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Autore: Ink Voice    11/06/2015    1 recensioni
Erano davvero bei vecchi tempi quelli in cui, pur avendo perso la propria quotidianità e la propria famiglia, si aveva un altro punto di riferimento a cui tornare con il proprio cuore; si era trovata una nuova casa rassicurante che scacciava i pericoli esterni e lasciava che, anche in tempi tanto burrascosi, ci si sentisse al sicuro dentro pareti e stanze che ormai si conoscevano come le proprie tasche.
Ma tutto questo si è dissolto nel nulla, o meglio: è stato demolito. L’Accademia che tanto rassicurava i giovani delle Forze del Bene è ormai un cumulo di macerie a causa dell’ennesima mossa andata a buon fine del Nemico: ora tutti sono chiamati a combattere, in un modo o nell’altro, volenti o nolenti.
Le ferite sono più intime che mai ed Eleonora lo imparerà a sue spese, perdendo le sue certezze e la spensieratezza di un tempo, in cambio di troppe tempeste da affrontare e nessuna sicurezza sul suo avvenire.
[La seconda di tre parti, serie Not the same story. Qualcuno mi ha detto di avvertire: non adatta ai depressi cronici.]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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XXII
Fiamme di vita

Furono secondi di stasi, incertezza e di equilibrio precario. Non avevo idea di cosa stesse succedendo attorno a me, cosa stessero facendo Cyrus e Sara, la quale era dietro di me, o quale fosse l’espressione del mio viso. Neanche ero sicura di star vivendo davvero quella situazione al limite della realtà, del sovrannaturale. Ero ferma, un po’ instabile e tremante mentre tenevo il braccio proteso avanti a me; le fiamme di Houndoom accarezzavano il palmo spalancato della mia mano senza osare andare oltre.
Percepii uno strano suono dentro di me, un suono mai più sentito, breve e indescrivibile, difficile da riportare alla memoria. Quell’unica nota secca, senza alcun’eco o sviluppi, segnò l’inizio di qualcosa di diverso dalla realtà che avevo sempre conosciuto e di una mia nuova, personale, intima era, condivisa solo da “quelli come me”. Sentii che non ero più io a rispondere delle mie azioni: qualcuno mi stava guidando.
Lentamente chiusi la mano e le fiamme diminuirono fino a spegnersi del tutto quando l’unica cosa a frapporsi tra me, il terrorizzato Houndoom e un inespressivo Cyrus fu un pugno. Ero rimasta mezza inginocchiata fino ad allora, piegata dalla pressione della situazione e non dal fuoco così docile e leggero. Recuperai una statura eretta e corretta e di nuovo ebbi quella sensazione di non essere io a muovermi, ma di assistere a ciò che stava accadendo in terza persona - anche se dall’interno di me. Era come se qualcun altro avesse preso controllo di me e mi avesse lasciato il solo compito di respirare mentre questo qualcuno mi comandava al posto della mia volontà. No, non era come se fosse tutto questo: era proprio così, quelli erano i semplici fatti.
Passarono altri lunghi secondi di silenzio mentre eravamo in attesa che uno di noi ponesse fine all’attesa. Cosa stessimo aspettando non lo sapevo: avevo abbassato lo sguardo sulla mia mano, la destra, che aveva fermato le fiamme e le aveva spente su ordine di qualcuno estraneo a me, ma che sentivo dentro me stessa. Era una presenza non ostile e in quei momenti mi fece addirittura piacere averla, mi diede una certa sicurezza oltre a un grande aiuto, agendo al posto mio e guidando ogni mia azione, ed essa non mi risultava scomoda né era motivo di paura. Stavo meglio, mi sentivo più forte e più coraggiosa. Alzai di scatto la testa come mi disse quella presenza.
Allungai di nuovo il braccio di prima avanti a me, con il palmo della mano rivolto verso il basso. Una pista di fiamme partì dall’ombra di esso sul pavimento di roccia e si diramò in più punti, costringendo Houndoom - non mi interessai, per il momento, di Cyrus - a saltare da una parte all’altra per schivarle. Ma fu inutile: i serpenti di fuoco si sollevarono da terra e lo afferrarono per le zampe, sbattendolo malamente sul terreno accidentato.
La cosa più bella di quella triste situazione - perché c’era da amareggiarsi alla vista di tutto quello che stava succedendo in brevi minuti, ma amplificati e dilatati - era il colore del fuoco, prova schiacciante della verità dietro quegli eventi della quale, al momento, non mi curai. Nonostante le fiamme da me evocate, nate dal mio volere, fossero per gran parte del loro colore naturale - ovvero un arancione e un’altra sua sfumatura vicina al giallo, oltre ad altre parti colorate in un tenue azzurro, alcune parti di esse erano di un rosso violento, innaturale; altre erano colorate di viola e porpora, di blu, verde, o ancora erano indaco. Quel fuoco aveva i colori dell’arcobaleno.
Il Pokémon pareva più spaventato che indebolito e per questo motivo ribatté con un altro attacco. Quando le fiamme nere e rosse furono abbastanza vicine le spostai con un movimento noncurante della mano. Guardando negli occhi Houndoom mi concentrai su di lui, sulla violenza spietata del suo fuoco impuro a causa di una vita a servizio di un malvagio e del suo stesso terribile carattere. Eseguii un’altra mossa con le dita, stavolta più elegante come a voler accarezzare uno strumento a corde, per poi chiuderle lentamente. Sentii l’elemento che ardeva in Houndoom, irrimediabilmente contaminato, spegnersi quasi del tutto e il Pokémon svenne per il brutto colpo ricevuto: non doveva essere il massimo sentire la propria fonte di energia venire meno tutto d’un colpo.
O forse fu la presenza dentro Eleonora a fare tutte quelle piccole ma preziose azioni con il suo corpo, con le sue mani, e ad evocare il fuoco, mentre io mi facevo da parte e di riflesso mi arrivava tutto quello, attutito e morbido. Quando Houndoom fu fuori gioco la presenza fece un passo indietro e mi riappropriai della mia forza di volontà e della mia responsabilità, tornando con i piedi per terra. L’aria ora era molto più pesante rispetto a prima, quando mi era bastato osservare la scena neanche troppo incuriosita, sicuramente passiva. Non mi era dispiaciuto esserlo per quel po’ di tempo, sapendo di essere difesa da quell’entità benevola che mi stava aiutando.
