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Autore: foodporv    10/06/2015    2 recensioni
«Allora? Com'è questo Ludwig?»
«Non lo conosco un granché, però mi sembra un tipo a posto»
«Ti piace?»
«Non lo so, Zayn. Sicuramente è un bel ragazzo, ma si vedrà col tempo»
«Mh...»
«Cosa “mh”?»
«Eh? No, niente, tranquilla»
«Dai, dimmi»
«È che l'idea che tu esca con quello lì non mi fa impazzire, mi piacerebbe essere al suo posto. Molto»
«...»
«Non dici niente?»
«Sei brillo, Zayn. Domani non ti ricorderai nulla di questa conversazione»
«Forse»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Second Chapter

 
Jasmine sbuffò, passandosi una mano fra i capelli mossi, sperando di non averli arruffati più di quanto non fossero già.
L'idea di andare all'università l'aveva affascinata sin da quando aveva quattro anni allora avrebbe voluto fare medicina  e ora, non che rimpiangesse questa scelta, ma di certo non immaginava sarebbe stato così sfiancante.
Riprese a leggere il paragrafo di filosofia che era conscia non fosse di una difficoltà impraticabile, ma in quel momento proprio non riusciva ad assorbire nessuna parola del libro. E questo le dava sui nervi: odiava studiare senza capire ciò di cui stava parlando, lo riteneva un lavoro per niente fruttuoso e controproducente.
Alzò gli occhi al cielo quando si accorse di essere arrivata a metà paragrafo e di avere una sorta di vuoto in testa e «Vabbè, fanculo!» si arrese, chiudendo il libro con un tonfo sordo.
Decise che farsi una doccia sarebbe stata un'ottima scelta, perciò si spogliò senza troppe tiritere e una volta preso il telefono andò in bagno. Questa volta non selezionò la storica playlist apposita per l'occasione, cliccò direttamente su riproduzione casuale e sobbalzò leggermente quando sentì il forte colpo di chitarra che riconobbe essere l'inizio di Messed Up Kids di Jake Bugg, cosa che la fece sorridere.
Finì di lavarsi e quando aprì il box doccia, in contemporanea partì Don't Judge Me di Chris Brown. Sorrise al ricordo che le venne alla mente: quella canzone gliel'aveva fatta sentire per la prima volta Zayn. E, diamine, avrebbe davvero dovuto smettere di far risalire a lui ogni suo pensiero.
Il detto parli del diavolo e spuntano le corna in un certo senso si manifestò, perché la canzone del suo cellulare s'interruppe e sullo schermo apparve il nome del moro affiancato ad una foto di quest'ultimo che teneva in braccio Ilyas.
«Malik!»
«Jas! Come stai?» chiese il moro dall'altra parte del telefono. Poteva sentire in sottofondo il rumore della macchine che sfrecciavano, segno che non era in casa.
«Tutto bene, grazie. Tu che mi dici?»
«Va alla grande anche per me... Senti, sei a casa? Perché Ilyas mi sta tartassando, è diventato iperattivo e vuole vederti» lo sentì ridacchiare e udì anche la vocina del bambino pronunciare il suo nome.
«Sì certo, anche perché tua cugina è fuori a spassarsela ed io mi sento piuttosto sfigata, avanti sei libero di prendermi in giro» mormorò felice di avere un po' di compagnia, specialmente se poi era la loro.
«No dai! È più divertente farlo face to face» la prese in giro lui immaginandosela con un broncio e le braccia conserte.
Jasmine mugolò qualcosa di poco decifrabile in segno di dissenso e Zayn la salutò dicendole che entro una mezz'oretta sarebbe stato lì.
Tornò nella sua stanza e dopo essersi messa l'intimo aprì l'armadio dove una maglietta bianca con la scritta Homies le saltò all'occhio. Decise di indossarla assieme a dei leggins neri, non avrebbe dovuto fare una sfilata, sarebbe rimasta a casa e perciò non aveva senso mettersi in tiro.
Oltre che per i vestiti, dovette prepararsi anche psicologicamente: in qualche modo aveva la sensazione che dopo essersi resa conto di cosa provasse per Zayn, aveva fatto sì che il loro rapporto cambiasse. Inconsciamente aveva iniziato a prendere le distanze e di sicuro era l'ultima cosa che voleva, non l'avrebbe permesso.
Come a volerla confondere maggiormente le arrivò un messaggio di Ludwig che le chiedeva come stava, il che la fece ringhiare frustrata e borbottare un «Mi manderete al manicomio!»
Dare retta alla testa o al cuore?


