Dirty dancing
***
Damon rallenta il
movimento ritmico appena capisce, dal respiro e dal braccino paffutello che
cade mollemente, che la piccola si è finalmente addormentata.
Ancora gli ci vuole un
po’ per far sì che crolli senza troppe storie, prova sempre ad
imitare quello che vedeva fare a Rose nei primi e unici due mesi in cui ha
potuto fare la mamma e addormentare lei la loro bambina.
Se la ricorda ancora a
piedi scalzi che girottolava per la stanza del
piccolo appartamento preso in affitto a New York, tutta concentrata ad
accarezzare la piccola mentre lui sussultava ogni volta che il volto dolce di
Rose si faceva un po' più bianco o affaticato.
E lei per distrarlo gli
dava la bambina provando a spiegargli come fare.
All’inizio era titubante
nell’agitarla così tanto non capendo come potesse
addormentarsi, ma poi quando aveva imparato il ritmo -canticchiando nella
sua testa una filastrocca di quando era piccolo- aveva compreso il potere del
moto ondulatorio.
Si dirige verso la culla
e la posa con delicatezza senza staccarla dal suo petto fin quando non trova
totalmente contatto col materasso.
Ha capito che staccarla
in modo repentino la sveglierebbe e così procede sempre con la massima cautela,
ma sono piccoli indizi che sta raccogliendo ora dopo i
primi mesi di smarrimento.
La guarda beatamente
avvolta dal sonno, i respiri leggeri le piccole
braccia alzate ai lati della testa e non può non sorridere quando fa delle
piccole smorfiette dolci; non credeva Damon che il suo cuore potesse struggersi
così per qualcuno.
Invece è completamente
perso per sua figlia.
Resterebbe delle ore a
guardarla mentre dorme, ma si solleva appena riportando l’attenzione sull’abito
blu appeso alla porta timidamente illuminato dalla luce soffusa della lampada
sul comodino, quasi a suggerirgli di riprendere in considerazione l’opzione festa.
È combattuto Damon,
perché ora che sua figlia dorme una leggera, sottile curiosità si affaccia
negli occhi azzurri e guarda l’orologio realizzando
che sono appena le dieci e mezzo.
Lilian dovrebbe svegliarsi
tra quattro ore e lui si potrebbe prendere giusto quel tempo per svagarsi un
po'.
Sospira profondamente e
si dirige da suo padre.
***
Elena si è diretta dal
lato opposto del salone, verso lo studio di Richard Lockwood nel quale non
entra da quando aveva 13 anni e lei, Caroline e Rebekah
si ubriacarono, dopo essersi imbucate alla festa organizzata da Tyler e i suoi
amici liceali per halloween, con una bottiglia di gin trovata per caso dietro
uno scaffale.
Attraversa il grande
atrio circolare superando l’albero imponente dove alcune persone stanno dialogano e tira dritta a testa bassa sperando
che i suoi non la vedano, ma sbatte contro qualcosa o meglio.
Qualcuno.
Alza il naso e un
profumo familiare la investe, compromettendo il suo
già precario equilibrio emotivo.
Damon.
Ed è quasi esasperata
Elena dal fiume di sensazioni che la tormentano nell’esatto momento in cui incontra
le iridi cerulee risaltate dal completo blu notte.
Lui la osserva crucciato
come a cogliere qualche elemento che gli permetta di capire perché ha quello
sguardo da cerbiatto impaurito.
-Damon...sei...sei
arrivato-
-Così sembra-
-M...ma....adesso?-
-Preferisco sempre i
dopo cena-
Lei lo
fissa confusa col il battito cardiaco che aumenta veloce, è troppo instabile
per reggere il loro consueto scambio di battute e lui sembra accorgersi del suo
disagio.
E’ rimasto bloccato sulla
porta di villa Lockwood nel momento esatto in cui ci ha messo piede e -dopo le
varie sensazioni di disagio e claustrofobia per quel posto – l’ha vista
apparire dalla sala principale e camminare a testa bassa.
Si è mosso in direzione
di lei tentando si sopprimere quei brividi sottili di felicità che si sono
impadroniti di lui come la stretta attorno alla bocca dello stomaco - e si è
dovuto sistemare il colletto della camicia per tentare di ricomporsi e non
farsi sovrastare dalla strana fibrillazione che l’esile e morbida figura di
Elena gli ha scatenato.
