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Autore: Briseide    09/01/2009    4 recensioni
Post-Hogwarts. Pansy Parkinson e un matrimonio che non vuole da organizzare.
Blaise Zabini intorno a lei a renderle difficile il compito.
Millicent Bullstrode a rendere difficile il compito di Blaise Zabini.
E Draco Malfoy, che di sparire nel cassetto dei ricordi non vuole proprio saperne.
STORIA COMPLETA [revisione in corso]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Millicent Bullstrode | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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The way we were

 

II

Preferenze.

 

I want to ride to the ridge where the west commences
And gaze at the moon till I lose my senses
And I can't look at hovels and I can't stand fences
Don't fence me in.

[Don’t fance me in – Bing Crosby]

 

Per quanto strano potesse sembrare a chiunque, e molto spesso anche a lui, Theodore Nott era un indefesso lavoratore. Non mancava mai una riunione, arrivava puntuale in ufficio, aveva sempre ordini da predisporre ai suoi sottoposti, e si occupava personalmente dei cavilli finanziari e legali dell’intera famiglia Nott.

«Sono tornato!»

Quindi al rientro a casa non era sfinito solo perché andava di moda dirlo nel togliersi la giacca, ma perché in effetti aveva avuto diversi problemi e imprevisti da affrontare durante la giornata, e perché aveva un sincero piacere nel tornare a casa, ricevere un saluto caloroso dalla sua consorte e avere un bicchiere di scotch liscio da uno dei suoi fedeli elfi domestici.

«Oh cielo, siamo quasi commossi».

Se con il tempo aveva accettato con la forza l’idea che Pansy Parkinson non fosse tipo da baci sulla guancia e da “Bentornato caro”, non aveva ancora fatto pace con l’idea di trovare spesso e malvolentieri Blaise Zabini non solo in casa propria, ma sul suo divano, a sorseggiare brandy da ottanta galeoni e a ricordare alla sua promessa quanto stupido fosse sposare Theodore Nott.

«Blaise».

La mascella serrata tanto da far stridere i denti tra loro, mentre più che togliersi la giacca la lanciava con evidente furia contro la spalliera del divano, fino a quando uno degli elfi non trotterellò prontamente a recuperarla. Blaise inclinò il bicchiere che stringeva tra le mani, con un sorriso di affettata indisponenza. Per quanto segretamente si rammaricasse del destino che era toccato a Pansy, avere l’occasione di inferire su Nott gli era cosa particolarmente gradita.

«Mia moglie?» domandò poi il padrone di casa, senza riuscire a mascherare il fastidio per essere costretto a racimolare certe informazioni da un ospite e da un ospite che era Blaise Zabini. Quello scrollò le spalle, posando il bicchiere sul tavolo.

«Non credo che risponderà al tuo richiamo prima del matrimonio, se continui ad usare quell’appellativo» gli fece notare lasciando ad intendere quanto lo disgustasse l’idea di dover assistere ad un tale scempio di lì a poco. «Tecnicamente, per non dire con sua salvifica fortuna, è ancora la tua futura consorte».

Theodore preferì non dargli ulteriore spago, e tantomeno soffermarsi sul pensiero piuttosto fastidioso secondo cui con somma probabilità Pansy non avrebbe risposto al suo richiamo neanche dopo il matrimonio. Come dire, né ora né mai.

La amena conversazione fu interrotta dai tacchetti di Pansy, che ne annunciavano l’ingresso imminente. In un turbine di buon profumo francese entrò nel salone, tra le mani ancora le partecipazioni che Millicent le aveva portato quella mattina e un cipiglio scettico al riguardo.

«Theo, sei qui» constatò arrestando i propri passi bruscamente, appena riconobbe la sua figura accanto a quella di Blaise. Lui le restituì un sorriso piuttosto ovvio e le baciò una tempia quando si fu avvicinata a sufficienza. Pansy gli concesse un sorriso di scuse per il poco calore con cui lo aveva accolto, per quanto non fosse assolutamente un’eccezione alla solita routine.

«Sì, e mi chiedevo se è strettamente necessario avere Blaise nel nostro salotto ogni sera».

La plateale scortesia dell’affermazione in presenza del soggetto in questione, cancellò ogni forma di maleducazione, proprio perché voluta e perché accompagnata da una vena di non sottile sarcasmo nella voce.

Pansy si soffermò sul pensiero una manciata di secondi, prima di chinare la testa di lato in una posa vezzosa e sorridere a Theodore, lanciando un’occhiata valutativa a Blaise.

