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Autore: SirioR98    31/05/2015    1 recensioni
Qualcuno d’importante ha detto che non ha senso vivere la vita se non si ha modo di raccontarla. O forse non lo ha detto nessuno, e a dire il vero non è un gran che di aforismo. Però penso contenga un fondo di verità: se non la si organizza in maniera logica, la nostra esistenza è solo un susseguirsi di episodi più o meno casuali. O forse la casualità è un qualcosa che, in qualche modo, è già scritta da qualche parte e che demolisce la logica? O ancora, è forse meglio vivere la vita per quello che dà? E se... scusate, sto divagando. Ricominciamo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3
Le fiamme lambiscono la casa.
Non riesco a muovermi, sono paralizzato. Una voce urla dall’interno, grida il mio nome, la sento dovunque e da nessuna parte, come l’aria attorno a me.
È un urlo disperato che si affievolisce ad ogni respiro.
Il mio cuore accelera, devo salvarla!
“Greg...”

Provo a camminare, piedi collaborate! Mi tendo verso quell’inferno, ma solo la parte superiore del mio corpo si sporge. Voglio raggiungere quella casa!
“Greg...”
Ho la mano tesa verso la voce quando una balena attraversa la mia visuale...
U-una balena?
“Balena?”
Mi arriva uno schiaffo.
“Mi hai appena dato della balena?!”
La voce di Kyra e il suo manrovescio mi destano dal mio sonno.
La guardo cercando di mettere a fuoco la vista, poi mi massaggio la guancia.
“E questo per cosa? Ahi...”
Sta al lato del letto... aspetta, perché sono su un letto?
Mi guardo attorno e vedo che sono circondato dai miei compagni di viaggio.
“Si è svegliato finalmente!”
Mya dà di gomito a Varceyn che le allunga delle monete.
“Hai vinto...”
“Stavate scommettendo su di me?!”
Mya alza le spalle.
“Nah, solo sulla tua morte!”
Cerco di alzarmi per strozzarla, ma ricado subito.
“Non mi sento più le gambe... NON MI SENTO LE GAMBE!!”
“E certo! Te le hanno amputate!”
“E ME LO DICI COSÌ?!”
Mi tolgo la coperta di dosso e... le gambe sono ancora lì.
Varceyn  scoppia a ridere.
“NON SONO SCHERZI DA FARE!”
“Fra un po’ ti tornerà la sensibilità, è normale” dice Bakax, poi mi guarda negli occhi e mi prende il polso. Da quando ha avuto il posto di direttore nell’ospedale dell’accademia ha assunto una professionalità impensabile per uno come lui.
“Ok, che è successo? Perché sono su un letto d’ospedale?”
“Sei svenuto dopo aver ucciso una strega... tre giorni fa.”
“...cosa?”
In quel momento entra Yesmallion.
“Allegria, si è svegliato! Bene, vieni nel mio ufficio.”
“... non posso camminare al momento.”
“Allora quando ti riprenderai. Fa che sia al più presto, è molto importante come questione.”
Mi giro verso Bakax.
“Quanto devo stare qui?”
“Penso basterà solo un giorno di osservazione, domani ti dovresti essere ripreso. Adesso facciamolo riposare, andiamocene.”
Quella notte, una tranquilla notte, non lo fu per niente.
 
Questo è molto peggio.
Davanti a noi, file di piatti sporchi, torri da lavare.
“Qua non serve una mano, ma un miracolo...”
Kyra si rimbocca le maniche.
“Diamoci da fare!”
Arrivata al lavello si gira verso di me.
“Ti va di fare una sfida?”
“Sono tutto orecchie...”
Indica le pile.
“Chi ne lava di più vince. Ci stai?”
Ci penso su un attimo, poi stringo la mano che mi ha teso.
“Andata! Pronta a perdere?”
Ridacchia e inizia a lavare i piatti... ad una velocità impressionante.
“Non vale! Non mi sono neanche avvicinato al lavello!”
Porto con me una colonna di piatti, ma lei ha già finito la prima.
“Datti una mossa, sei lento.”
Comincio a lavare il più veloce possibile. All’inizio ne rompo un paio, meritandomi il soprannome di imbranato. Alla fine riesco a prenderci la mano e sono all’ultimo piatto della quarta fila, ho praticamente raggiunto Kyra, quando Kyle ci spunta da dietro facendomi cadere di mano il piatto del pareggio.
