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Autore: Tay66    27/05/2015    4 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galline volanti, litigi importanti ed un arrivo inaspettato

 

 

Da piccolo tutti mi chiamavano Athu, perchè come un ritardato non sapevo pronunciare la R, quindi per scimmiottarmi mi chiamavano con quel orribile nome.

Non solo dovevo sopportare di essere scambiato per una femminuccia, ma dovevo sorbirmi anche quel fottuto nomignolo.

Ma la cosa strana era un' altra.

Come faceva Alfred a sapere il nomignolo con cui mi chiamava mia madre?

“C-come mi hai chiamato?” chiesi con un tono di voce, forse troppo acuto e vagamente femminile.

Il mio cuore batteva all'impazzata mentre le mie mani tremavano.

L'altro si voltò verso di me, con una faccia da sberle, un sopracciglio inarcato e un sorriso finto.

“Come?” chiese con la voce stridula

“Ti ho detto..c-come mi hai chiamato?” il suo volto era sbiancato, mentre una goccia di sudore gli calava dalla fronte, per poi scendere sul collo e sparire oltre il colletto della maglia bianca..ma non era questo il momento di distrarsi.

Alfred mi aveva appena chiamato con il soprannome con cui mia madre mi chiamava, non so se per scimmiottarmi oppure per tenerezza, sta di fatto che era troppo imbarazzante.

Erano anni che nessuno mi chiamava così, in un certo senso mi era mancato, perché mi riportava alla memoria dei bellissimi ricordi. Giorni in cui ero felice e tranquillo.

“Arthur...E' così che ti chiami ” mi disse allargando il sorriso, ed avvicinandosi a me “Perchè che cosa avevi capito?” chiese mentre mi passava una mano fra i capelli.

Sentii freddo all'improvviso.

Lo guardai in silenzio, mentre in me saliva un senso incredibile di nausea.

Perchè Alfred mi stava mentendo?

Ero sicuro di non essere pazzo.

Insomma ti sembro pazzo?

No, certo che no.

I suoi occhi erano più bui e misteriosi, non erano chiari e limpidi, in un certo senso faceva male fissare quelle due pozze azzurre e non riconoscerle.

“P-perchè?” chiesi, mentre mi portai una mano all'altezza del cuore, stringendo forte la maglietta tra le dita.

“Cosa?” mi domandò cupo

“Perchè menti?” sussurrai.

“Forse è meglio se mi allontano...provo a mandare un messaggio Iride a Matthew” disse Kiku, dileguandosi all'improvviso.

Lasciando me ed il pirla bugiardo da soli.

“Non so di che parli Arthur” scandì ogni parola, in particolare il mio nome.

Quell'ammasso di lardo avariato mi stava mentendo.

Cosa gli avevo fatto di male?

Certo insultarlo sempre, non è certo il modo più carino...ma che dico!!!Insultare il figlio di Zeus, è un onore nonché un dovere verso l'umanità.

Magari ero stanco e confuso, infondo avevo appena battuto Medusa, voglio sottolineare AVEVO appena sconfitto un mostro.

Eppure ero sicurissimo di aver udito quel ridicolo soprannome.

Abbassai la testa, fissando le mie scarpe sporche di polvere e terra, mentre in me cresceva il dubbio e l'incertezza.

Avevo bisogno di stare da solo e riflettere, e magari pensare a come affrontare l'accaduto, visto che il megalomane non voleva dirmi la verità.

“Dove vai?” mi chiese il biondo, mentre mi allontanavo

Ma dove vuoi che vada? In vacanza?

Stavo per rispondere in maniera “abbastanza” volgare, certo non ai livelli di Abisso, ma quasi, quando all'improvviso tutta ciò che ci circondava prese vita.

Il rivestimento di pietra che rivestiva gli alberi, animali ecc.. si infranse lasciando tornare tutto alla normalità.

All'improvviso il silenzio che si era creato, era infranto dal rumore dell'acqua che ricominciava a scorrere, dai piccoli versetti degli animali e dal rumore del vento che si infrangeva contro gli alberi.