Cyrus guardava altrove. Allora feci caso alla mia espressione. Ero seria e determinata, ferma, sicura di me per la protezione che stavo ricevendo. Non dovevo tremare, ero più forte io in quel momento. Non mi servivano i miei Pokémon per combattere perché, lo realizzai definitivamente, il fuoco era ai miei comandi.
-Il piano ha funzionato- commentò l’uomo freddamente.
-Hai allenato duramente Houndoom e lo hai protetto fino alla fine- sentenziai con una certa solennità, -perché potesse mettermi in difficoltà e mi costringesse a rivelare questi poteri.- Alzai una mano e accesi una fiammella multicolore, tenendola sul palmo della mia mano: guizzava e scintillava vivacemente.
-Sì, è così- confermò Cyrus riprendendo a guardarmi. Nessuna emozione lo tradiva. -Avevo bisogno del fuoco per sbloccare la tua pirocinesi e, pur essendo cosa rischiosa, sapevo che il piano avrebbe avuto un esito positivo.
Prima che potessi ribattere qualcosa Sara si fece avanti. Si mise tra me e lui e fece una piroetta: l’ampia gonna del suo vestito vecchio stile si sollevò alla richiesta di un gelido vento che aveva preso a soffiare da una parte imprecisata della stanza di Via Vittoria. Appena tornò alla posizione di partenza, ovvero rivolta verso Cyrus, la ragazza si inginocchiò leggermente, tenendo le braccia attorno al viso in una posizione elegante, e dalle sue mani si sprigionò un turbine che investì il Victory e lo sbatté addosso alla parete di roccia dentro di lui. Abbandonò gli arti lungo i fianchi ma subito dopo li alzò verso l’alto: degli enormi cristalli di ghiaccio intrappolarono il nemico, ingabbiando gran parte del suo corpo. Solo la testa, le mani e i piedi rimasero veramente liberi - come se potessero servirgli a qualcosa nelle condizioni misere in cui si trovava.
Però non sembrava turbato e nemmeno io mi stupii tanto, al momento, dei poteri della ragazza. Subito feci per avvicinarmi a lui ma quella mi bloccò con un braccio che mi impediva di avanzare. -Stai ferma lì e non giocare con il fuoco. Lascia che io interroghi Cyrus e possa in qualche modo portare a termine questa missione.
-No. Voglio aiutarti, ora che ci sono- ribattei.
Seguì un secondo di indeciso silenzio, poi annuì e ci affiancammo a lui. Sara mi fece un cenno secco con il capo e intesi al volo: riutilizzai il fuoco e creai un pugnale, la cui lama fiammeggiante partiva dal lato della mano del mignolo. La punta del coltello era pericolosamente vicina a un punto del collo di Cyrus non coperto - in quel caso era meglio dire non protetto, dal ghiaccio. Egli sbuffò appena. -Tsk… come se questo potesse farmi vacillare.
-Ovvio che no, Cyrus, bloccato come sei è impossibile muoverti- dissi con leggerezza. Sara non poté fare a meno di lanciarmi uno sguardo eloquente e un po’ di disapprovazione, come se stessi rovinando il momento.
-Simpatica, lei!- esclamò l’uomo, evitando accuratamente gli occhi delle sue aguzzine. Poi borbottò: -Chissà che a mandarti questa botta di spirito non sia…
Sul più bello Sara sovrastò la sua voce bassa con un tono fermo e glaciale, proprio come il ghiaccio che aveva comandato prima. -Cyrus, io non so quanto tu possa essere fedele al tuo Team fino ad essere disposto a morire per la loro causa. Ma estorcerti qualche informazione preziosa non sarà così difficile, fidati.
-Come se vuoi due ragazzine foste in grado di commettere un omicidio qui e ora!- la bloccò. -L’unica cosa che ho da dire a Bellocchio è di smetterla con questa buffonata, noi Victory possiamo fare di tutto e, in particolare, possiamo diventare di tutto. Le informazioni che otterrete da me tra qualche giorno non saranno più valide.
-Anche Elisio ha applicato questa filosofia- mormorai.
-Sì, lo so- disse Sara, -ma non credo ci metterebbero altrettanta nonchalance nelle loro parole se le informazioni che stiamo cercando riguardassero le radici della loro organizzazione, ciò che non può cambiare.
Cyrus impiegò qualche momento per rispondere qualcosa. -È ai massimi vertici dei Victory che ti riferisci.- Era un’affermazione. La ragazza annuì e quello scosse un paio di volte la testa, tenendo gli occhi chiusi come a volersi concentrare o per ricordare qualcosa. -Sapete, qualcuno in passato disse che noi vecchi Comandanti dei vari Team fummo liberati dalle nostre prigioni da gruppi di fanatici, che ci fecero risorgere. Be’, sinceramente, non credo che i signorini si possano definire fanatici dei Team antagonisti ai Dexholders e alla Polizia Internazionale.
Non potevo credere che stesse parlando così facilmente. Era impossibile che si spingesse avanti più di tanto, in qualche modo era controllato dai famosi signorini, o dagli Dèi come li chiamava altrimenti. I suoi capi, insomma, i Comandanti del Victory Team. Se ci teneva alla vita non avrebbe tradito i suoi con tanta noncuranza e disinteresse. Non dovevamo riporre tanto facilmente troppe speranze nella sua apparente avversione nei loro confronti.
Sinceramente non sapevo chi o cosa guardare durante quei minuti interminabili. Cyrus era ovviamente da escludere, meno notavo, anche solo con la coda dell’occhio, i suoi occhi così gelidi nella loro inespressività o i suoi assurdi capelli azzurri, meglio era. Nei confronti di Sara ero ancora diffidente, sentivo la mia fiducia tradita e non avrei mai creduto che anche lei c’entrasse qualcosa con il mio segreto. Proprio come Camille e Bellocchio si era ostinata per tutto quel tempo a stare in silenzio, neanche si era mai interessata alla mia sospetta identità, facendo al contrario di loro l’amica e cercando di mantenere dei buoni rapporti - o almeno, così la vedevo io. Proprio come le altre volte non mi importava se era stato necessario nascondermi il tutto: se era stata davvero mia amica per tutto quel tempo, se non aveva avuto contatti con me solo per ordine di Bellocchio, allora al contrario di Camille - con cui non ero affatto in rapporti di amicizia - avrebbe potuto essere sincera e dirmi qualcosa.