Sospiro, cercando di mantenere tutta la calma del mondo e dell’universo (altra parola sconosciuta, ma mi piace), e mi giro verso di lui. Lo vedo seduto su un bancone con una collana in mano.
“Sai che hai un tic nervoso al sopracciglio, maniaco?”
Dice indicandomi la faccia.
“Ringrazia che ho solamente questo di nervoso” sputo fra i denti. “Ho una calma degna di un santo, a questo punto ti ritroveresti le mie mani al collo... nel migliore dei casi. E- ahia!”
Kyra mi tira per un orecchio.
“Non minacciare mio fratello.”
“Non è una minaccia, ma una situazione ipotetica! Ora puoi lasciarmi andare?”
Kyle ride mentre giochicchia con il ciondolo arrotolandoselo tra le dita.
Un boato lo fa cadere per terra.
Alle sue spalle, una fiamma blu si sta facendo strada sui tavoli.
Un uomo corre verso di noi.
“Che ci fate ancora qua?! Uscite subito!”
Non ce lo facciamo ripetere due volte, voliamo verso l’uscita.
È il panico, gente che va, gente che viene. Mi guardo intorno spaesato, ho perso di vista i gemelli.
“Kyra! Kyle!”
“Siamo qua!”
Mi vengono incontro e tiro un sospiro di sollievo, quasi li abbraccio.
“Ma che è successo?”
Kyra scuote la testa, mentre Kyle pensa.
“Da quanto ho sentito, qualcuno ha scambiato lo zolfo con lo zafferano e ha preso fuoco...”
Aggrotto la fronte.
Il ragazzino inizia a tastarsi le tasche in preda al panico. Si gira verso la cucina e corre via, ma la gemella lo ferma per una manica.
“Si può sapere dove stai andando?!”
“La collana! È ancora dentro, non posso lasciarla là!”
Detto questo con uno strattone si libera dalla presa e corre nel caos.
“KYLE! NON PUOI...”
Sta per andare, ma la blocco.
“Così ti ucciderai! Ci vado io...”
SI gira a guardarmi.
“Ma così...”
La zittisco con un gesto.
“Hai vinto la gara, pago pegno. E poi, meglio io che te.”
E mi butto nella mischia.
La cucina sembra l’inferno. È tutto in fiamme.
Cerco con lo sguardo Kyle, ma non va oltre il metro a causa del fumo.
“KYLE!”
Sento qualcuno tossire.
“Greg...”
È la debole voce del ragazzino.
Non riesco a capire da dove venga, vado un po’ alla cieca, finché non tocco il tavolo.
“Continua a parlare, ragazzino. Non posso vederti. Dove sei?”
Ma non arriva nessuna risposta.
Il fumo mi soffoca, ma nonostante questo continuo la mia ricerca.
Vado a memoria, puntando verso i lavelli. Ed è lì, steso per terra senza sensi, che stringe ancora in mano quel maledetto ciondolo.
Gli do degli schiaffetti per vedere se si sveglia, ma niente da fare. Allora, lo prendo di peso e cerco di uscire da questo inferno. Miracolosamente, ci riesco.
Tossendo e lacrimando, lo appoggio a terra. Kyra accorre, quando lo vede in queste condizioni, quasi scoppia a piangere.
Appoggio l’orecchio sul suo petto per sentire se gli batte ancora il cuore. Fortunatamente, è ancora vivo.
“Qualcuno mi dia dell’acqua, subito!”
Non mi accorgo neanche dell’identità della persona, prendo il bicchiere che mi viene porto e lo verso sulla testa del mezzo elfo. Ma niente, non dà segni di ripresa.
“Dai! Svegliati!”
Gli continuo a dare schiaffi e in preda alla frustrazione gli colpisco più volte il torace.
Inizio a panicare e mi salgono le lacrime agli occhi. Finalmente spalanca gli occhi e tossisce, girandosi su un fianco.
Ricomincio a respirare, abbandonando la testa all’indietro.
“Grazie al grande Warlord, sei vivo!”
Kyra mi butta le braccia al collo.
“Lo hai salvato! Ti adoro!”
Mi schiocca un bacio sulla guancia e tira un ceffone a suo fratello.
“SEI UN IDIOTA, KYLE AMADEUS GREYWOOD! NON PROVARE PIÙ A FARE UNA COSA DEL GENERE!”
Lo urla fra le lacrime.