 


 
Una ventina di minuti dopo, Jasmine udì suonare il citofono, segno che i suoi ospiti erano arrivati. Scese a grandi falcate le scale che portavano al piano inferiore e una volta arrivata davanti alla porta, fece un grande sospiro.
Aprì la porta e si trovò davanti Zayn in tutta la sua bellezza: era vestito tutto di nero, dalla testa ai piedi, il che si abbinava correttamente alla sua carnagione ambrata. In piedi, di fianco a lui, Ilyas aveva un sorriso stampato in volto e fra le mani un pupazzo di Buzz Lightyear, personaggio del cartone Toy Story per il quale il piccolo andava matto.
«Ma guarda chi abbiamo qui!» esclamò rivolgendosi ad Ilyas che arrossì leggermente. Jasmine lo prese in braccio e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia.
«Come stai? Bene? Oh sì, anch'io, grazie per avermelo chiesto» farfugliò Zayn prendendola bellamente in giro e fingendosi offeso per essere stato ignorato dalla ragazza.
«Ciao anche a te, brontolo» lo chiamò in quel modo con sorriso bonario e gli baciò una gote notando che «Devi farti la barba, pungi».
Con un gesto della mano Jasmine lo invitò ad entrare in casa, lei si diresse in soggiorno mentre Zayn si toglieva il giubbotto lasciandolo sull'appendiabiti.
«Mi fa sexy» disse il moro alzando le sopracciglia, facendo un'espressione da vanesio - cosa che dopotutto era.
«Sì sì» lo assecondò lei, neanche più di tanto: era pienamente d'accordo, ma di certo non gliel'avrebbe detto.
La mora fece sedere il bambino sul divano togliendoli il cappottino e lo vide concentrarsi subito sul giocattolo che aveva portato con sé.
Quando Zayn entrò in soggiorno, Jasmine provò una lieve sensazione di disagio. Il moro lo notò vedendola sospirare pesantemente e  mordersi il labbro inferiore, agitata: inclinò leggermente il capo e «Tutto okay?» le chiese.
Jasmine annuì svelta aumentando i dubbi del moro.
«Sicura?»
«Sì, davvero!» lo rassicurò posandogli una mano sulla spalla. «Ti va una cioccolata calda?» gli domandò cambiando argomento. Cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che credeva che il loro rapporto stesse cambiando, e non in meglio, non le pareva la scelta migliore. Non che non ne avesse le il fegato, anzi, non era decisamente il tipo di ragazza che stava zitta, però temeva che gli sarebbe apparsa come una stupida ragazzina paranoica e probabilmente forse un po' lo era.






