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Autore: Angel_to_Fly    31/05/2015    2 recensioni
- Aveva le mani sporche di sangue, un sangue che non era il suo. -
Judith è una sedicenne costretta dai genitori a trasferirsi alla Cross Academy.
Cosa è successo? Bé, ha semplicemente ucciso la sorella con un coltello da cucina...
Si ritiene una psicopatica, una che gode nell'uccidere e che si sente bene solo quando ha sotto di sé della carne morta.
Lei è un'assassina.
Certo, così si ritiene finché non incontra persone che vanno oltre l'assassinio, persone che non uccidono, ma sfruttano.
Giocando fra l'innocenza della Day Class e la lussuria della Night Class, Judith troverà il suo posto fra le braccia del Diavolo.
__________
//©Angel_to_Fly
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Angolo Autrice - 
Vi rubo due minuti. Ringrazio le quattro recensioni, 
davvero, grazie *^*
Anche tutti coloro che hanno inserito la storia fra
seguite | ricordate | preferite.
Spero di non deludervi *--*
Abbracci, 

ATF
 
 




1; Blood


 

Tutti gli alunni della Day Class guardavano la nuova arrivata come se fosse stata una del circo. Judith si sentiva osservata, era oggetto di molti pettegolezzi e girava per i corridoi da ormai giorni che aveva sterminato la sua famiglia facendo loro bere acido solforico.
Judith non aveva mai dato peso alle loro stupide affermazioni, solo lei e i suoi genitori sapevano la verità, e andava bene così.
Tutti gli alunni tenevano le distanze dalla nuova arrivata, dalla ragazzina Californiana dalla pelle bianca, dalla giovane che rimaneva ore in biblioteca e che risultava fredda e distaccata con tutti.
«So che non ti interessa minimamente, ma fra due giorni ci sarà una festa in giardino» strillò eccitata Amaya, la compagna di stanza di Judith. Amaya era una ragazzina smisuratamente alta, raggiungeva il metro e ottanta, indossava scarponi da lavoro e nel tempo libero le piaceva dormire e mangiare. Era una ragazza che si poteva definire tutto tranne che tale.
Non che Judith indossasse gonnelline e camicette (se non obbligata), ma almeno degnava di dare un certo contegno al proprio guardaroba. La mora si riscosse dai suoi pensieri quando Amaya si schiarì la gola, seccata.
«Uhm... e quindi?» sospirò lasciando che la giacchetta le cadesse dalle spalle. Era un orrore camminare per tutta la giornata in giacca e gonna, era scomodissima. La povera ragazza era abituata a maglioni e jeans.
Amaya sospirò alzando gli occhi al cielo. «E quindi sei invitata». Judith scoppiò in una risata isterica che per un secondo lasciò la compagna interdetta.
«Io? Ad una festa? Mio Dio, non credo proprio sia il caso» disse più a sé stessa slacciandosi la camicia bianca e buttandola sul suo letto. Amaya la guardò per qualche secondo con un sopracciglio inarcato, osservò i suoi movimenti, il modo in cui si muoveva era felino, quasi inumano.
Lentamente e ancora divertita Judith rimase in intimo, togliendosi anche la gonna, e poi andò a prendere un jeans a sigaretta grigio e un maglione di due taglie più grande, color cremisi. La ragazza sospirò. Era lì da meno di tre giorni e già odiava tutto di quel posto.
Odiava le lezioni con quel professore dall'occhio fasciato che fumava anche in classe, odiava il sole prorompente che arrivava dalle montagne in lontananza, odiava veder girare quei due mocciosi in divisa che si ritenevano Guardiani, odiava avere un orario di rientro e non poter stare fuori nel bosco fino alle tre del mattino e più di tutto odiava quell'isterica della sua compagna di stanza.
«Questo significa che non vieni alla festa?» domandò scettica Amaya infilandosi un pantalone della tuta e una maglia logora dei New York Killer.
«Questo significa che questo coso non me lo hanno messo perché possa andare in giro ovunque come voi altri» ringhiò improvvisamente piccata Judith alzando la mano chiusa a pugno. Da sotto la manica del maglione scuro si intravedeva un oggetto metallico, il braccialetto pesante e largo parecchi centimetri luccicava e alcuni numeri lampeggiavano in azzurro. No, non era un orologio, ma un bracciale che trasmetteva scosse elettriche. Fino a quel momento quell'aggeggio le aveva già dato ben ventitré scariche di pura e sana elettricità.
Amaya finalmente restò muta, aveva capito di aver superato il limite. Passarono in silenzio le seguenti due ore, la bionda ad ascoltare musica con il suo IPod e Judith leggendo un libro che aveva la bibliotecaria - Miss Michiko - le aveva suggerito, ma che personalmente non le faceva né caldo né freddo.
Il sole cominciò a calare dietro le alte montagne, colorando di arancio il cielo. Amaya, come anche le sere prima cominciò a prepararsi rendendosi femminile, si mise su un paio di leggins neri e una maglia dei Rolling Stones. Judith era curiosa di sapere perché ogni sera, alle sette in punto, uscisse, la cena solitamente era alle otto e poi alle dieci scattava il coprifuoco, quindi proprio non capiva cosa potesse fare a quell'orario.
«Dove vai?» domandò titubante chiudendo il libro e mettendosi a sedere sul letto bianco e stirato.
«Perché ti interessa saperlo?» chiese passandosi un filo di lucidalabbra e guardandosi allo specchio.