Così le
si è parato davanti pensando che lei lo avrebbe visto, invece lo ha
stupito travolgendo fisicamente. E si sarebbe stupidamente perso sullo scollo
generoso dell’abito che mostra i profili pallidi dei suoi seni se gli occhioni
da bambina non lo avessero subito rapito, facendolo preoccupare.
-Dove correvi
signorina?-
-Io…-
Inizia a balbettare
arrossendo e di nuovo Damon avverte quel barlume di dolcezza pizzicare il
cuore.
Non vorrebbe che tutte
queste cose gli si scatenassero dentro come l’incontenibile voglia di sorridere
che lei sa suscitargli, non vorrebbe sentire quel contrasto tra la sua vita, la
sua realtà e gli abissi di cioccolato di Elena così vivi e caldi.
-E’ per caso giunto il
momento di rimettere in riga qualcuno?-
Lei lo osserva inebetita
e poi le scappa un mezzo sorriso appena capisce la battuta ammorbidita dal tono
soffice e basso.
Eccolo il suo pericolo
più grande, quel labbro color pesca che s’incurva un po' da entrambi i lati
solcando una timida riga sulle gote di lei. E Damon si
chiede, senza riuscire ad arrestare i pensieri, che sapore abbia Elena.
-No, non è per Stefan…-
-Perfetto...allora andiamo-
Le afferra la mano in un
gesto tanto istintivo quanto studiato ed Elena non può che sussultare sentendo
la sua pelle rabbrividire per quel contatto così intimo, possibile che la mano
di Damon che stringe la sua con quel tocco gentile ma solido la possa imbarazzare
tanto?
Non si è nemmeno accorta
che nella sala sono state avviate le danze e in molti stanno già scaldando la
pista e non capisce cosa stia facendo Damon conducendola al centro della sala.
Si fermano
l’uno davanti all’altra osservandosi di sottecchi e Damon tira su una mano.
-Balla con me, Miss
Gilbert?-
Elena annuisce senza
riuscire a spiccicare parola e si lascia guidare da lui; grandioso, lei ha un
vagone di sentimenti agitati e inespressi che mettono in subbuglio il suo
stomaco - ne ha accumulati anche troppi in una sola sera- e lui ha la brillante idea di stringerla con discrezione e farla
volteggiare.
Proprio il perfetto
contributo per farla esplodere.
La mano sulla schiena,
una che stringe la sua, il respiro che si infrange
sulla pelle, l’odore pungente del dopo barba che sa di sere d’estate dopo un
temporale.
Potrebbe dirsi quasi
ubriaca e forse lo è, forse non è normale sentirsi così tra le braccia di Damon.
***
Poco più in là una
rediviva Caroline, che ha inghiottito i suoi disagi, arriva con Bonnie ai
margini della pista da ballo e osserva la folla di ballerini sospirando pesantemente;
quando vede l’amica invitata da Kol le sorride appena,
ma in realtà vorrebbe fuggire via.
Lei, la regina
indiscussa di ogni evento che si rispetti vorrebbe essere il più lontano
possibile da questo posto che la opprime e soffoca.
Si gira per andarsene,
ma qualcuno le si para davanti.
-Andavi da qualche
parte, love?-
Il tono di voce roco la
investe obbligandola ad alzare gli occhi chiari già indispettiti - perché sa
benissimo chi è- seguiti da uno sbuffo.
-Sì, ma non che la cosa
ti riguardi-
Le labbra furbe di Klaus
si incurvano in quella sua tipica smorfia sorniona.
-Mi interessa se si
tratta di te-
Lei incrocia le braccia
al petto provando a fare un passo indietro e riappropriarsi dello spazio che
lui le sta rubando. E come tutte le volte -tutte le estati passate a fuggire
dai suoi attentati- ha paura di perdere la sua
proverbiale parlantina davanti agli occhi curiosi che la osservano.
Prova a trattenere il
calore che le divampa sulle guance, fallendo miseramente.
-Klaus non ho tempo né voglia per le nostre battaglie verbali-
Sbuffa cercando di
essere il più risoluta possibile, ma dentro è solo un cumulo
di emozioni disordinate.
E questo non va bene.
Lui tira su una mano col
palmo riverso verso l’alto e la guarda con il suo migliore sguardo
ammaliatore/comprensivo.
-Per un ballo?-
Caroline sente la sua
voce accarezzarla dolcemente e deve trattenere l’aria per qualche istante
mentre si morde il labbro e passa gli occhi chiari dalla mano alle iridi di lui come valutando le possibili conseguenze di quel
gesto.
