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Autore: XOXO_ARYA    30/05/2015    2 recensioni
Dopo la morte di Aragorn, è tempo per Legolas di intraprendere il suo viaggio verso Valinor.
Sarà pronto ad aprire il suo cuore e a lottare per amore?
NB: i fatti sono basati principalmente sui film e nel racconto compaiono nuovi personaggi non presenti nella storia originale.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. IL GIORNO DEL BALLO

Non avevo dormito molto quella notte. Non riuscivo a smettere di pensare alle parole di Legolas. Davvero causavo in lui un tale turbamento? E perché non ero stata sincera riguardo si miei sentimenti?
Mi alzai di buon ora e mi vestii con gli abiti da allenamento. Presi il mio nuovo arco e la mia spada e scesi nella sala da pranzo. Nessuno si era ancora svegliato, quindi decisi che non avrei fatto un torto a nessuno se avessi fatto colazione fuori, in giardino.
Preparai il materiale per addestrarmi nel parco, sistemai il bersaglio e andai a cogliere qualche pesca dal pesco vicino alle scuderie, lo stesso dove avevo rifiutato il principe. Non mi ero mai soffermata prima a pensare al fatto che Legolas fosse davvero un principe, in effetti ero troppo impegnata a cercare di far apparire il nostro legame di parentela una semplice formalità tecnica.
Mangiai le pesche appena raccolte appoggiata all’albero, e quando finii decisi di passare a vedere come stava la compagna di Aras, che avevo soccorso la note precedente.
Li trovai accoccolati nel box, e potei notare che la cerva si stava riprendendo molto bene. Le medicai la ferita e diedi loro da mangiare, prima di tornare nel luogo dove intendevo allenarmi.

Decisi che quella mattina avrei iniziato ad allenarmi con la spada, Era la lama di mio padre, del mio vero padre, e probabilmente era troppo pesante, ma non intendevo arrendermi. Provai qualche affondo e qualche scatto quando mi accorsi che a guardarmi dall’alto di un ramo c’era Yallë, il mio falco bianco. Scese in picchiata su di me e si posò sulla mia spalla, dandomi buffetti affettuosi con la testa sulla mia guancia.

«Piccina cos’hai? Hai voglia di un po’ di coccole?» le sussurrai in elfico, mentre accarezzavo il suo bel piumaggio.

Sentii una presenza osservarmi dalla finestra del palazzo che dava sul parco. Mi voltai e lo vidi osservarmi con uno di quei suoi sguardi che mi scioglievano. Usci dal palazzo e si diresse verso di me, anche lui vestito per l’allenamento.

«Sei sempre così mattiniera? » mi domandò in elfico.

«No, di solito dormo fino a tardi. Sono abbastanza pigra. Stanotte però non sono riuscita a dormire molto bene. Ero preoccupata per la cerva..» mentii. La realtà era ben altra, non avevo chiuso occhi perche non riuscivo a smettere di pensare a lui.

«Sai, sei ancora più bella quando parli in elfico.»
Mi sorrise e le mie guance arrossirono. A quanto pare non demordeva. Mi chiedevo per quanto sarei riuscita a resistergli.

« Allora, sei pronta per la tua lezione di tiro con l’arco? »

«A dire la verità mi stavo allenando con la spada. È pesante per me, lo so benissimo. Ma desidero allenarmi con questa. È la spada di mio padre, e ogni volta che la impugno sento che lui mi è vicino. Quindi se hai da obiettare puoi benissimo andare ad allenarti da solo, altrove. » non so perché mi misi sulla difensiva, ma so che le mie parole fecero ridere l’elfo di gusto.
Mi prese le mani nelle sue, teneramente, e potei sentire tutto il suo calore scorrermi nelle vene.

«Adoro la tua tenacia. E mi diverte parecchio il tuo essere così testarda. Va bene, useremo quella spada, ma senza manichino. Un duello tra me e te. Accetti? »

«Certo, io sono pronta. ». Lo guardai con aria di sfida. Ci avrei messo tutta me stessa per dimostrargli che non ero la bambina che credevano tutti che fossi.

