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Autore: Tota22    11/06/2015    2 recensioni
Una panchina verde e scrostata in un parco giochi di periferia testimonia l'incontro tra due sconosciuti. Nonostante abbiano in comune ben poco, i due ragazzi si ritrovano a intraprendere un viaggio che ha come complice la notte. Il sorgere del sole è il traguardo della gara, la sfida è vivere come se fosse l'ultima notte sotto il tetto del mondo. Sarà l'alba a decidere se sciogliere o saldare per sempre un legame inaspettato.
[Momentaneamente sospesa]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3

Espiazione 

Oliver



-Non ricordo un altro caso in cui una mia battuta acida sia stata più fuori luogo di questa... -

Oliver sentiva lo sguardo sincero di ragazzo-elfo pizzicargli il viso, mentre la rabbia che gli era nata nel petto si sgonfiava come un palloncino lasciato snodato.

 - Scusami, spesso non penso a sufficienza prima di parlare. -

Un sorriso triste gli condì le labbra.

- Non preoccuparti, non potevi sapere. -

Oliver cercò di sembrare indifferente, quando invece dentro di sé era contento di aver raggiunto il suo obiettivo. Piantò poi gli occhi in quelli del vicino, i propri tinti stavolta di una sfumatura scherzosa.

- Dunque, se non ti dispiace, riprenderei ad agitare la gamba finché posso.-

Ragazzo elfo non aprì bocca, ma gli indirizzò un cenno di assenso con il capo e un altro mezzo ghigno mentre stiracchiava le gambe.

Oliver di rimando perse la sua rigidità e iniziò a rilassarsi veramente, lasciando che una serie di emozioni contrastati lo investissero. C'era qualcosa che sfuggiva in quello scambio di frasi, ma non riusciva ad afferrare il pezzo mancante.
Il ragazzo rimase soprapensiero per un po' . Poi chiese, più curioso che risentito:

- Come mai ancora non hai detto che ti dispiace per me? Di solito non è di routine quando uno sconosciuto o un conoscente o un amico ti dice che sta per...morire. - la gola si era serrata e l'ultima parola era uscita dalle labbra in un soffio. Un segreto che voleva rimanere sepolto.

- Perché? Vuoi sentirtelo dire? -

Fffffffffff. Il palloncino di rabbia riprese a gonfiarsi prepotente nel petto di Oliver. Diamine! Non sapeva come comportarsi con lui. Un attimo prima sembrava dispiaciuto, un attimo dopo se ne usciva con queste domande, che fanno attorcigliare le budella dalla stizza. Assomigliava davvero ai folletti maligni nelle storie per bambini.

- Non necessariamente, ma di solito se ne ricevono tanti in questi casi. -

- Non ti conosco, perché dovrei dirtelo? Solo per farti sentire più miserabile? Perché dubito che ti faccia stare meglio... -

Bam, un'altra stoccata, una puntura di vespa al suo orgoglio. Non era abituato ad essere trattato in modo brusco, diretto.  Nella realtà quotidiana sotterfugi, bugie, falsi sorrisi, moine erano i modi delle persone con cui era solito confrontarsi. Le brutte notizie venivano comunicate con grandi giri di parole. La pillola veniva indorata perbene prima di essere cacciata in gola. Le opinioni opposte alle sue erano introdotte docilmente.
Invece quel ragazzo al suo fianco gli buttava in faccia la realtà senza preoccuparsi di fargli male. Ogni volta che apriva bocca si sentiva atterrare naso a terra, senza tappeto di protezione.

-  ... o perché il tuo caso dovrebbe suscitare in me un qualche sentimento di empatia o solidarietà umana, che porta a dispiacermi della tua condizione? Sì in effetti quello che ti è capitato è davvero uno schifo e sì forse sarebbe civile dirti che mi dispiace, ma sarebbe una frase che buttata lì sa di plastica. -

Oliver non era d'accordo per nulla, ma non poteva fare a meno di notare come quelle parole si insinuassero dentro di lui e trovassero un debole appiglio.

- Mi dispiace, ma non do via i miei "mi dispiace" così facilmente. -

Oliver era incredulo, forse anche divertito. Senza rancore, semplicemente constatando i fatti, fece uscire i suoi pensieri per la prima volta liberi, senza il filtro di cortesia o affettazione.

- Certo che sei un po' stronzo. -

Il suo compagno di panchina annuì, non sembrava per nulla offeso. Riaprì il pacchetto di sigarette e ne allungò un'altra a Oliver che la intrappolò tra indice e medio, interdetto.

- Lo so, me lo sento dire spesso.. ma se hai bisogno di qualcuno che ti ascolti senza giudicare faccio al caso tuo . Accettala come espiazione, per rimediare alla battuta di prima. -

Silenzio.

 - Ti consiglio di approfittare. Non è per niente da me offrire occasioni del genere, di norma evito la gente come la peste... stasera mi sento in vena di cambiare abitudini. -

Fece una pausa, seguita da un respiro profondo.

- Tranquillo, non ti aspettare la solita frase " parlarne con qualcuno fa bene". Non è detto che funzioni, ma se vuoi beh.. abbiamo una panchina, un terzo di pacchetto da finire e tutta la notte. -

Oliver sorrise di un sorriso da bambino, grato, aperto che abbracciava tutto il viso. Poi una risata leggera lo colse, prima di accettare la compagnia di quello che riteneva ormai uno strano folletto, spuntato per magia a fargli compagnia in quella notte da cani.

-  Ma sì... dato che mi stai facendo questa concessione, a quanto pare irripetibile, perché rifiutare... -

Non era difficile credere che ragazzo-elfo non fosse abituato a comunicare con le persone. Oliver era quasi sicuro fosse affetto da mancanza di freni inibitori, caratteristica che non predispone alla simpatia.

 - Poi una sigaretta di troppo di certo non mi rovina la salute più di così. -

Le braci rosse nel buio tornarono ad essere due; presero a danzare una sorta di tango scompagnato.

- Come ti chiami? -

- Al. -

Pausa.

- Non vuoi sapere come mi chiamo? -

- Vuoi dirmelo? -

Ancora quel ghigno, Oliver sbuffò.

- Certo che sei impossibile... è così difficile chiedere "e tu"? -

- D'accordo, "e tu"? -

-  Oliviero, ma tutti mi chiamano Oliver. -

- Perché è più esotico avere un nome straniero? -

- Senti chi parla, tu sei Al. O è il diminutivo di qualcosa? Alberto, Alessandro...-

- Sei fuori strada. Comunque non mi sento abbastanza in confidenza per dirti il mio nome intero. -

- Un nome è un nome, non credo sia necessario avere un permesso speciale per saperlo. In ogni caso, piacere di conoscerti. -

Oliver tese la mano aperta davanti al naso del "folletto", suggerendo una stretta amichevole.
 Al,  dopo un attimo di indecisione, intrecciò le dita alle sue. Strinse mezzo secondo la mano per poi ritirarla velocemente a sé, un pesce che scampa l'amo per un soffio.

- Aspetta a parlare di piacere che è tutto da vedere, ti avviso che non sono un tipo di persona alla mano e simpatica... -

- Chissà perché... mi era sembrato di intuirlo.-




N/a

Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia. Credo che i prossimi aggiornamenti saranno molto ravvicinati in questo periodo, poiché è abbastanza libero da impegni. E' possibile però che tra una settimana diventeranno molto saltuari, quindi approfitterò dell'ispirazione di questi giorni.
Grazie a tutti a presto!  
  
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