“Sono affari MIEI!!” esclamai arrabbiato.

“Perchè sei arrabbiato?” mi urlò di rimando il ritardato.

“Non sono arrabbiato!!!”

“Certo come no!!Ed io sono idiota”

“Lo hai capito solo adesso?!” faceva male urlare quelle cose, ma la rabbia non segue la ragione.

“Ma che ti prende?” domandò l'altro avvicinandosi pericolosamente

“Dimmelo tu”

“Perchè dovrei saperlo io?” sembrava quasi dispiaciuto per quella situazione, in fondo Alfred non era un tipo violento, anzi era per lo più quel tipo di persona che vive e lascia vivere.

“Sai che ti dico? Basta, lasciamo stare, facciamo finta di niente” dissi allontanandomi da lui, mi piacerebbe dirti che volevo andarmene via perchè se no avrei rischiato di picchiare il biondo, ma la verità è che avevo paura di essere picchiato da lui.

Si, lo so sono un ammasso di coraggio e virilità. Ma tu non hai mai visto il figlio di Zeus da vicino, con il suo metro e ottantacinque e le sue spalle sembrava un armadio vivente.

Ed io con il mio misero ed infimo, quanto squallido, metro e sessantacinque non incutevo timore.

Ma ho ancora una vita per crescere, ma nel frattempo voglio fare un ringraziamento ai miei genitori, che mi hanno reso il nano che sono oggi.

Grazie mille mamma e papà.

Grazie per non avermi fatto più alto e muscoloso...sono molto felice di essere basso come un fungo.

Vi odio tutti.

“No, tu non te ne vai via” disse Alfred afferrandomi, violentemente, il polso e girandomi verso di lui, scagliandomi contro il suo petto.

Lo sguardo era duro e freddo.

“Smettila con questa pagliacciata” dissi stancamente, mentre respiravo a pieni polmoni il profumo del ragazzo.

“Quale pagliacciata?” mi disse con un tono di voce più calmo e tranquillo, mentre il suo sguardo si addolciva.

Perchè ci era bastato avvicinarci per calmarci?

Cos'era quella complicità? Quel sentimento?

“Sai di cosa parlo” dissi soffiando sul suo petto, senza alzare lo sguardo.

Alfred non mi rispose, ma mollò la mia presa sul polso per spostare le sue mani intorno alle mie spalle, massaggiandole dolcemente.

Quanto odio quando fa così, gli basta così poco per far crollare le mie difese.

Il mio cuore batteva in maniera furiosa nel petto, quell'organo stupido ed inutile continuava ad impazzire alla presenza del biondo, causandomi disagio e fastidio.

Il figlio di Zeus si chinò verso di me abbracciandomi e avvicinando le labbra al mio orecchio, sussurrandomi qualcosa, che purtroppo non riuscii a capire, perché mi arrivò solo dell'aria calda che mi fece rabbrividire.

L'americano rise al mio orecchio, contagiandomi tanto da sorridere contro la sua spalla, alla fine disse “Arthur non ti sto nascondendo niente”

Il momento era romantico, in fin dei conti eravamo abbracciati l'uno all'altro da soli, eppure le sue parole mi fecero tremare, perchè io ero sicuro di averlo sentito.

Scostai appena il viso dal petto del ragazzo per guardare i suoi occhi, che finalmente erano tornati quelli di un tempo.

Cosa dovevo fare?

Fingere?

Chiarire?

Alfred mi aveva appena garantito la sua sincerità...potevo fidarmi?

La parte razionale di me urlava cose come “Strappagli dalla bocca tutte le informazioni che ti servono”, mentre una piccola quanto insignificante parte, che si trova a sinistra del corpo, mi sussurrava “Fidati”.

“Alfred...ti supplico rispondi in maniera sincera a questa domanda” presi fiato, mente i nostri sguardi si incatenavano “Io e te ci siamo già incontrati?”