Judith sbatté le palpebre perplessa, era stata presa in contropiede. «Mmm... no, così» fece la finta tonta andando ad aprire su una pagina a caso il libro che prima aveva chiuso.
Stranamente il libro si aprì su una pagina dove era disegnato un uomo bellissimo, con dei lunghi capelli neri e gli occhi grigi. Il capitolo prendeva il nome de Il Male. Judith rabbrividì.
Amaya sbuffò facendola tornare sulla Terra. «Vado a vedere la Night Class, mi sembra ovvio. Nessuno te ne ha mai parlato?» domandò perplessa raggiungendo la compagna e sedendosi di fianco a lei.
Judith si ricordò di quello che Yuuki le aveva detto la sera prima, del turno che le aspettava con la Night Class, ma non si era mai chiesta cosa potesse essere, così, curiosa, scosse la testa, facendo segno negativo. Amaya la guardò con occhi stupiti, ma poi si mise a spiegare.
«Bé, la Night Class è una classe che frequenta un corso di notte, non si sa come mai, si dice siano più intelligenti di noi... poco importa, perché la loro vera qualità è la bellezza. Dovresti vederli: sono tutti bellissimi, è una cosa inumana. Nessuno riesce a capire come facciano, sembrano fatti di porcellana». Amaya cominciò a esaltare la bellezza di questi ragazzi in modo quasi sconcio e Judith dovette far finta di esser interessata, ma poco le importava del tasso di sessualità che Amaya continuava a nominare.
«Ohw, sono quasi le sette e mezza, devo correre. Saranno già usciti» cominciò a piagnucolare Amaya prendendo le chiavi della stanza. Ci mise un secondo e poi sparì, come prove del suo passaggio in camera c'erano solo i vestiti mal appoggiati sul suo letto.
Judith si trovò un'ennesima volta sola. Il libro sulle coperte non l'attraeva, quindi decise di prendere gli stivali neri e di andare a dare un'occhiata, infondo il Preside Cross non se ne sarebbe accorto. Prima si chiudere la porta di legno alle sue spalle osservò quel braccialetto senza apertura, le era stato creato direttamente al polso e nessuno poteva toglierlo, se non un aggeggio apposito per tagliare l'acciaio.
«Dannata Cat» ringhiò sbattendo la porta.
Succedeva sempre così: dava la colpa alla defunta sorella per tutte le cattiverie che le avevano fatto, il braccialetto elettronico, i tagli sul polso libero, le occhiaie viola a causa del poco sonno, le labbra spaccate, le risate delle persone... 
Judith scosse la testa, come a volersi togliere di dosso il presentimento che in realtà Cathlyn la seguisse, la sentisse e la vedesse. Il corridoio si faceva sempre più buio, quelle candele non servivano a tanto. In fondo al corridoio la porta che portava al piano di sotto la fece sorridere. Non usciva da tre giorni fuori dall'Accademia. Classe - Camera; Classe - Camera. Era una condanna.
Uscì dalla porta, percorse le lunghe scale e giunse all'atrio. La porta di legno massiccio le si poneva davanti al viso, la sua unica via di libertà. Con uno strattone, senza pensarci, l'aprì.
Davanti a lei si stagliò un enorme distesa di montagne e alberi scuri, il cielo era quasi buio, tranne per qualche spiraglio di luce rosata. L'aria fredda le pulì i polmoni che ormai respiravano solo odore di libri vecchi e patatine andate a male. Judith si sentì scossa da un emozione strana, la vista le si appannò disegnandole macchie rosse e riuscì a risentire il profumo di sangue che il corpo di Cathlyn aveva rilasciato in principio.
Judith riuscì a fare due passi fuori dall'Accademia Cross, ma qualcosa la bloccò. Il bracciale tintinnò e una scarica elettrica le partì dalle vene del polso, catturandola fino a paralizzarla per terra. Si sentì per la prima volta inutile e disprezzata dal mondo intero, cominciò a piangere, piangere e disperarsi senza motivo, mentre le vene le pulsavano sangue fino al cervello, offuscandolo.
Judith si rese conto di essere pazza, fottutamente pazza e incontrollabile. Si alzò e cominciò a correre verso il bosco, le scariche elettriche le facevano scendere rivoli di sangue dalla bocca. Le labbra ora erano violacee, gli occhi contornati da capillari rossi, la pelle era vitrea e i capelli castani e lunghi fino al sedere le ostruivano la vista. Judith cominciò a perdere forze.
Nello stesso tempo cinque paia di occhi la osservavano. Yuuki e Kaien dalla finestra dell'Accademia, mentre lui continuava a mandare scariche elettriche alla giovane, spingendo il pulsante rosso. Zero dal ramo di un albero rinsecchito osservava ogni sua mossa, il modo in cui le ossa le vibravano nel corpo a causa dell'elettricità, il modo in cui il sangue le colorava le labbra e annusò quel profumo, estasiato. Dall'altro lato della foresta invece Aidoh e Shiki si tenevano ad un albero, le divise bianche e candide e gli occhi attenti ad ogni movimento della ragazzina.
«Credo sia il momento di dare il benvenuto alla nuova arrivata» ghignò Hanabusa mordendosi il labbro inferiore con un canino. Shiki sorrise cattivo, erano giorni che non mangiava. Con uno scatto felino ed elegante cominciarono a rincorrere la loro preda.
Kaname ebbe un sussulto accorgendosi che in classe non c'erano tutti e sentendo il delizioso profumo di sangue che sgorgava dalle labbra di Judith.
   
 
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