Serie TV > La famiglia Addams
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Autore: FairySweet    01/06/2015    1 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                                          Profumo 




C'era un buon profumo di pioggia nell'aria, un leggerissimo profumo di vita, profumo di nuovo perché era quello il compito della pioggia.
Lavare via il male, il suo maledetto dolore e in quelle ore passate ad osservare il cielo il  vento fresco diventava quasi un placebo.
Fece un bel respiro tremando quando l'ennesima carezza d'aria gli sfiorò il volto.
Sentiva le tende danzare alle sue spalle mentre da quel balcone poteva spiare il giardino, le luci lontane di una città che odiava da morire e quel cimitero che ora custodiva la metà esatta del suo cuore.
Sorrise  riconoscendo nei passi delicati alle sue spalle la bambina “Non riesci a dormire?” Ofelia scosse leggermente la testa stringendo più forte la bambola tra le mani “Vuoi dirmi perché?” sussurrò senza staccare gli occhi dal cielo “I tuoni” mormorò tremante abbassanto lo sguardo“Ho paura” “Non si può aver paura di una cosa tanto bella” “Davvero?” domandò confusa ma lui non rispose.
Era così piccola, così indifesa, se ne stava immobile accanto alla poltrona, con la bambola stretta tra le braccia e gli occhi persi su di lui “Non si può aver paura dei tuoni” mormorò voltandosi verso la sala.
Il faccino assonnato della figlia lo costrinse a respirare di nuovo.
Sembrava un fantasmino, una bellissima apparizione con occhi di notte e labbra rosa come il cielo al tramonto.
I capelli sciolti sulle spalle e le manine strette attorno alla sua bambolina mentre i lampi illuminavano a tratti l'incarnato di perla.
Assomigliava a lei, le assomigliava così tanto da renderla reale.
La forma del viso, le labbra, il modo che aveva di muovere le spalle, le mani, tutto di lei apprteneva a sua moglie, tutto apparteneva a quel ricordo.
“La mamma amava i temporali” mormorò avvicinandosi a lei "La mamma amava" si chinò leggermente in avanti stringendo le mani attorno alla bambina e lentamente, senza fretta alcuna la sollevò da terra chiudendola al sicuro nel suo abbraccio.
Gesti insicuri, tenerezze che non appartevano a loro perché per tre anni erano stati separati, eppure, nonostante tutto, sentiva il dovere di consolare una figlia che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Tornò sul balcone stringendo Ofelia e la sua bambolina, il cielo cupo dava il benvenuto allo sguardo e le nubi si rincorrevano lasciando intravedere sprazzi di stelle “Ne amava il profumo, diceva che nel canto del tuono, nella carezza della pioggia, nel vento, vi erano spiriti. Piccoli spiriti che accompagnavano il respiro della natura” ma quel rombo lontano costrinse Ofelia a tremare stringendosi più forte al padre “Non devi aver paura bambina mia. Il cielo non può farti del male” “Non è vero” “No?” le sorrise appena ricacciando indietro le lacrime mentre con la mano libera, scostava dagli occhi della figlia ciocche d'ebano puro “E come lo sai?” “Perché sei triste” sussurrò la piccola abbassando lo sguardo “Non pensare alla mia tristezza Ofelia” “Perché la mamma non torna?” il cuore si fermò di colpo ricacciandolo per l'ennesima volta in un mondo che tentava con ogni forza di evitare “Perché non viene da me?” “Ha … ha bisogno di riposare amore mio. La mamma è molto stanca” “Si è addormentata di nuovo?” annuì appena distogliendo lo sguardo dal suo piccolo volto “E non si sveglia più?” “No” sussurrò malinconico “Non si sveglia più” Ofelia strinse più forte la sua bambola sospirando “Coraggio …”mormorò tremante posandola dolcemente a terra “ … ora torna in camera tua” ma l'espressione confusa sul volto della bambina faceva più male di un coltello piantato nel cuore.
Le mancava sua madre, le mancava la sicurezza delle sue carezze che per tre anni si era persa.
Un destino crudele le aveva restituito la mamma solo per qualche giorno costringendola a sorridere, ad affezionarsi a lei così tanto da cercarla ogni minuto di ogni ora.
Si era innamorata della sua mamma e ora, quelle poche ore di serenità le erano state strappate via dall'uomo che chiamava padre e che l'aveva lasciaa sola.
Abbandonata, sola, incapace di fuggire da quell'incubo, incapace di difendersi.
Posò la mano sulla testolina della figlia cercando un motivo per sorridere "Torna a dormire bambina mia" la sentì termare, annuire mentre scivolava lentamente nel buio alle loro spalle.


“Come stai? Come ti senti?” domandò confuso Fester sedendosi accanto al fratello.
Era lì  da ore ormai, sul tavolino di fronte a loro  il carillon suonava malinconiche note mentre la pioggia accompagnava i suoi pensieri “Dovresti uscire da qui” “Non ho bisogno di nient'altro” sussurrò chiudendo qualche secondo gli occhi “Non ho bisogno di niente” “Sono passati tre giorni Gomez. Sei rimasto qui dentro per tutto questo tempo. Non ti fa bene” ma lui non rispose, si limitò ad annuire concentrandosi di nuovo sulla danza leggera di quella ballerina. “Dovremo cenare tutti assieme” “Non ho fame” “Lo so” lo sguardo del fratello si posò qualche secondo su di lui “Non hai voglia nemmeno di respirare. Hai perso il cuore in quel cimitero e non hai nessuna intenzione di recuperarlo” “Non ho più un cuore. Posso sorridere, posso abbracciare i miei figli, fingere di vivere solo per loro ma non ho la forza di fare nient'altro fratello” la mano di Fester si posò sulla sua stringendosi con forza “Andiamo a trovarla?” “No, no non credo sia …” “Ne hai bisogno” “ Nessuno entrerà più in quel posto. Nessuno passeggerà accanto a lei perché non può restare qui. Non può …” le lacrime scesero silenziose dagli occhi costringendo l'altro a sospirare “Non resterà inchiodata qui. Non accadrà” “Non posso costringerla a niente del genere. Se mi vede piangere lei … lei non … nessuno entrerà più in quell'ala del cimitero” “D'accordo” sussurrò Fester “Se è questo che vuoi faremo così” un leggerissimo sorriso sulle labbra mentre la pioggia inghiottiva i silenzi.


 
  
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