Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Miss One Direction    09/06/2015    7 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
_________________________________________________________
- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 










Mi svegliai molto tranquillamente (fin troppo, rispetto a come ero abituata) e dovetti sbattere le palpebre più volte per far staccare le ciglia tra di loro e  mettere a fuoco sia il luogo dove mi trovavo, sia le circostanze: ero completamente nuda, sotto delle lenzuola che sapevano di Harry, con dei rimasugli di trucco e i capelli completamente lisci ma arruffati. Il pensiero che qualcuno avrebbe potuto vedermi in quelle condizioni mi fece spalancare gli occhi ma, dopo aver incontrato lo sguardo divertito del mio ragazzo, mi tranquillizzai in un secondo: da quanto tempo era sveglio?

- Buongiorno - sussurrò con voce roca, a pochi centimetri di distanza da me.

Non avrei saputo (o potuto) spiegare a parole quanto amassi la sua voce, soprattutto di prima mattina, e, non appena ricambiai il sorriso, gli augurai anch'io il buongiorno.
 





- Piccola... - mugugnò a pochi centimetri dalle mie labbra, continuando ad accarezzarmi le cosce.
Mi focalizzai sul suo collo, in attesa che continuasse e, non appena ricominciò a parlare, mi salirono i brividi lungo la schiena: - Domani mattina non te ne andrai come l'altra volta... vero? -.
Lo guardai negli occhi per pochi secondi e, dopo  aver abituato gli occhi al buio, mi si presentò davanti un faccino da cucciolo bastonato che mi fece sorridere all'istante: potevo essere la ragazza più acida della Terra ma, diamine, ero umana anch'io.
- No. Non me ne andrò più, promesso - sussurrai, per poi ricominciare a baciarlo.
Ed ero sincera: niente avrebbe potuto impedirmi di restare al suo fianco, non di nuovo.
 






Non appena i ricordi della notte precedente mi tornarono alla mente, mi resi conto di quanto fosse meraviglioso potersi svegliare tra le sua braccia, con il suo respiro sulla pelle, con i nostri corpi perfettamente intrecciati tra di loro e mi diedi della stupida da sola: avrei potuto godermi altri momenti come quelli eppure, per semplice vigliaccheria, ci avevo rinunciato.
Il suo profumo era dappertutto: sulle lenzuola, sul cuscino ma, soprattutto, era sulla mia stessa pelle.
Portai istintivamente una mano in mezzo ai suoi, ormai lunghi, capelli e lo attirai verso di me per poi far scontrare le nostre labbra: non ero fermamente convinta del fatto che il mio alito fosse dei migliori ma, in un momento come quello, non ci feci nemmeno caso. Sorrise nel bacio, staccandosi poco dopo per poi lasciarmi vari baci a stampo: non avevo mai visto, fino ad allora, una creatura così fottutamente adorabile.
Si sistemò al mio fianco, poggiando la testa su un braccio e iniziò ad accarezzarmi dall'alto. Le fossette erano ancora ai lati della bocca, rendendolo ancora più perfetto. Sorrisi anch'io non appena sentii i suoi polpastrelli sulla guancia e iniziai a stiracchiarmi per davvero, allungando sia le braccia che le gambe, mentre la mia bocca si spalancava per via di uno sbadiglio. Non avevo idea di che ore fossero ma non mi importava: ogni volta che mi trovavo con Harry, il tempo sembrava fermarsi all'improvviso. Mi baciò una mano con delicatezza, chiudendo gli occhi, per qualche minuto: io, intanto, mi godevo quella bellissima vista al mio fianco.

- Visto? Sono ancora qui - esclamai sarcastica, non riuscendo a smettere di sorridere.

Ridacchiò leggermente prima di iniziare ad accarezzarmi i fianchi, in direzione della pancia, e rispose: - E io non potrei esserne più felice -.
Senza rendermene conto, ci stavamo comportando come tutte quelle coppiette che, da single, mi avevano sempre fatto ribrezzo eppure, sotto le grandi mani di Harry, non mi dispiacque nemmeno un po': non ero la ragazza più dolce del mondo, vero, ma qualche smanceria potevo concedermela anch'io, no?
Il suo respiro caldo mi fece salire i brividi più di una volta, insieme a una pelle d'oca di cui, sperai, non si accorgesse: ero troppo orgogliosa per ammettere quanto stessi bene tra le sue braccia, non era nel mio stile. Non stavo provando nessun tipo di imbarazzo, considerando il fatto delle nostre complete intimità a contatto, e mi sentii in pace con me stessa per tutto il tempo: era come se, con lui, ogni tassello della mia vita fosse tornato al posto giusto, rendendomi la testa più leggera e il battito cardiaco più regolare. Anche se, diamine, avere Harry accanto a me corrispondeva a miliardi di palpitazioni al secondo.
Iniziò a tracciare dei cerchi attorto al mio ombelico e, dopo aver leggermente sfiorato il piccolo neo all'interno di esso, ricominciò con i suoi percorsi irregolari sul resto del mio ventre: avevo sempre amato quella piccola macchiolina scura all'interno del mio ombelico e, quando l'aveva notata anche lui per la prima volta, gli era comparso un leggero sorriso. Era convinto fosse un particolare caratteristico della mia persona e che riuscisse a distinguermi dall'enorme massa di pecore tutte uguali che eravamo ormai abituati a vedere per le strade. Sorrisi a quell'affermazione così esatta di quella società e lasciai che le sue dita esplorassero il mio corpo ancora per un po': avrei rischiato di riaddormentarmi, di quel passo, ma non mi importava.
Diedi veri e propri segni di vita solo qualche tempo dopo, affermando un divertito: - Chissà quando hanno ricominciato a tornare lisci i miei capelli: mi piacerebbe sapere se hanno battuto il record di un'ora - che fece sorridere anche Harry.