-Solo uno-
-Non chiedo di meglio-
Alza gli occhi al cielo e
posa la mano su quella del ragazzo lasciandosi condurre in mezzo alla pista;
non sa perché sente che potrebbe cacciarsi in qualche guaio, ma ad ora Klaus rappresenta l’unico rapporto a parte Bonnie che
non la fa soffocare tra quelle mura.
***
Elena sta trattenendo il
fiato mentre Damon la dondola mollemente a ritmo di musica e ci pensa a quanto
sia dannatamente perfetto anche come ballerino, a quanto la sua disarmante
bellezza la inchiodi come una cretina nei suoi occhi.
Non sa nemmeno che
musica stia suonando in sottofondo, non sa nemmeno se ci sia della musica
perché adesso il campo visivo di Elena è totalmente riempito da questo azzurro
striato di nero che invade tutto il suo mondo.
"I've waited a hundred
years,
But I'd wait a million more
for you,
Nothing prepare me for
Of the privilege of being yours
would do"
Damon invece sta
sentendo fin troppo bene le parole di quella che riterrebbe senza dubbio una
canzone sdolcinata, ma le cui parole sembrano raccontare proprio di lei, della
piccola brunetta un po’ più donna del solito che ondeggia leggera tra le sue
braccia.
"If I had only felt the
warmth within your touch
If I had only seen how you
simile when you blush
Or how curl your lips when you
concentrate enough
Well I would have known
What I was living for all
along
What I've been living for"
Le fa fare una serie di
giravolte su quei tacchi troppo alti sui quali è fin troppo semplice perdere
l’equilibrio e due volte rischia di cadere se non
fosse che le sue mani forti sono sempre li, a sorreggerla per la schiena;
quando non prende bene le misure gli finisce letteralmente addosso.
E sussulta per
l’eccessiva vicinanza, sospesa a due battiti di cuore dalle labbra intense di
Damon e gli occhi liquidi pigramente affondati dentro lei.
E per la prima volta,
coscientemente, Elena desidera baciare Damon.
“Your love is my turning page
Where only the sweetest words remain
Every kiss is a cursive line
Every touch is a redefining phrase”
Lo realizza fino a far
diventare quel desiderio palpabile - le sente le proprie labbra schiudersi, la
carne bruciare, le mani pruderle mentre stringe la persa sulla spalla di lui-
quasi doloroso.
Come avverte la vergogna
serrarle la gola quando una terza voce si intromette a
spezzare il ballo e sente i suoi piedi, prima sulle punte ancora sospesa
nell’atto finale della giravolta, assestarsi sul pavimento.
-Posso rubartela?-
Grayson Gilbert osserva
tranquillo il ragazzo -ormai uomo- che tiene stretta sua
figlia totalmente persa nel groviglio di emozioni.
Quando è che il tempo ha
smesso di scorrere?
Elena sbatte le ciglia
per mettere a fuoco la figura di suo padre ed arrestare
il proprio battito cardiaco e, spera, anche l’imbarazzo che le colora
vistosamente la pelle.
-Certamente-
Da un’ultima occhiata a
Damon e se non fosse in panne direbbe quasi che anche
lui sembra disorientato. Lo vede lisciarsi la giacca e sparire nella folla
portandosi via un pezzo della sua dignità.
Di contro trova le iridi
nere e severe di suo padre che la fissano con quel velo che sa di ramanzina, ma Elena non sa proprio dire perché dovrebbe
rimproverarla.
***
La lascia a suo padre e
sparisce.
Perché lui ha una figlia
a casa che lo aspetta e non può più giocare a fare il ragazzino.
Non dopo Rose.
E il dolore torna sordo,
infido, latente a lacerare la carne e nutrite le colpe della sua incapacità,
del suo non aver saputo amarla come avrebbe meritato.
Sospira e si dirige al
tavolo degli alcolici dove Richard Lockwood sta
parlando con Logan Fell e già gli sale la nausea.
Uno perché non li
sopporta, soprattutto da quando è morto Fell senior e il figlio - un emerito
imbecille - ha preso il posto nel Consiglio cittadino
iniziando a creare solo problemi, secondo perché non hanno gradito che da
qualche mese lui iniziasse ad affiancare Ric nell’amministrazione
del Consiglio al posto di suo padre che ormai da tempo non ne voleva più
sapere.
Sa bene che Lockwood e
Fell sono le due famiglie pianta grane, quindi se può
li evita ma in questo caso, essendo in casa di uno dei due, è pressoché
impossibile.
Quando ordina da bere
già sente il momento in cui gli rivolgeranno parola.