Non so perché ma ero sicurissimo di aver già incontrato quel ragazzo, di avergli perfino parlato e giocato per molto tempo.

L'americano si irrigidì, stando dritto con la schiena, nascondendo in questo modo i suoi occhi dietro un ciuffo di capelli.

“Arthur...io e-” ovviamente nel momento clou si sentii un urlo provenire, poco lontano da noi.

“KIKU!!!” urlammo per poi dirigerci dal moro.

Più ci avvicinavamo più le urla erano forti, ma non erano i soli rumori, nell'aria si sentiva un rumore strano...come il gracchiare di un corvo.

Arrivammo in tempo per assistere ad una scena raccapricciante.

Davanti a noi si trovavano sette arpie ( anch'io ho studiato la Divina Commedia) brutte come il peccato.

Il corpo era tozzo e peno di piume marroni un po' annerite alle punte, mentre gli artigli erano giallo schifo.

I volti erano quelli di donne..brutte, sono sincero e penso che tutte le donne siano bellissime, ma queste erano degli insulti alla vita.

Tutte avevano in comune i tratti del viso, che erano ossuti con gli zigomi sporgenti, il naso era schiacciato e gli occhi erano scuri.

In testa avevano solo qualche ciocca di capelli scuri, ispidi e disordinati.

La più grande di tutte, che era circa la metà dell'americano, teneva a mezz'aria il povero Kiku, tenendolo per la manica dei pantaloni.

“Che cosa facciamo?” chiesi ad Alfred.

“Io provo a distrarre quelle sei, mentre tu attacchi quella che tiene prigioniero Kiku ” ovviamente sparì ancora prima di sentire la mia risposta.

Il figlio di Zeus si lanciò contro le arpie, che appena lo notarono gli volarono attorno fameliche.

Alfred riuscì a difendersi dagli artigli delle bestie, schivando e affondando con la spada.

Mentre il biondo attaccava e teneva occupato le arpie, io mi avvicinai all'altra.

“CRAC!!!! TI UCCIDERO' FIGLIO DI ATENA CRACCC!!!” urlò la bestia scagliando di qua e di la il povero ragazzo.

Presi in mano la spada, stringendo forte il manico, fino a far sbiancare le nocche.

Respirai profondamente per poi lanciarmi all'attacco.

“Ehy tu!!!!” esclamai attirando l'attenzione del mostro “Lascia immediatamente il mio amico” arrossii “Altrimenti ti spenno!!!”.

“AHAHCRACCAHAHAHCRACC!!!!” rise la bestia facendo cadere Kiku, che appena precipitò a terra, fece una capriola di lato per nascondersi dietro un masso.

“CRAC!!!VOI SEMIDEI MI FATE MORIRE CRACAHAHA”

“E' quello che vorremmo fare” dissi puntandole la spada contro, facendola smettere di ridere.

“CRAC!!TI UCCIDERO' NANO CRACC!!”

Non ci volevo credere, quella bruttissima bestia mi aveva chiamato nano.

NANO.

N-A-N-O.

Mi scagliai contro di lei con un urlo da battaglia simile a “IO NON SONO UN NANOOOO!!!”.

L'arpia si alzò in volo, venendomi incontro, facendomi perdere l'equilibrio, infatti caddi a terra.

Con la coda dell'occhio osservai la situazione dalle parti di Alfred,

Il ragazzo saltava di qua e la, lanciando fulmini e colpendo le ali delle arpie, facendole gemere.

Era veramente incredibile, veloce e agilissimo.

Mi resi conto, troppo tardi, di star fissando a bocca aperta il figlio di Zeus, solo quando sentii gli artigli dell'arpia stringersi intorno al mio collo e premere.

“Ahh” riuscii a soffiare, mentre la spada mi cadeva dalle mani portai queste intorno agli artigli del mostro.

Ma questa stringeva sempre di più la presa sul mio collo.

La vista mi divenne più annebbiata, mentre nelle orecchie avevo gli ansimi e il gracchiare dell'arpia.

