immobile a fissarlo sbigottita chiedendosi se stesse scherzando o meno, ma poi, pensandoci meglio capì che non aveva importanza e gli sorrise maliziosa.
-Interessante…potrei anche prendere in considerazione la tua offerta…- rispose alzando un sopracciglio.
Lui le fece l’occhiolino e, come se nulla fosse accaduto, continuarono a raccontarsi le loro storie divertenti.

Lezione 4
Sesshomaru scorreva il dito sul quaderno indicando i vari passaggi di una disequazione.
-Ok, ora te lo spiegherò meglio, lo so che non è semplice all’inizio, ma poi diventerà meccanico.-
Rin annuì pendendo unicamente dalle sue labbra, era molto importante che lei imparasse la lezione.
Il demone fece un lungo respirò e poi cominciò:
-Se io ho un Blastoise e devo battermi contro uno che ha un Venosaur ovviamente parto svantaggiato, ma non è detto. Alcuni Pokémon possono imparare mosse, tramite le MT, di un elemento diverso dal loro che, se hai fortuna, servirà per “difendersi” dai Pokémon che avranno attacchi superefficaci contro il tuo. Come ti stavo dicendo, se io insegno a Blastoise geloraggio, questo potrà difendersi benissimo da Venosaur che è di tipo erba. Ovviamente contro un Elektrabuzz sarà molto più svantaggiato, anche perché non credo che possa imparare mosse di terra…Ad ogni modo, spero tu abbia capito.-
-Sì, ho capito benissimo SENSEI*!-
I due avrebbero dovuto seguire la lezione, ma i Pokémon non venivano secondi a nessuno. Bastò mettere un quaderno pieno di appunti sul banco e far finta di spiegare un esercizio per non destare sospetti e non essere rimproverati dalla professoressa.
-Ma non è finita!- continuò “l’insegnante” –Le mosse vanno insegnate nel modo più corretto. Ovvero, se un Pokémon ha un attacco elevato rispetto all’attacco speciale ovviamente bisogna insegnarli mosse fisiche e non speciali, anche se tolgono di meno. La stessa cosa se il Pokémon avesse più attacco speciale. E ricorda, è sempre saggio insegnare mosse di diverso tipo e puntare molto sulla strategia: se è possibile usare mosse che aumentano l’attacco, la difesa e soprattutto la velocità,  e non prenderle sotto gambe come fanno molti. Lo stesso vale per le mosse che infliggono status, sono molto utili a volte!-
Rin rimase colpita dalla sua immensa conoscenza tanto che quasi si prostrò ai suoi piedi venerandolo.
-Oh Sesshomaru, mio caro Sensei, sei così esperto! Ma come fai a sapere tutti i segreti di uno scontro Pokèmon?-
-Anni e anni di allenamento, una grande passione e tanta pazienza. Un giorno io diventerò il più grande allenatore di Pokémon della storia, non come quello sfigato di Ash che libera i suoi Pokémon a caso.- rispose lui fiero e soprattutto convinto delle proprie parole.
-Ne sono sicura! Sei un vero genio!- rispose lei esternando tutta la sua devota ammirazione.
-Ricorda i miei insegnamenti Rin. Devi essere onorata che io abbia condiviso il mio sapere con te.-
-Lo farò di certo Sensei. Grazie.- lo ringraziò lei unendo le mani e facendo un leggero inchino.
 