Iniziammo a duellare, inizialmente riuscii a tenergli testa, ma il peso dell’elsa iniziava a gravare sul mio braccio ed io iniziavo a retrocedere. Sapevo di essere cocciuta, e non avrei mai ammesso che il problema era la spada. Iniziai a parare colpi senza riuscire a sferrarne, finché Legolas riuscì a disarmarmi, puntandomi la punta della spada alla gola.

«Sei un’abile spadaccina, se solo la scegliessi le armi della tua misura.. » abbassò la sua spada e fece qualche passo verso di me.
Decisi di coglierlo di sorpresa, lo disarmai in un secondo e gli puntai a mia volta la lama alla gola.

«Mai abbassare la guardia principe. »

Un sorrisetto beffardo apparse sul suo viso e capii di essere spacciata. Posò le sue mani sulle mie, e spinse la lama più vicino alla sua giugulare. Esitai, per paura che un mio movimento potesse ferirlo. Pessima mossa, la mia esitazione diede a Legolas spazio sufficiente per disarmarmi nuovamente e spingermi a terra, esattamente sopra di lui.

Sentii il suo corpo contro il mio, ogni suo muscolo, ogni dettaglio della divisa da allenamento.
Le mie mani poggiavano sul suo petto, dal quale potei sentire il suo cuore battere veloce, quasi quanto il mio. Posò le sue mani sui miei fianchi, delicatamente, ma non per allontanarmi, bensì per cingermi a lui.
I nostri nasi erano così vicini da sfiorarsi e i miei capelli sciolti, che gli incorniciavano il viso, si fondevano con sua chioma dorata.
I nostri corpi rimasero immobili in quella posizione mentre con lo sguardo ci studiavamo, guardavamo l’uno nell’altra, andando oltre al contatto fisico, creando un legame incorporeo. Mi sentii vulnerabile, come una bambina scoperta con le mani nel vasetto della marmellata. Quando tornammo dal nostro viaggio, capii che non avrei mai più potuto nascondermi dietro banali scuse. Io provavo dei sentimenti per quell’elfo, e lui lo sapeva.

Sentii il suo volto avvicinarsi al mio con esitazione, quasi a cercare un mio consenso che però non arrivò. Mi alzai di scatto e mi scrollai la polvere di dosso. Vidi la tristezza nei suoi occhi, e la delusione per il mio gesto improvviso. Avrei voluto spiegargli che non avevo mai avuto questo genere di contatti fisici con nessuno prima d’ora, che ero inesperta, impacciata e molto, molto timida. Ma invece di aprirmi a lui, ignorai l’accaduto e raccolsi la spada.

« Hai vinto. Hai già pensato ad una penitenza per me? »

« Penitenza? In effetti no, non pensavo ci fosse una penitenza per la sconfitta. »

« con le mie sorelle facciamo così, chi perde paga pegno. Perciò ti concedo di scegliere per me una penitenza »

« Ci penserò e ti farò sapere » mi sorrise, cancellando la tristezza di qualche istante prima.

***
Avrei desiderato baciarla, cingerla forte a me, perdermi nel profumo dei suoi bellissimi capelli. E invece rimasi immobile, con lo sguardo perso nel suo, incapace di reagire.
Non ero mai stato un elfo titubante, almeno mai fino a quel momento. Avevo avuto diverse amanti, e con tutte non avevo mai avuto esitazioni. Era forse l’amore a rendermi fragile e dubbioso?
Il mio cuore era in tempesta quando accettai di scegliere una penitenza. Avrei voluto obbligarla a donarmi un bacio, ma non volevo prenderlo con la forza o con una scommessa. Volevo fosse lei a concedermelo quando fosse stata pronta. 
Forse quella sera sarei riuscito a strapparle un ballo, chissà.

La vidi rimettere a posto la spada e l’arco, per poi avviarsi verso le scuderie.