- Beh, ti chiedo umilmente scusa per non averci prestato la dovuta attenzione - rispose il mio ragazzo, iniziando a sovrastarmi con la sua figura. - Ma, sai, ero impegnato a godermi i tuoi gemiti, mentre mi pregavi di continuare a farti stare bene -.

Scoppiai a ridere di gusto insieme a lui, pronta a colpirlo leggermente per quell'affermazione così perversa, ma me lo impedì lui stesso non appena si spalmò completamente su di me, baciandomi il collo e accarezzando ogni centimetro della mia pelle nella parte superiore del corpo.

Non fai prima a dire che ti stava letteralmente palpando?

Sentii le sue labbra piegarsi in un sorriso contro il mio epidermide ma lo lasciai continuare, sentendomi fin troppo fortunata per averlo accanto: cosa avrei mai potuto desiderare di più? Mi morsi il labbro inferiore, chiudendo gli occhi e continuando ad avere la pelle d'oca, e lasciai che proseguisse: Dio solo sapeva quanto amassi i baci sul collo, soprattutto quelli da parte del mio ragazzo.
Avremmo potuto continuare a vivere nella nostra magica intimità in tutta tranquillità, se la porta non si fosse spalancata all'improvviso, mostrando i ragazzi e tutto il loro disgusto alla nostra vista. Sia io che Harry cacciammo un urlo degno di un'opera lirica e, dopo essersi reso effettivamente conto del mio quasi completo petto scoperto, il mio ragazzo si appoggiò ancora di più per coprirmi: possibile che non si riuscisse ad avere un minimo di pace in quella casa?

- Woah, ragazzi: siamo sicuri che ci avete dato dentro già stanotte; non avrete mica intenzione di continuare? - esclamò
Louis, grugnendo disgustato.

Lo guardai con occhi infuocati, scatenando la sua risata, e sospirai afflitta non appena notai le espressioni complici dei restanti tre ragazzi: volevo un bene inimmaginabile ad ognuno di loro, ma in quel momento li avrei uccisi molto volentieri uno per uno.
Avrei dovuto ricordarmi di fargliela pagare, magari con la stessa moneta.
Sia io che Harry sbuffammo contemporaneamente e, dopo aver atteso qualche istante, non riuscimmo ancora a capire cosa ci facessero lì impalati: nessuno dei due andava più a scuola o aveva altro da fare quindi, per il mio profondo amore per gli unicorni, qual era il vero motivo che li aveva condotti fino a quella dannata porta?

- Non per rovinarvi l'infanzia... Ma nessuno dei due possiede ancora il dono della lettura del pensiero - esclamai sarcastica, facendo sorridere il ragazzo sopra di me.

