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Autore: Team Disturbo Bipolare    03/06/2015    3 recensioni
Corypheus ha trovato la sua fine per mano dell'Inquisitore. I suoi oscuri poteri sono stati sconfitti da colei che ora comanda una delle forze più potenti del Thedas.
Ma che ne è stato del resto del mondo dopo quelle battaglie?
La vita apparentemente ha ripreso a scorrere come nulla fosse accaduto, ma con una cicatrice nel cielo a ricordare a tutti gli errori e gli atroci massacri compiuti in nome della superbia. Eppure, per quanto possa essere accurato il lavoro dell'Inquisizione, non tutto è sotto al loro controllo.
Il lascito dell'oscuro Magister aleggia minaccioso sui regni del Thedas, strisciando in silenzio fra le ombre per poter risorgere ancora...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Se avessero dovuto continuare a far avanti ed indietro in quel modo, prima o poi sarebbero cresciute loro le ali. Pretus era più sfuggente di un'anguilla, proprio quando pensavi di averlo in pugno, riusciva a sgusciarti via fra le dita.
Inoltre, il rituale che stavano cercando di portare a termine non era certo servito a risollevare loro il morale. Avevano due Corvi alle calcagna che volevano massacrare Dahlia ed il piccolo gruppo, dovevano raggiungere ed intercettare i Venatori che avevano un largo anticipo su di loro. Come se non bastasse, serviva urgentemente trovare un ingresso per le Vie Profonde.
La situazione sembrava più disperata del solito, ma fortunatamente, Zevran diceva di avere i giusti contatti per procurarsi le mappe che servivano.
Partirono l'indomani mattina, e viaggiarono sino alla città di Jader, ad Orlais, il che significava l'ennesima traversata in mare incubo di Arnell. Durante il viaggio, Saarebas continuava a guardare l'elfo insistentemente, tanto che lui si voltò a ricambiare il suo sguardo «Cosa ti turba, mia tenebrosa fanciulla?» le chiese con tono carezzevole. La qunari sollevò appena il sopracciglio sinistro, immune al suo fascino «Perchè sei ancora con noi?» gli chiese, finalmente esprimendo il pensiero che la tormentava da un po'. «Vedete...» rispose lui col suo solito sorriso sornione «...ho un particolare interesse per i Corvi. Da quando ho fallito la mia missione ed hanno cercato di farmi le scarpe, ho iniziato a sfoltire i loro ranghi.» Dahlia lo guardò come se faticasse a capire, mentre sulle labbra di Arnell si dipinse un sorriso compiaciuto.
«Stai mentendo!» esclamò l'assassina, assottigliando lo sguardo nell'osservarlo, cercando di individuare qualsiasi segno del fatto che si stesse prendendo gioco di lei. «Invece no. Perchè dovrei?» le chiese con fare canzonatorio. Le si avvicinò, sollevando il braccio destro per poterglielo passare sulle spalle. L'assassina s'irrigidì, ma non si distaccò dal contatto. «Ma d'altronde, non è così strano che tu non lo sappia. Sicuramente non vi faranno sapere questo genere di cose, temendo perdiate fiducia nella gilda.» Dahlia storse il naso, ma non disse nulla. Effettivamente era giunta sin loro qualche indiscrezione riguardo alcuni membri venuti a mancare. Ma non era abbastanza immischiata negli affari più “intimi” della gilda da aver accesso a quel genere di notizie. Si staccò delicatamente dalla sua presa, facendogli assumere un espressione affranta. «Quindi lo fai solo per la soddisfazione di spennare un Corvo in più?» domandò il balestriere, guadagnandosi un'occhiataccia da Dahlia. «Perchè no? Vedi, io non ci trovo niente di male nella professione del sicario. Ma il modo in cui i Corvi gestiscono la cosa è....ignobile. E poi hanno regole troppo ferree.»
«Quindi Dahlia è ufficialmente fuori?» chiese la qunari, riaprendo finalmente bocca. «Eh si. Ha fallito ed i Corvi non danno una seconda occasione. Se poi ci sono in mezzo anche i Venatori...» Dahlia sospirò pesantemente, poggiandosi ambedue le mani sui fianchi. «Ma non ha senso. Perchè mettersi con i Venatori?» Arnell sollevò ambedue le braccia al cielo con fare spazientito «Sei ingenua per essere un'assassina!» esclamò, per poi tornare a guardarla. «Soldi, tanti soldi. E poi se Pretus e gli altri riuscissero nel loro intento, avrebbero la protezione di un Dio. Per questo hanno eliminato anche il tuo amico, probabilmente non era d'accordo. Non avrei mai immaginato che una gilda d'assassini potesse divenire più ignobile...» scosse il capo con disprezzo, e solo allora si accorse dello sguardo di tutti puntato su di lui. Si bloccò, facendo saltellare lo sguardo fra i tre, confuso. «Beh? Che c'è?»
«Non sai solo lamentarti allora.» disse la maga guardandolo dall'alto in basso, facendosi sfuggire dalle labbra un verso molto simile ad una bassa risata.

Jader era la classica città orlesiana dove il lusso imperversava per le strade come una pestilenza. Arnell scoprì che Saarebas provava lo stesso suo disprezzo per quei falsi nobili che si aggiravano per le strade, ostentando ricchezze che a malapena avevano. Indossavano abiti ricchi di costose passamanerie, perle, pietre dure e maschere elaborate sui volti. Ma la vera ricchezza non si rifletteva da queste persone, ma dai servi che li seguivano. Si poteva evincere quanto fosse pieno il loro borsellino da com'erano agghindati i servi, ovvero se indossavano miseri stracci o se avevano abiti decenti che non li facessero passare per pezzenti.
Mentre Saarebas si guardava attorno, andò accidentalmente a sbattere contro una delle donne riccamente vestite, la quale si discostò da lei con un urletto scandalizzato. Guardò la qunari con un misto di timore e disgusto, sfregando vigorosamente la stoffa del vestito con la quale la maga era entrata in contato urtandola. «Guarda dove metti i piedi, tête de boeuf!1» le disse con vocetta sottile e leggermente isterica, per poi andarsene via. La maga la guardò allontanarsi basita, chiedendosi ancora una volta quanto potessero essere maleducate stupide certe persone. Si mosse per raggiungere i suoi compagni, quando l'occhio le cadde su di un borsellino a terra. Si chinò per raccoglierlo, era fatto di morbida seta rosa cipria decorata con ricami in filo oro e perline bianche. Doveva essere caduto alla donna che aveva urtato. Per un attimo, carezzò la possibilità di correrle dietro e restituirglielo. Ma d'altronde era stata talmente maleducata...se lo legò in vita, ed accelerò il passo per raggiungere nuovamente i compagni.
Zevran si muoveva abilmente fra le strade della città, li condusse sino alla zona mercantile, per poi fermarsi di fronte ad un grande emporio. L'insegna che penzolava sopra alla porta rappresentava un Bronto seduto su di un cumulo di merci. Sopra ad esso vi era una grande scritta in runico, con sotto la traduzione in caratteri più piccoli “Il Bronto caparbio”.
L'elfo entrò, facendo suonare le campane a vento appese allo stipite della porta. «Buon giorno!» esclamò aspettando che entrassero tutti, per poi richiudere la porta. I compagni si guardarono attorno. Apparentemente, era un negozio per avventurieri ed escursionisti. Alle pareti vi era appeso di tutto, da armi ed armature più semplici ed economiche ad equipaggiamento più pratico quali corde e rampini. Qualcosa si mosse da sotto il basso bancone, ed i quattro videro sbucar fuori un nano. Aveva capelli castano chiaro tagliati a spazzola, occhi di un pacato nocciola ed una barba lunga sino al ventre decorata con tante trecce di dimensioni diverse.
Zevran allargò le braccia con un gran sorriso «Denar! Vecchio amico mio!» esclamò ponendosi davanti al banco. Allungò la mano destra, che il nano strinse prontamente ricambiando il sorriso. «Figlio di buona donna! Chi non muore si rivede!» rise, contento di rivedere l'amico per poi adocchiare chi lo accompagnava «Quanta bella gente mi porti!» esclamò per poi uscire da dietro il bancone.
Indossava una camicia con le maniche arrotolate sino ai gomiti, sopra alla quale portava una traversa in pelle. Alle gambe pantaloni scuri, dai quali facevano capolino uno stivale nero ed un evidente protesi alla gamba destra. Arnell lo fissò con poca grazia, beccandosi una gomitata d'ammonimento da parte dell'assassina. Al nano il gesto non passò inosservato, ma ci rise sopra. «Un dannato orso corrotto, un Bersekan, ha deciso che avevo una gamba di troppo. Ma il bastardo ci ha rimesso la testa.» indicò la parete del bancone, sopra al quale era appeso il suo trofeo di caccia. La testa di un orso esageratamente grande con speroni d'ossa che uscivano dalle sue mandibole. «Notevole.» commentò Saarebas inclinando appena il capo verso destra nell'osservarlo. Denar annuì soddisfatto, posandosi le mani sui fianchi «Beh...immagino che questa non sia una visita di piacere eh?» domandò loro, mentre Zevran si andò a sedere sul bancone con un gesto fluido. «Esatto. Abbiamo urgente bisogno di una mappa.»
