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Autore: ExLuna    13/06/2015    5 recensioni
Tre anni dopo la fine della guerra, sconfitta la minaccia del crollo della luna sulla terra, un misterioso personaggio, in un villaggio sconosciuto, sta creando un esercito di super ninja con l’intento di conquistare l’intero mondo ninja. Per farlo però, ha bisogno di catturare e studiare, tramite crudeli esperimenti, il chakra di tutti i più forti e dotati ninja del paese.
Una di questi è Sakura, accusata di omicidio, durante una missione, viene privata del suo chakra e di tutta la sua forza fisica attraverso un sigillo e rinchiusa in un carcere di massima sicurezza, dove neppure i Kage hanno giurisdizione. Sakura si troverà a dover affrontare il peggiore incubo della sua vita, ma non è da sola; fuori dalle mura del carcere qualcuno ritorna e farà l’impossibile pur di salvarla.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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cap.11

[Nota dell’Autrice: finalmente sono riuscita ad aggiornare. Ci ho messo un po’ ma sono stata ultra impegnata e questo capitolo è stato scritto a singhiozzo.
Per farmi perdonare vi informo che c’è stato un cambio di programma; questo non è l’ultimo capitolo, ce ne sarà bensì un altro, che dovrebbe poi essere quello definitivo. Non sarà molto lungo, voglio tenermi i dettagli cruenti per il gran finale. Piccola precisazione: in questo capitolo viene riportato un brano ed un’arma particolare ispirati ad “1Q84” di Murakami Haruki. Baci baci!]
 

 

Cap.11 Tempo
“Il tempo in sé dovrebbe avere una struttura uniforme ma, una volta consumato, si deforma. Un periodo di tempo può essere terribilmente pesante e lungo, e un altro leggero e breve. E a volte il prima e il dopo si invertono e nei casi peggiori scompaiono del tutto. Forse le persone, regolando il tempo in modo così arbitrario, regolano anche il significato della propria esistenza. In altre parole, contribuendo a plasmarlo, riescono a mantenere, seppure a fatica, la propria sanità mentale.”
[Cit. Murakami Haruki  “1Q84” pag.341]

 