Io e il mio solito sarcasmo mattutino.
Zayn, Liam e Niall cercarono di trattenersi, forse per non offendere Louis, mentre quest'ultimo non aveva idea di come rispondere: avevo appena zittito Louis Tomlinson, signore e signori.
Quest'ultimo si grattò la nuca per qualche minuto, cercando una sorta di risposta abbastanza provocatoria per superarmi ma, non appena si rese conto di aver perso, arrivò finalmente al punto dell'intera situazione: - Le ragazze sono al piano di sotto quindi, mi dispiace, ma dovrete rinunciare al vostro secondo round -.
Avrei voluto, come minimo, schiaffeggiarlo scherzosamente ma, non appena Harry si rese conto di non essere molto distante dal preservativo che avevamo usato la notte precedente, si allungò leggermente e lo afferrò con la punta delle dita, prima di esclamare: - E chi ha mai parlato di “secondo” round? - e lanciare l'oggetto verso quei quattro impiccioni, facendoli scappare per il disgusto.
Noi, nel frattempo, non riuscivamo a smettere di ridere.
Dovetti asciugarmi una lacrima per le troppe risate e, dopo aver ricevuto un ennesimo bacio sul collo da Harry, fummo costretti ad alzarci per davvero: avrei indossato una maglia del mio ragazzo come vestaglia, non prendendo nemmeno in considerazione il vestito usato durante la nostra prima, vera uscita. Avrei dato qualsiasi cosa per poter rimanere a letto per tutto il resto della giornata ma, con tutta quella gente, potevo andare certa in partenza che non sarebbe stato minimamente possibile: esisteva un girone dell'Inferno anche per tutte quelle persone così attive, ne ero sempre più convinta.
Mi salì un senso di sconforto non appena pensai ai migliaia di commenti e di battute che avremmo dovuto sopportare, non appena saremmo andati al piano di sotto, ed emisi un verso da cucciola arrabbiata che fece sorridere il mio ragazzo: lui, invece, sembrava felice come un bambino il giorno di Natale. Anche io ero tremendamente felice, con un sorriso da ebete soffocato dalle guance e dalla fossetta, ma non lo avrei mostrato a mezzo mondo: mi sarei resa solo più vulnerabile a commenti scomodi e imbarazzanti. Dovevo essere superiore alla situazione e, nonostante le guance mi si stessero già colorando di rosso, cercai di trattenermi in tutti i modi.
Osservai Harry vestirsi, con i suoi soliti capi d'abbigliamento strambi, e scoppiai a ridere nell'esatto momento in cui fece finta di essere su una passerella, iniziando a sculettare vistosamente, capendo di essere osservato dalla sottoscritta. Amavo il modo in cui cercasse di non mettermi in imbarazzo, in certe situazioni, e lo ringraziai mentalmente per la risata che mi aveva provocato: non avrei saputo descrivere a parole la felicità e l'adrenalina che mi stava scorrendo nelle vene dal giorno precedente. E tutto per merito di quel capellone che stava ancora sculettando.
Indossai un suo maglione grigio, che mi arrivava al ginocchio, e presi un paio di calzini dal suo cassettone, per poi infilarmi le Converse che Liam mi aveva gentilmente riportato dal piano di sotto. “Legai” i capelli in una delle code più mal-formi che avessi mai realizzato con un elastico di Harry e lasciai che le chilometriche maniche del maglione mi inghiottissero le braccia: mi sentivo avvolta dal quel profumo per cui andavo matta e non avrei potuto sentirmi più coccolata. Non avevo pantaloni o altro ma, avendo il sedere e le cosce coperte, feci finta di nulla: non avrei potuto sedermi a gambe incrociate o larghe ma, in fondo, non sarebbe stato poi così male. Lasciai un bacio a stampo a Harry (che poi lui volle approfondire leggermente, ma dettagli) e gli dissi di iniziare a scendere, mentre io mi rifugiavo in bagno per togliere ogni singolo residuo di trucco della sera precedente. In un certo senso, avevo un leggero timore nel guardarmi allo specchio, non conoscendo le mie effettive condizioni, e diventai pallida non appena mi trovai davanti alla mia immagine riflessa: il fondotinta, stranamente, era ancora leggermente presente ma il mascara, esattamente come l'ombretto, mi aveva reso gli occhi come quelli di un effettivo panda. Non riuscii a capire il motivo per il quale Harry, o i ragazzi, non fossero scappati alla mia vista ma decisi di pensarci successivamente, troppo impegnata a bagnarmi il viso con dell'acqua gelida: non avrei potuto usare uno struccante, essendo in una casa abitata da maschi, ma provai comunque a struccarmi grazie solo ad acqua e forza di volontà. Mi ci volle un quarto d'ora buono, e uno strofinamento a dir poco agonizzante, prima di poter finalmente alzare il viso e trovarmi come mia madre mi aveva fatta: inutile dire che mi pentii immediatamente di essermi struccata. Se prima mi ero paragonata a un panda, in quel momento assomigliavo ad un Heidi un po' troppo cresciuta, con le guance praticamente viola per il troppo strofinare e gli occhi minuscoli. Mi resi conto di non poter tornare indietro solo successivamente e, dopo essermi stretta la coda e aver fatto pipì, mi decisi a scendere al piano di sotto dagli altri: erano abituati al mio aspetto così sciatto, non ci avrebbero nemmeno fatto caso.
Non appena scesi le scale, venni assalita da fischi, urli, esulti, abbracci e versi di incoraggiamento di ogni singolo tipo: diventai ancora più rossa non appena Louis affermò un forte “E andiamo, ragazzi!” che mi fece ricordare l'intera notte precedente. Harry, nel frattempo, venne trascinato vicino a me per poter dare una rappresentazione d'affetto: ero convinta che, con il carattere serio che si ritrovava, si sarebbe limitato ad un banale bacio sulla guancia o un abbraccio.
E invece no.
Mi afferrò per il fianchi, mi fece prendere un colpo quando mi tenne stretta durante un casqué, e mi regalò uno di quei baci memorabili che si possono vedere solo nei film d'amore. Mi sembrò un gesto fin troppo azzardato ma, non notando nessun tipo di imbarazzo o freno da parte del mio ragazzo, ricambiai ogni cosa: mi ressi a lui, infilando le mani tra i suoi capelli, e schiusi le labbra non appena sentii la sua lingua insistente.
I nostri amici continuarono ad esultare per tutto il tempo e, non appena ritornammo in posizione eretta, guardai Harry con occhi spalancati, un sorriso meravigliato ed un incredibile calore alle guance: cosa diavolo gli era preso così all'improvviso? Dall'altra parte, il diretto interessato mi stava guardando come se fosse tutto normale e un sorriso genuino non ne voleva sapere di scomparire da quella bocca leggermente gonfia, a causa del bacio di qualche istante prima.
Vederlo così felice, dopo tutti i casini che avevo combinato la sera precedente, mi fece entusiasmare fino alle ossa e mi sentii fiera di me stessa. Ne avevo la prova davanti agli occhi: qualcosa in lui era ormai cambiato e, per quanto non volessi vantarmi, era soprattutto merito mio. Stava rompendo lo scudo che si era costruito attorno fino ad allora e stava ricominciando a godersi quel mese scarso che gli sarebbe rimasto di adolescenza, come giusto che fosse. E il fatto che io potessi stargli accanto, godendomi ogni istante di quel cambiamento, mi rendeva ancora più entusiasta e orgogliosa.
E fu allora che mi resi conto del fatto che non avrei mai potuto provare più di quella felicità in qualche altro momento o in qualche altra circostanza. 
Harry era la ragione del mio reale sorriso, del mio profondo orgoglio, della mia maggiore determinazione: era, semplicemente, la salvezza che avevo sempre immaginato nella mia testa ma che, fino ad allora, aveva sempre e solo combaciato con i personaggi di qualche romanzo o di qualche serie tv.
La situazione tornò alla normalità solo quando Daniela ci richiamò tutti a mangiare, aggiungendo che quel profumo delizioso proveniente dalla cucina era stato creato dalle sue manine e da quelle di Niall: non che cucinasse male gli altri giorni ma, vedendola così entusiasta per un semplice pranzo tutti insieme, iniziai a diventare leggermente più sospettosa. Avevo un certo istinto per le bugie e le prese in giro, qualità in comune con la mia amata Emma Swan in Once Upon A Time, e l'energia un po' troppo eccessiva dell'irlandese rappresentò la prova di qualcosa di losco. Non avrei rovinato quell'entusiasmo con tesi senza prove, ma corrugai comunque le sopracciglia e cercai di tenermi a mente di tenere occhi e orecchie ben aperti.
Mi sedetti accanto a Harry e, durante tutte le portate, non feci altro che rimanere sempre più perplessa: un pranzo del genere non lo avevo consumato nemmeno al più grande dei matrimoni a cui avevo partecipato fino ad allora (e, volendo diventare una Wedding Planner, potevo andare fiera di aver partecipato a un numero decisamente chilometrico di cerimonie).
Non appena Daniela ci mise davanti agli occhi anche un budino al cioccolato, per concludere in bellezza, non seppi più trattenermi. Mi alzai di scatto dalla sedia, riuscendo ad attirare l'attenzione di tutti, e incrociai le braccia al petto prima di domandare un seccato: - Okay, ora basta. Che diavolo sta succedendo qui? -. Odiavo dover smorzare un'atmosfera ma, allo stesso tempo, non sopportavo nemmeno dover far finta che fosse tutto normale: quei due avevano combinato qualcosa ed ero decisa a scoprire cosa. La mia amica capì immediatamente di essere stata scoperta e iniziò a tingersi di bianco, ogni minuto un po' di più: sapeva che non mi sarei lasciata prendere così facilmente in giro e, dallo sguardo che le stavo dedicando, mi sembrò quasi di vedere un brivido attraversarle l'intera spina dorsale. Al contrario di quello che mi aspettavo, anche il resto del gruppo si unì alla mia espressione seccata ma incuriosita e l'intera attenzione si concentrò sui due ragazzi in piedi, a capo-tavola. Questi ultimi, sentendosi all'angolo, sgranarono gli occhi nello stesso momento e Niall iniziò persino a passarsi ripetutamente la mano tra i capelli: un segno che, col tempo, avevo imparato a distinguere come nervosismo più profondo.