« Legolas, vieni con me da Aras? » non risposi alla domanda perché già il mio corpo si era mosso involontariamente, spinto dal desiderio di seguirla ovunque.

«Penso sia il caso di dare un nome alla cerbiatta, a quanto pare resterà con noi per molto tempo! Ti va di sceglierne uno per lei?» mi sorrise incoraggiante.

« Chiamiamola Herenya, fortunata. Mi sembra un nome appropriato. »

« Herenya, mi piace! E a te piace piccolina? »
La cerva sembrò quasi annuire, e quella scena stravagante mi lasciò incredulo. Un cervo che rispondeva ad un elfo, che cosa bizzarra e affascinante.
Protesi la mano per accarezzare il muso di Herenya, e con mia gioia e stupore lei si avvicinò a me lasciandosi accarezzare.

« Tu le piaci, Legolas. Sente di potersi fidare di te. Avete un legame che vi unisce ora. »

« Ti proteggerò Herenya, lo prometto. Grazie per avermi permesso di aiutarti.»
Mi sembrava strano parlare ad un animale in quel modo, ma sentivo davvero il legame di cui Isaradith parlava. Lo percepivo come un sottile filo argento che univa me alla cerva.

Ringraziai il fato per aver messo sul mio cammino un’elfa tanto meravigliosa. Avrei protetto anche lei con la mia vita; ormai mi aveva rubato il cuore.

***
Non trovai difficile capire il perché Herenya avesse un’affinità con l’elfo. Chiunque sarebbe caduto ai suoi piedi, tanto era immensa la sua bellezza ed eleganza. Io stessa mi sentivo in soggezione solo standogli accanto. Esattamente come suo padre, il principe aveva il fascino del proibito, dato dal fatto che era così inarrivabile che anche solo sognare di potergli stare accanto era impensabile.

«Si è fatto tardi, ho delle cose da sbrigare.. Ti spiace se ci rivediamo dopo, magari nel pomeriggio?» Legolas mi guardò teneramente, sperando in una mia risposta positiva. Ma purtroppo così non fu.

« Mi spiace doverti dire di no, ma stasera c’è il famoso ballo, e oggi sarò impegnata con mia madre e le mie sorelline a fare “cose da femmine”. Dovrò anche dire a mia madre del vestito.. »

«Capisco. Ci vediamo stasera al ballo, dunque. » mi sorrise e andò a recuperare il suo destriero.
Lo vidi allontanarsi a gran velocità, avrei voluto seguirlo, ma i doveri di brava figlia mi attendevano.

Salii nelle mie stanze per vedere di trovare rimedio al danno provocato al vestito la sera prima. Provai ad accorciare l’altra manica per renderle uguali, ma il risultato fu decisamente negativo.
Non avevo speranze, quindi riposi nell’armadio il vestito e scesi a pranzo.

Legolas non era ancora tornato, pranzai con le mie sorelle e con mia madre, ormai rassegnata a quel pomeriggio tutto femminile.
Dopo pranzo ci recammo tutte insieme a raccogliere fiori di campo per adornare i capelli, e lasciai che le mie sorelle scegliessero per me quelli del colore più adatto alla mia chioma castana. Scelsero delle semplici margherite bianche molto graziose.
Mentre ci stavamo dedicando alla raccolta dei fiori, intravidi il principe arrivare a cavallo, diretto alle scuderie. Avrei voluto andare da lui, ma sentii che era giusto trascorrere del tempo con la mia famiglia.
Mia madre doveva aver notato il mio sguardo rassegnato, e cercò di tirarmi su il morale.