LEZIONE 5
Rin aveva un dubbio che la tormentava da tempo e non aveva mai avuto occasione di poterselo togliere, ma ora era giunto il momento di sapere la verità.
-Sesshomaru c’è una domanda che avrei voluto farti da tempo.- esordì lei catturando l’attenzione di quest’ultimo.
-Dimmi.- fece lui con curiosità.
-Ma perché ti trucchi gli occhi? Usi un eyeliner, una matita? Insomma, io ti immagino tutte le mattine prima di venire a scuola che ti sistemi davanti allo specchio…-
Sesshomaru non fu affatto sorpreso della domanda visto che molti altri prima di lei gliel’avevano posta.
-Rin, è giunto il momento che io ti dica la verità.- rispose lui serio.
Fece una piccola pausa creando una certa tensione e curiosità nella compagna.
-Io sono omosessuale.- ammise infine con estrema disinvoltura.
Rin rimase qualche secondo a fissarlo, piuttosto spaesata dalla risposta.
-MA CHE CAZZO STAI DICENDO IDIOTA? Non prendermi in giro!- esclamò poi dandogli un lieve spinta.
Sesshomaru scoppiò a ridere divertito.
-E io che pensavo ci cascassi! Mi racconti sempre che molti dei tuoi amici sono omosessuali pensavo mi credessi. Comunque, il motivo del trucco sugli occhi, che applico ogni giorno con un eyeliner rosso (non chiedermi la marca, uso quello di mia madre), è semplicemente perché simboleggia potere e nobiltà, almeno in un uomo. Io che provengo da un clan piuttosto potente e rinomato è normale che mi trucchi, anche mia madre e molti altri demoni lo fanno.-
-Capisco…beh, ora che ci penso anche quel Naraku aveva gli occhi truccati…ma perché Inuyasha invece non lo fa?-
-Perché è solo un debole mezzo demone- rispose questa volta sussurrando per non farsi sentire dal compagno e dal suo udito finissimo.
-Oh wow! Devo dire però che lo applichi davvero bene, nemmeno una sbavatura!- ammise la ragazza studiandogli le palpebre.
-Questione di allenamento…posso truccare anche te se vuoi…-
-Ok, questo era davvero troppo gay!- esclamò Rin ridendo.
-Già, hai ragione…- fece lui per poi unirsi alla risata.
Dopo l’appello, iniziò una lunga e noiosa lezione che sembrò durare un’eternità, l’aria si fece pesante e la noia incombette sulla povera Rin, che per natura, doveva sempre fare qualche cosa che la divertisse almeno un po’.
Sesshomaru invece si limitò ad ascoltare la spiegazione, distraendosi di tanto in tanto perso nei pensieri. Cominciò a prendere qualche appunto, così da non stare fermo immobile senza far nulla, quando sentì qualcosa di umido e freddo toccare il suo braccio sinistro. Istintivamente lo ritirò per poi guardare la sostanza che era finita sopra: saliva. In quel preciso momento sentì una risatina divertita provenire di fianco a lui e appena voltò lo sguardo vide Rin ridacchiare sotto i baffi.
-Questa è la tua saliva?- chiese pur sapendo già che apparteneva al lei.
La compagna, in risposta, scoppiò a ridere.
-Scusami Sesshomaru, ma mi stavo annoiando e così…-
-E così hai deciso di leccarmi il braccio?! Ti sembra una cosa normale?! Cazzo che schifo.- esclamò lui furioso per poi pulirsi sul quaderno dell’amica.
-Ok, scusami, non lo farò più.- si scusò lei abbassando lo sguardo.
Il demone cane preferì lasciar perdere e ritornare ai suoi appunti. Dopo qualche minuto, in cui non era riuscito a scrivere più nulla perché assorto nei suoi pensieri, avvertì una presenza che si stava pericolosamente avvicinando a lui.
Con la coda dell’occhio vide Rin che stava avvicinando la lingua piena di saliva al suo viso.
“Questa è pazza!” pensò prima di poggiarle una mano sul viso allontanandola da sé.
Lei si dimenava cercando si scansare la mano dalla sua faccia usando entrambe le braccia e graffiandolo, ma Sesshomaru, essendo molto più forte di lei, non si mosse di un millimetro.
-Eh dai, lasciati leccare, mi sto annoiando a morte!- fece lei con la faccia schiacciata dal compagno.
-Ma col cazzo! Togliti!- urlò lui continuando a tenerla lontana.
Eppure la ragazza non voleva saperne di fermarsi e continuava ad insistere nel leccarlo, tant’è che riuscì a sbavargli su una mano ma lui riuscì velocemente a pulirsi e a bloccarla. Sesshomaru si rese conto che non potevano continuare così per sempre allora decise di rivolgersi alla professoressa e la vide girata di schiena che stava scrivendo il titolo del nuovo argomento che avrebbe spiegato a breve.
-Prof! Rin mi lecca!- esclamò sperando che lei avrebbe fatto qualcosa a riguardo. Magari facendole una bella ramanzina, così da assaporarsi la vendetta.
-Rin, finiscila di leccare Sesshomaru.- disse semplicemente, con il tono più apatico che avesse mai sentito per giunta senza nemmeno voltarsi o cessare di scrivere.
Nonostante ciò la compagna smise di tormentarlo e si tranquillizzò.
-Per tutti i Kami, ma che t’è preso? Se vuoi puoi essere davvero insopportabile!- esclamò lui rendendosi conto finalmente di ciò che provava ogni volta il povero Jaken.
-Questa volta hai vinto tu Sesshomaru, ma sappi che quando meno te lo aspetti, ogni volta che ci sarà matematica, io ti leccherò!- lo minacciò lei lasciandosi scappare una risata maligna.
-Ogni volta che ci sarà matematica eh…- ripetette il demone per poi sorriderle accogliendo la sfida.
Potrebbe essere divertente.
 