- Amore, dobbiamo dirglielo - esclamò l'irlandese alla sua ragazza, dimenticandosi per un attimo di tutti noi.

Daniela lo guardò di rimando, mordendosi le labbra, e scosse un paio di volte la testa: dal colorito che aveva, avrei potuto andare certa del fatto che sembrasse ‘leggermente’ terrorizzata.

- Amore, tanto lo verranno a sapere comunque, prima o dopo - continuò Niall, nell'impresa titanica di tranquillizzarla.
- Scusate l'interruzione - mi intromisi, stanca di quei tentativi inutili di temporeggiare. - Ma mi sto leggermente innervosendo e lo sapete meglio di me che non è esattamente una cosa positiva -.

Il mio intervento fece appesantire ancora di più la situazione e, non appena richiusi la bocca, la mano di Harry si posizionò subito sul mio fondoschiena e mi attirò più vicino a lui: lo aveva fatto per farmi calmare, senza nessuna aggiunta perversa, ma nemmeno il suo tocco riuscì a distrarmi. Lo guardai per un secondo dall'alto, incontrando un suo sorrisino forzato, ma ormai l'ansia e la curiosità mi stavano lentamente rosicchiando ogni centimetro dello stomaco.
Daniela, dopo un lungo sospiro, sembrò finalmente convinta e, stringendo la mano del suo ragazzo, iniziò: - Ragazzi, quello che stiamo per dirvi potrebbe scioccarvi perché, almeno all'inizio, ha scioccato anche noi... Ma voglio che sappiate che non cambierà niente e che rappresentate la famiglia che ogni adolescente desidererebbe. Ne abbiamo passate di tutti i colori ma siamo ancora qui e sono sicura che resteremo insieme fino a quando ognuno di noi sarà un'ottantenne rincoglionito e dovrà raccogliersi la dentiera ad ogni risata. Vi vogliamo un bene inimmaginabile e non potrei mai trovare le giuste parole per ringrar- -.

- Io e Dani aspettiamo un bambino - la interruppe Niall, dando fine a quel monologo infinito.