«Tesoro, stasera vedrai che ti divertirai! Lo zio ha intenzione di presentarti in società, chissà quanti valorosi elfi vorranno ballare con te! Faremo in modo che tu sia stupenda. Su adesso saliamo e andiamo a vedere che vestiti mettere. Ragazze venite! »

Certo, chissà quanti valorosi elfi… peccato che nel mio cuore ci fosse posto solo per uno di loro, e purtroppo lo avesse già occupato quello sbagliato, mio cugino.
Scacciai i pensieri e mi concentrai su come superare l’imminente ira di mia madre per il vestito.
Salii in camera, e trovai davanti alla porta una scatola adornata con dei boccioli rosa. La presi tra le mani ed entrai nella mia stanza. Mi sedetti sul letto e aprii la scatola. Non potevo crederci! Era un bellissimo vestito bianco adornato con ricami argento. Dentro la scatola c’era anche un biglietto che diceva “Per accompagnare la tua immensa bellezza serve qualcosa di altrettanto bello.”
Cercai di capire da quelle poche parole chi fosse il mittente di quel fantastico dono. Poteva essere chiunque in effetti, mio zio o addirittura mio padre, ma io stavo pensando solo a lui.
Avevo ancora il vestito tra le mani quando mia madre entrò nella stanza.

«Isaradith ma è stupendo! Chi ti ha fatto un dono tanto prezioso? »

«Pensavo fosse vostro il pensiero, madre. »  Mentii, cercando di nascondere il mio imbarazzo.

«Chiunque ti abbia regalato il vestito, ha buon gusto. Provatelo su! »

Mi sfilai i vestiti da allenamento che ancora indossavo, e lasciai che mia madre mi aiutasse ad indossare l’abito bianco.
La stoffa era morbidissima e aderiva perfettamente al mio corpo, come se fosse stata cucita su misura su di me. La gonna era morbida, e lo strascico abbastanza lungo da farmi sentire a disagio nel muovermi su e giù per la stanza.

«Togli quegli stivali tesoro, non si addicono ad un vestito tanto grazioso. E penso che dovremmo raccogliere quei capelli in una pettinatura più ordinata, sembri una selvaggia così.. »

«Cambierò gli stivali con delle calzature adatte, ma ti prego di lasciare che i miei capelli mi ricadano sulle spalle. Mi sento molto a disagio con i capelli raccolti. »

Lasciai per tutto il pomeriggio che mia madre preparasse me e le mie sorelle, che diversamente da me erano in trepidazione per la festa. Non erano ancora dell’età giusta per essere presentate in società ma ciò non impediva loro di intrattenersi con i loro coetanei.

Passai la maggior parte del tempo a guardar fuori dalla finestra, e nemmeno mi accorsi che finalmente era arrivato il momento di scendere.
Si sentivano le voci degli ospiti che riempivano la sala da pranzo, e la dolce melodia dell’arpa che allietava la sala.

Lasciai che mia madre e le mie sorelle mi precedessero, scendendo lungo la maestosa scalinata. Tutta la sala si voltò a guardarci. Notai che proprio ai piedi della scala, sull’ultimo grande gradino, c’erano mio zio, Re Thranduil, e suo fratello che ci aspettavano. Legolas non era con loro. Notai però che lo sguardo della folla andava oltre me, e voltandomi lo vidi, qualche gradino più in alto, anche lui intento a scendere la scalinata con quella sua aria regale.
Scrutai tra la folla e vidi gli sguardi sognanti di qualche elfa concentrata a guardarlo. Sentii una punta di gelosia impossessarsi del mio cuore.

Quando tutti fummo scesi, mio zio iniziò il suo discorso. Fu abbastanza breve, in sostanza si trattò di ringraziare i presenti e di augurare anni di felicità e prosperità qui a Valinor. Dopo il fragoroso applauso, passò a presentare suo figlio Legolas e me, sua nipote (o quasi). Non spiegò alla folla la mia vera storia, e questo mi fece insospettire delle sue intenzioni. Ora che tutti sapevano che io e Legolas eravamo cugini, sarebbe stato impossibile per noi andare oltre la semplice amicizia. Sentii la rabbia crescermi dentro, ma cercai di apparire serena agli occhi di chi mi stava guardando. Parlò anche del mio particolare dono e di come questo fosse molto utile alla sopravvivenza delle specie animali di Valinor. Augurando un buon proseguimento, andò ad intrattenersi con Dama Galadriel e suo marito.

