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Autore: vivienne_90    30/05/2015    9 recensioni
«Seijuurou, non chiameremo nostra figlia Himawari. Non so nemmeno come ti sia venuto in mente questo nome.».
«Perché i girasoli sono belli.».
E questa sarebbe una spiegazione? — Alzò un sopracciglio scettico.
«Tetsuya, conosci la leggenda?».
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AkaKuro || Hint!MidoTaka / Hint!AoKi || Future!AU / Family
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Kuroko no Basuke è un'opera di Tadatoshi Fujimaki, io non traggo alcun profitto da questa storia.




 



 

Nei giorni di silenzio c'èun senso di te

Elisa


 

Con le mani tremanti chiuse l'album delle fotografie, le immagini ferme avevano colori troppo vivaci e sgargianti per i suoi occhi azzurri, leggermente opachi, stanchi, che avevano perso quella luce tipica della gioventù.
In quelle foto erano tutti così giovani, così pieni di vita, con tanti progetti da fare; qualcuno ci era riuscito, qualcun altro era dovuto scendere a patti – lui faceva parte della seconda categoria.
Tetsuya non si lamentava della vita che aveva avuto fino a quel momento, solo sapeva che sarebbe potuta essere migliore; non sopportava quel retrogusto amaro che lo accompagnava ogni giorno, il peso e la responsabilità di crescere una bambina – la loro adorata bambina – da solo, però l'aveva fatto ottenendo uno splendido risultato.
Dal comodino prese la foto che baciava ogni mattina prima di alzarsi e ogni sera prima di addormentarsi. Come incantato rimase a fissarla per qualche istante, i protagonisti di quel ricordo erano due uomini e il più alto teneva in braccio una bambina dai capelli neri e lisci che sorrideva, ignorando che fosse il suo primo compleanno, lei sorrideva sempre.
Quell'immagine ritraeva una famiglia felice, la sua famiglia felice.
Nostalgico, con l'indice iniziò a carezzare il volto dell'uomo dai capelli rossi e di sua figlia – Hana
, Hana come fiore, perché suo marito amava i fiori.


«Seijuurou, non chiameremo nostra figlia Himawari. Non so nemmeno come ti sia venuto in mente questo nome.».
«Perché i girasoli sono belli.».
E questa sarebbe una spiegazione? Alzò un sopracciglio scettico.
«Tetsuya, conosci la leggenda?».
No, non la conosceva, ma sapeva che l'altro lo avrebbe messo subito al corrente, colmando quella lacuna d'ignoranza. Pazientemente smise di fare le faccende di casa concedendosi del riposo sul comodo divano.
«Si narra che la ninfa Clizia fosse perdutamente innamorata di Apollo; ogni giorno che Apollo passava nel cielo trasportando il sole, Clizia lo guardava e lo seguiva con lo sguardo. Apollo tuttavia non era innamorato di lei e dopo nove giorni la trasformò in un girasole.».
«Quindi ti auguri che nostra figlia abbia una vita piena di amori non corrisposti?», chiese divertito e ironico.
«Ovvio che no. Dimmi Tetsuya, cosa ti viene in mente guardando i girasoli?».
Si strinse nelle spalle alla ricerca di una risposta, «I girasoli trasmettono positività, credo. La tua storia mi ha leggermente confuso.».
Sorridendo Seijuurou si sedette vicino a lui posandogli un bacio sulla fronte, «Esatto. Mi auguro che abbia una vita piena e felice, ecco perché mi piace il nome Himawari.».
Per qualche minuto i due stettero in silenzio, teneramente abbracciati, così felici ed emozionati per quello che stava succedendo.
Presto non sarebbero stati più solo loro due. Presto una piccola creatura avrebbe messo scompiglio nella loro vita organizzata.

«Hana.».
«Hana?».
«Non ti piace?».

«Mi piace molto Tetsuya.».


Qualche giorno dopo l'azzurro permise al rosso di entrare nella nursery e non dimenticò mai l'espressione contenta di suo marito.
La stanza era sul tema del giallo – più o meno acceso – e sulla parete aveva appeso un orologio a muro, incorniciato da dei petali di girasole in ceramica.
Quella dolce memoria lo portò a sorridere malinconicamente.
Erano passati così tanti anni... Ora i suoi capelli avevano restituito l'azzurro al cielo, la pelle non era più liscia e nivea, la sua amata bambina era cresciuta e lui iniziava a sentirsi stanco, sempre più stanco.

«Papà, Papà ancora non sei pronto?».

