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Autore: Espero    21/02/2005    2 recensioni
Alessandro Degliesposti nasce ad Assisi la notte di natale del 786 dopo cristo. Qui di seguito il racconto di un suo ricordo della sua quattrocentesca vita con il nome di Ismaele, cancelliere di Lorenzo de Medici, nato nel 1472. La sua avventura inizia alla mezza notte del 7 Aprile del 1492, nei pressi di Firenze, notte in cui Lorenzo morì. In questo racconto, che lui vive e trascrive come una sceneggiatura, discute con un morente Lorenzo sullo scopo della vita e il senso di questo breve lasso di tempo concessoci.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse Lorenzo era un immortale, forse era uno di noi, ma non credo che lo saprò mai. Prima che egli morisse lo guardai negli occhi interrogandoli su chi fosse l’essere che li animava, ma erano troppo stanchi per raccontare la storia di un’anima così grande. Attorno a questo tavolo volti mortali narrano storie che hanno vissuto centinaia di anni fa: sembra assurdo ma è così. Niente in voi mi racconta le vostre passate esperienze se non il vostro sguardo. In voi vedo lo sguardo fiero del combattente o quello stanco del viaggiatore. Solo una volta vidi negli occhi di un immortale il riflesso di ogni vita vissuta intrappolato in una gabbia di follia. Quella notte lo avevo incontrato lungo un sentiero sulle Alpi e insieme avevamo trovato riparo in un anfratto, una piccola e fredda grotta naturale. Vi riporterò qui l’ultimo discorso che egli mi fece prima di partire. “Mi spiego Cyrano: quando in giovane età mi resi conto de vivere e aver vissuto nell’opulenza e nel lusso più sfrenato, non potei che ringraziare la mia buona stella, ma Dio solo sa quanto avrei preferito essere povero in certi momenti. No Cyrano! Non sono pazzo. Il fatto è che, quando il mio “fedele” padre prese la sifilide da una meretrice e, “gentilmente”, la trasmise alla mia giovane madre io mi ritrovai solo, a vent’anni e con un patrimonio immenso sulle spalle. Ero cresciuto leggendo e pensando in maniera astratta, lontano dalla realtà meschina e corrotta che i miei genitori andavano alimentando ma nascondendo ai miei occhi. Avevo Letto il “Dialogo sui massimi sistemi” di Galileo, opere di illuministi, scettici, atei, libertini, eretici… Una mente erudita, complessa, piena di informazioni, ma che ignorava la razionalità. A vent’anni ero troppo grande per aggrapparmi a Gesù bambino, il bue e l’asinello per trovare una via e troppo ricco per sapere cosa fosse la legge e avere il senso della legalità… bei tempi quelli… Ora sembra che i servi che prendevo a calci vogliano fare la rivoluzione. Tornando a me, non ci misi molto a rendermi conto di non avere più nessun limite. Compresi il vero valore della libertà. Essere se stessi all’ennesima potenza. Estendere la propria anima in cerca di libertà e cercarla senza limiti morali o divini impostici da questa società sordida e febbricitante. Soddisfarsi. Soddisfarsi sempre di più in ogni gesto ed in ogni atto. Fuggire le sbarre dietro a cui chi avversa la tua realizzazione ti chiude. Sono stato me stesso in ogni istante, Cyrano, e se un Dio è esistito io l’ho guardato negli occhi mentre realizzandomi ed elevandomi lo superavo. Lui, buon vecchio limitato nella sua misera bontà, io, apoteosi dell’essere umano, padrone e sacerdote di me stesso al di là e al di sopra del bene e del male. Fallire. Fallire di vita in vita, morire povero e qualunque ma altruista fino all’ultimo ed estremo afflato, ti insegna la verità. Comprendi che il tuo compito è inutile e che proteggi una conoscenza che l’uomo non fa altro che gettare alle fiamme dell’inesorabile tempo. Comprendi che l’uomo, nel proferir parola, mente e tradisce il suo pensiero travisandolo. L’uomo, imperfetto, nulla ha di certo se non se stesso ed il perfetto pensiero introspettivo ed indagatore del proprio essere. E’ dunque questo il soggetto, la verità sta in noi: il vero soggiace nell’inoppugnabile essenza delll’individuo, vivace fonte del creare umano. Niente al di fuori di me, io come metro del mondo, io folle viandante, io sadico amante della vita.” E’ caduto addormentato e quando mi sono svegliato lui già era partito, solo, nella tormenta. Ha vissuto tante vite ma sempre solo, era altruista in ogni epoca ma sempre a mascherare il suo egoismo. La verità sta in noi, è vero, ma credo sia nell’essere individui ed essere umani, non nella sua deviata libertà autodistruttiva. Io eludo i limiti che la società mi pone viaggiando e traendo lezione da ogni volto che incontro, saluto e piango sulla strada. Queste sono le mie vite, non starà a me giudicare se le ho capite o no. A voi la parola
  
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