Non servì nemmeno che scendessimo l’ultimo gradino della scala, che già una folla di giovani elfe si era radunata intorno a Legolas, cercando di accaparrarselo per almeno un ballo.
Io fui più fortunata e non venni fermata inizialmente da nessuno. Riuscii ad uscire in terrazza e mi concentrai sulle stelle per calmare il mio stato d’animo.
Ci pensò il mio patrigno a complicarmi la serata, presentandomi un giovane elfo molto prestante, e lasciandomi sola con lui.

«Come mai ve ne state qui fuori a rimirare le stelle? Forse non gradite ballare? »

«Sono venuta a prendere una boccata d’aria, non sono abituata ai luoghi affollati. »

«Siete incantevole, mi chiedevo se voleste concedermi l’onore di questo ballo. »

Lasciai che l’elfo, di cui già avevo scordato il nome, mi guidasse in mezzo alla folla fino alla sala da ballo, e iniziai a ballare con lui. Le sue mani sul mio corpo mi facevano uno strano effetto. Non era come il tocco di Legolas, delicato ma allo stesso tempo sicuro. Le sentivo stringersi sui miei fianchi con una forza misurata ma in un certo senso bruta. La sensazione del mio corpo vicino al suo mi rendeva quasi nauseata, come se ogni piccola parte di me stesse cercando di allontanarsi il più possibile da lui.
Probabilmente l’elfo notò la distanza tra i nostri corpi, e cercò di colmarla cingendomi con più fervore. Cercai di sopportare il più possibile questa vicinanza, e proprio nel momento in cui decisi di interrompere la danza, sentii una voce alle mie spalle.

«Posso avere l’onore di ballare con mia cugina?» Era Legolas. Sentii il mio corpo rilassarsi quando passai dalle braccia di quel muscoloso elfo alle braccia che più di una volta avevano cinto il mio corpo.

«Ti dona molto il vestito. Sapevo che il bianco si sarebbe sposato benissimo con la tua natura selvaggia. Sono contento che tu abbia lasciato i capelli sciolti, sono così belli.» Mi sussurrò nell’orecchio, e a quel punto capii che era stato lui a prendermi l’abito. Mi sentii così a disagio che non notai nemmeno che stavo esponendo i miei pensieri ad alta voce.

«Com’è possibile che lui abbia indovinato in modo così perfetto la mia taglia.. »

«Semplice, ti ho osservato bene in questi due giorni, e soprattutto stamattina quando mi sei caduta addosso. » arrossii violentemente consapevole di averlo reso io stessa partecipe dei miei pensieri.

Sentivo il suo tocco delicato su di me, mentre in modo sicuro mi guidava a passi di danza per tutta la sala. Molti sguardi, soprattutto femminili, erano rivolti verso di noi.

«Non esiste elfa in questa sala che non ti stia osservando. Sei molto bello stasera. Probabilmente dovresti danzare con qualche ragazza che non sia una tua parente; chissà, potresti trovare la tua anima gemella.» Abbassai lo sguardo e notai che i ricami del suo vestito celeste erano argento, esattamente identici ai miei. Era davvero stupendo, e la corona che portava gli incorniciava magnificamente il volto.

«Grazie per il complimento. E ti ringrazio anche per l’incoraggiamento, Isaradith, ma penso di aver già trovato la mia anima gemella il giorno stesso in cui ho messo piede a Valinor. Non intendo ballare con nessuno che non sia lei. Sempre se quest’ultima me lo concede.» Mi sorrise e mi fece piroettare insieme a lui. Sentii i piedi e la testa leggeri, pervasa da una gioia così grande che non riuscii a non sorridergli. Ballammo insieme per qualche minuto ancora, poi gli dissi che desideravo prendere una boccata d’aria.
Mentre stavamo girando abbracciati, vorticando insieme alle note dell’arpa, avevo notato lo sguardo duro di mio zio. Stavamo entrambi disubbidendo ai suoi ordini, e questo sembrava dargli molto fastidio. Fu questa la ragione che mi spinse ad interrompere la danza, con la speranza che Legolas si convincesse a ballare con qualche altra ragazza.
Nel momento stesso in cui le sue mani si staccarono dal mio corpo però, sentii un vuoto dentro. Non avrei voluto che nessun altro mai mi guidasse in qualche ballo.