Le alternative rimaste erano due: le pareti, il soffitto o il pavimento della stanza oppure i cristalli di ghiaccio che ingabbiavano Cyrus. Optai per quelli, oltre che per il pugnale di fuoco colorato che tenevo acceso. Era davvero bello da guardare. Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo, del perché avessi sviluppato così all’improvviso un simile potere: riguardava il segreto, questo sicuramente, ma non era abbastanza per rendere tutto chiaro.
Le fiamme arcobaleno, però, potevano appartenere solo a qualcuno, questo lo sapevo anche io. Non avevo idea, poi, del contesto generale, ma qualche riflessione non troppo lontana dalla realtà la stavo facendo. A quanto avevo visto invece da parte di Sara, lei aveva i poteri del ghiaccio - forse anche dell’acqua - e del vento, elementi che si rispecchiavano nel suo aspetto: era sempre stata praticamente albina, trasparente come essi. Forse quel che rientrava nel nostro segreto si era rafforzato talmente tanto in lei che aveva influenzato addirittura il suo aspetto.
Inizialmente non mi resi conto della discussione in corso tra Sara e Cyrus finché la ragazza, alzando la voce con furore, non mi riportò con i piedi per terra. -Chi sono i tuoi capi, Cyrus? Chi c’è dietro il Victory Team?!
-E ti aspetti che te lo venga a dire?- fece lui freddamente.
Aumentai un po’ la portata delle fiamme e l’uomo rabbrividì sentendo il pugnale di fuoco lambire la pelle del suo collo. -Eppure non sembri molto contento dei signorini- soffiai. Cyrus restò in silenzio e decisi di spegnere il pugnale rovente. -Allora sono stati loro a riunificare voi ex Comandanti e a fondare i Victory?
-No. Prima crearono il Team insieme ai fanatici delle organizzazioni ormai distrutte e restarono sempre e comunque nella loro ombra, dando a loro il merito di ogni azione ma essendo loro due a impartire gli ordini. Non so dire se si stessero nascondendo, perché con la loro potenza, con quella dei loro Pokémon, non avrebbero dovuto temere alcun nemico.- Fece poi un’altra pausa prima di continuare il suo racconto.
-I risultati iniziali, senza i loro personali interventi - ovviamente camuffati, non si rivelarono essere un granché. Avevano bisogno di qualcuno di più potente, rinomato per il suo carattere e per le azioni compiute in passato: gli unici che rispondevano a questi requisiti e che non erano dalla parte di Bellocchio, che subito si era schierato con la sua Polizia Internazionale contro di loro, eravamo proprio noi dei precedenti Team. Qualche Capopalestra e dei Superquattro già erano entrati nei Victory ma non era abbastanza. Necessitavano di uomini come noi, che non avevano più niente da perdere e che si erano dimostrati capaci di agire senza esitare anche nel male.
-Ovviamente dal vostro punto di vista del male- precisò Cyrus, -perché noi avevamo le nostre motivazioni e se qualcuno ci ha seguiti, se siamo stati cercati per le nostre imprese, dei motivi che non si limitino alla follia ci sono. Non siete d’accordo?- ci provocò. Esitai: come faceva a sapere degli intimi contrasti tra me e le Forze del Bene? O aveva solo tirato a indovinare? E cosa ne sapeva lui di quello che mi riguardava quando aveva accennato al rapporto di antipatia che c’era tra me e Bellocchio? Invece Sara cosa c’entrava?
Scossi impercettibilmente la testa: erano tutte mie paranoie. Cyrus non poteva sapere quelle cose perché erano sempre rimaste tra me e me. Ero solo molto turbata dai miei dubbi sulla parte dalla quale stare e su cosa avrei dovuto fare, soprattutto ora che il mio segreto stava per essermi svelato.
-Sì, sono d’accordo- risposi con leggera aria di sfida, quel poco che riuscii a mettere nel tono della mia voce mentre finivo di ragionare su quelle cose. Cyrus sbuffò: non avevo idea se fosse perché mi credeva ironica o se avesse capito che qualcosa non andava. In quel caso mi toccava preoccuparmi seriamente.
-In ogni caso, qualcuno arrivò a prenderci- proseguì. -Fui tirato fuori dal Mondo Distorto e mi parve di sentire Giratina giurare di ritrovarmi. Ma la gioia di essere nuovamente libero e di potermi rimettere al lavoro, non mi importava se per conto di qualcun altro stavolta, mi fece subito dimenticare della sua voce…
-Come ha fatto Giratina a parlare?- non potei fare a meno di chiedere stranita.
Cyrus alzò la testa e mi sorrise freddamente. Non riuscii a non rabbrividire: nonostante potessi fargli del male, o addirittura ucciderlo, grazie al fuoco che avevo in mio potere, la sua espressione puramente malvagia - almeno dal mio punto di vista, come diceva giustamente lui - mi spaventava. -Tra non molto anche tu avrai idea delle infinite capacità dei Leggendari. E poi anche tu lo stai sperimentando adesso, no? Il tuo…
-Vai avanti- gli intimò Sara, che accuratamente lo interrompeva non appena stava per parlare troppo.
Forse faceva bene, non sarebbe stato il massimo venire a sapere qualcosa da Cyrus. Mi morsi un labbro. Allora era davvero così, era proprio come stavo pensando io. Le fiamme arcobaleno solo a un Leggendario potevano appartenere e quel Pokémon aveva già dato prova di essere in grado di “entrare” in me e di guidarmi. Anche solo questa era una delle infinite capacità, assolutamente degna di rispetto.
-E cosa dovrei dire ancora?- chiese ironicamente l’uomo.
-Qualsiasi cosa sul conto dei Victory e sui Comandanti andrà benissimo- ribatté lei.