Ed eccola Hana, era così concentrato sui suoi ricordi da non rendersi nemmeno conto che fosse arrivata e che fosse entrata in camera.
Alzò lo sguardo sorridendole, «Scusa cara, devo aver perso la cognizione del tempo.».
Tetsuya era orgoglioso di sua figlia, una bella donna che si portava anche troppo bene gli anni che aveva – o forse lui era leggermente di parte – e che aveva raggiunto tutti i traguardi che si era prefissata. Era un'Akashi, sapeva che ci sarebbe riuscita.
I capelli neri, lisci come la seta, venivano sempre rinchiusi in un severo chignon; il suo corpo veniva sempre strizzato in dei tailleurs eleganti. Non è che stesse male, solo che Tetsuya la preferiva con i capelli sciolti e dei vestiti più comodi.
Tetsuya amava vederla libera, libera di poter esprimere le sue emozioni, libera di lasciar cadere quella maschera da donna a capo di una grande azienda.

«Proprio oggi dovevi farlo? — Lo sai che Midorima-sensei ci sta aspettando.».

Ma non ci riusciva, troppo orgogliosa per lasciarsi andare, troppo fiera di sé stessa per poterlo fare; eppure non si preoccupava, perché finché le ossidiane scure e dolci come le more – finché gli occhi di sua figlia lo guardavano con dolcezza e amore infinito, sapeva che non si sarebbe dovuto allarmare.

«Hana-chan, conosci Megumi-san da quando siete delle bambine.».
«So dove vuoi andare a parare, ma è il tuo medico, voglio che sia... professionale.».
Ah, così sicura eppure così fragile — non disse niente, la lasciò continuare.
«E poi sono un po' cresciuta per il ‘-chan’, non trovi?».
«No, sarai sempre la mia bambina. Aiutami ad alzarmi per favore.».
Hana gli prese la mano e lo sollevò facendo attenzione, «Ecco fatto. Vuoi una mano per vestirti papà?».
No, davvero non era necessario, «Ce la faccio da solo, grazie. Aspettami pure di là».
Incerta sul da farsi decise di accontentare il padre, «Va bene, ma chiamami per qualsiasi cosa.».

Aspettò che la figlia uscisse ed iniziò a vestirsi, optò per dei pantaloni beige e una camicia azzurra. Non si guardò allo specchio, non amava farlo.
Stava per raggiungere sua figlia quando sentì una di quelle fastidiose fitte al petto.

Oh, ci risiamo

*

«Tetsuya vieni a vedere.».

Senza chiedere perché, chiuse il libro che stava leggendo raggiungendo il marito in veranda. Era da giorni che il giardiniere frequentava la loro casa trasportando terra e piante.
A Seijuurou piacevano i fiori, quindi due volte l'anno si dedicava a riorganizzare il loro giardino; non lo faceva personalmente ovviamente – , lui si limitava a scegliere quello che più lo aggradava e poi rimetteva tutto nelle mani del povero malcapitato.

«Ti piace?».

Sbatté le ciglia un paio di volte, il giardino era pieno di colori e di fiori profumati, creando armonia e pace.

«È molto bello Sei-kun.».

Il rosso lo abbracciò dolcemente da dietro posandogli un bacio sulla guancia, «Tranquillo, nessuno di questi è velenoso, quindi Hana potrà mettersi in bocca tutti i fiori che vuole.».
Un momento
— «Sei-kun, perché mai Hana dovrebbe mangiare dei fiori?».


Pigramente aprì gli occhi. Non ricordava cosa gli avesse risposto.
Avrebbe voluto ricordare ogni cosa dell'uomo che amava, ma il tempo passa, ti imbianca i capelli e cancella ricordi preziosi contro la tua volontà.
Venne distratto da delle voci e poteva benissimo riconoscere quella di sua figlia, fredda, autoritaria, imperativa. Pretendeva di vedere suo padre.
Sorrise, «Ti somiglia.».

La porta si aprì piano, Hana aveva vinto la sua battaglia e in mano teneva un mazzo di girasoli, bastavano quelli per far risplendere la stanza fredda e sterile.
«Papà come ti senti? — Midorima-sensei ha deciso di tenerti ricoverato un paio di giorni per farti degli esami.».
Con lo sguardo seguì la donna intenta a sistemare i fiori nel vaso, «Quindi sei riuscita a convincerla.».
«Non so di cosa tu stia parlando, ti sei sentito male, è ovvio che voglia capire che ti succede, è il suo lavoro.».
«Sì è il suo lavoro e Megumi-san è molto brava.», dolcemente afferrò la mano di sua figlia, «Hana, sappiamo bene cosa è successo e non cambierà la cosa.».
«No, non è così.».
«Hana, sono vecchio e il mio cuore è stanco.».
Non voleva sentire quelle parole, lasciando perdere i fiori si sedette vicino a suo padre stringendogli forte la mano, «Papà tu non sei vecchio e il tuo cuore non è stanco.».
L'acqua marina si scontrò con l'ossidiana. Non era intenzione di Tetsuya far del male alla sua unica ragione di vita, ma voleva che almeno accettasse la verità, perché entrambi la conoscevano bene.

