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Autore: ChibiMorag    09/06/2015    4 recensioni
DALLA STORIA:
I miei pensieri sono bloccati da un turbinio di verde e rosso che mi fa abbozzare subito un sorriso. Lily Evans. Lei è la figlia dei vicini, ha nove anni come me e i capelli lunghi e rossi. Non le ho mai parlato in vita mia, anche se so tante cose di lei.
[...]
Restiamo un po’ in silenzio, poi lei si volta, dicendo “sono Lily, comunque…” Lo so, vorrei dire, ma poi mi trattengo e rispondo “Ciao Lily, io sono Severus” e sorrido anch’io.
Salve a tutti, sono tornata!
Questa sarà una piccola raccolta di One Shot sul rapporto di Lily e Severus. Penso che la loro sia una delle storie più tristi della saga di Harry Potter, ma allo stesso tempo tra le più belle. Non so precisamente quante saranno le storielle che pubblicherò su di loro, dipende da quello che la mia testolina bacata riuscirà ad architettare... Beh, bando alle ciance, vi lascio alla storia, con la speranza che vi possa trasmettere qualche emozione... Enjoy!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Ciao, sono la vostra EmilyHope (e chissene! ndTutti)come va? Sono tornata con qualcosa di un po' meno fluffoso stavolta, ma non potevo non pubblicare questa raccolta di cosucce tristi e dolci su Sev e Lily *sospira*.
Bene, ci tengo a dirvi che in questa storia loro NON si mettono insieme (credo), perché ci tengo a far trasparire il più possibile il REALE rapporto tra questi due personaggi che - secondo il mio parere più che profano - sono semplicemente fantastici per come, pur non prendendo mai la parola in prima persona nella storia, hanno comunque un grande spessore e una psicologia sottile e complessa. Ma cosa ve lo dico a fare, se siete qui è perché amate la zia Rowling almeno quanto me, quindi non c'è bisogno che io tessa le sue lodi.
Ultimo avvertimento e poi vi lascio in pace: alcune cose sull'infanzia di Severus le ho inventate, ma se pensate che siano cose troppo inverosimili ditemelo e provvederò a correggere, stessa cosa per errori di qualunque natura. Siate spietati! (non troppo, ricordate che vi voglio bene u.u)

... Enjoy!

FIRST MET.

 
Mi chiamo Severus Snape, ho nove anni. Vivo in campagna, vicino Londra. Sono un mago, un mezzosangue… Il mio gusto di gelato preferito è la fragola, sono allergico al polline e mi piace tanto giocare con la vecchia bacchetta della mamma quando non c’è nessuno a casa…
 
Continuo a ripetere informazioni su di me, aspettando che il cuore rallenti. La mamma diceva sempre che se avevo paura dovevo ripetere una filastrocca, ma non ricordo più come faceva. Allora ho deciso che potevo ripetere cose che sapevo, partendo da quelle facili facili fino ad arrivare alle cose che imparo a scuola. Dipende da quanto mi spavento. L’altra volta, ad esempio, sono arrivato fino a dire i nomi delle città inglesi più importanti per riuscire a fermarmi. Oggi invece è più facile, forse perché lui non c’è. Alla fine è sempre lui a farmi tremare, almeno prima c’era la mamma, ora invece… Un piccolo singhiozzo mi esce dalle labbra, mentre ripenso alla mia dolce e amorevole mamma. È passato solo un mese da quando non c’è più. Piango silenziosamente, quasi con la paura che mi senta qualcuno. Certo, lo so che lui, mio padre, non è in casa, ma non posso fare a meno di tremare all’idea che mi scopra di nuovo a piangere.
All’improvviso un rumore di porta che sbatte mi fa sobbalzare. Sento passi strascicati sulla moquette sporca del corridoio, poi anche la porta della cucina si apre con un botto e io mi rannicchio ancora di più sotto il tavolo dove sono seduto, le ginocchia strette al petto.