Uscii di nuovo in terrazza mentre il principe andò a prendere qualcosa da bere. Lo aspettai per un tempo che mi sembrò lunghissimo, e quando mi decisi ad andare a cercarlo, lo vidi in un angolo con suo padre.

***
Non avrei mai voluto che il suo corpo si allontanasse dal mio, ma quando mi chiese di uscire acconsentii. Non mi importava che la gente ci guardasse. Ai loro occhi eravamo soltanto due cugini che stavano trascorrendo la serata insieme. Probabilmente sarei dovuto essere più discreto, ma non riuscivo a impedire ai miei occhi di guardarla, alle mie mani di sfiorare il suo corpo così delicato, alla mia mente di pensare a lei.

La lasciai sola sulla terrazza e andai alla ricerca di qualcosa da bere, quando incontrai mio padre.
Mi chiese di seguirlo in un angolo appartato della sala. Sapevo già cosa mi stava per dire.

«Legolas, se tu e tua cugina continuerete a ballare insieme, la gente inizierà a fraintendere e ne tu ne lei riuscirete a trovare un compagno. Quindi ti ordino di passare il resto della serata con qualche altra elfa che non sia lei. Non credere che non abbia notato come la guardi, e come lei guarda te. Siete cugini, non permetterò mai che una cosa del genere accada. Ora va e vedi di starle lontano.»

Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Consapevole che gli occhi di mio padre erano puntati su di me, chiesi ad una fanciulla di ballare finchè mio padre non si perse in chiacchere con qualche invitato, per poi sgattaiolare via in cerca della mia elfa.
Non riuscii a trovarla da nessuna parte, quindi uscii in giardino per cercarla.
La trovai nelle stalle intenta ad accarezzare il mio cavallo.

«Come mai ti sei allontanata dalla festa?»

«Sono venuta a vedere come stava Herenya.» Non fu abbastanza convincente.

«Dimmi la verità, Isaradith

«La verità è che non mi andava di vederti ballare con quella fanciulla. Tu hai tutto il diritto di ballare con chi vuoi, ma non posso obbligare me stessa a starti a guardare. Mi spiace.»
Fece per andarsene, ma le afferrai il polso.

«Ho deciso la tua penitenza. Ricordi? Stamattina ho vinto a duello e ancora non ti ho fatto pagare la penitenza. Ebbene ho deciso. Voglio che tu mi lasci fare una cosa e che mi fermi soltanto se non vuoi che io vada avanti. Ricorda, soltanto se senti in fondo al cuore che non desideri che io prosegua. Sei d’accordo?» Annuì confusa. «Allora chiudi gli occhi.»

Mi avvicinai a lei cautamente e le presi una mano, per poi posarla sulla mia spalla.

«Tieni gli occhi chiusi» La condussi in qualche passo di danza, e quando sentii il suo corpo abituarsi al contatto con il mio, mi fermai.
Le accarezzai una guancia dolcemente e avvicinai le mie labbra alle sue, quasi sfiorandole. Lei rimase immobile, e nel silenzio sentii il cuore uscirle dal petto.

«Sei così bella, così dolce..» Sussurrai in modo tale che lei percepisse la mia vicinanza. La vidi arrossire e la desiderai ancora di più. Intrecciai le mie mani nei suoi ricci, e sentii le sue mani premere sul mio petto, quasi volesse allontanarmi. Mi scostai leggermente, aspettando una sua reazione. Sentii le sue mani scivolare sul mio collo. Fu in quel momento che senza esitazione alcuna la baciai. Fu un bacio lunghissimo, pieno di amore, tenerezza ed euforia. Quel bacio che per tutta la vita avevo desiderato.