«Hai solo l'imbarazzo della scelta!» esclamò il nano in risposta, indicandogli una libreria ricolma di pergamene arrotolate «Dipende tutto da dove dovete andare.» Dahlia gli sorrise «Nelle Vie Profonde.» l'espressione di Denar si incupì, mentre tornava ad osservare l'elfo con non poca preoccupazione. «Scherzate vero?» Zevran scosse il capo «Purtroppo no. Ne abbiamo davvero bisogno, e so che tu hai una mappa degli accessi di Orlais.» il nano si passò una mano fra i corti capelli, sospirando pesantemente.
«Quella mappa...ce l'ho. Ma costa veramente tanto Zevran, e sai che non posso farti sconti. Non su questa.» Arnell li guardò dubbioso «Ma...è solo una mappa.» disse con tono confuso. «Ragazzo...» riprese il nano con tono sempre più preoccupato «...hai idea di quanti idioti in cerca di tesori muoiano lì sotto?»
«Ma noi non cerchiamo tesori!» esclamò il balestriere in loro difesa «Ah no? Ed allora che volete fare?» ribattè il nano. Il balestriere fu in procinto di rispondere, ma l'elfo lo precedette. «Credevo che il fare poche domande fosse reciproco in certe situazioni...» mormorò a voce bassa, ma udibile, mentre giocherellava con una pietra focaia. Denar emise un verso di disapprovazione, per poi recarsi nuovamente dietro il proprio bancone. Da sotto la camicia estrasse una collanina, alla quale teneva appesa una chiave. Se la levò dal collo, usandola per aprire un cofanetto tenuto sottobanco. Vi erano molteplici oggetti in esso, ma estrasse solamente una pergamena arrotolata su se stessa. La posò sul banco, osservando i clienti con sguardo truce. «Allora, quanto vuoi per il tuo pezzo migliore?» domandò l'elfo, scendendo dal bancone per potervisi porre davanti assieme a Dahlia ed ad Arnell. La maga invece era apparentemente disinteressata, si aggirava per gli scaffali del negozio, curiosando fra le merci.
«Sai quanto sono rare queste mappe Zevran. E poi vi servirà equipaggiamento adeguato, provviste in abbondanza, magari anche un Bronto che vi porti i pesi in più. La mappa...non potrò separarmene per meno di quaranta sovrane.» ad Arnell per poco non uscirono gli occhi dalle orbite. «Quaranta!? Ma è una follia! Dove li troviamo tutti quei soldi?!» esclamò guardando i compagni allibito «Denar, amico mio, so che è una mappa rara ma il prezzo è davvero ridicolo.» disse l'elfo a sua volta, mantenendo però un tono di voce calmo. Il nano fece un cenno di dissenso col capo ed i quattro si misero a bisticciare riguardo il prezzo della mappa. Nemmeno la coercizione ed il fascino dei due assassini riuscirono a smuoverlo, Arnell per lo più faceva tanta confusione.
Saarebas osservava lo spettacolo in disparte, non eccellendo nell'arte della conversazione tanto meno della persuasione, sbuffando per il tempo che stavano perdendo. Si posò le mani in vita, e sentì sotto alle dita un oggetto estraneo. Abbassò lo sguardo, e vide il borsellino che era caduto poc'anzi alla nobile, si era già scordata di averlo raccolto e conservato. Lo slacciò dalla cintura, aprendolo per potervi guardare all'interno.
«Ve l'ho già detto, non posso abbassare il prezzo!» esclamò Denar iniziando a spazientirsi visibilmente per la loro insistenza. «La prego Mastro Nano. Le giuro che è questione di vita o di morte!» disse il balestriere congiungendo le mani in segno di supplica. Saarebas li raggiunse, e posò la mano sinistra chiusa a pugno sul bancone, lo sguardo serio e determinato. «Ci darai la mappa.» disse risoluta. Dahlia temette in uno dei suoi colpi di testa, ed aprì subito bocca per mettersi in mezzo. La maga aprì il pugno, lasciando cadere sul bancone una manciata di rubini e smeraldi di piccolo taglio. «L'equipaggiamento completo ed un Bronto.»

L'ingresso delle Vie Profonde più vicino ed accessibile era nascosto fra le sabbie dell'Accesso Accidentale. Ma fu più semplice del previsto arrivarci grazie alla mappa, che indicava sentieri nascosti comodi e raggiungibili. Il Bronto che Saarebas aveva comprato si rivelò incredibilmente utile. Portava tutto il loro carico, era resistente, mangiava e beveva pochissimo.
Arnell guardava l'ingresso con evidente preoccupazione, continuando a spostare il proprio peso corporeo dal piede destro al sinistro senza star fermo. «Allora...andiamo?» domandò preoccupato verso i compagni. Dahlia guardò le gambe dell'uomo che tremavano visibilmente «Stai bene?» chiese ironicamente. Arnell si cercò di controllare «Benissimo! Mi fanno solo un po' male per il viaggio!» cercò di giustificarsi con scarsi risultati. Saarebas strinse le briglie del Bronto, facendo qualche passo avanti superandoli. «Facciamola finita.» disse, per poi avanzare oltre l'entrata nascosta. Poco prima di sparire nel buio, si voltò guardando i raggi del sole che baciarono la sua pelle per l'ultima volta.
Le gallerie erano estremamente buie e fredde, odoravano di chiuso e di funghi delle profondità. I suoni rimbombavano contro le pareti, rimandando loro il suono dei loro passi come se nei tunnel camminasse un esercito. «Dove diavolo troviamo i Prole Oscura?» domandò Dahlia camminando affianco alla maga, la quale aveva evocato una luce sospesa che illuminava il loro cammino. «Non ci sarà bisogno di cercarli.» le rispose Zevran. «Non appena arriveremo in profondità, saranno loro a trovarci. E se saremo fortunati, inciamperemo nei cadaveri dei Venatori.» al balestriere corse un brivido lungo la schiena che lo scosse dalla testa ai piedi. «C-com'è che un ex-Corvo sa tanto dei Prole Oscura?» gli chiese, mentre Dahlia lo osservava con lo sguardo di chi ha qualcosa in mente.
«Ho imparato molte cose viaggiando con Amhal. Uno degli anni più interessanti della mia vita!» esclamò sorridendo, lo sguardo reso nostalgico dai ricordi. «Amhal?» chiese Saarebas incuriosita «Un Custode Grigio?» l'elfo rise a bassa voce «Vorrai dire il Custode Grigio. Ma forse voi lo conoscete meglio come Eroe del Ferelden.» Arnell bloccò all'improvviso i propri passi, voltandosi per guardare l'elfo. «Aspetta un momento!» esclamò, dimenticandosi momentaneamente della paura «Eroe del...non sarai veramente quell'assassino!» il suo sguardo brillò, acceso dall'interesse e la curiosità «Ma certo...l'assassino che aveva fallito ma che lui aveva accolto nel suo gruppo! Sei menzionato nelle famose ballate di Sorella Leliana! Zevran!» allargò le braccia con entusiasmo, come se avesse rivisto il suo più caro amico. «E pensare che ora è la Divina Victoria...Mi ha reso così famoso?» domandò retoricamente, ma sorridendo soddisfatto per l'ammirazione che gli veniva dimostrata. «Non sei un completo ciarlatano allora!» disse in risposta Dahlia, incuriosita a sua volta.
«Mia cara così mi ferisci!» rispose posandosi la mano sul cuore. «Comunque si, stando con lui ho imparato parecchio. Più di quanto avrei voluto sinceramente.»
«Com'era?» gli chiese il balestriere, emozionato come una damigella di fronte il vincitore di un torneo «Beh, orgoglioso, come la maggior parte dei Dalish. Teneva fede alle loro leggende, aveva una mira straordinaria con l'arco. Ma sapeva dimostrarsi estremamente simpatico e sarcastico. So che all'inizio ha avuto qualche problema ad integrarsi, vedeva di rado gli umani. Poi ha perso la testa per la strega e...beh, il resto lo conoscete tutti.» alzò appena le spalle, per poi riprendere a camminare lasciandosi tempestare di domande dal balestriere.
Camminarono a lungo, per lo più girando a vuoto con un solo obbiettivo. Scendere verso le viscere della terra. Non era in corso un Flagello, perciò era più facile trovare i Prole Oscura nelle profondità, dov'erano intenti a scavare alla ricerca di un Antico Dio. Quel luogo riusciva a portarti allo stremo. Niente aria fresca o luce naturale, nessun rumore tranne i loro passi e lo zampettare dei ragni giganti e dei cacciatori oscuri. Erano là sotto da almeno tre giorni e non una traccia di Prole Oscura o Venatori.