-Damon Salvatore….non ti ho visto alla cena-
-Perché non c’ero-
-Vedo che hai deciso di presenziare ad almeno un evento del Consiglio-
Prende il bicchiere di bourbon
dal barman e torna con lo sguardo su Logan Fell.
“Le
persone vanno sempre guardate negli occhi” ripeteva sua madre, e
lui ora dovrebbe aggiungere “anche gli
imbecilli”.
-Vorrei cercare di
portare avanti qualche buon proposito-
C’è anche fin troppo
sarcasmo nel suo tono, quanto basta a Logan per
scambiarsi un’occhiata con Richard.
Intanto Ric che li ha notati si è avvicinato.
-E tuo padre?-
-E’ rimasto a casa-
-Oh suppongo a fare il
nonno-
-Beh d’altronde lo è-
-E tu ti fidi? Insomma
visti gli amici di bottiglia...o magari adesso è
diventato bravo sul serio-
Le iridi di Damon si
stringono a fessura come nel tentativo di strozzare il collo di Logan con lo sguardo, ma Richard posa una mano sulla spalla di
quest’ultimo.
-Quello che Logan vuole
dire….è che ci auguriamo che non ci siano più spiacevoli incidenti-
Porta l’attenzione sul
padre di Tyler.
-E’ stato un periodo
difficile-
-E il Consiglio lo ha capito, ma adesso basta stronzate. Altrimenti tuo
padre è fuori, non tutti quelli a cui muore la moglie
diventano degli alcolizzati-
-Attento a come parli
della mia famiglia Richard-
-Ti ricordo che sono il
Sindaco di questa città-
-Dovresti dare il buon
esempio allora, non affossare i tuoi amici-
-Tuo padre si è
macchiato di vergogna e noi abbiamo fatto il possibile per coprirlo, non mi interessano i suoi problemi, non più almeno….i Salvatore
sono diventati la feccia del Consiglio cittadino-
Ed è un attimo quello in
cui Damon scatta verso il Sindaco e lo avrebbe certamente colpito se Alaric non lo avesse afferrato mettendosi in mezzo.
Gli animi si stanno
agitando anche troppo.
-Damon lascia stare-
Vengono attirati gli sguardi dei presenti e
Grayson si avvicina, seguito da Elena.
-Che succede qui-
-Niente-
-Alaric porta tuo nipote via...ci penso io-
Damon ha una faccia scura in volto in un modo in cui Elena
non lo ha mai visito e osserva Ric
condurlo fuori dalla sala verso l’ingresso, seguito a ruota da Stefan.
-Grayson-
-Richard ma che diavolo ti prende, è solo un ragazzo ti
sembra il caso di metterlo in difficoltà davanti a tutti-
-Dovevo chiarire le cose-
-Oh, non temere hai chiarito benissimo tutto-
Elena sobbalza, poche volte ha
sentito suo padre così furioso con qualcuno.
Sa bene che lui e Richard sono amici da tanto tempo e ha
capito che, in quanto medico chirurgo della città, ha
una certa influenza ma non credeva così tanta.
Non sa cosa sia successo, ma è preoccupata per Damon; si
volta in direzione dell’uscita per cercarli quando vede passare Caroline
con il volto in lacrime e qualcosa le si spezza dentro.
Finalmente si sblocca e decide di andare da lei.
Ciao a tutte!!!!
Chiedo scusa per il ritardo è stata
una settimana pesante e ancora siamo all’inizio!!!
Ovviamente ringrazio tutte voi
adorabili ragazze che mi leggete, recensite e supportate, come farei senza di
voi??
Venendo alla storia…eccoci alla
seconda parte della serata (no ancora non si è conclusa)
dove vediamo gli animi che si agitano un po’ e soprattutto vediamo Damon che
arriva alla festa e prova a distrarre Elena da qualunque pensiero la tormenti.
E’ un capitolo un po’ più leggero e
meno di passaggi importanti tra i personaggi, nel prossimo tireremo le somme
della serata…scopriamo inoltre che Damon sta interagendo con i membri del
consiglio cittadino e che i loro rapporti non sono propriamente rosei….
La canzone smielata –lo so ci voleva
altro ma ho scritto il capitolo con in sottofondo un
video delena (pazzia vieni a me) con Turning pages degli Sleeping at last e non ho resistito!
Ovviamente attendo le vostre più
spassionate opinioni in merito!!!
Il prossimo non tarderà ad arrivare
prometto!
Baci
Eli