L’altro sbuffò. -Furono liberati anche Giovanni e Ghecis e gli altri tre furono rintracciati. Richiamammo i nostri vecchi Generali e la maggior parte di loro si interessò alla nostra nuova causa, qualcuno si rifiutò di collaborare e con ogni probabilità fu ammazzato, se non venne messo sotto l’ala protettiva di Bellocchio, alla disperata ricerca di qualcuno che lo aiutasse a combatterci. Poi cominciammo a lavorare. Fine della storia.
Scambiai un’occhiata eloquente con Sara. Lei insistette: -Decisamente non è il momento di scherzare, Cyrus, ma per te è ora di parlare chiaramente, a meno che…
-A meno che cosa, carissima?- la interruppe lui ridendo. -Davvero due ragazzine come voi due sarebbero in grado di uccidermi? Potete avere tutti i poteri che volete, io non mi sono mai interessato di queste faccende, anche perché i poteri dei Leggendari sono stati limitati ai signorini, che se li prenderanno tutti per loro. Ma comunque non avete abbastanza carattere né preparazione psicologica per commettere un omicidio, ve ne rendete conto? I Leggendari possono aiutarvi quanto volete ma non influenzare le vostre paure, le emozioni e il vostro carattere.
-Ne sei sicuro?- sibilò Sara dopo un momento di silenzio. Le dita della sua piccola, candida mano si rivestirono di ghiaccio e con quegli artigli affilatissimi sfidò la pelle del collo dell’uomo, che tornò immediatamente serio.
-Sì, ne sono certo- replicò.
-Allora sbagli di grosso.
Strinsi i pugni. Se avessero continuato con quei discorsi sui Leggendari di cui io ancora non sapevo nulla allora avrei dato di matto: persino io, così desiderosa di saperne di più, riconoscevo che quello non era certo il momento adatto per la completa rivelazione del segreto. Per questo motivo, facendomi forza, intervenni: -Perché non ti vanno a genio i tuoi Comandanti?- chiesi a Cyrus. Mi ero infatti accorta che non si era preoccupato di ribattere nulla quando gli avevo detto che non pareva gli andassero tanto a genio.
Quello mi lanciò un’occhiata severa ma interrogativa. -Ma che stai dicendo? Cosa te lo fa pensare?
-Abbiamo saputo tutto da alcune registrazioni e il tuo tono non è passato inosservato per la sua arroganza nei confronti dei vertici dei Victory- spiegai. -Cosa c’è che non va in loro, secondo te?
Ci mise un po’ per rispondere e quando lo fece sentivo che stava mentendo, voleva solo aggirare lo scoglio. -A me non piace portare rispetto a nessuno, credevo fosse chiaro. Nonostante io riponga la massima fiducia nei miei Comandanti non ho intenzione di cambiare il mio tono solo per loro, lo sanno bene e non gliene importa.
Scossi la testa, corrugando le sopracciglia e guardandolo con insistenza, accusatrice. -Stai mentendo.
-Come fai a dirlo?- sorrise appena lui. Sentii che la presenza di prima stava riprendendo il sopravvento e che proprio essa mi aveva ordinato di non credere alle parole dell’uomo.
Chiusi gli occhi, sentendo un leggero mal di testa mentre alcune parole non mie mi affioravano alla mente e la mia bocca le pronunciava: -La verità è che tu vorresti essere al posto loro e che odii sottostare ai loro comandi, Cyrus. Non hai mai accettato di ricevere ordini da qualcuno al di sopra di te e sei molto infastidito dal fatto che siano persino molto più giovani di te… ti mancano i vecchi tempi, quando tu eri al centro del tuo mondo e quando i progetti del Team Galassia erano a tua immagine e somiglianza. Ora invece sei costretto a sottostare e a farti carico delle azioni di qualcun altro, azioni che molto spesso non ti piacciono e che eviteresti… perché sei uno schiavo e sai di esserlo, sei in cerca del potere e presto scoppierà la tua personale ribellione.
Cadde un pesante silenzio quando finii di parlare: ebbi un piccolo capogiro ma mi ripresi subito dopo un breve, impercettibile lamento. Quasi non mi ero resa conto delle cose che avevo detto, avevo bisogno di riascoltarle e di schiarirmi le idee, ma l’espressione e gli atteggiamenti di Cyrus erano più importanti in quel momento.
L’uomo inizialmente doveva avermi guardata mentre lo smascheravo - o meglio, qualcuno lo faceva tramite me - perché lo avevo visto girare la testa e tornare a fissare il pavimento. Poi scosse la testa, sorridendo come se fosse amareggiato e tenendo gli occhi chiusi. Li riaprì poco dopo e sembrava davvero deluso da qualcosa. Sicuramente non poteva continuare a sorridere freddamente come prima, ora che i suoi piani erano stati messi in chiaro.
-Gli occhi rossi della tua amica sembrano quasi intonati al resto del suo aspetto così singolare- commentò riferendosi a Sara, -e nemmeno ci si stupisce del fatto che cambino colore, proprio come cristalli di ghiaccio colpiti dalla luce del Sole… ma che una ragazza dall’aspetto comune, addirittura anonimo come il tuo, Eleonora, da un momento all’altro riapra gli occhi svelando un paio di iridi sanguinarie… tu te lo aspetteresti?
Sgranai proprio quegli occhi che avevano cambiato colore, irrigidendomi tutta per la sorpresa. Allora anche io mi stavo trasformando o qualcosa del genere? Oppure era solo una cosa momentanea come stavo sperando?
-Cyrus, non sviare dalle domande che ti sono state fatte- lo rimproverò l’altra ragazza.
-Basta con i tuoi interventi, Sara- ribatté, apparentemente tranquillo, il Generale Victory. -Io credo fermamente che Eleonora sia molto più interessata di scoprire cosa la riguarda che di saperne di più sugli Dèi…
-Non è vero.
La mia risposta secca travolse Cyrus che certamente non si aspettava una mia opposizione. -Ma come? Sono anni che aspetti di sapere cosa ti riguarda e proprio ora che sto per dirti tutto vuoi tirarti indietro?