«Kadan.» l'assassina si rigirò nel proprio sacco a pelo, voltandosi per guardare la maga stesa affianco a lei. Si sentiva incredibilmente stanca, tanto che faticava a tenere gli occhi aperti. Era stata una giornata sfiancante. Od una nottata, era difficile capire in quale momento della giornata si trovassero da lì sotto. «Che succede?» le chiese, stropicciandosi gli occhi acquamarina. La qunari abbassò lo sguardo un istante, per poi tornare a guardarla negli occhi «Devo mostrarti una cosa.» all'assassina sembrò titubante, ma si convinse che fosse a causa del sonno, Saarebas non tentennava mai. «Proprio ora? Scusa ma ho un sonno...» le rispose cercando di soffocare uno sbadiglio. La maga si accomodò nel proprio sacco a pelo, chiudendo gli occhi «Va bene così Kadan.» il suo sussurro fu l'ultima cosa che sentì, prima di chiudere a sua volta gli occhi e sprofondare nel sonno.

Dahlia si stiracchiò, sbadigliando e contorcendosi fra le lenzuola come una gatta. Si mise a sedere, scompigliandosi ancor più i lunghi capelli castano ramati. Volse il capo verso la finestra della sua stanza, e sorrise. Il sole illuminava la sua Lothering, la dolce brezza primaverile stuzzicava il suo volto, portando con sé il dolce profumo di fiori e del fragrante pane appena sfornato dal fornaio.
Si preparò con calma, lavandosi e domando la chioma ribelle per poi vestirsi. Vestiti semplici e comodi, adatti alla vita di tutti i giorni. Si diresse nel salottino, aprendo le finestre affinchè entrasse la luce. «Una bella casa.» disse una voce alle sue spalle, facendola voltare. Saarebas era poggiata accanto ad una delle finestre aperte poc'anzi, le braccia incrociate sotto al seno ed il capo inclinato nell'osservarla. «Saarebas!» esclamò Dahlia, felice di rivedere l'amica. «Che bella sorpresa! Sono contenta che tu sia venuta a trovarmi.» le sorrise, mentre la qunari si scostava dalla parete con un colpo di reni. «Ricordi che un giorno ti dissi che dovevo mostrarti una cosa?» le domandò, e l'altra annuì in risposta. «Bene, seguimi.» le due si diressero verso la porta, che la maga aprì per poi oltrepassarne la soglia.
Il porto di Kirkwall era deserto, lo sciabordio delle onde contro le chiglie delle navi ormeggiate pareva esser l'unico suono udibile. Dahlia si guardava distrattamente attorno, sebbene la sua attenzione fosse per lo più focalizzata sull'amica. «Ho sempre trovato questa città caotica.» commentò mentre l'altra la portava in una zona del porto adibita ad accampamento. Sui muri erano stati dipinti alcuni simboli del Qun, vi era una lunga scalinata alla fine della quale stanziava un trono di fattura tipicamente qunari. «Lì sedeva l'Arishock.» le spiegò, mentre saliva i primi scalini «Ed io spesso mi trovavo alle sue spalle con Arvaarad.» si fermò a metà della scalinata, per poi voltarsi e guardare l'assassina, rimasta ai suoi piedi «Vissi qui da quando naufragammo per colpa della ladra, sino al giorno in cui Hawke restituì il tomo. Fui felice di ripartire per il Par Vollen, la mia casa.» sospirò, scuotendo distrattamente il capo.
«Era questo che volevi mostrarmi?» le chiese Dahlia, confusa. Si voltò per guardare il mare, e quando poi volse nuovamente lo sguardo dinanzi a sé, Saarebas si era materializzata davanti a lei. Trasalì per la sorpresa e la qunari le posò le mani sulle spalle. «Non proprio.» rispose, per poi voltarla.
Lo scenario cambiò ancora, questa volta le due si trovarono in una città distrutta. Le macerie delle case divorate dal fuoco, segni di lotta ovunque e schizzi di sangue cremisi e nero, ma nessun cadavere. Dahlia si guardò attorno con orrore, mentre l'aria malsana che portava con se il puzzo di morte le circondava. «Saarebas...» mormorò confusa, tornando a fissare la qunari. Il volto della maga era impassibile, mentre si muoveva fra le macerie, calpestando il legno bruciato che si rompeva sotto ai suoi piedi con uno schiocco. «Saarebas, vorrei tanto essere a casa.» ripetè di nuovo a bassa voce, stingendosi fra le braccia. Si sentiva incredibilmente a disagio. C'era qualcosa di tetramente familiare in quel luogo, era una sensazione che ti faceva accapponare la pelle. La qunari la guardò, per poi indicare con la mano sinistra ciò che rimaneva di una casa alle sue spalle «Ma tu sei a casa, Kadan
La Corvo la fissò come se fosse impazzita, per poi sbarrare gli occhi. I campi erano quelli che vedeva ogni giorno dalla finestra della sua casa, così come il mulino le cui pale ora giacevano inermi senza che facessero un movimento. E la casa alle spalle della maga...era la stessa dalla quale erano uscite poco prima. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, stringeva il pugnale che le aveva regalato Davon, ed era vestita esattamente come il giorno della propria fuga. Dahlia sentì il proprio animo venir scosso dal dolore, e dalla colpa. Se non fosse stato per quel dannato pugnale, sua madre sarebbe stata ancora viva. «Che cosa sta succedendo?» domandò con voce tremante alla qunari, la quale le fece cenno di voltarsi.
La piazza, dapprima vuota, era ora ghermita di gente...e di mostri. I Prole Oscura massacravano chiunque si trovasse sul loro cammino. Uomini, donne, bambini ed anziani. Non aveva alcuna importanza di chi fossero le carni nelle quali affondassero le loro lame, bastava che morissero. I loro corpi s'accasciavano a terra, come marionette alle quali avessero tagliato i fili, le loro urla di dolore si mischiavano ai ruggiti mostruosi di quelle bestie senz'anima. «Quanti sono morti per loro mano quel giorno?» disse Saarebas, ora al suo fianco. «Vuoi colpevolizzarti anche per la loro morte? Non è stata colpa tua.» a Dahlia faceva male la testa, la sentiva come se fosse in procinto di scoppiare da un momento all'altro. Si portò le mani al capo, chiudendo gli occhi di fronte a tanto orrore e sofferenza. «Basta! Basta!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Ed arrivò il silenzio.
Riaprì lentamente gli occhi, temendo ciò che avrebbe visto. Era stesa sul letto nella sua stanza ad Antiva, con indosso gli stessi vestiti con i quali era partita per dare la caccia a Pretus. Si tirò su, e trovò la maga seduta ai piedi del proprio letto. «Sono confusa...» mormorò l'assassina, strappando un sorriso benevolo alla qunari. «Non è solo per cercare di farti capire che non hai colpa per tua madre se ti sto mostrando queste cose.»
«Me le stai...mostrando? Che vuoi dire?» la maga si volse completamente in sua direzione. «Concentrati Kadan. Cosa stavi facendo prima di risvegliarti nella tua vecchia casa?» La Corvo non capì subito il significato della domanda, ma tentò di accontentarla. Chiuse gli occhi. In effetti, non ricordava con precisione quand'era andata a dormire o cosa faceva in casa prima di farlo. Ma forse non era in casa, era altrove. Ma allora come poteva essere possibile tutto ciò? L'illuminazione avvenne all'improvviso. Riaprì gli occhi, e vide che si trovavano nell'Oblio. La luce verde e malsana, le immagini tremolanti, le ombre degli spiriti. «Stiamo sognando?» domandò all'altra, come si poteva essere coscienti in un sogno? «Si. Siamo nell'Oblio. Anche se tu non l'hai mai visto così...reale.» Dahlia fece un giro su se stessa, osservando l'ambiente circostante. «Ma com'è possibile? So che possono farlo i maghi, ma serve un sacco di lyrium, o sacrifici dei Maghi del Sangue...» per un attimo venne assalita dal dubbio, e guardò la maga con sguardo interrogativo. Saarebas sollevò il sopracciglio sinistro «Non lo penserai sul serio? Chi avrei sacrificato...Arnell?» le chiese con tono cinico «No! Mi dispiace, non volevo insinuare...» la maga fece un cenno frettoloso con la mano, interrompendola. «Lascia stare.»