«Sì, si intona con la tappezzeria, mi spiace» concluse altrettanto ironica, lasciando una carezza sulla spalla dell’amico mentre si versava da bere e offriva un secondo bicchiere a Theodore.

 

●●●

 

Pansy Parkinson non aveva affatto bisogno di consigli e consiglieri, questo era evidente a tutti.

Il presenzialismo di Millicent nei preparativi del suo matrimonio era tollerato a stento, tanto per dirne una.

Pansy non aveva chiesto consigli neanche quando si era trattato di accettare la proposta di matrimonio di Theodore Nott. Si era attardata nel rispondere, solo per godere della preoccupazione sorta nei suoi genitori, fin troppo favorevoli a quell’unione per i suoi gusti.

Quando da piccola aveva manifestato tutta la sua insofferenza nei riguardi di quel cumulo biondo di spocchia e antipatia, che altri non era se non Draco Malfoy, sua madre l’aveva incenerita con lo sguardo e suo padre non l’aveva degnata neanche di un sospiro. Era più che certo che il suo parere non avrebbe contato niente, di lì in futuro, per sempre. Poi era malauguratamente capitato, che Draco non le dispiacesse più così tanto, e che nel frattempo la lucentezza dei Malfoy fosse andata spegnendosi. Ancora una volta, i suoi genitori erano passati sopra i suoi desideri, ed entrambi avevano ignorato deliberatamente lo squarcio di dolore che le aveva attraversato lo sguardo, nel prendere atto che Draco non sarebbe mai stato suo.

Theodore Nott si era affacciato pochi anni dopo la fine di Hogwarts e della guerra.

Tutti erano presi a leccarsi le ferite, a contare le perdite finanziarie e piangere i propri morti. Lei non aveva nessuno per cui piangere se non se stessa e i sogni che erano andati infranti senza alcun rispetto della sua volontà.

Avrebbe voluto piangere anche per Draco, ma in qualche modo non ne era capace. Millicent aveva cinguettato tutto il tempo che succedesse perché non riusciva a metterlo da parte e accettare che tra loro fosse finita. Pansy non aveva perso tempo a spiegarle che semplicemente non era mai iniziata.

 

Il corteggiamento di Theodore fu esplicito ma discreto. Rispettò i canoni imposti dalla buona decenza, non varcò mai il confine, si dimostrò propositivo e non le impose mai alcuna sua scelta o richiesta. Per queste stesse ragioni, Pansy non perse mai la testa per lui. Inciso sul cuore aveva il nome di un altro, che le labbra si rifiutavano di pronunciare, ma Theodore poteva sentire il sapore di quel rimpianto e di quell’amore in ogni bacio scambiato con lei.

Finse senza troppe pretese che non fosse importante.

Qualcosa nella razionalità con cui curava il suo conto alla Gringott e si prendeva cura delle sue emozioni, gli suggerì sempre di non poter sostenere una sfida contro Draco Malfoy. Le avrebbe perse tutte, come sempre era stato.

La gara clandestina durante la lezione di Quidditch al loro secondo anno.

La sfida a chi fosse più ricco, il primo giorno di scuola, sul treno. Quella a chi avesse i capelli più biondi, la pelle più chiara, il padre più bello e il voto più alto in Pozioni. Draco copiava dal vicino di calderone, ma il voto più alto era comunque il suo.

Vinse anche la gara a chi fosse più stronzo e intrattabile, chi più ossessionato da Fleur Delacour e disgustato da Hermione Granger. Di qualsiasi cosa si trattasse, Draco era sempre di più.

Durante l’ultimo anno, Theodore d’improvviso aveva creduto di poter vincere in qualcosa.

Forse tra tutti e due, poteva credere di amare più lui Pansy Parkinson di Draco Malfoy.

Si era dovuto ricredere, quando aveva assistito di nascosto all’ultimo sguardo che lui le lanciò. Pansy non se ne era accorta, e lui ovviamente non lo avrebbe mai rivelato a nessuno. Certe notti lo consolava l’idea che Pansy potesse ritenerlo vincitore di quella sfida. Gli offriva scioccamente una maggiore sicurezza il pensiero che Pansy credesse che al mondo ci fosse qualcuno in grado di amarla più di Draco Malfoy. E che quel qualcuno le avesse chiesto di sposarla.

 

●●●

 

Memories may be beautiful and yet
What's too painful to remember
we simply choose to forget
So it's the laughter we will remember
Whenever we remember the way we were.