***
Lo sentii allontanarsi e avvertii il desiderio crescente, quasi doloroso, di sentire il suo corpo contro il mio. Istintivamente feci scivolare le mie mani lungo il suo petto fino al collo. Sentii il suo corpo rispondere al mio, le sue labbra appoggiarsi alle mie prima dolcemente, per poi premere con più foga. Sentii il suo sapore fondersi con il mio quando la sua lingua trovò la mia. Mi inebriai del suo sapore, le mie mani nei suoi lunghi capelli dorati. Spinsi il mio corpo contro il suo, incapace di staccarmi da lui.
Non avevo mai provato un’emozione così forte.
Quando lo sentii ritrarsi, percepii un vuoto proprio al centro del petto.

Mi guardò intensamente, con quel suo sguardo pieno di amore.

« Pensavo mi avresti fermato.. perdonami per esser stato così impulsivo. È che ti desideravo così tanto.. »

Una lacrima mi rigò il viso. La notò, e l’asciugo con la sua mano.

«Perché piangi? Ho forse sbagliato qualcosa?» mi guardò terrorizzato.

«Piango perché ora che i miei sentimenti sono esplosi in questo modo, non so se sarò più capace di starti lontana. E questo non va bene.»

«Troveremo il modo, anche se dovessimo arrivare in capo al mondo per poterci amare. Io lotterò per te Isaradith. Tu mi fai sentire come nessun’altra mi ha mai fatto sentire. Non ho mai amato nessuna prima d’ora. Ed è così bello, mi sento così felice che non potrò mai smettere di desiderare di amarti ancora e ancora.»

«Oh Legolas, lo stesso vale per me.>> Lo abbracciai forte e inspirai il suo profumo. «E’ meglio rientrare a palazzo. Tuo padre potrebbe aver notato la nostra assenza..»

«Ballerò con altre fanciulle per renderlo felice, e tu fai lo stesso. Però sappi amore mio, che il mio cuore sarà sempre tuo.» Mi sfiorò nuovamente le labbra e corse fuori dalle scuderie.

Aspettai qualche minuto per raggiungerlo. Passai il resto della serata ad intrattenermi con le persone che i miei genitori mi presentarono, costringendo me stessa a non cercarlo tra la folla.
Quando la festa fu finita, salutai la mia famiglia e mi recai in camera. Mi spogliai e riposi quel bel vestito nell’armadio, per poi infilarmi la mia camicia da notte. Mi tolsi le margherite dai capelli e mi sedetti vicino alla finestra ad osservare la luna, accarezzando Yallë con la mano.

***
Quando tornai nelle mie stanze non potei fare a meno di soffermarmi davanti alla sua porta. Mi guardai intorno e quando fui sicuro di essere solo, bussai.
La sentii parlare attraverso la porta.

«Non sono presentabile, mi sono già cambiata d’abito..»

«Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene. Buonanotte allora.. e sogni d’oro. I miei lo saranno di sicuro, perché so con certezza che ti sognerò.»

«Buonanotte Legolas. Grazie per la splendida serata.»
Rimasi sveglio a pensare a quel bacio e alle sue parole. Avrei trovato il modo di stare con lei. Ora che la mia vita aveva un senso, ora che la mia eternità aveva finalmente uno scopo, non vi avrei rinunciato per nulla al mondo.

*SPAZIO AUTRICE*
Hola ragazziii!!! beh che dire... GRAZIE! grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la mia storia nei preferiti e anche a chi semplicemente ha speso 2 minuti del suo tempo a leggerla!
Vi lascio al nuovo capitolo ^_^
ah dimenticavo, quando parlano in elfico i dialoghi sono in corsivo ;)

xoxo Mei
 

 

   
 
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