«Allora come puoi entrare nell'Oblio così facilmente? E con un'altra persona...» Saarebas si mosse a disagio, grattandosi la nuca con la mano destra. «I Tev chiamano quelli come me Sominari, ma siamo più comunemente conosciuto come Sognatori. Ne hai mai sentito parlare?» l'assassina fece un cenno di diniego col capo. «Quelli come me sono estremamente rari...e pericolosi. C'è un motivo se quasi nessuno sopravvive a questa capacità.» Dahlia la ascoltava, cercando di concentrarsi e capire le sue parole. Non aveva mai sentito Saarebas parlare così tanto. «I nostri poteri sono forti, se coltivati e controllati. E questo purtroppo è fonte di grande interesse da parte dei demoni. Chi non sa controllarli, rischia di venir posseduto. Ed un abominio formato con un Sognatore è qualcosa di spaventoso. Se sono fortunati però, muoiono.» l'assassina si guardò attorno preoccupata «Demoni eh...» mormorò muovendosi avanti ed indietro. «Che altro puoi fare?» le domandò, tentando di focalizzarsi su di lei. «Posso addormentarmi in un luogo, ed esplorarlo. Scoprire i suoi segreti se voglio, sapere cos'è successo lì, o dove sono già stata, tramite i ricordi.» l'assassina corrugò la fronte, facendosi pensierosa «Un momento...Hunter Fell. Così sei venuta a sapere dove andare?» l'altra annuì «Posso anche far impazzire le persone nel sonno. Od ucciderle.» sul momento, la donna la guardò senza capire «Uccidere nel sonno? Ma...perchè non lo hai fatto con Pretus allora!?» Saarebas sospirò pesantemente «Ci ho provato, credimi. Ma non appena cerco di raggiungerlo sento una forte resistenza. Come se avesse una barriera che mi impedisse di raggiungerlo. Non mi era mai successo.» Dahlia si grattò il capo, sbuffando «Quindi, puoi entrare nella mente di chiunque?»
«Potenzialmente.» le rispose annuendo «Potresti aiutare Julian?» domandò con voce colma di preoccupazione e speranza. La maga vi pensò qualche istante. «Hai detto che sei...cinque maghi trattengono la sua mente. Ci posso provare, ma deve essere fisicamente con me, e deve dormire. Ma non ne sono sicura...non l'ho mai fatto. Se riuscissimo ad ammazzare qualche altro mago, sarebbe più semplice.» Dahlia le sorrise, in parte rincuorata. «Grazie. Ma perchè hai deciso di parlarmene ora?»
«Tu mi hai raccontato la tua storia, è giusto così.» si posò le mani sui fianchi «Ora però torniamo alla realtà.» Dahlia osservò i dintorni, cercando qualcosa di simile ad un uscita. «E come facciamo?» sentì l'impercettibile, bassa e roca risata della qunari. La guardò, e vide la sua immagine farsi più sfocata. «Devi svegliarti Kadan.»
L'assassina riaprì gli occhi. Era di nuovo nel suo sacco a pelo, all'interno di una delle molteplici grotte delle Vie Profonde. Alzò appena il capo, e vide Arnell e Zevran fare la guardia dinanzi al fuoco. Al suo fianco, Saarebas continuava a dormire tranquilla, il petto che s'alzava ed abbassava con ritmo regolare. L'assassina sorrise. Si fidava abbastanza da dirle il suo segreto, e da darle una speranza in più per Julian.

L'unica cosa negativa del Bronto? Quando espletava i suoi bisogni corporali dovevi cambiare galleria più veloce del fulmine o rischiavi di morire per intossicazione. Il loro risveglio purtroppo fu quello. Anzichè venir svegliati dai dolci raggi solari e dal profumo dell'erba fresca, lo furono dall'oscurità e dall'odore più pestilenziale che avessero mai sentito in vita loro.
Si alzarono in fretta e furia, raccogliendo le loro cose e cambiando tunnel quasi correndo a perdifiato, col Bronto dietro di loro che li seguiva con passo più placido. Saarebas lo strattonò per le briglie, imprecando in qunlat con espressione non proprio felice.
Arnell si accasciò contro una delle pareti, permettendosi di respirare a pieni polmoni solo quando non si sentiva minimamente l'odore infernale. «Pensavo di morire!» esclamò passandosi una mano sulla fronte. I tre si guardarono attorno, e si accorsero che mancava un membro della squadra. «Dov'è Dahlia?!» esclamò il balestriere, girando su sé stesso per guardarsi attorno.
«Wah!» un urlo stridulo arrivò dall'oscurità, mentre qualcosa pizzicava i fianchi del balestriere. Arnell urlò spaventato, incespicando sui propri passi sino a cadere. Fece per estrarre la balestra, ma l'unica cosa che vide fu Dahlia piegata in due, a ridere a crepapelle tenendosi le mani sul ventre. L'orlesiano divenne paonazzo per la vergogna e la rabbia, rimettendosi in piedi con gesti scomposti. «Brava! Ti sei divertita!?»
«Si tantissimo!» Arnell si spolverò i vestiti con gesto affrettato, puntandole poi contro un indice accusatore «Molto maturo da parte tua! Cercano costantemente di ucciderci e tu ti diverti a fare scherzi infantili!» lei annuì vigorosamente, strappando all'uomo un esclamazione seccata. «Smettetela di urlare.» si mise in mezzo la maga, mentre Zevran ridacchiava sotto i baffi. «Fate innervosire Sata-kas.» i tre la guardarono perplessi, mentre carezzava il collo del Bronto «Facciamo innervosire...chi?» domandò Arnell perplesso «Sata-Kas.» ripetè la maga, indicando loro il bestione. «Gli hai dato un nome?» Zevran aveva l'aria divertita mentre osservava la maga ed il bestione. «Che vuol dire?» chiese anche Dahlia, riprendendo a camminare per le gallerie. «Maglio.» rispose Saarebas, tirando l'animale per le briglie per farsi seguire. Arnell ridacchiò, beccandosi un occhiataccia dalla maga «Tu come lo chiameresti? Batuffolo?» i tre risero ad alta voce, mentre Zevran si accostò alla qunari sorridendole «Allora sai fare anche battute!» lei alzò appena le spalle, mentre si inoltravano fra le gallerie. «E Kadan che significa?» le chiese l'assassina. Saarebas non si sentiva a suo agio messa al centro dell'attenzione, ma fortunatamente erano tutte persone che conosceva. «Nel tuo caso, amica.» le disse per poi farle un pacato sorriso. «Perciò...» riprese Arnell «Io e Zevran siamo...com'era la parola...bas
«Lui è un bas. Una “cosa” un non-qunari.» rispose la maga indicando l'elfo, che non sembrò molto felice della definizione da come storse il naso. «Tu sei qalaba.» il balestriere continuò a fissarla, in attesa di una traduzione «Che vuol dire...» iniziò a dire lasciando la frase in sospeso. «È un tipo di mucca.» rispose lei continuando a camminare senza guardarlo «Una mucca molto stupida.» Zevran scoppiò a ridere, improvvisamente felice del suo soprannome mentre l'orlesiano divenne paonazzo «Al Bronto è andata meglio...» brontolò.
Parlarono poco durante il loro peregrinare nelle Vie Profonde. Più a lungo scendevano, più un forte e pungente odore iniziava a farsi sentire. «Non siamo molto lontani.» disse Zevran, grattandosi la punta del naso. «Questa puzza di corruzione me la ricordo fin troppo bene...» commentò sbuffando. Più scendevano, più capitava di trovare gallerie più basse, talvolta costringendo la qunari a camminare col busto piegato per non sbattere le corna e la testa. A volte essere così alti poteva essere problematico. Erano gallerie poco usate, di certo non ci potevano passare i più grossi dei Prole Oscura, tanto meno un Ogre, perciò non era il posto migliore dove cercare.
Cercarono tunnel più grandi, dove l'odore era più forte. Sata-kas iniziava a farsi più nervoso, talvolta bloccandosi con la necessità di venir strattonato per le briglie per continuare. «Guardate!» esclamò di colpo Dahlia, facendoli sobbalzare. Si chinò a terra, e Saarebas fece spostare la luce fluttuante su di lei per aiutarla a vedere con più chiarezza. Si era chinata sopra a ciò che rimaneva di un fuoco, ne sfiorò le ceneri con le dita, per poi posarvi tutto il palmo. «Sono fredde.» disse risollevandosi in piedi «Ma ora lo sappiamo, siamo sulla via giusta.» sorrise, prendendo a camminare con più decisione. L'indizio diede al gruppo un nuovo entusiasmo, permettendo loro di procedere con passo spedito. Nel tragitto incontrarono altre tracce, segno del passaggio di qualcuno.
Ad un certo punto, da una delle gallerie laterali sentirono il rumore metallico di armi che cozzavano fra di loro. Rumore di combattimenti. «Andiamo!» esclamò l'elfo estraendo le proprie armi e lanciandosi nel tunnel seguito dagli altri, la luce magica ad illuminare i loro passi. Qualcosa venne scagliato ai loro piedi, facendoli fermare all'improvviso in allarme. Arnell vi puntò contro la balestra, vedendo che si muoveva mentre Saarebas lo illuminò. «Fottuti bastardi!» disse quello, sollevando poi lo sguardo su di loro.