«Fai gli esami... per favore.».
«Va bene.».

*

Per quanto lo avesse desiderato, la sua non era mai stata una famiglia perfetta e razionalmente capiva che non poteva esserlo. Semplicemente perché la vita reale è un'altra cosa.
Nella vita reale spesso ci sono delle liti o dei piccoli bisticci e avrebbe pagato oro per riaverli indietro.


«Tetsuya, è per lavoro. Lo sai che non vorrei partire.».
Sbuffò, «Sì lo so, vorrei solo che tu stessi di più con noi.».
«Vogliamo le stesse cose.».

Irritato iniziò a raccogliere i giocattoli sparsi per casa.
Avevano deciso insieme di adottare una bambina ed entrambi la amavano, ma da quando Hana era entrata a far parte della loro famiglia, Seijuurou non faceva altro che saltare da un aereo all'altro per colpa del lavoro.
Ci avevano pensato bene prima di adottare, entrambi avrebbero voluto essere presenti; per esempio Kise e Aomine avevano rinunciato ad avere dei figli proprio per le carriere che avevano scelto di fare, forse avrebbero dovuto seguire il loro esempio?

«Vorrei solo che mi aiutassi di più.».
«Tetsuya è solo un periodo movimentato, vedrai che andrà meglio.».

Facendosi scappare un altro sbuffo si chinò sul box prendendo in braccio la bambina di un anno e mezzo, «Va bene, ora vai o perderai il volo.».
«Sei arrabbiato.».
«Non sono arrabbiato.».
«Sì che lo sei, stiamo insieme dai tempi della scuola, ti conosco Tetsuya.».
«Evidentemente non bene come pensi Sei-kun. Hana, di' ‘ciaoa papà.».

La bambina che si muoveva e agitava i piedi, protese le mani verso il rosso, «Papi ~ ».
E Seijuurou le prese delicatamente portandosele alle labbra, «Papà torna presto, fai la brava.».
Dopo aver salutato sua figlia si sporse per dare un bacio a suo marito e Tetsuya lo baciò. Un bacio rapido, leggermente svogliato; un bacio che vuole far capire che si è scontenti e un po' tristi.

«Sarò di nuovo a casa prima che tu te ne accorga vedrai.».


Seduto sulla panchina del parco dell'ospedale fece un bel respiro. Era stanco di stare lì, voleva tornarsene a casa, a Kyōto.
Non è che Tōkyō non gli piacesse, anzi gli aveva fatto piacere passare del tempo con sua figlia e la sua famiglia, ma la vita caotica della metropoli non faceva più per lui.
Voleva sedersi sulla sua veranda e guardare il giardino sorseggiando del tè verde, leggere un buon libro, guardare le foto e vivere i suoi ricordi.

«Zio cos'è quell'espressione malinconica?».

Alzò lo sguardo e si trovò davanti una sorridente donna dai capelli castani e gli occhi verdi, non poté fare a meno di sorridere anche lui.

«Con quel camice bianco mi ricordi così tanto tuo padre.».
«Grazie per il complimento ~ è stato lui a trasmettermi l'amore per la medicina.».

Delicatamente batté la mano sulla panchina facendole segno di sedersi a fianco a lui e Megumi lo fece con piacere, visto che era una delle poche occasioni in cui aveva un po' di tempo libero.

«Midorima-kun era molto bravo, mi dispiace di non essere stato presente al funerale, purtroppo la salute non me lo ha permesso.».
«Non preoccuparti, i fiori che hai fatto arrivare erano bellissimi.».

Un silenzio profondo e delicato calò tra i due, fino a quando Tetsuya non si decise a spezzarlo, «Tu come stai? Come sta Kazunari?».
Gli occhi verdi s'intristirono un po', «Io sono troppo occupata per stare male e papà... Lui non fa altro che dire di rivolere ‘Shin-chan’, ora c'è Heiji con lui.».