“SE TU FOSSI MORTO TI AVREI RESUSCITATO SOLO PER UCCIDERTI CON LE MIE STESSE MANI!”
Rimango basito, un po’ per la sua reazione, un po’ per la mancanza d’aria.
“Kyra, calmati... sta bene...”
“Ed è meglio per voi due!”
“Aspetta, che c’entro io?”
“Non lo so, ma c’entri!”
Scuoto la testa e lascio cadere la discussione. Cerco di recuperare un po’ di lucidità sdraiandomi e facendo respiri profondi, mentre sto con gli occhi chiusi.
Quando li riapro, mi ritrovo davanti dei piedi. Alzo un po’ lo sguardo e...
“PORCO TROLL!” Scatto in piedi. “Copriti vecchio, ti si vede tutto!”
Yesmallion incrocia le braccia.
“Sei tu che guardi sotto i vestiti delle persone.”
“Touché...”
“L’ho detto io che sei un maniaco.” dice Kyle, ancora mezzo morto a terra.
“Basta! Ditemi cos’è successo. Ma prima... questi due, qualcuno li porti in infermeria.”
Neanche il tempo di protestare che qualcuno mi solleva, neanche fossi una piuma.
“Le mie gambe stanno bene, posso camminare!” sbotto dimenandomi, finché non riesco a liberarmi e a poggiare i piedi a terra.
“Ce la faccio pure io...”
Lo poggiano a terra, ma quasi non si regge in piedi.
Mi faccio avanti e lo reggo.
“Lo posso portare io.” E ci avviamo senza aspettare una risposta.
Riesco a liberarmi del medico in meno di cinque minuti, alla fin fine non mi sono fatto niente.
Per Kyle, invece, passa più di un’ora. E le resistenze da parte sua non aiutano affatto.
“Vi ho detto che sto bene!”
Gli tocco la schiena, facendolo trasalire dal dolore.
“Tu non stai bene. Adesso zitto e fatti medicare!”
Sta per allontanarsi, ma lo prendo e lo faccio sedere sul letto, per poi alzargli la maglietta e bloccarmi.
Una cicatrice da ustione gli spicca sulla pelle chiara. Non è una bruciatura normale, ha la forma di un simbolo.
Mi spinge via, coprendosi di nuovo, evitando il mio sguardo.
“Vattene per ora.”
“Vuoi che torni dopo?”
Alza le spalle, lo prendo come un sì.
Passa un’altra ora, lo aspetto fuori, seduto nel corridoio. Mi sto per addormentare, ma dopo un po’ arriva il medico.
“Se vuole, può entrare. Dovrà stare una notte in osservazione.”
“Posso rimanere a fargli compagnia?”
“Se lo desidera.”
Vado a prendere il cambio per il giorno dopo e rientro in infermeria. Trovo il ragazzino seduto sotto le coperte, che osserva ancora quel suo ciondolo.
“Si può sapere cos’ha di tanto interessante quella cosa?”
Mi guarda in cagnesco.
“Lo so io... dovrebbe anche avere un qualche significato per farmi rischiare la vita, non ti pare?”
“E che fa, non ti va di dirmelo?”
Scuote la testa.
“No. E poi perché ti dovrei raccontare i miei segreti se tu non mi sveli i tuoi?”
Mi siedo davanti a lui.
“Di cosa parli?”
“Lo sai benissimo di che parlo! Sta mattina, con Bakax, quando ha accennato alla sua infatuazione per il tank e ti sei arrabbiato.”
“Ha detto qualcosa di poco gentile nei miei confronti, come se fossi una bestia che non ha passioni o sentimenti. Come avrei dovuto reagire?!”
“Non lo so, ma la tua non era sicuro rabbia da offesa. Nascondi qualcosa.”
“Tu non sei da meno. Siamo pari.”
Momento di silenzio.
“Ok ragazzino, se tu mi dici il tuo, io ti dico il mio.”
La sua faccia si illumina.
“Vai!”
Batto le mani soddisfatto.
“Vai!”
“Vai!”
“Vai!”
Si sistema le coperte.
“Eh... vai a farti un giro. Non voglio parlarne.”
“Quanto sei permaloso!”
Mi preparo un letto e mi sdraio.
“Be’, allora buonanotte!”
E detto questo mi addormento, neanche mi avessero dato una botta in testa!