Era un nano armato di scudo ed accetta, ma con addosso un armatura assemblata così male che pareva avesse raccolto i pezzi al mercatino dell'usato. Sulla parte destra del volto aveva svariate cicatrici, ma al contrario di quelle di Saarebas che erano sottili e precise come risultato della tortura, le sue erano di diversa forma e grandezza, dovute a ferite subite in battaglia. Un naso grosso tipico dei nani, ma non tanto da risultare fastidioso, le orecchie grandi e leggermente a sventola. Aveva capelli neri rasati ai lati e leggermente più lunghi sopra, tutti scompigliati. Folti baffi che lasciavano però in vista le labbra, e che si andavano a collegare con la barba lunga circa quattro dita, sulle guance segni di barba incolta. Sulla fronte aveva un tatuaggio nero disegnato con linee spesse, simile alla punta di un triangolo rovesciato con un piccolo rombo al suo interno. Sugli zigomi due linee, una più grossa con una più sottile sopra.. «Un nano!» esclamò Arnell spostando l'arma «Ma và!?» esclamò lui rimettendosi in piedi con l'aiuto dell'elfo.
Urli mostruosi sopraggiunsero dalla galleria dalla quale era sbucato, facendoli voltare in quella direzione.
«Prole Oscura!» esclamò Dahlia con entusiasmo ed un gran sorriso mettendosi in posizione di combattimento, suscitando nel nano un espressione sbigottita «Sei pazza ragazza?!» non ebbe risposta, che davanti a loro si palesarono tre Genlock, due armati di arco e frecce, uno di pugnali. Ed un Hurlock, che imbracciava un pesante e rudimentale martello da guerra in pietra. I mostri non parvero preoccuparsi della presenza di altri quattro individui, lanciandosi per poterli attaccare indiscriminatamente.
Il nano si scagliò contro l'Hurlock, schivando per un soffio il pesante martello che si abbattè contro la parete facendovi apparire una ragnatela di crepe. Lo caricò con lo scudo, facendolo cadere rovinosamente a terra. Arnell si posizionò subito in fondo, prendendo la mira verso l'arciere posto a destra. Premette il grilletto della sua balestra, e fece partire un dardo che andò a conficcarsi direttamente nella gola del Genlock. Il mostro cadde a terra emettendo raccapriccianti gorgogli mentre affogava nel suo stesso sangue nero e corrotto. Dahlia si mosse con fluidità, i muscoli che rispondevano in maniera eccelsa dopo anni di duri allenamenti. Schivò una delle frecce dell'arciere sopravvissuto con un movimento fluido, deviandola con la lama dei pugnali affinchè andasse a cozzare contro la parete. Prima che potesse incoccare la seconda freccia, l'assassina riuscì a conficcargli uno dei suoi pugnali nel fianco, mentre con l'altro trapassò il suo cuore. Zevran era invece alle prese con il Genlock armato di pugnali, fortunatamente per lui non era uno dei nemici più eccelsi, difatti bastarono pochi colpi ben assestati per farlo crollare a terra in ginocchio e finirlo mozzandogli la gola.
L'Hurlock riuscì a levarsi di dosso il nano pochi istanti prima che che conficcasse la sua accetta nel torace. Sollevò il martello per finirlo. Ma sentì il gelo avvolgere le sue mani deformi e le sue braccia, facendolo crollare in ginocchio per via del peso del martello sul quale non aveva più una buona presa. Volse il capo verso la maga, le cui mani emettevano un intensa luce azzurra. Ruggì rabbioso verso di lei, ma l'urlo durò poco. Il nano gli mozzò la testa con un sol fendente, facendola rotolare via.
La quiete tornò d'improvviso così come era stata tolta, lasciando che nell'aria si sentissero solo i loro respiri. Il nano pulì l'accetta dal sangue mefitico delle bestie contro i suoi già luridi cosciali, per poi assicurarsela in vita e mettere lo scudo dietro la propria schiena. «Grazie per l'aiuto.» disse ai quattro con un cenno del capo. La qunari gli si avvicinò, inginocchiandosi a terra per osservarlo meglio, fece un gesto con la destra, ed il globo di luce si spostò su di loro. «Sei ferito?» gli domandò analizzandolo brevemente. Solo ora ebbe modo di osservare i suoi occhi. Sotto le spesse sopracciglia scure aveva occhi con le iridi di un azzurro particolare, talmente chiaro da essere quasi bianco ma con venature che rasentavano il blu. Il nano la studiò con altrettanto interesse «Non avrei mai pensato di vedere uno di voi giganti, figuriamoci qui nelle Vie Profonde!» esclamò per poi passare agli altri, prendendosi qualche secondo anche per loro. Evidentemente non aveva mai visto alcuna razza al di fuori della sua. «Si, sto bene.» rispose infine, incrociando le braccia davanti al petto.
«Che ci fai qui sotto senza equipaggiamento?» domandò Dahlia affiancandosi all'amica, ora ritornata in posizione eretta. Era pur sempre vero che quella era praticamente casa dei nani, ma senza nemmeno una borraccia d'acqua? Il nano scosse il capo, assumendo un espressione contrita. «Sono qui sotto da giorni...non avreste qualcosa da mangiare?» domandò con voce fiaccata dalla stanchezza. Arnell prese della carne secca e dell'acqua da una delle varie bisacce appese al Bronto, porgendogliele. Il nano fece loro un cenno di ringraziamento, mettendosi a mangiare e bere con calma a dispetto della fame. «Perchè non ci spostiamo da qui prima di venir corrotti, così puoi dirci chi sei?» suggerì saggiamente l'elfo. «Seguitemi, scappando sono passato accanto ad una fonte sotterranea.» rispose il nano, facendo loro strada. Tutti furono ben felici di seguire il suo consiglio. Scavalcarono i cadaveri di Prole Oscura, facendo ben attenzione a non entrare in contatto col loro sangue.
Il nano li diresse ad una grotta sotterranea, parzialmente illuminata da alcuni funghi delle profondità grazie alla loro bioluminescenza bluastra. Al centro di essa vi era una grande pozza d'acqua, stranamente cristallina. Dahlia toccò le pareti, trovandole tutte più fredde ed umide «Dobbiamo essere sotto un corso d'acqua.» ipotizzò, mentre Arnell si inginocchiava davanti la pozza per immergervi letteralmente il capo. Ne uscì alcuni secondi dopo, la barba ed il volto grondanti d'acqua. Lo raggiunse anche Sata-Kas, il quale invece vi si abbeverò con lentezza.
«Allora, chi sei?» domandò Zevran, poggiandosi con la schiena ad una delle fresche pareti. Saarebas si sedette, mentre Dahlia prendeva a pulire meticolosamente le sue lame con uno straccio. «Mi chiamo Rengar Thaler.» gli rispose finendo di masticare la carne secca. «Faccio....facevo parte della casta dei minatori.»
«E che ci fai quaggiù?» domandò Dahlia arricciando il naso. Rengar tentennò qualche istante «Sono stato condannato a morte.» confessò infine, guardandosi le mani forti e coperte di calli,
Arnell s'irrigidì all'istante, facendo saettare lo sguardo fra i compagni con preoccupazione evidente, ricevendo in risposta però solo indifferenza. Chi più, chi meno, avevano tutti un passato non esattamente roseo alle spalle. «Da quanto sei qui?» gli chiese Saarebas, giocherellando con i capelli stretti nei nastri rossi. «Giorni...chissà, forse più di una settimana.»
«Il focolare che abbiamo trovato, era tuo?» il nano si limitò ad annuire. Dahlia calciò un sasso in acqua «Oh merda!» esclamò, prendendo a calci altri sassi e spedendoli tutti in acqua «Merda! Merda! Ed ancora merda!» alzò progressivamente la voce, facendola rimbalzare sulle pareti. «Ragazza, non è saggio quello che fai.» l'ammonì Rengar sollevano la mano destra.
«Al diavolo!» disse lei voltandosi a guardarlo «Pensavo che finalmente fossimo sulle loro tracce! Come fanno ad essere sempre un passo avanti a noi quei brutti figli di..!»
«Calmati Kadan.» la riprese a bassa voce la qunari, continuando a guardare il nano «Hai visto altri oltre a noi qui sotto? Cerchiamo degli umani.» il nano si fece pensieroso. Alzò gli occhi verso il soffitto, carezzandosi distrattamente la barba. «In effetti....si.»
Tutti loro scattarono sull'attenti, i nervi tesi come corde di violino. «Dev'essere stato due giorni fa, forse tre. Li ho sentiti, parlavano in una lingua che non conosco. Uno di loro sembrava particolarmente arrabbiato. I toni non mi piacevano, così ho deciso di girare al largo, anche se mi serviva aiuto. Mi davano l'impressione che con loro sarei caduto dalla padella alla brace.»