LEZIONE 6
Rin abbassò lo sguardo e allargò il colletto della t-shirt grigia.
-Davvero ho le tette piccole?- chiese lei osservando attentamente il suo seno.
Sesshomaru, dopo quella domanda, si voltò verso di lei e le esaminò il petto.
-Beh, ne ho viste di più piccola ma sicuramente non sono come quelle di Kikyo.- rispose lui sincero.
Rin sbuffò, avrebbe tanto voluto avere almeno un taglia in più e non due ciliegine striminzite.
-Jaken dice sempre che sono piatta, ma come fa a saperlo? Non le ha mai viste e nemmeno toccate!-
-Anche questo è vero, adesso che voi ragazze indossate quei reggiseni…come si dice, push-up, non si riesce a capire bene che taglia portiate. Anche adesso, io non posso dire con certezza quanto siano grandi le tue.-
-Già, per capirlo dovrei fartele vedere o dovresti infilarmi una mano nel reggiseno!- scherzò lei seguita da una risata.
Sesshomaru alzò un sopracciglio interessato, seppur scherzasse appariva comunque un invito a farlo.
-Rin, posso farti una proposta? Però non ti arrabbiare.- fece di punto in bianco il demone.
-Dimmi.-
-E se infilassi un dito nel tuo reggiseno? Così potrei controllare la grandezza di una tua tetta senza toccarla veramente…-
La sua proposta era a dir poco indecente eppure, pensandoci bene, lui non l’avrebbe davvero palpata. Rin ci pensò su e prese la sua decisione.
-Va bene, ma solo un dito! E fai veloce!.-
-Che gasare!- esclamò lui avvicinandosi al suo petto.
Lei con imbarazzo allargò di nuovo il colletto della t-shirt e chiuse gli occhi. Il suo viso si colorò di un rosso porpora e in quel momento si rese conto della cazzata che stavano facendo, ma orami era troppo tardi.
Sesshomaru infilò l’indice nel reggiseno e, non appena toccò qualcosa di morbido, cominciò a shakerare il dito a destra e a sinistra con velocità supersonica.
Rin spalancò gli occhi stupida dal suo gesto ma non riuscì a dire e fare nulla rimanendo immobile finche il ragazzo non terminò.
-Ma che cazzo fai?!- urlò lei esterrefatta.
-Hai detto che potevo mettere solo un dito, non che non potevo scuoterlo.- rispose lui facendole l’occhiolino.
Maledetto, l’aveva ingannata.
-Ma così mi hai praticamente toccato ovunque!- affermò Rin, ancora più purpurea.
-In realtà non ho avuto modo di tastare bene il territorio però sono riuscito a sfiorarti un capezzolo!- esclamò il compagno elettrizzato.
-U-un capezzolo?-
Non se n’era minimamente accorta!
-Eh sì…- fece lui annuendo fiero del suo gesto.
-Sarai felice adesso, maniaco!-
-Certo che lo sono e anche tu vedo!- rispose il demone carezzandole una guancia.
Rin si rese conto di non essere affatto arrabbiata anzi, aveva un sorrisetto divertito stampato in faccia.
-Che stronzo!- lo insultò lei per poi scoppiare in una risata cristallina.
 
Jaken li fissò curioso, attendendo una qualunque risposta.
-Beh…- esordì Sesshomaru –Siamo molto attenti e concentrati sul nostro lavoro-.
Il demone alzò un sopracciglio poco convinto.
Mai una frase fu più fasulla.
 