I polmoni cominciavano a bruciare e gli occhi a lacrimare, mentre in me cresceva un senso di impotenza e di resa, le mie mani caddero e le adagiai vicino ai fianchi.

Nelle mie orecchie sentivo il sangue scorrere..poi all'improvviso venne sostituito da un urlo.

“CRAAAAACCC!!” gridò la bestia, allontanandosi, e facendomi tornare a respirare.

Respirai a grandi boccate, mentre tutto il mio corpo si riabituava all'ossigeno.

Alzai appena la testa per poter vedere Kiku, davanti a me, che teneva in mano la sua spada sporca di sangue.

L'arpia era poco distante da noi ed aveva tutto il corpo pieno di sangue, accanto a lei giaceva una delle due ali.

Kiku mi aveva appena salvato la vita.

Provai l'impulso di abbracciarlo e ringraziarlo, cosa che però il mio orgoglio non mi permetteva.

“Arthur-san tutto bene?” mi chiese.

“S-si..cioè ..grazie” sussurrai al limite dell'imbarazzo.

Il ragazzo mi sorrise, arrossendo leggermente.

Il mostro davanti a noi cominciò a gemere finché non divenne polvere dorata e scomparve nell'aria.

“Dobbiamo aiutare Alfred-san” disse il moro, girandosi verso l'americano.

Il figlio di Zeus, aveva appena sconfitto un'altra delle arpie, ne rimanevano solo tre, ma si vedeva che era stanco.

Uno di quei mostri lo assalì da dietro, strappandogli un pezzo della maglia, e graffiandolo sulla schiena abbronzata.

Il biondo si accasciò esausto sul terreno, cercando di riprendere fiato.

“CRACC!Non possiamo ucciderlo, dobbiamo portarlo al padrone” disse una delle galline all'altra.

“CRACC!!!Possiamo almeno spellarlo?!!CRAAC!!”

“CRACC!!NOOOO!!CRACC!!”

Solo l'idea di quello che volevano fare al ragazzo mi mandò fuori di testa.

NESSUNO POTEVA FARE DEL MALE AD ALFRED...insomma, mi doveva ancora dire la verità..poi avrebbero potuto anche ucciderlo.

Mi precipitai in suo aiuto.

Strinsi il manico della spada forte tra le dita, mentre in me sentivo l'adrenalina scorrere nel sangue.

Mi lanciai contro l'arpia che aveva proposto di spellare vivo il biondo, affondando la spada nel suo corpo, uccidendola.

Kiku alle mie spalle, stava affrontando un'altra di quelle bestiacce, riuscendo facilmente ad ucciderla.

Preso come ero a fissare sbalordito l'agilità di Kiku, non notai l'ultima di quelle creature che trascinava Alfred, che ormai era troppo stanco per combattere.

Dannato!!

Pigro del ca..cavolo!!!

Unendo le mani riuscii a provocare una piccola scossa di terremoto, che fece oscillare troppo il corpo del ragazzo.

Approfittando di questo il giapponese si lanciò sulla creatura, cercando di ucciderla, ma questa lanciò addosso al moro il corpo privo di forze del biondo.

Non avevo mai assistito ad una morte così violenta.

Cercando di ignorare i gemiti di sofferenza di Kiku, a causa del peso in eccesso del figlio di Zeus, mi lanciai contro l'uccellaccio.

Questa capendo le mie mosse, si buttò verso di me, cercando di soffocarmi, ma io mi rotolai di lato, provocandomi solo un brutto graffio sul braccio, mentre la cosa volava, mi rialzai e mi concentrai, sentendo ormai il familiare formicolio al ventre.

Sotto di me sfociò un getto d'acqua che puntava al cielo, cercai l'equilibrio adatto per poter domare e cavalcare l'acqua.

Ero ad una certa altezza, ovviamente cercai di ignorare la sensazione di nausea che mi stava crescendo a causa delle vertigini.