«I fratelli sono una cosa preziosa, dovete essere uniti.».
«Sì, lo siamo.».
«Hana non ha fratelli, lei ha solo me, quindi perdonala se ti fa fare del lavoro in più e quando sarà... per quello che puoi fare, stalle vicino per favore, perché ha bisogno di un'amica come te.».
La dottoressa sorrise dolcemente prendendogli la mano, «Non preoccuparti di questo zio, piuttosto pensa a stare bene.».
«In ogni caso starò bene. È da tanto tempo che Sei-kun mi sta aspettando.».
Megumi stava per rispondere quando notò la sua amica d'infanzia, anche se non seppe dire quando fosse arrivata, «Beh temo che ‘Sei-kun’ dovrà aspettare ancora. Qui tutti abbiamo bisogno di te, papà.».
«Hana ha ragione zio.», come se avesse trovato una nuova energia si alzò affiancando l'amica, «Ora ti lascio a godere l'aria fresca e mi porto via tua figlia per dieci minuti.».
«Sì certo, fate pure con calma.».

In silenzio le due donne si allontanarono e si sedettero al bar dell'ospedale; il cameriere prese subito le loro ordinazioni e poco tempo dopo arrivò con i due caffè.
«Come fai a berlo amaro? — È orribile ~ ».
«Sei tu che ci metti troppo zucchero. Comunque come mai siamo qui?».
«Perché non posso offrirti un caffè?».
«Sì che puoi, solo pensavo che fossero arrivati i risultati degli esami.».
«Sì, quelli sono arrivati.», lo sguardo verde e giocoso si fece serio, «Le condizioni di tuo padre non sono migliorate anzi, andrebbe operato ma non bisogna avere una laurea in medicina per capire che non può sopportare un'operazione.».
«Ma c'è una — ».
«No Hana non c'è.», forse era stata troppo brusca, decise di addolcire il tono, «Porta lo zio a casa, prenditi una pausa dal lavoro e sta con lui Hana. Te lo sto dicendo come amica e come medico.».

*

Erano passati tre giorni da quando Seijuurou era partito e non poteva negare quanto gli mancasse e quanto fosse dispiaciuto di essersi comportato come un bambino, non l'aveva nemmeno salutato, perché quel bacio non poteva essere considerato come un saluto.
Anche se sapeva che il rosso non era arrabbiato con lui, l'azzurro non vedeva l'ora di fare pace e in quello suo marito era molto fantasioso.
Mise la bambina addormentata fra le sue braccia nel lettino e caricò il prezioso carillonuno dei tanti souvenir che Seijuurou le aveva comprato .
Sbadigliando si sedette sulla sedia a dondolo e tirò fuori il cellulare mandando un messaggio.

Hana dorme e tu mi manchi. Quando torni? Voglio fare pace con te...’

La risposta fu immediata.

Mi manchi anche tu Tetsuya, chiama la baby-sitter perché domani ti voglio tutto per me. Bacia Hana da parte mia.’

Seijuurou non tornò più dal viaggio. Non fecero la pace. E quel domaninon arrivò mai.


Erano passate due settimane da quando Hana si era trasferita a Kyōto con lui e nel weekend suo genero e suo nipote erano passati a trovarli.
Tetsuya le aveva detto che non ce n'era bisogno, che aveva il lavoro e la famiglia a cui pensare, ma sua figlia era testarda.
In quelle due settimane erano stati in veranda ad osservare i fiori bevendo il tè verde, avevano iniziato a leggere un buon libro, visto vecchi album fotografici e Tetsuya le aveva raccontato di quanto le volesse bene il padre che non aveva mai avuto modo di conoscere; quando la salute peggiorò e non se la sentì più di alzarsi dal letto, dovettero rinunciare alla veranda, ma continuarono a fare le loro altre attività: lui sdraiato nel letto, lei seduta su una poltrona accanto a suo padre.
Tetsuya era stanco, sempre più stanco. Guardò sua figlia che stava leggendo il libro ad alta voce per lui.
Era bella con i capelli sciolti, avvolta da una morbida tuta, tutta raggomitolata sulla poltrona; era bella. Libera.

«Papà, vuoi che smetta di leggere? Vuoi vedere le foto?».

In risposta allungò la mano prendendo la sua, la portò alle labbra screpolate baciandola dolcemente, «Hana-chan, non sarai sola... Hai un marito che ti ama e un figlio bellissimo di cui prenderti cura.».
«Papà — ».
«Non sei sola e nemmeno io lo sarò. Tuo padre mi sta aspettando... dobbiamo fare pace.».
La donna si alzò dalla poltrona cacciando via le lacrime, impedendo di farle cadere e si sedette sul letto vicino a lui, «È così quindi eh...».
«Sei una donna splendida e io sono così orgoglioso di te. Ti voglio bene Hana.».
«Sì, anche io te ne voglio, tanto.», si alzò leggermente per posargli un bacio sulla fronte, «Ora va da lui papà, il tuo Sei-kun ha aspettato abbastanza...».