- 4C VS 5C


Lezione di storia, il professor Totosai stava facendo un breve ripasso in preparazione al compito in classe che si sarebbe tenuto tra due giorni. Stranamente, nonostante l’argomento fosse noioso come al solito, gli alunni erano molto attenti, impegnati a completare o iniziare a scrivere gli appunti, a leggere i libri di testo o semplicemente ad ascoltare. L’elevata concentrazione della classe favorì un clima tranquillo e rilassato, cosa che stupì molto anche lo stesso insegnante.
Il ripasso stavo procedendo a gonfie vele senza banali interruzioni o chiacchiericci inutili quando, come un improvviso acquazzone estivo, si sentirono delle urla provenire fuori dall’aula.
Più che urla erano versi: si sentì miagolare, abbaiare, nitrire addirittura. Sembrava quasi che lo zoo fosse giunto nella loro scuola con l’unico scopo di disturbarli.
-Ma che sta succedendo?- chiese Totosai irritato da tutto quel baccano.
-E’ la quinta C- rispose Inuyasha sbuffando infastidito. – Molte altre volte li abbiamo sentiti emettere versi assurdi durante la lezione.-
-Sono un branco di animali, quei bastardi!- continuò Ayame.
Sfortunatamente la classe della quinta C era comunicante alla loro e molto spesso dovevano subirsi le loro pagliacciate senza poter controbattere, perché questi, anche se ripresi, avrebbero continuato.
Il professore picchiò dei forti pugni alla parete urlando: -Smettetela subito!- sperando che così si calmassero.
Tutto inutile, i ragazzi smisero di urlare per qualche minuto per poi ricominciare aumentando il volume della voce.
-Io non ne posso più!- esclamò Tsubaki massaggiandosi le tempie. –Dobbiamo farli smettere una volta per tutte.-
- E’ inutile…vedrai che appena tornerà la loro professoressa si zittiranno.- rispose Inuyasha tranquillizzandola.
E così fu, dopo qualche minuto il casino cessò e nella quarta C ritornò la pace.
 
La campanella suonò e gli alunni, che avevano appena terminato educazione fisica, finirono velocemente di cambiarsi nei rispettivi spogliatoi. Le ragazze erano impegnate a discutere delle varie taglie dei loro reggiseni e talvolta si menzionava l’argomento scuola, cosa che a poche interessava. Invece i ragazzi erano impegnati a mostrare i propri muscoli, commentandosi a vicenda e simulando lotte a casaccio.
Nonostante tutto regnava molta serenità, almeno finche non arrivò la quinta C. Sì, perché oltre ad averli di fianco durante le lezioni, questi avevano la stessa materia l’ora successiva e ogni qual volta percorrevano il piccolo corridoio che portava agli spogliatoi, dovevano per forza urlare, emettere versi animaleschi e fare battute poco gentili.
La loro preda preferita era ovviamente Nazuna: la poveretta l’anno prima era stata compagna di classe di alcuni ragazzi presenti nella quinta C ed erano stati molto crudeli con lei, prendendola spesso in giro e facendole perfidi scherzi.
I primi a uscire furono i ragazzi e, con dispiacere, notarono che gli alunni dell’altra classe si erano schierati ai lati del corridoio appoggiati alle mura. Senza proferir parola, i poveretti passarono in mezzo dovendosi subire, sia a destra che a sinistra, i loro vari vagiti e le loro fastidiose grida.
Poi fu il turno delle ragazze che, appena misero piede fuori dalla porta, scoppiò  caos più totale.
-Nazunaaaaaaa! Nazunaaaaaa!-
I ragazzi cominciarono a chiamarla ossessivamente, tutti in coro, prendendosi gioco di lei. Kanna trascinò l’amica fuori più in fretta possibile, maledicendo più volte quegli esseri senza alcun senno.
 
La quarta C, terminata la lezione, uscì dal laboratorio di computer, dirigendosi verso la classe. A loro piaceva stare davanti al computer, ma adoravano ancora di più entrare in internet e cominciare a controllare le notifiche di facebook, di Twitter o guardarsi qualche video su youtube. Inoltre questi erano un buon nascondiglio per poter parlare liberamente senza essere visti.
-Adesso cosa abbiamo?- chiese Yuka controllando gli orari sulla sua piccola agenda.
-Inglese.- rispose Yura tempestivamente.
-Che palle…- si lamentò l’amica odiando parecchio quella materia.
-Almeno oggi deve solo…-
-MA COSA CAZZO E’ SUCCESSO?!-
Un urlò improvviso interruppe Yura che, insieme alla compagna, si avviò correndo in direzione della voce.
Kagome e Kagura erano sulla soglia e fissavano la classe allibite.
Sembra che un violento uragano si fosse materializzato nella stanza: alcuni banchi erano rovesciati, altri invece erano stati spostati a casaccio, le sedie erano completamente fuori posto, alcune a terra, altre addirittura sopra i banchi, uno dei loro armadi era stato aperto e i vari quaderni, fogli, libri che vi si trovavano all’interno erano stati gettati a terra e sparsi ovunque. Infine, qualcuno aveva scritto sulla lavagna una frase: “La quinta C è stata qui. La quarta C è un branco di perdenti ritardati”.
 