L'arpia si lanciò contro di me, cercando di farmi cadere, ma io riuscii a colpirla di striscio sull'ala, facendola sbandare, tanto che colpì con la sua brutta faccia il tronco di uno degli alberi che erano nei dintorni.

Mentre la creatura era a terra, vidi Kiku, che finalmente era riuscito a scaraventare quel tricheco di idiozie lontano da lui.

Il giapponese impugnò la sua Katana e colpì in pieno petto l'arpia uccidendola.

Io ero ancora in alto sul getto d'acqua, quando mi colse improvvisamente un attacco di stanchezza.

Il liquido che mi sorreggeva svanì lasciandomi precipitare.

La paura che mi colse mi impedì di urlare, chiusi gli occhi sperando di attenuare il dolore...che ingenuo.

Ma invece della scomoda quanto triste consistenza della terra, mi scontrai con un corpo caldo e lievemente morbido.

Con gli occhi ancora chiusi, capii subito che era Alfred, non solo perché era l'unico a volare, ma per il suo profumo.

Una fragranza forte, unica e facilmente riconoscibile...proprio come il biondo.

Aprii gli occhi, ed infatti eccolo lì l'azzurro di quelle pupille che mi guardava e mi rendeva malleabile.

Eravamo ancora a mezz'aria, ma io non sentivo paura. Come potevo?

Ero pur sempre circondato dalle braccia di Alfred, che mi sostenevano e mi impedivano di cadere.

La fiducia che riponevo in questo ragazzo era immensa.

Una lieve corrente ci accarezzo, facendo ondeggiare i nostri capelli e mandandoci dei piccoli brividi, a causa degli strappi sugli abiti.

“Mi dispiace” disse il figlio di Zeus, guardando i segni sul mio collo.

“Neanche tu sei messo meglio” cercai di puntualizzare.

“Era mio compito proteggerti” disse abbassando lo sguardo, ma stringendo la presa.

“Lo stai facendo” sussurrai in imbarazzo.

Lui sorrise, e giuro mi mancò il fiato.

Alfred era un ragazzo stupido, incredibilmente egocentrico e pigro, ma era anche vero che era dannatamente bello, e quando sorrideva diventava una cosa ...divina, troppo perfetta per essere vera.

Quando arrivammo a terra, il biondo mi fece scendere, per poi abbracciarmi da dietro, affondando il suo viso nel mio collo.

“Ti giuro che questi saranno gli ultimi segni che ti faranno” disse dolcemente

Avevo i brividi ovunque, quel abbraccio, quelle parole e...Alfred, era tutto troppo bello.

“Okay”

Non ho parole per descrivere la mia stupidità.

Quando mai ad un'affermazione simile si risponde “Okay”?

Alfred sbuffò leggermente allontanandosi da me, leggermente arrabbiato.

Ma come dargli torto?

“State bene?” ci chiese Kiku

“Si” rispose il biondo, mentre io annuii frettolosamente.

“Sei riuscito a mandare un messaggio a Matthew?” chiese l'americano.

“Si, poi però sono stato interrotto dalle arpie” spiegò il moro

“Cosa succede al Campo?” domandò il figlio di Zeus

“Beh...ci sono alcuni problemi, ci sono state altre esplosioni, in più varie armi e attrezzature da guerra sono sparite”

“Tutto questo da quando siamo partiti?” chiesi stupefatto, ricevendo come risposta solo il lento cenno della testa del figlio di Atena.

Cercai lo sguardo di Alfred, per decidere il da farsi, ma lui continuava ad evitarmi.

Insomma è colpa sua, mi ha colto di sprovvista, non mi aspetto mica una frase dolce con tanto di abbraccio.

In più io sono così, non ho mai fatto credere il contrario.

Quanto lo odio!!!

Brutto, pigro senza cervello!!

Permaloso!!!

“Cosa possiamo fare?” domandai a Kiku.

“Cosa vorresti fare?? Non si può fare niente” urlò esasperato Alfred.

“Non ti preoccupare A-” all'esplosione improvvisa del biondo non riuscii a trattenermi, tanto da urlare sopra la voce del moro.