[The whay we were – Barbra Streisand]

 

Subito dopo aver detto a Theodore, meravigliandosi di se stessa per essere riuscita a guardarlo in faccia nel farlo, Pansy aveva saputo che se non lo avesse detto a qualcuno, il dolore l’avrebbe uccisa. Consapevole di ferire i sentimenti di Millicent e della tenera fiducia che riponeva in quella loro pseudo-amicizia, Pansy aveva cercato Blaise eleggendolo di nuovo come proprio confidente.

Tuttavia, una volta che lo aveva avuto davanti, non era riuscita a dire niente.

Blaise indugiò velatamente con lo sguardo nei suoi occhi, cercando lì le parole che non era in grado di dire. In cuor suo, conosceva perfettamente il contenuto di quell’annuncio.

E sebbene foderato di velluto pregiato, il cuore di Blaise Zabini si concesse un sentimento umano, di profondo dolore per la sua amica.

Non era rammaricato per la Pansy Parkinson degli articoli di giornale, per quella del conto intestato alla Gringott, per la Regina degli Slytherin e il Caposcuola di Hogwarts. Sapeva che per quella Pansy non serviva provare dolore, perché se la sarebbe cavata, trovando un modo per evadere alle costrizioni di un matrimonio.

Quel dispiacere insopportabile era tutto riservato alla Pansy che aveva conosciuto e che solo a lui si era mostrata, privandosi dei veli in cui era ammantata, con una certa inconsapevolezza prima, e con una rassegnata docilità dopo.

C’era una parte di Pansy che a tutto quello non sarebbe sopravvissuta, ed era la parte migliore. Quella dei progetti e dei desideri. Era la Pansy capace di una tenerezza e spaventata dalle sincerità del cuore. Era quella racchiusa nel guscio, che rare volte si era affacciata in quella che lui chiamava la volgarità del mondo. Quella di cui persino uno come Draco Malfoy si era innamorato.

«A quando l’annuncio della lieta novella?»

Le aveva chiesto scostandosi da lei per accendersi una sigaretta. Nella sua voce risuonò una durezza di cui si pentì un attimo dopo.

«Non lo so. Ci penserà la famiglia di Theodore. O la compiacenza di mia madre».

Rispose lei, avvezza ai graffi del sarcasmo, sporgendosi a rubargli la sigaretta dalle labbra. Poggiò le labbra nel punto in cui lui le aveva strette poco prima, soffiando una nube al sapore di bergamotto e amarezza.

«Millicent è scoppiata in lacrime, immagino».

«Ancora non è al corrente. Sei il primo».

Con un sorriso obliquo gli restituì la sigaretta.

«Allora piangerà di sicuro per questo».

Pansy non poté fare a meno di pensare a quanto indispensabile le fosse Millicent in fin dei conti. Con il tempo le era risultato chiaro quanto speculari fossero. Millicent non era altro che lo specchio delle proprie emozioni; metteva in scena i sentimenti che in Pansy restavano avvinghiati all’orgoglio e alla decenza. Era lei ad avere una gran voglia di piangere, ma i suoi occhi non conoscevano lacrime.

«Gli prenderà un infarto».

Sussurrò Blaise, scrollando un po’ di cenere e abbandonandosi sul letto, di colpo aggredito da una stanchezza che gli gravava più sull’anima – ovunque fosse finita – che sul corpo.

Pansy cercò in ogni modo di non lasciarsi trafiggere da quel pensiero. Fallì.

«Non credo».

Replicò ghiacciando ogni espressione.

Da quando gli eventi erano precipitati, in quegli anni, lei e Blaise parlavano di lui il meno possibile e quando capitava, nessuno dei due pronunciava mai il suo nome. Pansy sapeva che da parte di Blaise quella era una delicatezza, una tenera accondiscendenza alla propria incapacità.

La verità era che Draco era sempre tra loro, nella mancanza e nel ricordo di lui. Nello scorrere dei mesi e degli anni, che lo vedevano crescere come tutti, ma lontano da loro.

Pansy non chiedeva mai di lui, neanche a Blaise. A volte lo sguardo la tradiva, e Blaise sapeva bene che avesse i suoi modi per accertarsi che tutto procedesse bene nella vita di Draco, il patto era non chiedere mai ad alta voce, non adagiare mai il pensiero sul ricordo di lui, non lasciare la curiosità a briglia sciolta.