La cucina di Jasmine (e di Lyla) era all'americana, semplice e piuttosto moderna: al centro un bancone ad isola non troppo esteso, mentre i fornelli e le altre classiche componenti erano posti a ferro di cavallo.
In sala invece Ilyas era bellamente sdraiato sul divano a sonnecchiare; dopo il suo essere stato iperattivo di quella giornata  secondo le parole di Zayn  si meritava un po' di riposo!
«Come ti è sembrato Ludwig l'altra volta?» chiese Jasmine al moro dopo aver sorseggiato un po' della sua cioccolata forse ancora troppo calda, dato che sentì le labbra bruciare.
«È okay» rispose semplicemente Zayn, facendo seguire quelle parole da un'alzata di spalle. Continuava a far girare il cucchiaino all'interno della tazza contenente il liquido scuro.
Aveva provato una strana sensazione di fastidio nel vedere pronunciare il nome del ragazzo con tanto entusiasmo. Quella mattina avrebbe tanto voluto esserci lui con Evelyn: aveva captato una strana intesa fra i due, il che lo irritava e non poco. Questo gli parse strano, infatti. La mora era una sua amica, perciò sarebbe dovuto essere più che felice per il benessere di lei. E allora perché avrebbe tanto voluto prendere a pugni quel tedesco?
Jasmine lo guardò con espressione di chi aveva capito che stava palesemente mentendo e «Va bene, va bene  alzò entrambe le braccia all'altezza del capo  Diciamo che non m'ispira molta simpatia» borbottò, ridacchiando.
«Ma no dai, è piacevole starci insieme» ribatté sorridente.
«Dobbiamo per forza parlare di lui?» domandò Zayn con tono di voce che la mora trovò seccante.
A confermarlo c'era la sua espressione: i tratti marcati si erano leggermente induriti, gli occhi erano leggermente più scuri e si stava torturando l'interno del labbro inferiore, segno che era infastidito da qualcosa.
Il sorriso della mora infatti sparì velocemente, iniziò a sentire l'aria appesantirsi. Tutte le domande sul fatto che il loro rapporto fosse cambiato sembravano aver ricevuto risposta, risposta che pareva voler essere a tutti i costi affermativa.
«Potresti almeno fare finta di essere felice per me, sai? Cristo, non ti sopporto quando fai così!» gli disse con sincerità appoggiando i gomiti sul tavolo e sospirando pesantemente. Non voleva farlo sentire in colpa, ma era convinta di quel che diceva: fosse stata al suo posto probabilmente si sarebbe consumata il fegato e avrebbe finto di essere felice, sapendo che lui lo era. Era però evidente che la pensavano in modo differente.
E infatti, «Devo dirti una bugia? Oh, okay! Siete molto carini insieme, vorrei tanto che vi sposaste e che faceste tanti figli! Così va meglio?» Zayn fece dell'ironia, mantenendo però un'espressione compunta in volto. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo, ne era conscio, ma fingere che Ludwig gli andasse a genio era decisamente chiedergli troppo.
«Vado a farmi una sigaretta» si limitò a dire Jasmine prima di alzarsi facendo strisciare la sedia contro il pavimento in un suono stridulo e muovendosi con lentezza verso la porta della cucina.
Sperava che Zayn la fermasse, ma non accadde.
Cretina ed illusa, brava!






Dopo circa mezz'ora Zayn controllò in soggiorno e l'unico che trovò fu Ilyas che ancora dormire, a quella visione sorrise.
La sua espressione mutò quando vide che Jasmine non era ancora rientrata, infatti la vide seduta per terra in balcone, con le gambe incrociate e con una sigaretta fra le dita. Fece un sospiro profondo dandosi mentalmente del coglione testa di cazzo.
Zayn aveva un carattere difficile da trattare e ricco di sfumature delle quali lui stesso a volte si sorprendeva. Si era comportato da stronzo e il tutto a causa del fatto che gli rodeva il fegato, non avrebbe mai ammesso il perché, neanche a se stesso.
Si passò una mano fra i capelli corvini e aprì la porta-finestra che era rimasta socchiusa. Prese una Lucky Strike dal pacchetto della ragazza, l'accese e dopo aver aspirato del fumo «Non si smentiscono, continuano a fare schifo» borbottò continuando però a portarsela alle labbra.
«Non fumarle, semplice» ribatté Jasmine secca, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
«Sei arrabbiata?» le chiese.
«Posso chiederti una cosa?» ignorò la domanda e quando vide il moro annuire, proseguì: «Perché ho la sensazione che qualcosa stia cambiando? Non dico che non sembriamo più amici, ma... quasi. Insomma, non so se hai capito cosa intendo...» si sentì addosso gli occhi di Zayn per tutto il tempo in cui aveva parlato. Era stata sincera, nonostante avesse farfugliato quelle parole con poca convinzione, gesticolando freneticamente.
«Hey dai, avvicinati» le intimò con un gesto veloce della mano.
Jasmine per qualche istante esitò, poi fece come le aveva detto il moro e gli si avvicinò. Zayn spense la sigaretta, che ormai stava bruciando da sola, nel posacenere e cinse il corpo della mora in un abbraccio caldo.
Sentì che improvvisamente il suo corpo era stato avvolto da un senso di benessere. Sorrise e le baciò la fronte sussurrandole un «Lo sai che ti voglio un bene pazzesco e questo non cambierà mai, intesi?» che lui stesso faticò ad udire.
Avrebbe dovuto apprezzare quelle parole, qualsiasi ragazza al posto suo sarebbe stata più che felice nell'udirle, a lei però quel ti voglio bene aveva creato come una voragine nel petto. Non poté far altro che sospirare frustrata e stringersi maggiormente al busto caldo del moro.
Io credo di amarti, pensa un po'









 


 
  
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