«Ed hai fatto bene!» gli disse l'assassina, sedendosi di fronte a lui. Gli riassunse brevemente la loro situazione, chi fossero gli uomini che inseguivano e perchè. «Stiamo girovagando nel buio da giorni, perciò non ci potresti aiutare?» gli propose, sbattendo le lunghe ciglia scure «Tu ci aiuti a trovare i Venatori, e noi poi ti aiutiamo ad uscire di qui con noi. Che ne pensi, affare fatto?» Rengar non ci pensò neanche un secondo. Allungò la mano verso la ragazza, stringendola con decisione «Gli Antenati mi sorridono!» esclamò con un largo sorriso, vedendo in quel favore reciproco la sua salvezza.

Durante il tragitto che seguirono, si scambiarono informazioni utili riguardo la loro impresa, soffermandosi con gran cura su quanto Pretus fosse il più grande bastardo di tutti i tempi. «A proposito.» disse poi Dahlia, soffermandosi a guardare il balestriere «Sbaglio, od al tempio ti ha chiamato “mezzelfo”?» Arnell si irrigidì visibilmente, iniziando a giocherellare con il quadrello della sua balestra. «Hai sentito bene.» le rispose con voce tirata, guardandoli tutti di sottecchi. «Ricordate quando ho detto a mastro Tethras che Pretus aveva sacrificato mia madre? Beh...mio padre era un umano. Un mercante di Orlais. Incontrò mia madre durante i suoi viaggi, lavorava in uno dei negozi con i quali faceva affari. Mia madre era un'elfa bellissima, aveva lunghi capelli color del grano e grandi occhi dorati come il sole. Io ho preso più da mio padre, di media altezza, capelli ed occhi castani. Di mia madre ho solo gli occhi, e non sono nemmeno lontanamente paragonabili ai suoi...» vi era nostalgia nella sua voce, ma anche un grande affetto e dolore, un sorriso triste sulle labbra. «Mia madre era rimasta sola, mentre la famiglia di mio padre, i miei nonni, fecero di tutto per dissuaderlo. Mio padre non li ascoltò e la sposò comunque, guadagnandosi di venir diseredato. Ci pensate? Era il loro unico figlio e l'hanno abbandonato solo perchè si è sposato con una donna di razza diversa. Bastardi.» sospirò pesantemente, per poi continuare. «Dopo qualche anno nacqui io, e continuammo la nostra tranquilla vita ad Orlais fra i pregiudizi e l'ignoranza della gente. Non ci importava, eravamo felici assieme. Mia madre era brava a tirare con l'arco, ce l'aveva nel sangue. Io ero affascinato da quell'arte, ma preferivo la balestra, fu lei ad insegnarmi come usarla. Andò avanti così fin quando compii diciassette anni. Allora mio padre aveva iniziato a fare affari anche con gente della casta nobiliare. Alcuni erano brava gente, altri decisamente no. Si inimicò uno di questi in particolare, il quale lo prese in antipatia. Fece una falsa denuncia alle guardie, dicendo che la merce di mio padre era merce rubata. Perdemmo tutto.» si portò la mano al collo, giocherellando con un ciondolo raffigurante il sole della Chiesa. «Fummo costretti a trasferirci, fu così che finimmo nel Tevinter. Mio padre non riusciva a trovare lavoro, gli arrivavano solo offerte per comprare mia madre come schiava. Poi un giorno arrivò Pretus. Sembrava così gentile ed affidabile...offrì a mio padre ed a me un lavoro come servitori. Ci disse che mia madre avrebbe dovuto passare per schiava viste le usanze del Tevinter, ma che l'avrebbe trattata bene. Eravamo così disperati ed affamati...ci cascammo in pieno. Inizialmente andava tutto bene. Lavoravamo sodo, ma venivamo pagati ed avevamo un tetto sulla testa. Ma arrivò quel giorno e...» sentì una presa delicata sulla spalla. Voltò il capo, e vide Dahlia guardarlo con occhi pieni di comprensione. «Non sei costretto a continuare.» gli disse, ben sapendo quanto fosse difficile parlare di argomenti così delicati. Arnell prese un respiro profondo «Prese mia madre, e la usò in uno dei suoi schifosi sacrifici di sangue per aumentare i suoi poteri ed il suo pregio. Mio padre scoprì l'accaduto e decise di vendicarla. Ma Pretus era troppo forte per lui. Morì sullo stesso altare dove venne sacrificata mia madre.» strinse i pugni sino a far sbiancare le nocche, cercando di controllare il tremito delle proprie spalle mentre l'ira lo possedeva come un demone. «Non potei fare nulla. Fui costretto a scappare via come un coniglio con i mastini alle calcagna. Ma feci voto ad Andraste di vendicare i miei genitori per la loro infausta morte. Non ho mai dimenticato Pretus. Vorrei appenderlo al muro e riempirlo di dardi sino a renderlo irriconoscibile!» esclamò infine, il respiro reso irregolare dalla collera.
Gli altri lo ascoltarono in silenzio, scambiandosi sguardi silenziosi. Nonostante i suoi modi impulsivi e timorosi aveva una gran forza di volontà. «Diamine...» mormorò Rengar dopo quella che parve un eternità «Non è difficile capire perchè vogliate la sua testa.»
Per un po' proseguirono in silenzio, non sentendosela di dire alcunchè al balestriere rischiando di sembrare inopportuni o dargli l'impressione che lo compatissero.
Rengar si fermò di colpo, rischiando di far inciampare Zevran su di lui. «Che succede?» domandò l'elfo in allarme, ponendo istintivamente le mani sull'elsa dei propri pugnali. Il nano gli fece cenno di stare zitto, mentre s'avvicinava alla parete. Vi posò una mano, chiudendo gli occhi nel concentrarsi ad ascoltare la pietra. Rimase così per qualche secondo, per poi riaprire gli occhi di ghiaccio e posarli sul gruppo «Si sta avvicinando un gruppo di Prole Oscura.» disse estraendo la propria accetta. Tutti lo imitarono, imbracciando le proprie armi ed invocando incantesimi. «Non potrebbero essere i Venatori?» chiese Dahlia speranzosa «Sono troppi, e sono passi tutti diversi, alcuni preoccupantemente pesanti...» 
I grugniti ed i ruggiti dei mostri iniziarono ad arrivare sino a loro, rimbombando nelle gallerie senza dar loro modo di capire da che direzione precisa venissero. «Forse è meglio levarsi di torno.» suggerì Arnell, perdendo all'improvviso tutta la sua baldanza. «Buona idea.» rispose l'elfo, per poi correre in un'ampia galleria alle sue spalle, che andava ad allargarsi mano a mano che procedevano.
I loro passi e le loro voci attirarono l'attenzione dei Prole Oscura, che lanciarono l'allarme per poi lanciarsi al loro inseguimento. «Continuate a correre!» urlò Rengar, cercando di star loro dietro, mentre il Bronto se la dava saggiamente a gambe andando a nascondersi dietro delle formazioni rocciose che potevano fungere da nascondiglio. La galleria si allargò sempre di più, sino a farli ritrovare in un ampia caverna sotterranea. Arnell continuò a correre a perdifiato, per poi sentire improvvisamente la mano di Zevran che lo afferrava per il braccio impedendogli di proseguire. Inizialmente non capì, almeno sinchè non abbassò lo sguardo. 
Il pavimento della caverna era crollato, davanti a lui vi era un baratro il cui limitare era a forma di cuneo. Sotto ad esso, solo un accecante oscurità ed una promessa di morte certa. «Un vicolo cieco...» mormorò voltandosi, per vedere la galleria venir illuminata dai fuochi dei mostri «Un vicolo cieco! Siamo spacciati! Non possiamo morire così! Siamo tutti Morti! Mor-!»  venne interrotto bruscamente dal ceffone dell'assassina, che lo riportò alla realtà. «Che fine hanno fatto quei discorsi su Pretus!? Se muori qui non vendicherai mai la tua famiglia!» il balestriere dapprima la guardò basito, poi annuì vigorosamente, imbracciando la balestra con più sicurezza, nonostante le gambe tremanti. Iniziò a bassa voce a mormorare una preghiera per il Creatore ed una per Andraste, posando delicatamente le dita sul grilletto della balestra.
Zevran si nascose nel buio, in agguato come un felino predatore, acquattato fra le ombre con le lame sguainate impregnate di una tossina capace di nuocere persino a quei mostri. Rengar era praticamente in prima fila, dietro di lui Dahlia in un'elegante e fluida posa da combattimento con affianco Saarebas, i cui palmi erano avvolti dalle fiamme.
Non appena i primi Prole Oscura si riversarono nella galleria, la maga evocò un muro di fiamme che impedì ad alcuni di passare e bruciando coloro che vi misero sopra piede. I Dardi di Arnell iniziarono a volare con precisione, mancando raramente i bersagli. Ma fu chiaro sin da subito che non si trattava di una piccola pattuglia come quella precedentemente incontrata. Alcuni mostri sembravano spaventati dal fuoco, altri invece vi passarono attraverso ignorando il fuoco che attaccava le loro carni.