Hana guardò suo padre chiudere gli occhi stringendo forte la sua mano; in silenzio posò la testa sul suo petto come quando era bambina, solo che non sentiva più quel suono rassicurante, quello che era capace di calmarla durante le crisi di pianto.
Hana capì di non essere più una figlia, ora era solo una mamma e una moglie.

Ecco perché pianse. Incontrollatamente.

*

Gli occhi azzurri si guardarono intorno ammirando il bellissimo campo di girasoliIl vento trasportava la piacevole e nostalgica melodia di un carillon.
Prese un respiro profondo, si sentiva bene, energico.
In lontananza vide un ragazzo dai capelli rosso acceso, indossava una divisa scolastica; sembrava stesse aspettando qualcuno.
Seijuurou era venuto a prenderlo, proprio come faceva quando erano due studenti e andava a trovarlo a Kyōto, lui era sempre lì, fermo al binario ad aspettarlo.
Senza pensarci iniziò a correre scoprendo con piacere che le sue gambe erano agili e scattanti, non più vecchie e incerte.
Corse fino a restare senza fiato, fino a che non si trovò stretto tra le braccia che gli erano tante mancate.
Come il mare abbraccia il sole quando tramonta, il rosso e l'azzurro si strinsero senza dire niente; gli occhi azzurri piansero felici e tristi.

«Lei starà bene.».

, sì Hana sarebbe stata bene, lo sapeva.

«Sei stato bravo... Tetsuya.».


 

C'è un senso di te

Elisa



 

 

Angolino dell' autrice, si fa per dire u.u


Eccoci alla fine di questa straziante (?) one-shot qwq
Vorrei dedicare questa ff alla mia Akanuccia che lunedì parte e starà fuori un bel po', spero che la ff ti sia piaciuta e che ti abbia dilaniato il cuore (?) <3
Chi mi conosce, sa che io scrivo grazie a delle canzoni che mi ispirano e per questa one-shot devo ringraziare "Un senso di te" di Elisa, se vi va sentitela ç_ç

Ok torniamo a noi, è la prima volta che scrivo sulla mia OTP quindi spero davvero che vi sia piaciuta. In realtà questa doveva essere una cosa del tutto fluff, una fluttuante e piacevole nuvoletta rosa-- non so perché il risultato è stato questo, vi chiedo scusa qwq

Spero che i personaggi fossero IC e che i miei OC vi siano piaciuti.


Passiamo ai chiarimenti uwu

- Himawari significa “girasole” se non si era capito :v
- La musica del carillon è questa: 
https://www.youtube.com/watch?v=Jy4-bePaK3M
- Non l'ho detto esplicitamente quindi lo scrivo qui: Akashi è morto perché l'aereo è precipitato *piange*
- Kise e Aomine come ho detto non hanno adottato per colpa del lavoro, il primo è un pilota e il secondo un poliziotto; penso che ci eravate arrivati tutti, ma meglio specificare.
- Invece Midorima e Takao hanno adottato due bambini: Megumi e Eiji; sì mi dispiace, Midorin è morto prima di Takao (Aria non mi uccidere <3)

Penso di aver finito. Mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura, ho letto da cima a fondo non so quante volte.
Le recensioni sono ben accette sia positive che negative, basta che siano costruttive uwu
Voglio ringraziare in anticipo chi leggerà questa storia, chi la commenterà e se ci sarà qualche pazzo ad inserirla fra le preferite o le ricordate... beh un mega grazie per te, hai tutto il mio affetto xD

Quindi fatemi sapere che ne pensate *^*)/

Per gli appassionati delle ship KiKuro/AoKuro metto qui le mie one shot


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2870102&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3074594&i=1

Se c'è in questo fandom qualche fan di Sekai-ichi Hatsukoi allora, se vi va ovviamente, passate a leggere "Cristallo", una long su Takano e Ritsu, non temete (?) non è in corso.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2419105&i=1

Come ultima informazione, se qualcuno volesse aggiungermi su facebook mi trovate come Vivienne Novata vi metto il link qui sotto ^^

https://www.facebook.com/profile.php?id=100008234807731


Beh, da Vivienne è tutto, alla prossima fan fiction se vi va.

Ja ne ^_^


 
  
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