Il respiro di ogni presente nella stanza si mozzò nello stesso frangente, processo successivo a un complessivo sgranamento degli occhi generale, e il tempo sembrò fermarsi all'improvviso: nessuno ebbe la forza di parlare e io, dal canto mio, fui costretta ad aggrapparmi alla mano di Harry pur di non lasciarmi andare ad un mancamento che mi avrebbe condotta direttamente verso il suolo. Quelle sei parole continuarono a girarmi nel cervello per ogni momento successivo alla notizia e non riuscii nemmeno a bagnarmi le labbra, diventate improvvisamente secche come il deserto, o sbattere le palpebre: non ero rimasta così basita nemmeno alla notizia del matrimonio di Nick. I ragazzi non sembravano, di certo, messi meglio di me: a Louis tremavano le labbra, Mara aveva lasciato cadere il cucchiaino con un tonfo secco, Margaret aveva la mascella a terra e tutti gli altri erano un mix perfetto di tutte le nostre espressioni. Niall e Daniela sembravano ancora più spaventati, non riuscendo a distinguere i nostri completi stati d'animo, e, continuando a non dire nulla, iniziai a pensare alle conseguenze di quella gravidanza così inaspettata: ci sarebbe stato un bambino, due dei miei migliori amici sarebbero diventati genitori, avrebbero passato meno tempo con noi, non avremmo più potuto vivere tutti sotto lo stesso tetto, non avremmo più potuto fare le prime cose che ci passassero per la testa... Il mio intero cervello era come diviso in due parti ben separate: una parte scalpitava dalla gioia più assoluta mentre l'altra era confusa, preoccupata e anche un po' triste. Niall e Daniela avevano poco più di vent'anni, diamine: avevano ancora un'intera vita davanti, eppure avrebbero dovuto avere ristrettezze continue a causa di quella creatura nella pancia della mia amica. Nonostante fossi d'accordo sul fatto che un bambino fosse un dono dal cielo in ogni circostanza, iniziai anche a chiedermi se quei due fossero davvero pronti per prendersi cura di un figlio: la più responsabile dei due era Daniela, questa era l'unica certezza, ma, riflettendo anche su quell'irlandese innamorato, alla fine capii che anche lui avrebbe amato con tutto sé stesso quella creatura. In fondo, era il frutto del loro amore.
Avrei voluto iniziare ad esultare insieme agli altri ma, non appena non sentii più il calore della mano di Harry, mi girai verso di lui e rimasi senza fiato nello stesso istante in cui lo vidi accasciarsi al suolo, dopo aver alzato gli occhi al cielo. L'intera attenzione, soprattutto la mia, si concentrò sul ragazzo a terra e, subito dopo, persi ogni briciolo di calma e auto-controllo in mio possesso, andando nel panico più totale: avevo già assistito a degli svenimenti (quello di Louis alla vista di Giulia era stato uno dei tanti) e avevo sempre mantenuto un sangue freddo paragonabile a quello di un rettile. Eppure, in quella situazione, l'unica cosa che riuscii a mantenere furono le gambe molli in piedi.
Si levò un coro di ‘Harry!’ in pochi secondi e, nonostante volessi esclamare anche io qualcosa, la saliva sembrò scomparire completamente, lasciandomi la gola più secca del Sahara. Il respiro iniziò a mancarmi sempre di più e fu allora che sperai davvero di non svenire: perché gli attacchi di panico dovevano venirmi sempre nei momenti peggiori? Avrei voluto piegarmi anche io sulle ginocchia, come avevano appena fatto Liam e Zayn per cercare di rianimare il mio ragazzo, ma, per colpa di quel maledetto attacco, dovetti concentrarmi maggiormente sulla mia mancanza di ossigeno: afferrai lo schienale della sedia con entrambe le mani e mi piegai leggermente in avanti, cercando di respirare in modo più regolare e profondo, anche se inutilmente. Fu solo questione di attimi prima che Louis mi si avvicinasse preoccupato, anche più di prima: - Manu? Manu, tutto bene? -.
Lo guardai di traverso, alzando un sopracciglio, e cercai di parlare nonostante il respiro debole: - Secondo te? -. Uscii più come un sussurro che una vera e propria esclamazione, ma bastò comunque a farlo andare nel panico: - Porca puttana, prima Harry e ora tu! Stai calma, ti prego... Fai dei bei respiri profondi: ecco, così. Merda, cosa cazzo ho fatto di male? -.
Il fatto che si preoccupasse così tanto per me mi avrebbe fatta sentire amata, in un'altra situazione... Di certo non proprio mentre stavo lottando contro me stessa per incamerare un po' d'aria.
Lo avrei mandato a quel paese molto volentieri, se avessi potuto respirare normalmente, ma non rinunciai comunque a una delle occhiate più cattive che avessi mai lanciato a qualcuno. Il mio migliore amico, dal canto suo, non faceva altro che passarsi le mani tra i capelli, imprecando ogni cinque minuti, mentre l'intera cucina andava nel più completo panico: Louis non sapeva se assistere me o il ragazzo a terra, Mara cercava di richiamare tutti all'ordine, anche se la sua più completa disperazione era visibile da chilometri, e gli altri stavano cercando di far rinvenire Harry. Mi sentivo il cuore a mille, a causa dell'incapacità di respirare regolarmente, e la situazione non fece altro che peggiorare con il passare dei minuti: se fossi rimasta lì un altro po', avrei fatto compagnia a Harry per terra. Riuscivo a ricordare solo due episodi dove degli attacchi di panico erano riusciti a spaventarmi sul serio (uno, il primo di una serie ancora presente, durante una pesante litigata con i miei, l'altro subito dopo la rottura con Nick) ma mi convinsi ad aggiungere un terzo punto alla lista solo quando continuai a non respirare bene dopo quasi mezz'ora. Svuotavo e riempivo i polmoni troppo velocemente, non riuscendo ad incamerare abbastanza aria, ed ebbi il terrore improvviso di dover correre all'ospedale pur di non collassare: i ragazzi avrebbero pensato a me e non a Harry e non doveva assolutamente essere così. Era lui quello a stare peggio, lui aveva bisogno d'aiuto. 
Mia madre, durante il primo attacco, era riuscita a farmi tranquillizzare solo parlandomi ma in quel momento, nonostante i continui ed insistenti incoraggiamenti di Louis, sembrò tutto inutile: le sue parole mi arrivavano ovattate, coperte dal battito troppo accelerato del mio cuore che mi stava solo facendo innervosire maggiormente. Il pensiero che Harry non riuscisse a riprendersi per poco non mi fece cedere le ginocchia ma, all'improvviso, ogni cosa sembrò scomparire: mi bastò un ‘Manu’ sussurrato. Mi girai verso il gruppo e, incrociando gli occhi del mio ragazzo, fui invasa da una felicità imparagonabile: sorrisi leggermente, per quanto l'immagine di me stessa con difficoltà respiratorie lo permettesse, e ogni presente nella stanza sembrò tirare un sospiro di sollievo nello stesso momento. Avrei voluto godermi il momento ma, purtroppo, a differenza di uno svenimento, un attacco di panico non è una passeggiata da cui ci si può riprendere subito: i polmoni incamerano troppa poca aria in un tempo troppo ridotto e, finché l'intero organismo non si rilassa, non c'è nessuna possibilità di fermarlo. Ricordai la spiegazione di mia madre, durante uno dei attacchi più difficili che avevo dovuto superare, e avrei voluto sospirare, dandole ragione per l'ennesima volta: “È tutto nella tua testa. Se non fossi preoccupata, impaurita o repressa, non starebbe accadendo nulla. Devi solo cercare di calmarti: nessuno può fare nulla se la causa di tutto si trova nel tuo cervello”. Avrei continuato a navigare nei consigli della mamma, con le orecchie inondate da un tum tum sempre più veloce, se due braccia non mi avessero avvolto i fianchi da dietro, in una stretta leggermente debole ma dolcissima: le mie narici si inondarono di una vampata di Blue The Chanel e, non appena sentii anche un respiro regolare sulla nuca, chiusi istintivamente gli occhi.