-Non ho intenzione di ascoltare la tua voce un secondo di più, a meno che non si tratti delle informazioni per le quali siamo venute- insistetti, retrocedendo di qualche passo. Muovendo le braccia seguendo percorsi sinuosi al livello del mio viso, creai nuovamente quei serpenti di fuoco, quelle fruste che tornarono a minacciare l’uomo. Lo guardavo con fermezza, forte e addirittura serena grazie alla presenza rassicurante dentro di me. -Non è da te che voglio sapere cosa mi riguarda, non da un bugiardo voglio sentire pronunciare il mio nome- continuai. -Quindi, se non hai intenzione di parlare a proposito dei tuoi Comandanti, dillo subito e lascerò che il fuoco sia guidato da qualcun altro verso di te, se non sarò in grado di essere io la prima a…
-Ma fammi il piacere, ragazzina!- ringhiò Cyrus.
Curvai le dita e le fruste iniziarono ad avvolgersi attorno al ghiaccio di Sara, ma senza scioglierlo. Non erano a contatto con la pelle di Cyrus però lo avrebbero attaccato non appena lo avessi deciso. -Decidi- gli ordinai.
-Cosa vorresti farmi con le tue fiamme di pura essenza di vita, Eleonora?- rise lui. -Sono praticamente innocue!
-E se volessi ferirti con questo fuoco?
-Come se fossi già abbastanza abile da poterlo fare!- replicò veemente. Non aveva paura, era evidente, e la cosa mi infastidiva: strinsi i pugni, offesa, e le fiamme si spensero. Dopo un attimo di sorpresa per il mio cambio di idea - abbastanza immotivato, in effetti, dovuto solo al fatto che fossi indispettita per le sue parole, il Generale continuò velenosamente: -Per quel che mi riguarda potete anche andarvene!
-Basta così.
Era stata Sara a parlare. Fece sparire in una nuvola fumosa i cristalli di ghiaccio e Cyrus cadde ginocchioni a terra. Sia io che l’uomo la guardammo straniti, senza capire perché lo avesse liberato: era nuovamente pericoloso, sempre che non lo fosse stato anche intrappolato nel ghiaccio. Aveva l’aderente divisa dei Victory mezza strappata in più punti e si era procurato alcuni graffi.
Sara però lo bloccò di nuovo, ammanettandogli i polsi con puro ghiaccio. -Vattene, Cyrus. Io non ho paura di ferirti- disse. -Forse non sono ancora in grado di commettere un omicidio come hai giustamente detto, hai ragione e lo sappiamo tutti qua dentro. Ma non mi farò scrupoli a renderti difficili i prossimi giorni di vita se ci seguirai o cercherai di ostacolarci, e sicuramente nemmeno lei si risparmierà.
-Al massimo curerà i tuoi stessi colpi- ghignò Cyrus, continuando a prendermi in giro.
Non fu la presenza dentro di me a chiedermi di agire ma io mi stavo davvero scaldando. Rabbiosa come il fuoco attaccai: una freccia fiammeggiante, dai colori cangianti, partì dal mio indice rivolto verso lui e gli graffiò un fianco. Era sì un taglio superficiale, ma la mia offesa era stata abbastanza minacciosa da fargli scappare uno strillo acuto. Soprattutto non era inoffensivo. -Ripetilo, Cyrus- sibilai. -Ripeti che queste fiamme sono innocue e curative.
-Basta, Eleonora- mi richiamò Sara. Mi voltai di scatto verso di lei e parve sconsolata. Poi lanciai un’occhiata di sdegno al fianco del Generale Victory: pareva sfrigolare nel silenzio quasi totale di Via Vittoria. -Andiamocene- aggiunse dopo una pausa, durante la quale io e Cyrus ci scambiammo una lunga occhiata.
Il mio era puro odio nei suoi confronti e sentii di voler infierire ancora grazie ai poteri che avevo ricevuto, pur sapendo che non era giusto, almeno non ora. Ero però troppo arrabbiata nei suoi confronti. Dal canto suo, Cyrus ricambiava arrogantemente il mio sguardo, profondamente irato per gli attacchi ricevuti.
Poi disse qualcosa che in quel momento rasentava l’assurdo. -Gli Dèi agiscono per il piacere di qualcun altro. Lo fanno per la felicità e per il benessere di una persona alla quale tengono molto, ma non è quest’individuo a dare gli ordini. Nessuno all’interno dei Victory sa chi sia questa terza persona, solo loro due stessi.
Girai i tacchi fregandomene altamente di quella preziosissima informazione. Per questo motivo non appena mossi un passo Sara mi bloccò, afferrandomi per un gomito. Era basita.
-Stai scherzando, Cyrus?- chiese con un filo di voce. -C’è qualcuno ancora più in alto?
L’uomo ghignò. -Esatto. Non è un’informazione di vitale importanza, soprattutto perché sugli Dèi voi delle Forze del Bene non sapete nulla… quindi sul loro protetto cosa potrà mai uscir fuori?
-Perché ce lo hai detto?- mormorai. Avevo le sopracciglia severamente corrugate, interrogative. Non potevo immaginare quali parole sarebbero venute dopo.
-Per preparare soprattutto te, mia cara Eleonora- fece mellifluo, facendomi venire il voltastomaco, -a una novità molto peggiore. Ultimamente sembra che te ne ne sia un po’ fregata di loro, ed è un peccato, perché non credo che ai tuoi ormai andati genitori abbia fatto piacere essere stati messi nel dimenticatoio. Di’ loro addio. Sono morti.
Non aveva neanche completato quelle frasi che già nella mia mente erano esplosi strilli di negazione, disperati fin dall’inizio del suo annuncio. In un certo senso già avevo capito dove Cyrus avesse voluto andare a parare ma non volevo che lo facesse - ormai che lo avesse fatto.
Ero così turbata e confusa che non sapevo se ferirmi prima per le accuse dell’uomo, ovvero di aver dimenticato i miei genitori e non aver chiesto più nulla su di loro a Bellocchio e compagnia, oppure se semplicemente mettermi a piangere per la notizia appena ricevuta e sperare di morire lì dopo aver dato fondo a tutte le riserve d’acqua nel mio organismo. Perché forse morendo sarei stata liberata da tutte le pesanti, logoranti catene che mi tenevano in quel mondo di delusioni e di ferite; forse in quel modo avrei potuto ritrovare i miei genitori.