 
Ancora fiamme, Kyra che mi supplica di salvarlo e io, nonostante il pericolo e la paura, entro a recuperare il ragazzino. Non vedo niente, sento solo una voce che mi chiama. Vado verso di quella, ma sembro bloccato in una palude. Grido il nome di Kyle, ma non risponde. Continuo ad avanzare nella melma, circondato dal fuoco che mi brucia e mi ostruisce la visuale.
Finalmente raggiungo un corpo.
... No, non può essere.

Mi sveglio urlando. Kyle è sopra di me che mi scuote e spaventato si mette a urlare. Urlo più forte per la sorpresa e lui mi dà uno schiaffo.
“Smettila! Calmati, era solo un incubo! Per Warlord, mi hai fatto venire un infarto... si può sapere qual è il tuo problema? Urlare così nel cuore della notte!”
Mi stropiccio gli occhi.
“Che ci fai sopra di me? Sarei io il maniaco poi?”
Accende una candela.
“Sembravi posseduto, ho cercato di svegliarti in ogni modo possibile e immaginabile. Avevo anche pensato di soffocarti, sai... per farti stare zitto e non dover buttare il tuo cadavere giù dalla finestre, ma...”
Mi prendo la testa fra le mani.
“Ti prego, smettila di parlare, Melody!”
Cala un silenzio imbarazzante.
“...il mio nome è Kyle...”
Mi volto a guardarlo.
“Lo so...”
Incrocia le braccia.
“Quindi, Melody è morta.”
Spalanco gli occhi e mi metto dritto a sedere, facendolo cadere dal letto.
“Come...”
“È vero?! Ho tirato ad indovinare!”
Stupido fortunato ragazzino.
Mi fissa con quei suoi occhi da cucciolo.
“Il fatto che tu abbia degli occhi eterocromatici rende la resistenza più difficile, smettila.”
Mi dà dei colpetti sul braccio per farmi segno di fargli spazio, poi si siede accanto a me... continuando a fissarmi.
“Ok, hai vinto! Te lo racconto...”
“Aspetta!”
Prende il cuscino dal suo letto e lo abbraccia, per poi fare segno di andare avanti con la mano.
“Seduto comodo?”
Annuisce.
“Ok, c’era questa ragazza... e ora non c’è più.”
“Fine?”
“Fine.”
“... fai schifo a raccontare storie! Racconta tutto, dall’inizio... su!”
Faccio un respiro profondo.
“Non lo dirai a nessuno, vero?”
“Neanche a Kyra? Non posso avere un segreto con lei, praticamente mi legge nella mente!”
“Se glielo dici, quello che è successo nell’armadio delle scope non sarà più un malinteso.”
Si blocca un secondo.
“Ti picchierò a sangue, che hai capito?! Mal pensante.”
“E tu maniaco!”
“Sei tu che capisci male!”
“Sei tu che mi vuoi stuprare!”
“Io non voglio niente! Basta adesso! La vuoi raccontata o no?”
“Ok..”
Altro respiro profondo.
“Va bene. È successo una decina di anni fa...”
“Aspetta, quanti anni hai?”
“Ventisette, ora non interrompermi!”
“Sei vecchio!”
“E tu un bambino, adesso zitto. Quindi, avevo all’incirca diciassette anni e campavo di scippi. Sai, mio padre era scomparso da un po’ e mia madre non l’ho mai conosciuta, in qualche modo dovevo pur vivere!
Un giorno, passa per il bosco questa carrozza, preda perfetta, no? Bene, dopo i movimenti di routine, che comprendevano un appostamento sugli alberi e un attacco dall’alto, riesco a tramortire il cocchiere e lo butto giù. Poi, viene fuori una ragazza.
Kyle, non mento se dico che era la ragazza più bella che avessi mai visto, mi ha fatto vacillare addirittura! Dopo un momento di incertezza, la blocco ad un albero per estorcerle i soldi.
Non ce l’ho fatta. Il modo in cui mi parlava, mi guardava, mi hanno fatto desistere. Sono dovuto scappare via, non ho avuto la forza di continuare e mi davo dello stupido per non essere riuscito a continuare! Cioè, doveva essere molto ricca, avevo perso una fortuna!
Ad ogni modo, dopo qualche mese metto su una banda, facevamo dei colpi grossi, come non se n’erano mai visti, ed ognuno più originale dell’altro!