Rengar si lanciò all'attacco con un urlo, atterrando un Genlock per poi spaccargli il cranio in due con l'accetta. Zevran sembrava sbucare dalle ombre stesse, pugnalando i nemici con precisione chirurgica, per poi allontanarsi e quasi sparire. Saarebas lanciava i propri incantesimi a desta ed a manca, traendo il potere per farlo dall'Oblio, costretta però a rimanere costantemente vigile nel timore di attrarre lo sguardo caparbio di qualche demone. Dahlia le rimaneva vicino, con l'intento di difenderla per evitare che i mostri le impedissero di lanciare incantesimi. Dalle mani della qunari si sprigionava la furia degli elementi. I fulmini piovevano sui nemici, alcuni rimanevano bloccati nel ghiaccio mentre altri calpestavano glifi di fuoco che li carbonizzavano sul posto. Ma per quando ardui fossero i loro sforzi, l'afflusso d mostri sembrava non avere fine.       
Uno dei Prole Oscura sfuggì alla difesa di Dahlia, lanciandosi contro di Saarebas a spada tratta. La colpì al bicipite sinistro con un largo fendente, dal quale schizzò sangue cremisi sul volto del mostro. La maga urlò, per poi voltarsi e trapassare il petto del malcapitato con uno spuntone di puro ghiaccio. Il gruppo iniziò lentamente a ripiegare e la maga evocò una barriera di ghiaccio che bloccò momentaneamente il loro avanzare. «Così non va bene!» esclamò Zevran, tergendosi la fronte dal sangue, aveva una fastidiosa ferita che continuava a sanguinare sino al suo occhio, annebbiandogli la vista. Rengar si teneva una mano premuta ad un profondo taglio alla gamba destra che lo faceva zoppicare vistosamente. Arnell aveva qualche graffio, solo leggere ferite superficiali. Dahlia si portò la mano al polpaccio sinistro, estraendovi con un gesto secco una feccia che l'aveva centrata in pieno. Saarebas sembrava non far caso alla ferita al braccio, sebbene le impedisse di muoversi agevolmente e continuasse a sanguinare copiosamente.
I colpi alla barriera di ghiaccio erano sempre più forti e violenti, per quanto fosse spessa, iniziarono a crearsi le prime crepe. La maga iniziò a tracciare sul terreno davanti al muro di ghiaccio molteplici glifi, cercando di rimanere concentrata. Aveva il fiato corto, la fronte imperlata di sudore ed il cuore che batteva a mille. Per i maghi era rischioso spingersi oltre un certo limite, per lei ancora di più. Sapeva di poter fare meglio di così, molto meglio, ma aveva paura. Senza Arvaarad a controllarla, non si sentiva sicura a spingersi oltre. Un solo passo falso, uno scivolone, ed in quello stesso momento avrebbe potuto tramutarsi nell'abominio più spaventoso che il mondo avesse mai visto da secoli. Se fosse accaduto, i Prole Oscura sarebbero stati l'ultimo pensiero dei suoi compagni.
La barriera venne infine rotta ed i mostri ripresero ad avanzare. Molti trovarono la morte sui glifi, e per i colpi dei suoi compagni. Ma uno di loro riuscì a superarli, calpestando i loro stessi cadaveri per poi lanciarsi all'attacco. Il generale Hurlock portava un armatura pesante ed imbracciava un ascia a due mani degna del più temibile fra i boia. Gli altri vennero sommersi dai piccoli e sfuggenti Genlock, mentre l'Hurlock caricava senza dar l'impressione di aver un obbiettivo preciso.
Infine si scagliò contro la maga e l'assassina, imbracciando con ambedue le mani l'ascia. Compì un movimento semicircolare da destra a sinistra, un fendente così largo da poter tagliare entrambe in due. Dahlia si fece scudo con i suoi pugnali, ma la forza dell'impatto fu così forte da costringerla a lasciarli andare, rotolando oltre il limitare del burrone. Si riuscì ad aggrappare ad una roccia in posizione precaria a meno di un metro dal limitare del burrone. La sentì tremare sotto il suo peso, non riuscendo a trovare un punto dove agganciarsi con i piedi, la gamba ferita che protestava per lo sforzo. «Cazzo cazzo cazzo!»
Anche Saarebas vide l'ascia venirle incontro, ma i suoi muscoli non riuscivano ad obbedire, i riflessi lenti. Riuscì ad indietreggiare appena,  prima di venir colpita in pieno petto. Le tre catene che reggevano il suo collare si spezzarono, facendola cadere a terra per l'impatto. Esso le si sfilò di dosso, rotolando verso il limitare del burrone. L'orrore si dipinse nei suoi occhi, mentre si alzava con movimenti scomposti per correre dietro ad esso, evitando per miracolo un altro colpo d'ascia che si abbattè contro il terreno. Lo vide cadere, e si spinse con tutto il busto oltre il precipizio, allungando la mano destra per prenderlo. Riuscì ad afferrare una delle catene per miracolo, arrestando la sua caduta. Il collare era incredibilmente pesante, e nell'afferrarlo in quel modo con la forza di gravità che lo portava verso il basso, sentì la sua spalla slogarsi per lo sforzo improvviso ed eccessivo per il suo corpo. Urlò di dolore, posando la mano sinistra sul limitare del baratro per mantenere l'equilibrio. Cercò di trascinarsi indietro per aiutarsi, guadagnando appena qualche centimetro. Passi pesanti provennero dalla sua sinistra, e vide l'Hurlock guardarla con furia ceca nello sguardo vitreo. Sollevò l'ascia, per poterla finire decapitandola. La maga sollevò la sinistra, scagliando un fulmine dritto contro di lui. Il corpo dell'Hurlock venne scosso dalle convulsioni, mentre lasciava cadere alle sue spalle l'ascia. Perse l'equilibrio e per poco non cadde a sua volta dal precipizio. Riuscì ad aggrapparsi al bordo, per un pelo, imprecando con una serie di grugniti e ruggiti. Sollevò una delle mani, afferrando la qunari per l'avambraccio sinistro, costringendola con tutto il busto a terra per cercare di risollevarsi. Per un attimo Saarebas pensò che le si sarebbe staccato il braccio destro, ma non poteva mollare. Le fiamme avvolsero la sua mano sinistra, fiamme che si andarono a riflettere negli occhi color salvia, mentre schiacciava la sua grande mano sul volto del mostro, che iniziò ad urlare senza però mollare la presa «Katara, bas! Ebost issala!2» sibilò lei con voce feroce, per poi far divampare le fiamme lungo tutto il corpo della bestia. I suoi urli di dolore divennero assordanti, mentre finalmente lasciava la presa, cadendo nel buio.
«Saarebas!» urlò Dahlia, cercando di aggrapparsi con tutte le sue forze alla roccia che ancora le impediva di schiantarsi dal baratro. Cercava di aiutarsi con i piedi a salire, per raggiungere il limitare del baratro e potervisi aggrappare con ambedue le mani e sollevarsi da sola. Ma le pietre sotto i suoi stivali si sgretolavano ogni qual volta faceva pressione, e la gamba le doleva facendola scivolare un po' più in basso e muovendo pericolosamente la roccia alla quale si reggeva. Il panico si impossessò di lei quando ebbe la pessima idea di abbassare lo sguardo. L'oscurità era l'unica cosa visibile. Non sapeva di quanti metri fosse la caduta, e non ci teneva certo a scoprirlo in prima persona. Il cuore batteva spasmodicamente, così come il suo respiro incontrollato «Aiutatemi!»
Il braccio sinistro della qunari sanguinava copiosamente, aumentando la fuoriuscita dell'emorragia ogni qual volta i suoi muscoli compivano uno sforzo. Sporta oltre il precipizio, dava la schiena alla posizione in cui era la Corvo, le mani erano scivolose per via del sangue, e la spalla destra slogata le mandava scosse di dolore che percorrevano tutto il suo corpo. A quel baratro sembrava non esserci fine, se le fosse caduto, non lo avrebbe ritrovato mai più. Le urla dell'assassina giungevano alle sue spalle, forti e bisognose d'aiuto. «Resisti Kadan!» esclamò a denti stretti, senza sapere se l'avesse sentita. Alzò il capo per vedere dove fossero Zevran, Arnell e Rengar, potevano soccorrere loro la donna. Ma come li guardò, si rese conto che erano l'unica ragione per la quale i mostri non le avevano ancora sommerse. Cercò di risollevare il collare, ma come piegò il braccio destro l'ennesima fitta la percorse, facendola urlare di dolore e frustrazione.
Dahlia era allo stremo delle forze, iniziava a non sentire più i muscoli delle braccia. Non capiva, perchè nessuno riuscisse ad aiutarla. Gli urli dei mostri e della battaglia in corso erano assordanti, rimbalzavano sulle pareti creando un eco spaventoso. Forse erano troppo impegnati a combattere. Perciò le rimaneva un unica soluzione. Salvarsi da sola.