Spesso avevo riflettuto sulla morte ma mai avevo avuto realmente intenzione di andarmene per sempre. Essa mi faceva paura, soprattutto per la sua vicinanza in quel periodo di guerra. L’unica volta in cui avevo perso la mia voglia di vivere era stato proprio quando mi era giunta notizia del rapimento dei miei genitori, ma non avere più voglia di vivere non coincideva esattamente, almeno secondo me, con la morte.
Quindi allora cos’era? La disperazione di un momento, di un’intera vita, poteva quindi spingermi a compiere un’azione drastica come poteva essere il suicidio? Mi sarei portata quel peso appresso per tutta la vita, era vero, ma non c’era un modo per alleviare un po’ quelle sofferenze in modo tale da poter continuare a vivere veramente? Non pretendevo di sorridere ogni giorno o di vedere il buono in ogni cosa, ora che la malvagità dei Victory si era definitivamente abbattuta anche su di me, ma forse potevo essere ancora d’aiuto e potevo trovare io stessa aiuto. Sicuramente c’era qualcuno disposto a darmelo, sì. O forse no? Forse era meglio morire?
Proprio quella Morte doppiogiochista mi stava mandando in crisi. Quella Morte che in un momento appariva come l’unica cura al mio dolore e ai miei problemi, che era una liberazione da quelle catene che mi tormentavano; ma subito dopo mi ricordavo che quella stessa Morte mi aveva sottratto i miei genitori, legandomi ad un’altra di quelle catene e facendomi stare ancora peggio.
Davvero potevo pensare di cedere? E se qualcun altro fosse stato terribilmente male per la mia scomparsa così come io lo ero per quella dei miei genitori? Potevo permettermi di lasciar perdere tutto e di accettare l’invito della stessa causa di gran parte della mia tristezza, così pericolosamente vicina alla depressione?
Ma poi ero stata davvero in grado di dimenticarli? Era vero, non avevo chiesto più nulla di loro, sicura che se ci fossero state novità mi sarebbero state dette e impegnandomi di più su altri fronti che mi avevano preoccupata, come la partenza di Ilenia o il rapporto con Oxygen. Ma non ero mai stata in grado di lasciarli perdere come aveva invece insinuato Cyrus; le sue erano quindi solo provocazioni, visto che non trovavo modo di sentirmi in colpa anche per quella cosa che non consideravo vera? Allora perché mi stavo tormentando anche per quello?
Tutti questi pensieri, tutto questo riempì quei miseri secondi di silenzio che erano seguiti alle parole decisive di Cyrus. Sara doveva essere attonita a causa di quella nuova rivelazione che stava mandando tutto in fumo, sia la missione sia l’equilibrio che, fino a prima di partire per la missione, credevo di aver trovato. Si stava chiedendo come rimediare a ciò che stava succedendo e come farsi carico di una persona sconvolta e gestire la situazione.
I miei occhi - forse erano ancora rossi o forse no - fissavano il vuoto. O meglio, a me sembrava di star studiando quello: in realtà era il volto stesso di Cyrus che guardavo ma non riuscivo neanche a realizzarlo. Vedevo il suo ghigno crudele senza capire che espressione fosse né perché ci fosse, probabilmente nemmeno mi interessava. L’unica cosa che in quel momento esisteva, per me, era la pesantezza della Morte che sentivo alle mie spalle, oltre che su di esse. E solo io esistevo, solo io, perché tutti gli altri in qualche modo se n’erano andati: chi morti come i miei genitori, chi di inesistente rilevanza come Sara. E Cyrus, il mio personale messaggero di morte.
-E adesso a chi chiederai aiuto?- continuò a infierire lui. -Al tuo caro, prezioso Leggendario…
-Cyrus…!
Sara tentò di coprire il resto della frase, ma io in quel momento stavo facendo troppa attenzione a quello che l’uomo stava dicendo. Poco prima non mi importava niente di lui, del fatto che stesse parlando, non era altri che un’insignificante persona che si atteggiava ad essere la causa di ogni mio male personale. Ma tirando in ballo l’argomento preferito, che mi riguardava strettamente, che in quel momento era la mia unica ancora rimasta di salvezza, non potei non ascoltare. Ero pur sempre io la diretta interessata, come potevo ignorare anche quello che poteva aiutarmi? Era un Leggendario come avevo immaginato, quindi, ad aiutarmi e forse anche a vegliare su di me, a proteggermi? Perciò non bastò la sua esclamazione a non farmi udire ciò che aggiunse subito dopo.
Volevo sentire quel nome, non mi importava se a pronunciarlo fosse stato Cyrus o qualcun altro.
-… Ho-Oh?
Come se i miei sensi fossero stati amplificati - anche se era mera suggestione, mi parve di sentire l’infinitesimale scricchiolio delle ossa della mano di Sara quando la ragazza strinse i pugni; e poi fu come se da qualche passo di distanza non mi arrivasse più, in lontananza, il suo respiro, gelido proprio come il vento che la ragazza evocava e come il ghiaccio che poteva comandare. E io che c’entravo con l’aria e il fuoco di Ho-Oh?
Perché mi era stato “assegnato” uno dei Leggendari di tipo Fuoco più potenti, se non il più forte? Perché uno di tipo Volante se mi sentivo indissolubilmente costretta al terreno dalle catene da cui non trovavo liberazione?
Che la presenza di Ho-Oh in me potesse aiutarmi a ritrovare almeno la speranza? Si era finalmente rivelato e in questo modo aveva confermato di essere al mio fianco, di voler aiutare la sua protetta o qualsiasi cosa fossi? Cosa ci legava e perché? Anche lui aveva qualche catena che collaborando avremmo spezzato insieme alle mie?
Se era la collaborazione che mi serviva in quel momento, bloccata com’ero dalla notizia della morte dei miei genitori tanto da non riuscire nemmeno a piangere, allora non avrei aspettato un secondo di più. Non capivo come potessi riuscirci in quel momento, ma mi misi a ridacchiare. Quelle risa poi si intensificarono sempre di più, pazze, sfiorando la folle disperazione che provavo in quel momento, terribili. Ma non mi importava perché ridessi quasi con la testa rivolta verso l’alto e le braccia spalancate in un culmine di inevitabile egocentrismo e narcisismo, forse perché insieme a Ho-Oh mi beffavo dell’infimità di Cyrus e del mondo attorno a me.