“Moccioso! Dove diavolo ti sei cacciato?” romba mio padre. La puzza di quella robaccia che beve mi arriva fin qui, facendomi arricciare il naso disgustato. Ma come si fa a sopportare quest’odore? Non oso immaginare che sapore abbia, se già all’olfatto è così. Il rumore dei passi che si avvicinano al tavolo mi riscuotono dai miei pensieri.
“Ecco dov’eri, canaglia!” esclama, strascicando un po’ le parole, visibilmente infuriato. D’istinto mi ritraggo contro una gamba di legno del mobile, ma lui veloce mi prende un braccio e, stringendolo forte, tanto da farmi venire nuovamente le lacrime, mi trascina fuori, assestandomi un veloce calcio sul sedere.
“Così impari a rispondermi, se ti chiamo.” Dice serio. “Ora fuori dai piedi, inutile moccioso che non sei altro!” un altro calcio, un po’ più forte di prima. Non rispondo, ora che ci penso non ho più aperto bocca da quando la mamma… beh sì insomma… No, non ce la faccio nemmeno a pensarlo. Così esco fuori di casa, appostandomi sotto il vecchio melo in fondo al campo, ormai casa mia. Vengo sempre qui quando papà è ubriaco, se non gli viene la geniale idea di sfogarsi su di me. Che avrò mai fatto di male? Inizio quasi a pensare che abbia ragione quando dice che è solo colpa mia se la mamma non c’è più, che sono cattivo e inutile e che non piaccio a nessuno. Almeno spiegherebbe perché è sempre arrabbiato con me. Eppure sono convinto che per quanto mi dica queste cose, anche lui un po’ mi voglia bene. Insomma… sono suo figlio!
I miei pensieri sono bloccati da un turbinio di verde e rosso che mi fa abbozzare subito un sorriso. Lily Evans. Lei è la figlia dei vicini, ha nove anni come me e i capelli lunghi e rossi. Non le ho mai parlato in vita mia, anche se so tante cose di lei. Viene spesso qui con sua sorella, Petunia. Lei non è molto simpatica, assomiglia tanto ad un cavallo, con quella faccia lunga lunga e gli occhi enormi. La sorellina invece… tutt’altra cosa. Oggi, come sempre, horse-Petunia è lì con lei. Stanno correndo l’una dietro l’altra, poi Lily si ferma e le mostra qualcosa. Sta… non ci credo! Ha appena fatto sbocciare una margherita sul palmo della sua mano! Ma allora… Sapevo che aveva qualcosa di speciale, è una strega! Vedo gli occhi della sorella diventare ancora più grandi e tondi – non credevo fosse possibile – per poi urlare “Sei un mostro! Lo dirò alla mamma” e scappare via terrorizzata. Lily resta lì ferma, immobile. Sono troppo lontano per esserne certo, ma sono convinto che stia piangendo. Sto quasi per uscire allo scoperto, quando mi blocco: all’ improvviso si volta verso di me e inizia a correre. Non mi ha ancora notato. Esco fuori lentamente dal mio nascondiglio e la guardo, per poi sussurrare piano un ciao. Lei mi saluta agitando la mano, gli occhi arrossati e le lacrime ancora sulle guance rosse. D’impulso raccolgo una manciata di foglie secche da terra e le faccio volare piano verso di lei, facendogliele girare attorno. Una si impaglia nei suoi capelli, allora lei se la sfila, guardandomi a bocca aperta. Le sussurro semplicemente “non sei un mostro, per me…” e lei annuisce, sorridendomi apertamente stavolta. Mi prende la mano, poi andiamo a sederci di nuovo sotto il melo, le foglie cadute a farci da cuscino. Restiamo un po’ in silenzio, poi lei si volta, dicendo “sono Lily, comunque…”
Lo so, vorrei dire, ma poi mi trattengo e dico “Ciao Lily, io sono Severus” e sorrido anch’io, per la prima volta dopo settimane.
 
   
 
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