- Piccola, sono qui - sussurrò piano, sfiorandomi l'orecchio con ogni delicato movimento delle labbra.

Schiusi le labbra quasi subito e, dopo solo pochi istanti, tutti i nodi e le preoccupazioni nel mio cervello sembrarono attenuarsi, fino a scomparire quasi del tutto: il respiro divenne sempre più regolare, il battito del cuore si allontanò lentamente e, dopo aver poggiato due dita sul collo, mi tranquillizzai maggiormente non appena sentii i battiti di nuovo regolari.
Mi girai quasi subito, lanciandomi tra le braccia di Harry ancora con gli occhi chiusi, e ringraziai mia nonna istintivamente per averlo fatto riprendere. Mi strinse forte, continuando a sussurrarmi frasi stereotipate per farmi calmare, ma, in quell'occasione, non ci feci nemmeno caso e continuai ad affondare la faccia in quella massa di capelli lunghissimi: non mi importava il fatto che stesse utilizzando frasi da completi cliché, ripetute da mezzo mondo fino alla nausea perché, in fondo, l'importante era che si fosse ripreso e che stesse bene. 
Dopo quella mezza Apocalisse per via di una notizia del tutto inaspettata, Louis sembrò riprendersi come noi e iniziò ad urlare peggio di prima: - Voi mi volete morto! Vi rendete conto dello spavento mi avete fatto prendere, razza di coglioni, teste di minchia?! Mi saranno venuti i capelli bianchi in anticipo, per colpa vostra! - prima di buttarsi su di noi e stringerci.
Nella stanza iniziarono a volare piccole risa un po' da tutti, anche dalla sottoscritta, ma non persi l'occasione per contraccambiare: - Non era Zayn quello con l'ossessione per i capelli? -. Bastò quel commento a far tranquillizzare ogni persona riguardo al mio stato di salute in quel momento e, dopo un bacio sulla fronte da Harry, non persi tempo a chiedergli come stesse lui, prima di aggiungere: - Non volevo far spaventare anche te, è solo che ti ho visto lì a terra e... Ho iniziato ad andare nel panico -.

- Io avrei reagito peggio di te, se mi fossi trovato al tuo posto - rispose ridacchiando, prima di lasciarmi un dolce bacio proprio sulla fossetta.