Alla taverna dove c’incontravamo, durante una serata parecchio movimentata, abbiamo sentito questo nobile che parlava di un ballo, un ballo a cui ci sarebbero state tutte le debuttanti delle migliori famiglie. Un’occasione ghiotta per noi, non potevamo mancare.
Quindi prepariamo i nostri vestiti di scena e ci rechiamo al ballo, con un piano da far invidia ai re corrotti che ci sono al potere.
Non erro nel dire che a questa festa si era presentata tutta, ma dico TUTTA, la nobiltà del paese. Giovani donne in cerca di un marito per accrescere la loro ricchezza, opportunamente burattinate dai loro genitori, uomini con i soldi che fuoriscivano dalle tasche del panciotto e dai cilindri. Avevamo l’acquolina in bocca, dovevamo entrare in azione.
Sono carico, sto per partire, ma una risata mi fa voltare. È lei, la dama contro la quale non ho potuto nulla. Non può essere qui, non ora!
Vado verso di lei e intrattengo un’amabile conversazione con il suo gruppo. I suoi sorrisi, ragazzino, i suoi sorrisi potevano smuovere gli oceani e la sua voce era simile a quella di un’usignolo. Ma proprio in quel momento, i miei compagni iniziano. Avrebbero rovinato tutto, non potevo permetterlo! Prima che si accorgesse di ciò che stava accadendo, la conduco di nascosto sul tetto del palazzo e lì, noncuranti del frastuono ai piani inferiori, parliamo. Parliamo quasi tutta la notte e mi fermo solo quando vedo quei barbari uscire dall’edificio, proprio sotto di noi. Riesco solo a conoscere il suo nome e a darle appuntamento in una radura.
E là, in quella radura, inizio a vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Letteralmente... mentre l’aspetto nella radura, i miei ‘compagni’ mi fanno un’imboscata. A quanto pare non erano contenti del fatto che li avessi abbandonati durante il colpo per stare con una donna, quindi mi avevano seguito mentre andavo al luogo dell’incontro e appeso a testa in giù da un ramo di un albero, prendendo tutti i soldi che avevo con me. Che ingrati! Non solo avevo ideato il piano, ma li avevo anche guidati in molte avventure! Così, mentre ero penzoloni legato come un salame, arriva lei. All’inizio non mi vede, così la chiamo. Avresti dovuto vedere la sua faccia, era allibita! Esce un coltellino da non so dove e taglia le corde, ovviamente io cado a terra con tutto il mio peso piuma. Prima brutta figura. Scoppia a ridere e ride per 10 minuti buoni.
Dopo aver ripreso contegno e un colorito diverso dal porpora, riesco finalmente a salutarla adeguatamente. Era bellissima, aveva un vestito così... così... aveva un vestito; sembrava una principessa, nonostante non sopporti i pomposi reali, lei era degna di tutta la mia ammirazione.
Offrendole il braccio (sporco di terra) iniziamo a passeggiare. Ed è là, all’ombra di un faggio, che le rubo il primo bacio... e lei mi regala la prima sberla, seguita da un bacio sulla guancia. Molti fraintendimenti, molti segnali ambigui.
Da quel giorno, ho iniziato a incontrarla regolarmente. Ero felice, felice come un bambino in un negozio di caramelle. Sai, come quando c’è una bella giornata e ti viene semplicemente da sorridere? Ecco: lei era la mia giornata. Ma come durante tutte le belle giornate, arriva sempre una nuvola di pioggia. Quella nuvola si chiama Hector Eugene Cornhood, una nuvola molto scomoda. Bene, la relazione fra me e Melody era poco poco proibita, ma non me l’aveva detto mica lei! No! In piazza, un pomeriggio, il banditore annuncia un matrimonio: la famiglia Cornhood è lieta di annunziare il matrimonio prossimo dell’erede Hector Eugene con la primogenita della famiglia Ashrain, lady Melody.
Puoi immaginare il mio stupore e la collera. Alla prima occasione, le chiedo spiegazioni. Mi dice che non vuole sposarsi, che è un matrimonio combinato. La sua famiglia è in malora, hanno potuto trovarle marito soltanto grazie al loro buon nome. Ma Cornhood è un uomo pessimo, meschino e volgare. Mi prega fra le lacrime di portarla via. Che altro potevo fare se non accettare? La donna che amavo stava per sposare un altro, sarei rimasto di nuovo solo, solo al mondo. Non volevo. Non potevo.