“Intanto avevo fatto una domanda a KIKU e non a TE” cominciai “Poi non capisco perché dovresti essere arrabbiato, tra i due quello che ha tutto il diritto di essere infuriato sono IO”

“Perchè dovresti essere arrabbiato tu?” mi domandò il biondo avvicinandosi a me.

“PERCHE' SEI UN BUGIARDO” urlai con la gola che mi faceva male.

“Ancora con questa storia?” alzò il tono di voce l'americano.

“Forse per te è una cosa di poca importanza, ma per me è molto ok?”

“Senti non fare troppo la vittima”

“Come? Ma come ti permetti?” mi avvicinai anch'io a lui.

Eravamo distanti un passo, eppure nei nostri sguardi si leggeva una distanza maggiore.

“IO FACCIO IL DOLCE CON TE, E TU MI TRATTI COME UNO ZERBINO” mi urlò

“Allora smettila!!!” la mia gola implorava pietà “INFONDO SEI GIA' INNAMORATO, QUINDI SMETTILA DI FARE IL FALSO E DI GIOCARE CON I SENTIMENTI DEGLI ALTRI!!!”

“M-ma cosa stai dicendo?” mi chiese confuso abbassando la voce.

“Non fare l'ingenuo”

“Non so di che cosa stai parlando” disse guardandosi attorno, movimento che fece anche Kiku

“Vedi? Continui a mentire..” lui mi tappò la bocca con forza.

“Taci” sussurrò, guardando un punto davanti a se.

All'improvviso si sentì nell'aria una specie di ruggito, che mi raggelò il sangue.

Mi sporsi, involontariamente, verso l'altro ragazzo, che non mi respinse, anzi mi strinse con il braccio.

Alfred tolse la mano dalla mia bocca, permettendomi di respirare normalmente, però il suo braccio intorno alla mia vita rimase immobile.

Perchè dovevo litigare con tutte le persone a cui tenevo?

Perchè il mio carattere è così burrascoso?

Perchè gli altri sono troppo stupidi, mentre io sono dotato di un'intelligenza fuori dal comune?

“Dopo ritorneremo su questo discorso, ma adesso tieniti pronto e non farti uccidere” mi disse serio, anche se i suoi occhi erano dolci.

Per il tridente di mio padre!!!

Lo avrei preso a pugni, lui e il suo stupido viso.

Stavo per rispondere qualcosa come “Io non prendo ordini da te”, ma appena aprii la bocca, l'aria fu scossa di nuovo da un ruggito.

Davanti a noi si parò una creatura strana ed assolutamente spaventosa.

Aveva la testa di leone, il corpo di capra e la coda di dragone.

Incredulo guardai i miei compagni.

“Che..cos'è quella roba?” chiesi, puntando il dito verso il mostro.

“Quella è la chimera” disse Kiku pallido.

Una chimera?

Non sapevo nemmeno che cosa fosse, ma dall'aria e dai denti affilati, pensai che qualunque cosa essa fosse non era niente di bello.

Il mostro corse verso noi, o meglio nello specifico su di me.

Cercai inutilmente di spostarmi, ma con scarsi risultanti.

Rotolai di lato, ma non feci nemmeno in tempo ad alzarmi che mi ritrovai la bestia a meno di un metro.

La chimera si lanciò verso di me, io chiusi gli occhi, cercando di immaginare il dolore che da li a poco avrei provato.

Ma non accadde niente.

Davanti a me, a difendermi con il proprio corpo, c'era l'essere più viscido e ambiguo che avessi mai incontrato: Francis.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve :)

Volevo scusarmi per il ritardo, ma ormai a scuola siamo agli sgoccioli, e devo impegnarmi a tirare su una dannatissima materia.

Come avete capito questo è il nuovo capitolo, spero vi piaccia.

Volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo.

Un abbraccio a tutti coloro che leggeranno.

Se volete il seguito fatemi sapere :D.

Baci

Tay66

 

 

  
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