-Hanno oltrepassato il limite!- esclamò Ayame prendendo a pugni la cattedra. –Abbiamo sopportato i loro versacci, i loro insulti ma non possiamo sopportare anche questo!-
-Abbiamo impiegato mezz’ora a risistemare l’aula! Dovevamo obbligare loro a farlo!- intervenne Kagura furiosa.
-Io sono stufa dei loro scherzi infantili! Avete visto poi come trattano Nazuna?- disse poi Kanna.
-Già, per non parlare di quando ci urlano in piena faccia…Io prima o poi ci vado a botte con qualcuno d loro!- esclamò Kagome furiosa.
-Siamo sempre rimasti calmi non abbassandoci al loro livello, ma io dico, chi se ne frega! Devono pagarla cara!- continuò Tsubaki.
-Hai ragione, ma come possiamo fare?- chiese la demone lupo portandosi un dito sul mento.
-Dobbiamo ripagarli con la loro stessa moneta! Occhio per occhio, dente per dente!- affermò Miroku determinato.
-Io voto per un rito Voodoo.- propose Rin che già viaggiava con la fantasia.
-Oppure li possiamo prendere tutti a bastonate!- optò Jakotsu impugnando un bastone immaginario e fingendo di picchiare i loro nemici.
-Ho un idea.- se ne uscì Inuyasha improvvisamente.
Tutti si zittirono immediatamente e il mezzo demone avanzò verso la cattedra posizionandosi dietro di essa, di fianco ad Ayame.
-Si divertono tanto a urlarci contro facendo lo zoo, ebbene, noi risponderemo allo stesso modo: esterniamo i nostri istinti animaleschi e facciamo vedere loro che la quarta C non si fa mettere i piedi in testa da nessuno!-
-Qual è il tuo piano capo?- chiese Koga alzandosi in piedi.
-Dobbiamo solo approfittare del momento in cui usciranno dalla loro classe. Ascoltatemi attentamente, da ora inizia l’operazione: “Vendetta dei kohai2”.-
 
Terminata la lezione di educazione fisica, la quinta C si avviò verso la propria classe. I ragazzi, soddisfatti di aver ancora una volta tormentato i compagni più giovani, ridevano allegramente dei loro misfatti. Appena si ritrovarono di fronte alla classe uno di loro aprì la porta e, colto alla sprovvista, si trovò dinnanzi a sé una scena a dir poco scandalosa.
I loro compagni della quarta C erano entrati nella stanza e stavano creando una vera e propria baraonda: li videro battere forti colpi sui banchi emettendo versi di ogni genere. Inuyasha e Sesshomaru cominciarono ad abbaiare e ringhiare, Koga e Ayame ulularono cimentandosi in una danza scatenata, Kagura usò il suo fedelissimo ventaglio per ceare dei turbini di vento che fecero volare tutti i fogli nell' aula. Shippo materializzò improvvisamente una montagna di piccoli funghetti che cominciarono a piangere rumorosamente, altri compagni sollevarono delle sedie e le gettarono a terra quasi distruggendole, Nazuna era impegnata a scrivere sulla lavagna, Yuka e Jakotsu diedero il contributo prendendo a calci ogni cosa si trovasse sulla loro strada e Jaken aprì gli armadi gettando a terra tutto il contenuto.
-COSA STATE FACENDO?!- gridò una della quinta C a dir poco sconcertata. Tutti gli altri invece rimasero immobili e inermi davanti a quello scempio senza sapere come reagire.
Prima che potessero fare alcun che, i loro Kohai uscirono velocemente dall’aula tra mille schiamazzi approfittando per dare loro qualche violento spintone.
Terminato il caos, quelli di quinta potettero finalmente entrare nella stanza e notarono che sulla lavagna era stata scritta una frase a lettere cubitali:
“Branco di primitivi, avete finalmente subito la nostra vendetta: RICORDATE, NON SI SCHERZA CON LA QUARTA C.”
note: 1- Hetalia è nato come anime, i personaggi della storia sono le nazioni del mondo impersonificate. La storia parla della prima e secondo guerra mondiale vista sotto gli occhi dei giapponesi. Il protagonista è Feliciano, ovvero l'Italia del Nord. E' molto divertente  a volte demenziale, recentemente è uscito anche il manga.
2- Kohai è un termine giapponese che significa, in termini scolastici, compagno più giovane. Sempai invece, significa compagno più anziano.

Oddio questo capitolo è stato anch'esso impegnativo e molto probabilmente sarà pieno di erroracci, ma siate clementi per favore.
Anche adesso mi viene la pelle d'oca a immaginarmi un Sesshomaru tanto schietto e senza alcun pudore ma spero che apprezziate il Sesshomaru in qusta storia, anche se si allontana non poco da quello originale.
Alla prossima gente!
  
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