Così, il giorno prima della data fissata per le nozze, scappiamo con pochi viveri in una casa nel bosco, mia vecchia dimora. Ma la fortuna non mi ha mai sorriso.
Caso voglia che il mancato marito si trovasse nei pressi della dimora Ashrain, per porre omaggi alla famiglia della promessa sposa. Quale momento peggiore per far scappare la suddetta dalla finestra della sua stanza? Ci pedina e ci osserva nel nostro focolare. Accecato dall’invidia a causa del suo giocattolino rubato, sfonda con un calcio la porta e mi minaccia con una spada. Ma non mi trova impreparato.
Subito, sfodero... un bastone. Ok, forse ero un po’ impreparato. Ma chi si aspettava di essere attaccato in casa propria?! Va bene, che gli avevo rubato la fidanzata, ma un po’ di tatto, Tanchris!
Ovviamente, mi taglia il bastone a metà e si avventa su di me, bloccandomi a terra.
In tutto questo, Melody esce il suo coltellino e lo lancia contro di lui, graffiandolo alla spalla.
Urlando esageratamente (era un graffietto! Neanche sangue gli usciva!), allenta la presa, dandomi la possibilità di afferrare quell’oggetto e pugnalarlo al fianco. Preso di sorpresa, scatta all’indietro, finisce contro il tavolo e fa cadere le candele che ovviamente avevo acceso per creare un’atmosfera romantica! Mai scelta fu più sbagliata. In meno di cinque minuti, prende fuoco la casa. Cornhood, per vendicarsi, colpisce Melody stordendola, per poi colpirmi alla tempia con l’elsa della sua spada. Poi si avvicina a me e mi sussurra parole che non mi dimenticherò mai: “goditi la tua puttana all’inferno, bastardo!”.
Non riesco a muovermi, mi manca il respiro. La vista si annebbia, i rumori rimbombano. La sua voce si distorce, fino a diventare una risata satanica, una risata che occuperà i miei incubi. Con la coda dell’occhio riesco ancora a intravedere un bastone incendiato. Lo prendo e lo colpisco dritto in faccia, per poi ricadere stremato sul pavimento. Cornhood urla dal dolore coprendosi il viso ed esce dal mio campo visivo promettendo vendetta. Davanti a me, la luce accecante del fuoco viene interrotta dalla figura del corpo di Melody, abbandonato sul pavimento. Le fiamme s’impossessano del vestito. Striscio verso di lei, ma proprio mentre sto per raggiungerla, una trave cade fra di noi, bloccandomi la strada. Una sola lacrima mi scende sulla guancia mentre perdo i sensi. Chiudo gli occhi, trovando il suo sorriso nell’oscurità, un sorriso spento dalle fiamme.
Mi risveglio nel bosco. Apro gli occhi alle ultime stelle. Le fiamme dell’aurora prendono il loro posto. Mi metto a sedere di scatto, ricordandomi dell’incendio. Il mondo ondeggia mentre mi metto in piedi. E crollo in ginocchio alla vista delle rovine della mia vita passata. Soltanto macerie carbonizzate davanti a me, un lembo di tessuto azzurro che spicca nel nero. Un’urlo disperato esce dalla mia gola, mentre le lacrime mi scorrono a fiotti. I primi raggi del sole iniziano a fare capolino fra le fronde, mentre il mio cuore sprofonda in un abisso. Uno di questi colpisce qualcosa che riflette la luce. Piangendo, mi avvicino per scoprire il coltellino. L’ultima cosa di lei. L’ultimo mio legame con lei. Lo stringo fra le mani fino a sanguinare mentre me lo porto al petto.”
Faccio una pausa pensando a tutto ciò che ho raccontato.
“Beh... questa è il mio segreto...”
Alzo lo sguardo verso Kyle e...
“M-ma stai piangendo?”
Affonda la testa nel cuscino e scuote la testa.
“Tu stai piangendo...”
“ Triste...”
Rialza il viso. Oh mio Dio, che tenero!
“Quanto sei tenero!!”
“C-cosa?”
Mi schiarisco la gola.
“Nulla... adesso a letto!”
Annuisce e scende. Rientra nel suo letto e si sdraia sotto le coperte, altrettanto faccio io.
“Greg...”
Mi giro verso di lui.
“Un giorno ti racconterò la mia storia, ma adesso sono stanco...”
“Tranquillo, quando ti sentirai.”
“ ‘Kay... notte...”
“Buonanotte.”
E ci addormentiamo.
  
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