Rispondeva solo ad una necessità più forte di ogni ferrea imposizione della sua razionalità. L’unico bisogno che Pansy aveva, era quello di saperlo vivo e relativamente al sicuro, soprattutto da se stesso.

Blaise in segreto era sempre rimasto affascinato da quella conoscenza fine che Pansy aveva di Draco. Lui era l’amico, era il compagno di goliardia, il confidente maschio, lo aveva visto nudo molte più volte di Pansy, aveva diviso con lui una certa intimità quasi cameratesca, eppure non era mai stato in grado di infiltrarsi tanto intimamente nella sua psicologia.

Non conosceva gli anfratti remoti della sua personalità. Era un ottimo lettore, ma Pansy era molto più di quello, molto più di una attenta e affezionata lettrice: lei sapeva interpretarlo.

«Dovresti dirglielo».

Proseguì Blaise, ignorando l’ostilità con cui l’amica affrontasse l’argomento.

Pansy si lasciò cadere accanto a lui, confondendo lo sguardo nei bagliori del lampadario in cristallo.

«Non sono così vendicativa».

Mentiva spudoratamente.

«Lui te lo ha detto».

«Non aveva scelta».

Le parole sfuggivano alle loro labbra come battute di un copione scritto da tempo per loro e per quel momento, che entrambi già conoscevano, da sempre. Tanto da non aver bisogno di leggere sul testo.

Scese il silenzio su loro e su Draco, mentre il sipario faceva fatica a chiudersi del tutto sullo scenario desolato della loro malinconia.

Pansy aspettava paziente che Blaise le svelasse il segreto che aveva custodito fino a quel momento, da quando l’aveva trovata davanti alla porta della sua camera quel pomeriggio.

«Cosa mi avresti detto, Blaise? Se non ti avessi detto che mi sposo».

Chiese infine, con la dolcezza di un perdono.

Lui non aspettava altro che il permesso di poter cedere.

«L’ho visto».

Pansy chiuse gli occhi, sprofondando nell’immaginazione di quell’incontro. Lo vide in quel suo modo di non essere bello, e cercò subito di dimenticarlo.

«Può succedere».

Minimizzò cercando di sciogliere quel nodo alla gola che le impediva il respiro. A lei non capitava mai di incontrarlo né di vederlo, perché scioccamente faceva di tutto perché non accadesse. Si sentiva un po’ una bambina, tutta presa a remare controcorrente nel mondo degli adulti; dove si ostenta una eterna sicurezza, facendo finta che il cuore non possa spezzarsi.

«Lo inviterai al ricevimento?»

«Come ho invitato tutti gli altri».

Si tirò su, sistemando i capelli e la gonna, tornando a specchiarsi per recuperare la giusta impeccabilità. Blaise restò ad osservarla, meditabondo, sul letto. Pansy incrociò il suo sguardo nello specchio ma non riuscì a sostenerlo tanto a lungo.

«Preferirei che non ti sposassi, Pans».

Le venne da ridere, perché sembrava quasi un suo capriccio.

«Io invece preferirei che tu lo facessi» scherzò cercando di allontanare il desiderio di dargli ragione.

Blaise si ritrasse dalla carezza che fece per rivolgergli, con sguardo oltraggiato e ferito.

«Quella donna non mi avrà mai».

Pansy rise come rideva da bambina e Blaise ebbe l’impulso di abbracciarla. Invece la sua mano si fermò sul suo fianco sottile, fermato a metà da un impaccio di vecchia memoria. Fermi in quel modo, condivisero entrambi il desiderio di prendersi per mano e tornare a ballare quella canzone anni sessanta, in quella strada di Provenza, con Draco alle loro spalle e la certezza di avere tanto altro da condividere insieme.

 

 

What’s next

 

“Tra tutti loro, non c’era dubbio che Draco fosse stato quello che più direttamente aveva combattuto quella guerra.”

 

“Non era una promessa e sapeva che Pansy ne fosse consapevole”.

 

 

Thanking…

 

sweetchiara: Grazie *_* Sono onorata che sia finita tra i tuoi preferiti ^^  Per Draco c’è da pazientare ancora un poco, come sempre il pargolo Malfoy fa la sua comparsa per ultimo certo che tutte le attenzioni siano per lui =P

Nissa: Grazie anche a te =) Sono commossa al pensiero che qualcun altro veda tante altre cose in Pansy, vederla bistrattata in primo luogo dalla sua creatrice mi addolora molto ._.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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