Quando ci girammo di nuovo verso Daniela e Niall però, sentii una vera e propria morsa nel petto: la mia amica aveva il viso nascosto nel petto dell'irlandese e i suoi singhiozzi sarebbero potuti essere uditi sin dalla strada. Potei solo immaginare lo spavento che le avevamo fatto prendere e mi sentii in colpa da morire nello stesso istante in cui la vidi: dovevo imparare a trattenermi, diamine. Il suo ragazzo le accarezzava la schiena, dicendole di non preoccuparsi, visto che ci eravamo appena ripresi entrambi, ma sembrò inutile: Daniela non voleva staccare il viso dalla felpa di Niall e continuò a piangere per un tempo che non riuscii proprio a calcolare ma che mi sembrò comunque troppo lungo.

- Dada, è tutto okay - aggiunse Mara, avviandosi verso di loro.

Tutti noi la imitammo, sentendoci in colpa allo stesso modo, ma non avrei mai permesso che una così bella notizia si tramutasse in una catastrofe. Non avevamo impiegato 
nemmeno un momento per chiedere ai due futuri genitori cosa avessero in mente di fare o come si sentissero, dando per scontato che non volessero effettivamente quel bambino, e bastò quel pensiero a farmi sentire ancora più in colpa: avevamo dato tutto per scontato ma forse, dal loro punto di vista, quella notizia era arrivata come un regalo meraviglioso, come giusto che fosse, invece che come una tragedia.
Mi si accese una lampadina quasi subito e, sperando che l'idea potesse funzionare, corsi come un fulmine in camera mia. Non ero proprio la candidata migliore nel confortare le persone, un difetto che mi era sempre pesato, ma conoscevo fin troppo bene l'amore della mia amica verso le cose semplici: per questo motivo afferrai velocemente il peluche prescelto sul mio letto e ricorsi di nuovo al piano di sotto. Era il coniglietto che mi aveva regalato mia nonna alla nascita e lo avevo tenuto sempre con me, con la mia visione immaginaria del momento in cui lo aveva consegnato a mia madre, e sperai con tutta me stessa che riuscisse a far risollevare l'umore: in caso contrario, sarei potuta andare fiera del fatto di averci, quantomeno, provato.
Lo scenario che mi si presentò davanti non appena misi di nuovo piedi in cucina fu lo stesso di quando lo avevo lasciato ma, prima che qualcuno potesse effettivamente vedermi, presi un bel respiro profondo e posizionai il coniglietto davanti alla faccia, in modo che potesse essere inteso con il effettivo viso: era un sciocchezza infantile ma, allo stesso tempo, sperai davvero che funzionasse a strappare qualche sorriso. Non riuscii a vedere le espressioni di tutti gli altri, anche se riuscii ad intuirle, a causa delle leggere risatine che si lasciarono scappare, e proseguii verso la mia amica e Niall: una volta arrivata, le toccai la spalla un paio di volte e aspettai che si girasse a tutti gli effetti verso di me. Tutti erano a conoscenza dell'importanza emotiva dell'oggetto tra le mie mani e fu per quel motivo che, dopo essersi resa conto dell'intero piano per farla sorridere, Daniela si staccò dal suo ragazzo e mi abbracciò fortissimo: pregai che non ricominciasse a piangere o non sarei riuscita a sopportarlo.

- Allora: chi di noi avrà l'onore di battezzare il pupo? - esclamai sicura di me, accarezzandole la schiena.