Cercò di rendere regolare il suo respiro, chiamando a raccolta le ultime forze che le erano rimaste. Puntò gli stivali in due incavi della roccia ignorando il dolore alla gamba, flettendo appena le gambe ma senza far ancora pressione. Si aggrappò alla roccia con più fermezza, prendendo due respiri profondi. Doveva tentare il tutto per tutto, non aveva altra scelta. Fece mentalmente il conto alla rovescia, chiudendo gli occhi per concentrarsi ed estraniarsi dalla confusione.
Fece leva con le gambe e con le braccia, spingendosi in avanti per poter compiere il balzo che l'avrebbe riportata con le mani sul limitare del baratro.
La pietra si sgretolò sotto ai propri piedi non appena vi fece pressione, mentre la roccia alla quale si era aggrappata tutto quel tempo si staccò. Per un istante, sentì il proprio corpo rimanere sospeso in aria, come se non avesse peso. Nella sua mente vi fu un susseguirsi di rimpianti, dolore e delusione. Urlò, mentre sentiva la forza di gravità piombarle sulle spalle per trascinarla verso il basso.
Sentì una forte presa al polso destro, mentre tutto il peso del suo corpo si caricò sulla spalla per via dell'inaspettato scossone. Urlò di dolore e sorpresa, alzando lo sguardo per vedere quale dei suoi compagni l'avesse fermata ad un passo dalla morte. Vide Saarebas spinta oltre il limitare del precipizio con tutto il busto, in volto un'espressione dolorante ed affaticata. «Forza Kadan!» le disse mentre l'assassina stringeva a sua volta la mano attorno al suo polso. Dahlia cercò di aiutarsi con il braccio libero e le gambe per non fare il peso morto, mentre anche l'altra tirava per poterla trarre il salvo. Riuscì ad afferrarle ambedue le mani ed all'ultimo tratto le diede uno strattone, riportandola con i piedi per terra. Caddero ambedue contro il terreno, il petto che si alzava freneticamente per lo sforzo e la paura. La Corvo si mise a fatica seduta, il corpo scosso dagli spasmi, mentre voltava il capo verso la maga. Era stesa sulla schiena, aveva il capo voltato dall'altra parte, perciò l'assassina non riuscì a vedere la sua espressione. «Saarebas...» la chiamò con un filo di voce, mentre questa si alzava lentamente in piedi dandole le spalle. Vide il sangue lungo tutto il suo braccio sinistro, scendere dalla ferita sul bicipite e gocciolare dalla punta delle sue dita verso terra, la spalla destra in una posizione innaturale. 
La maga avanzò verso i tre compagni che tenevano testa ai loro nemici. Superò il balestriere nelle retrovie mentre scagliava dardi a destra ed a manca. Le urlò qualcosa, ma la qunari non lo sentì. Sollevò il braccio sinistro, facendo un rapido gesto da destra a sinistra. Fra Rengar ed i Prole Oscura esplose un muro di fiamme ruggenti, che illuminò tutta la caverna a giorno. Zevran fece un balzo indietro per non farsi male a sua volta, venendo superato dalla maga che si pose proprio dinanzi le fiamme. 
Sollevò ambedue le braccia, alzando il capo verso il soffitto della caverna. Le pareti tremarono pericolosamente, ma non una sola roccia si staccò dalle pareti o dal soffitto. Dal terreno le fiamme si levarono con la potenza di un Alto Drago toccando il soffitto, in un vortice che portava con sé solamente dolore e morte. Gli urli di dolore disumano delle creature riempirono l'ambiente in men che non si dica, l'odore di carne contaminata che bruciava era così intenso e disgustoso da far lacrimare gli occhi. I mostri si agitavano, correndo e sbattendo fra di loro in preda al panico ed al dolore. Era uno spettacolo raccapricciante.
Saarebas fece un altro passo avanti, sollevando la gamba destra per poi sbattere il piede a terra. Dal colpo si sprigionò un'onda d'urto fatta di puro gelo, che investì i nemici congelandoli sul posto assieme alle fiamme che imperversavano. C'era qualcosa di affascinante in quell'orrore, le loro espressioni rabbiose e sofferenti, le fiamme cocenti, tutto bloccato nel ghiaccio come se non fosse altro che una raffinata statua. Un gesto della sinistra, ed evocò una catena di fulmini che cadde su di loro, distruggendo e sgretolando il ghiaccio. Passò il rombo del tuono ed all'improvviso il silenzio regnò sovrano. Come se non fosse stato null'altro che un terribile incubo. Dove poco prima vi erano i Prole Oscura, non rimanevano altro che polvere e ghiaccio sgretolato, reso rosso dai pezzi delle loro membra congelati in esso.
I quattro compagni alle spalle della maga la guardavano con stupore indescrivibile negli occhi. Era la prima volta che la vedevano sguinzagliare tanta potenza e violenza senza batter ciglio. Saarebas fece un passo indietro, la videro barcollare pericolosamente. Dahlia si fece avanti per aiutarla, ma la vide lanciarsi e sbattere con forza la spalla destra contro una delle pareti. Si udì un “crack” preoccupante, mentre l'osso della spalla tornava al suo giusto posto.
Barcollò sino al limitare del precipizio, davanti al quale cadde in ginocchio. I compagni la raggiunsero, Dahlia si inginocchiò al suo fianco, esaminando la profonda lacerazione al bicipite. Guardò le sue mani e notò tante piccole vesciche lungo i suoi palmi ed i suoi polsi, la gamba era ricoperta da un sottile strato di ghiaccio mentre l'energia elettrostatica percorreva la sua pelle. La magia invocata era stata tanto forte e violenta da riversarsi in parte anche su di lei.
Vide le spalle della qunari tremare ed alzò lo sguardo sul suo volto. Solitamente le emozioni, come le espressioni, della maga erano smorzate e controllate, appena percepibili. Non questa volta.
Il volto di Saarebas era deformato in una straziante maschera di puro dolore. I tratti del volto contratti, gli occhi lucidi ed il respiro irregolare. Fissava il baratro come se le avesse strappato una parte di sé. I suoi occhi color salvia scrutavano nell'oscurità senza vedere.
Era stata costretta a fare una scelta. Il suo collare, uno degli oggetti che la identificava fra la sua gente per ciò che era. Certo, aveva anche la maschera, ma il vero simbolo era il suo collare, l'essenza del Saarebas. In quell'oggetto c'era lei, c'era la sua anima. Oppure la vita di Dahlia, l'umana che l'aveva salvata da una vita di sofferenza, schiavitù ed umiliazione. Che l'aveva accolta come sua compagna, con la quale condivideva un'avventura e con cui aveva stretto un legame di amicizia. «Saarebas...» le sussurrò l'amica con la voce colma di preoccupazione, posandole delicatamente una mano sull'avambraccio destro.
La qunari ricambiò il suo sguardo, l'assassina non vi aveva visto tanto dolore nemmeno quand'era incatenata come un animale nelle segrete del Magister. La maga sbattè le palpebre, e calde lacrime scesero lungo le sue gote, soffermandosi sulle sottili e molteplici cicatrici del suo viso, per poi morirle sulle labbra. Alla maga iniziò ad annebbiarsi la vista, vedeva tutto confuso, l'immagine di Dahlia che pareva ondeggiare ed a tratti sdoppiarsi. «Non potrò mai più tornare a casa...» mormorò a fil di labbra, prima di accasciarsi al suolo, perdendo i sensi.
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Note dell'autrice:
Ciao a tutti, e grazie per continuare a seguirci! *3*
Il nostro elfo furbacchione preferito resterà con la banda ancora un pò a quanto pare! Spero non vi dispiaccia averlo in mezzo ai piedi! Muahahah! 
Aaaaaaah le Vie Profonde! Anche se in parte mi spiace ammetterlo, in DA:O è stato il punto da giocare che ho trovato un pò più noioso. 
Spero che il mio capitolo non vi abbia condannati ad una lettura noiosa!
Ho poi un paio di piccole segnalazioni da farvi!
Per prima cosa mi duole avvertirvi che, causa lavoro, la pubblicazione dei capitoli avverrà con un ritmo più lento rispetto a quello a cui vi abbiamo abituato. Lunete ha iniziato a lavorare a ritmo serrato, perciò vi chiediamo scusa in anticipo per i ritardi!
Seconda e ultima! Rubacchierò il sistema che ho notato nella FF di Black Friday, ovvero "La Canzone dell'Inquisitore" (che per altro vi raccomando di leggere!) di segnalare a fine del capitolo spiegazioni riguardo terminologie particolari, o per lo più nel mio caso traduzioni di frasi qunlat, elfico, nanico ecc...che metterò dopo le noe d'autore. Comincerò con questo, ma modificherò anche i capitoli precedenti, perciò se vorrete sbirciare indietro ora c'è tutto!
Grazie ancora per essere con noi, ed ancora una volta vi chiediamo di segnalarci gradimenti o critiche tramite recensioni! 
Un abbraccio!
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0 (Titolo) La vittario si trova nel Qun
1 Testa di bue 
2 Muori Cosa! Ritorna alla polvere!
   
 
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