Appena mi fermai a riprendere fiato cercai lo sguardo dell’uomo. Con sadico piacere notai che era imbarazzato dalla mia reazione inaspettata; forse aveva creduto che scoppiassi davvero a piangere e mi mostrassi per l’essere debole e umano che ero, ma con l’aiuto di Ho-Oh non avevo intenzione di cedere, di abbassarmi al suo livello. Io non ero veramente umana, questo mi stava dicendo la presenza della fenice, e di lì a poco avrei scoperto come e perché - e se non me lo avesse detto qualcuno lo avrebbe fatto lui, me lo promise.
-Sì, Cyrus, proprio così- gli risposi ghignando. -E tu cosa puoi fare ora contro me e Ho-Oh?
Neanche il tempo di finire la frase che sentii un’innata agilità nascere in me e, beffandomi dei vestiti pesanti che impedivano molti miei movimenti, senza realizzarlo veramente - poiché il Leggendario stava di nuovo guidando le mie azioni - feci quella che doveva essere una ruota senza mani. Molta spinta me la diede l’aria che anche Ho-Oh poteva comandare. Dal percorso tracciato dalle mie gambe in rotazione nacque il fuoco colorato d’arcobaleno, quelle fiamme di vita disprezzate da Cyrus che erano pronte, però, a fargli del male se solo lo avessi voluto.
Quell’arco, precisamente un quarto di circonferenza, si allungò verso di lui cercando di afferrarlo e di ferirlo. Visto lateralmente appariva come un muro di fuoco in crescita, furioso ma bellissimo da guardare per i suoi colori: quell’elemento era più vicino a un prisma che a qualsiasi altra cosa. Cyrus scartò goffamente di lato a causa del grosso impedimento datogli dalle manette di ghiaccio, ma girandomi appena lacerai per obliquo l’aria davanti a me con una mano e quell’arco di fuoco stavolta lo raggiunse.
Non riuscii a sentire bene il grido di dolore dell’uomo, purtroppo, perché mi sentii strattonare da dietro e mi voltai di scatto, indispettita e seccata per quella seccatura. Era Sara, ovviamente doveva rovinare tutto. -Ora devi fermarti, andiamocene, non abbiamo più motivo di insistere qui- mi intimò. Era preoccupata. -Lorenzo e…
-Vai pure, tu, a me non importa nulla di quei due e di te!- ribattei furiosa, facendola trasalire mortificata. -L’unica cosa che voglio ora è sistemare Cyrus, solo in questo modo risolveremo!
-No, non rimedierai a nulla, neanche ai tuoi problemi. Non essere egoista, ti prego, so che è dura e che in questo momento ti importa solo del tuo mondo personale, e ne hai ragione; ma…
-Non esistono ma! Ti ho detto di andare se è questo che vuoi e se non hai intenzione di aiutarmi!
Prima di continuare dovetti sbattere Cyrus contro il muro grazie a una folata di vento, perché quel codardo stava tentando la fuga ora che le cose iniziavano a mettersi seriamente male per lui.
-Ti prego, è andata benissimo finora; non continuiamo, non ne abbiamo motivo!
-Vattene subito, Articuno.- Era stato Ho-Oh a dire questo attraverso di me; il resto, pur con il suo aiuto e la sua spinta, era stato frutto della mia sola rabbia. -Vai via e lasciaci qui ad eliminare definitivamente la minaccia quale è Cyrus- continuò, parlando sia per me che per lui. Sara si morse le labbra: lei non pareva avere distinzioni dal suo Leggendario, come invece aveva deciso Ho-Oh marcando la nostra divisione utilizzando il “noi”.
-No, io non andrò- disse poco fermamente. -Dovete capire entrambi, dal momento che attualmente siete due personalità differenti. Eleonora, ti prego, senza l’ira di fiamme di Ho-Oh tu non diresti così, non agiresti così; e per quanto lui sia in grado di guidarti e anche di prendere il sopravvento su di te, mettendo da parte la vera te stessa, se tu non vuoi che il comando passi a lui, capirà. Non è detto che quello che fa un Leggendario sia assolutamente corretto, te lo dico per esperienza. È meglio che ora tu lasci da parte la furia, ti conosco e non sei mai stata fuoco e proprio ora non devi esserlo, non è il momento- mi pregò poi.
In quel momento la presenza di Ho-Oh si ritrasse, capendo che quella decisione spettava solo a me. Lui sapeva di poter dare sfogo alla mia rabbia e di aiutarmi in quel senso, ma sapeva anche che le vere prese di posizione, le mie, di Eleonora, stavano a me e non doveva interferire più di tanto. Solo io non avevo capito quella cosa, o meglio non lo avevo saputo - come avrei potuto capirlo? Strinsi i pugni, indecisa sul da farsi.
L’unica scelta che mi sentivo di fare in quel momento era rimandare tutto e probabilmente era la cosa migliore. Lasciar spegnere il fuoco e calmare le acque, confrontarmi sia con Sara che con Ho-Oh e molto probabilmente con Bellocchio. E magari degnarmi di piangere i miei genitori senza lasciarmi guidare dalla rabbia.
-Va bene, andiamo- mormorai con un filo di voce. Sara annuì e mi precedette girando i tacchi. Prima di seguirla mi girai a guardare Cyrus, al quale avevo dato le spalle fino ad allora per poter fronteggiare la ragazza.
Adesso era lui a guardarmi non arrabbiato, non freddamente, ma in stato di puro odio. Io invece ero sconsolata, perché non sapevo in quale modo presentarmi altrimenti, sfiancata com’ero dalle emozioni impetuose che avevo vissuto nell’ultimo lasso di tempo. La scoperta del tradimento della spia Victory, la sconfitta di gran parte della mia squadra, l’incontro con Cyrus, Sara, le fiamme, i miei genitori, Ho-Oh. Tutto ciò era stato un crescendo di gravi pesi che mi stavano facendo vacillare pericolosamente. Non dovevo svenire o cadere, però.