Sentii il suo petto muoversi velocemente contro il mio, segno che stesse ridendo, e, alzando lo sguardo, riuscii a notare anche un occhiolino da parte di Harry che mi fece sorridere insieme a tutti i presenti nella stanza. L'atmosfera si alleggerì notevolmente, grazie a un peluche datato a quasi vent'anni prima, e gli altri non persero nemmeno un istante ad aggiungersi all'abbraccio: pochi secondi dopo, eravamo tutti impegnati a cercare di respirare, troppo vicini in una stretta di ben nove persone. Quel bambino non sarebbe risultato nessun tipo di errore o impedimento: sarebbe stato amato da una mandria di pazzi e, di quello ne ero convinta, non sarebbe mai rimasto solo.
Passammo il resto del pomeriggio a ridere e fare previsioni sul bambino, come il sesso o i potenziali nomi, e mi sentii incredibilmente serena per tutto il tempo, con la testa sul petto di Harry, accompagnata dal battito costante del suo cuore e dalle risate dei nostri amici. Avrei potuto vivere di quella melodia per il resto dei miei giorni. Utilizzando una frase che Niall aveva usato con Daniela una volta, durante una serata-cinema: “Il battito del cuore della persona che amiamo più di noi stessi, potrebbe tranquillamente diventare la melodia di una canzone meravigliosa”.
Non mancarono i ‘litigi’ per via della scelta della madrina e del padrino, o per il fatidico sesso della creatura, ma non potei fare altro che dire la mia e scoppiare successivamente a ridere insieme a tutti gli altri. Feci notare l'umorismo dell'intera situazione, facendo riferimento alla presa in giro da parte di Daniela per il primo appuntamento mio e di Harry la sera prima, e feci ancora fatica a crederci: colei che aveva avuto il coraggio di sfottermi riguardo alle precauzioni, in quel momento aveva un bambino all'interno del suo grembo. Se quello non poteva essere considerato come uno scherzo del destino, non riuscivo davvero a capire cos'altro potesse rappresentarlo.
La giornata avrebbe potuto concludersi magnificamente, se una chiamata improvvisa non avesse fatto illuminare il cellulare del mio ragazzo: sullo schermo comparve solo un cuore come nome del contatto, fatto che mi fece accigliare. Ero io la sua ragazza eppure mi aveva memorizzato come ‘Lei <3’: chi diavolo si celava dietro a quel cuore, allora?
Alla vista di quella persona, lo spilungone si congedò praticamente all'istante, facendomi sbattere la testa contro il tessuto del divano dalla fretta e fu allora che grugnii infastidita: stavo diventando sempre più curiosa e, perché no, anche gelosa ma, quant'era vero che ero alta come un Puffo, non lo avrei mai ammesso ad alta voce. A costo di dover andare in giro con una di quelle camicie improponibili di Harry.
Seguii quest'ultimo in cucina due minuti dopo, lasciando perdere i divertiti ‘Manu, placati’, ‘Ci sarà da divertirsi’ eccetera dei ragazzi, e mi appostai proprio dietro la porta per spiare la conversazione: sinceramente? Il mio ultimo pensiero al momento, fu il fatto che spiare non fosse una buona azione.
Harry era rivolto verso il ripiano, in piedi, e stava sorridendo come un ebete mentre teneva il telefono sull'orecchio con una mano e con l'altra si scompigliava i capelli: aveva uno di quei sorrisi che ci si stampa in faccia non appena si vince alla lotteria. Personalmente, non avevo mai vinto alla lotteria ma mi sembrò comunque un sorriso di quel genere.
Socchiusi gli occhi dalla rabbia, stritolando il legno della porta tra le mani dove aver riconosciuto una voce femminile dall'altra parte dell'apparecchio, ma mi sentii letteralmente il sangue ribollire nelle vene non appena sentii da parte di Harry un entusiasta, e fin troppo intenerito: “Mi manchi da morire anche tu. Non vedo l'ora di rivederti, davvero”.
Serrai le palpebre per tutto il resto della conversazione, composta da risate e altre effusioni varie e, non appena ebbe finito, tornai sul divano con il fumo alle orecchie: dovevo essere completamente rossa in viso ma, sinceramente, non poteva importarmene di meno.
Non avrei rinunciato a Harry per nessuna ragione, non volevo commettere lo stesso errore anche con lui, e ripromisi una cosa a me stessa nello stesso istante in cui il colpevole ritornò da noi: a costo di dovermi prendere per i capelli con la tizia dietro al cuore maledetto, avrei usato ogni singolo mezzo in mio possesso pur di non perdere quello spilungone dai capelli chilometrici.
Doveva iniziare una gara? Bene. Anche perché avevo iniziato a dimenticare la sensazione di un bel gancio sulla guancia di qualcuno.
E, nonostante il mio criceto cercasse di farmi ragionare, dovetti ammettere di avere le mani abbastanza frementi.
 









 

                                                                                                       I'm not jealous... No. 








Spazio Autrice: Hello, everyone! 
Non mi faccio sentire da qualche mese, me ne rendo conto, ma, come tutte voi, la scuola ha inciso molto: ho avuto le ultime due settimane con ben 11 compiti in classe e mi sto riprendendo lentamente. 
Questo capitolo è stato un parto perché l'idea c'era ma, diamine, non avevo idea di come esprimermi: direi che è un problema che mi affligge spesso. L'idea che ho in testa è meravigliosa ma, una volta scritta, sembra sempre più mediocre. 
In generale, cosa ne pensate davvero? Manuela ha fatto a pugni con qualcuno in passato, LOL.
Avevo bisogno di scomberare il territorio e, in tutta sincerità, non ho idea del dove mi sia saltato in mente il bambino: sapevo solo che qualcuno avrebbe dovuto allontanarsi leggermente e, tirando a sorte (troviamo una via di fuga così), ho optato per Niall Daniela.
La storia si sta avvicinando sempre di più alla fine e, grazie a un'idea che mi è venuta all'improvviso, ho deciso che, oltre all'ultimo capitolo, aggiungerò anche una sorta di extra: penso sia una cosa simpatica e scoprirete di cosa si tratta solo a battenti chiusi u.u
Che ne dite di passare alle domande?
1) quale coppia pensavate sarebbe stata la prima ad impegnarsi (non solo con un bambino, ma anche col matrimonio)?
2) qual è stata la vostra reazione a questa sorta di Apocalisse?
3) chi credete che sia la cosiddetta baldracca dietro il cuoricino?
4) secondo voi, l'intera faccenda come si risolverà?

5) solo io penso che la gif sia meravigliosa? HAHAHAHA
Voglio approfittare di questo momento per ringraziare una persona: senza la mia cara perfezione, meglio conosciuta come
 
 Ranyadell'intera idea dell'Apocalisse non mi sarebbe mai venuta e ci avrei messo MOLTO più tempo ad aggiornare. Spero che la One Shot su Luke Hemmings (dedicata alla mia migliore amica, citata prima), nonché futura serie, vi piaccia e, al riguardo, non dimenticate di passare e di farmi sapere cosa ne pensate: è la storia più significativa che io abbia mai scritto e mi farebbe un piacere enorme <3
Direi che posso concluderla qui e, che dire: cercherò di essere più puntuale.

Peace and Love
Xx Manuela



 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Miss One Direction