Per questo innalzai una barriera di fiamme arcobaleno, brillanti e rassicuranti, a dividere me da Cyrus. Quella sorta di prisma fiammeggiante mi aiutò a sentirmi lontana dalla minaccia di quell’uomo. Scuotendo la testa e accogliendo le prime, silenziose lacrime, alle quali sarebbero seguiti i pianti più terribili che mi avrebbero fatto gridare dal dolore e dalla paura, seguii Sara. Dovevamo vederci con gli altri due fuori da Via Vittoria.

Arrivammo all’uscita di Via Vittoria dopo lunghi minuti di cammino in totale silenzio. Né io né Sara avevamo idea di cosa poterci dire, se potevamo riprendere a parlarci dopo quello che era successo. Mi sentivo in colpa per la mia esperienza inesistente in quella situazione, lei sembrava una veterana a giudicare da quello che aveva detto e da ciò che faceva, doveva aver conosciuto il suo Articuno molto tempo prima. Forse in un secondo momento sarei riuscita a chiederle qualcosa di più sulla sua personale storia con i Leggendari.
Intanto, però, preferivo starmene in silenzio a rimuginare tra me e me e a chiedermi dove fosse Ho-Oh: la sua calda, rassicurante presenza era scomparsa. I suoi comportamenti mi parevano incostanti e mi dispiaceva che se ne fosse già andato, avevo bisogno di lui e del fuoco che poteva far luce sulle mie emozioni e aiutarmi, ma in seguito mi sarebbe stato spiegato tutto anche da lui stesso… il mio Leggendario. Ma che storia era quella? Poco e nulla era chiaro, tante invece erano le domande ed i dubbi per i quali aspettavo una risposta. Avevo un po’ paura di quello che poteva starmi aspettando ma non riuscivo neanche a sfogarmi seriamente per quanto ero turbata. Numerose erano state le lacrime che avevo pianto durante il tragitto fino all’uscita ma erano state quasi inutili.
A giudicare dalle espressioni di sorpresa e sollievo degli altri due ragazzi, dovevano essere da molto in attesa. Ci corsero incontro ma quasi non li notai; piuttosto mi incantai senza alcun motivo a contemplare la maestosa cascata che ci separava dalla Lega Pokémon. I suoni mi arrivavano attutiti, non sapevo cosa si stessero dicendo gli altri tre e non avevo idea di come Sara potesse parlare quasi normalmente dopo ciò che era successo. La ragazza era visibilmente scossa ma la sua ansia poteva spiegarsi tranquillamente con l’incontro avuto con Cyrus.
Mentre lei descriveva ai due gli eventi trascorsi e loro ricambiavano, io nelle orecchie della mia mente udivo soltanto la voce del Generale Victory e percepivo in lontananza la presenza di Ho-Oh. C’era o no? Se sì, perché non tornava a darmi la forza per reagire e per parlare animatamente con Lorenzo e gli altri? E poi, sarei mai stata più la stessa dopo quella scoperta? Sarei cambiata nuovamente? Sarei impazzita come Camille o avrei trovato il modo di reagire e di andare avanti, anche e soprattutto grazie alle fiamme di vita che Ho-Oh poteva far ardere in me?
-Eleonora, tutto bene?- Era stato l’altro capogruppo a parlare, probabilmente preoccupato dal mio insistente silenzio. Mi voltai verso di lui, abbassando la testa da che l’avevo leggermente alzata nel fingere di studiare la cascata, nuovamente persa nei miei turbolenti e stanchi pensieri. Sia lui che l’altro ragazzo trasalirono appena scambiarono uno sguardo con me: non mi ci volle molto tempo per intuire il motivo.
-Perché i tuoi occhi…- Lorenzo fece una pausa prima di continuare, boccheggiando molto intimidito, in cerca di un qualche eufemismo per rendere l’idea. Andò dritto al punto, non avendo avuto successo: -Perché sono rossi…?
Seguì un breve silenzio imbarazzato da parte degli altri. Io non avevo alcuna intenzione di proferire parola, lo fece Sara al posto mio: -Sono lenti a contatto.- Si inventò qualche futile scusa per zittirli e poi ci dirigemmo verso la Lega Pokémon, all’interno della quale saremmo stati accolti in una base segreta.
Io e Sara ci scambiammo un’ultima occhiata prima di varcare la soglia e di seguire i due ragazzi. Aspettavo che fosse lei a parlare. Con un sospiro cedette. -Lo so, Eleonora. È il momento che tu scopra chi sei veramente.







Angolo ottuso di un'autrice ottusa
Premessa rivolta a qualcuno in particolare: spero che il capitolo abbia lasciato un pochino con il fiato sospeso durante la sua lettura. *scuoricina*
Buonciao gen- non c'è praticamente nessuno... vabbè...
Qualche appunto veloce:
- prima che qualcuno mi denunci per plagio - o qualcosa del genere - della storia della mia illustr(at)issima collega AuraNera_, sappiate che la roba dei Leggendari venne decisa dalla sottoscritta tanto di quel tempo fa che nemmeno immaginate (?). Tra l’altro la sottoscritta lo fece in compagnia dell’esimia collega sopracitata, alla quale mascherò uno spoiler gigantesco - ormai è chiaro che quello è, nevvero, Sarr? Quindi la carissima è a conoscenza di questa roba, anche se la faccenda è ormai molto diversa da quella che era in origine, ovvero una scopiazzatura bella e buona che il suo buon cuore non mi ha mai fatto pesare ahahah
- in teoria non avrei dovuto rivelare di Ho-Oh prima del prossimo capitolo, ma penso sia meglio così. Anche perché altrimenti non avrei saputo come continuare, e in ogni caso era evidente il fatto viste le fiamme arcobaleno...
- qualcuno più in alto dei signorini?! Eh bien oui!
- mancano altri tre capitoli e questa parte è finita. Nell'angolo ottuso dell'ultimo capitolo vi illustrerò i progetti futuri, perché no, non partirò subito con la terza parte, mi dispiace per chi ci tiene :P
- il titolo del capitolo è una specie di contrasto con "Fiamme assassine" (e te lo credo!)
- il prossimo aggiornamento ci sarà verso il prossimo weekend, prima che io vada in vacanza per più di due lunghe settimane, e negli stessi giorni Ribellione, che conto di poter aggiornare più volte per portarla a termine entro la fine dell'anno - ma non si sa mai (?).
A presto!
Ink
  
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