Ci sarebbe voluto ancora un giorno, forse due prima che Sasuke e Naruto incontrassero Gaara e i rinforzi mandati da Kakashi e poi assediare il Villaggio della Notte e la Fortezza della Lacrima.
Sakura era ben decisa a non starsene in disparte con le mani in mano, dal momento che era nascosta, poteva sfruttare a proprio vantaggio quella condizione di anonimato e indagare per il villaggio, soprattutto poteva osservare da vicino il palazzo del capo villaggio e la fortezza, aspettando il momento decisivo, in cui anche i suoi compagni sarebbero arrivati.
Aveva ancora in mente la notte trascorso insieme a Sasuke, le parole dette, i sussurri; osservava il letto di quella piccola stanza e non potè trattenere un lieve rossore ed imbarazzo, ripensando al tempo che era passato agognando quei momenti con tutta se stessa.
Era stato gentile, non si era offeso quando, nella foga della loro passione, lei si era ritratta incerta, non desiderava che la loro prima volta insieme fosse in una spoglia camera in un villaggio terrificante con il fiato del nemico a pochi centimetri dalla porta; lui aveva capito e per quasi tutta la notte restarono abbracciati a baciarsi e ad esplorarsi a vicenda, assorbendo nella memoria ogni singolo dettaglio, in attesa del giusto momento.
Si scosse da quel torpore e si diede da fare come meglio poteva; per iniziare non aveva armi, doveva procurarsi assolutamente un qualsiasi attrezzo, anche rudimentale, per potersi difendere qualora ne avesse avuto bisogno.
Si recò in cucina ed osservò attentamente l’ambiente, aprì alcuni cassetti e trovò altri coltelli come quello che aveva già usato; ne trovò alcuni più piccoli e ne prese un paio, poi guardando sotto il lavandino, trovò una “pietra belga”, di grana fine e acciaino, usato per affilare la lama dei coltelli: li avrebbe resi affilati come rasoi.
Con sua grande sorpresa in una scansia trovò anche un punteruolo rompighiaccio e le venne un’idea; con la pietra belga poteva lavorare il punteruolo in modo da renderlo sottile ed acuminato quanto bastava per essere adoperato agilmente e, colpendo i punti giusti, provocare la morte dell’avversario senza che quest’ultimo se ne accorga.
Con il materiale raccolto tornò nella stanza e chiuse bene la porta a chiave; si prese tutto il tempo che le serviva, iniziò a lavorare all’affilatura dei coltelli e del rompighiaccio, con calma senza fretta, il lavoro doveva essere il più accurato possibile.
La padrona bussò alla porta verso l’ora di cena per offrirle una minestra di tofu e del pane al melone, ma Sakura rifiutò cortesemente; il suo lavoro era più importante del mangiare e doveva dedicarsi attentamente solo a quello: più si concentrava sull’affilatura, più rimandava il sonno che avrebbe portato soltanto incubi.
La scorsa notte ne aveva avuti diversi, nonostante l’effetto del siero per controllare la volontà fosse svanito e la sua mente libera dai suoi demoni; fu costretta ad alzarsi dal letto ed immergersi di nuovo nella vasca colma d’acqua per rilassarsi: Sasuke non l’aveva sentita, dormiva profondamente e solo al mattino, quando lui si svegliò, lei uscì dal bagno senza aver neppure chiuso occhio.
Andò avanti per ore, fermandosi di tanto in tanto solo per rilassare i muscoli e fare qualche esercizio per sgranchire le ossa, poi di nuovo ricominciava fino a quando non fu assolutamente certa che l’affilatura fosse perfetta al millimetro.
Era già l’alba quando alzò gli occhi per scrutare il cielo sopra al villaggio; aveva lavorato senza sosta, ma adesso si sentiva più sicura con quelle armi micidiali nel taschino della gonna.
Sebbene avesse trascorso un’altra notte in bianco, Sakura non si sentiva così esausta per cui si assicurò di essere ben camuffata con mantello, cappuccio e scialle in testa a coprire i capelli rosa per non farsi riconoscere, poi uscì dalla stanza decisa ad indagare il più possibile nel villaggio ed ottenere quante più informazioni riusciva a raccogliere ed infine attendere i suoi compagni all’ingresso del villaggio.
La prima con cui ebbe occasione di parlare, fu proprio la padrona della casa dalla quale aveva avuto una stanza e dei vestiti; la donna le raccontò, con le lacrime agli occhi, che circa due anni prima, il capo del villaggio era morto improvvisamente ed al suo posto il consiglio aveva nominato un uomo sconosciuto, non appartenente al villaggio e che nessuno di fatto aveva mai visto né tanto meno conoscevano il nome; in due anni aveva incrementato l’ economia del villaggio e ristrutturato l’antica fortezza che già da decenni veniva usato come magazzino: doveva essere usato come centro di ricerca medica, ospedale e scuola, invece lo scopo finale fu nettamente diverso. Il laboratorio di ricerca c’era davvero ed anche l’ospedale, ma invece di una scuola venne creato un carcere ed una caserma per addestrare i migliori soldati, “a difesa dell’incolumità dei cittadini” avevano detto. Avevano creato innumerevoli posti di lavoro e molti giovani erano stati assunti all’interno come inservienti, infermieri, tecnici e altro;  cominciarono presto a girare strane voci riguardo a quello che realmente accadeva all’interno della fortezza; ninja stranieri, soprattutto donne iniziarono a sparire ed anche gli stessi cittadini, perlomeno chi era in servizio all’interno, ad un certo punto, non tornarono più a casa, si pensò che fossero venuti a conoscenza di verità scomode ma nessuno ebbe il coraggio di fare nulla.
Persino sua figlia aveva trovato lavoro come aiuto cuoca nelle cucine, ma dopo qualche mese iniziò a raccontare alcuni episodi di quanto realmente stava accadendo dentro al carcere; una sera non rientrò a casa e nemmeno il giorno dopo e quello dopo ancora.
Chiese notizie all’ufficio pubblico al palazzo principale, le dissero che c’era stata un’epidemia tra i detenuti e parte del personale civile era stato infettato e quindi erano tenuti in quarantena dentro alla fortezza, nessuno poteva entrare o uscire. Dopo un mese le restituirono il corpo della figlia in una bara, vittima dell’epidemia dissero, ma lei non ci aveva creduto.
Non potendo contestare direttamente le circostanze di morte stabilite dai medici, aveva continuato la sua vita così come tutti i cittadini del villaggio; Sakura non potè fare altro che ascoltare in silenzio ma era certa di aver udito i pensieri della donna in cui la implorava di aiutarli. In definitiva nemmeno per loro la vita era così rose e fiori. Doveva sbrigarsi, magari riusciva anche a comunicare all’esterno con Sasuke e Naruto, svolgendo il ruolo di informatrice direttamente all’interno e fornendo loro tutte le informazioni utili per attaccare la fortezza e il palazzo principale; il resto del villaggio sarebbero riusciti a lasciarlo intatto, la popolazione non aveva nulla a che fare con i crimini commessi da chi ormai sapeva chi fosse in realtà.
Si camuffò per bene, facendo attenzione a coprirsi bene i capelli e andò in perlustrazione, ci mise tutto il giorno percorrendo ogni strada ogni vicolo a casaccio per evitare anche di farsi scoprire, incontrò persone, ascoltò le loro storie, quando si trovò davanti ai cancelli del palazzo principale questi erano sbarrati e guardie ben equipaggiate presidiavano l’edificio; sapevano che presto sarebbero arrivati i ninja di Konoha e di Suna e quindi il consiglio si era ben barricato dentro le mura del palazzo: il capo però sentiva che non era lì, conoscendolo per come lo conosceva lei, era sicuramente dentro la fortezza e non era poi così scontato che avrebbe usato le gallerie sotterranee per fuggire.
Tenendo l’imponente ed angusta mole del carcere come punto di riferimento si diresse verso di esso, mantenendosi il più possibile nell’ombra; per raggiungerlo meglio però, sarebbe dovuta uscire dalle mura del villaggio tramite una porta secondaria da cui poi si proseguiva nel sentiero verso la collina ove sorgeva la fortezza.
Sakura non poteva rischiare di farsi vedere, si accorse subito di un discreto via vai di guardie e di ninja armati, alcuni di questi gruppi provenivano dalla foresta.
Da quanto era riuscita a capire e a vedere, si stavano preparando per l’attacco imminente: sapevano dunque che Sakura era stata soccorsa perché allora continuare a pattugliare il bosco e le montagne per trovarla?
No, lei non c’entrava più nulla oramai, era soltanto uno stratagemma per sapere in anticipo dove e quando Suna e Konoha avrebbero attaccato.
Sakura decise che per quel giorno poteva bastare, si stava facendo tardi e di Sasuke e Naruto ancora nessuna notizia, forse si stavano ancora organizzando con Gaara e gli altri team di Konoha; rientrare nella stanza non le sembrò una grande idea,il solo pensiero di dover aspettare al chiuso e al buio di quel piccolo ambiente le fece salire la nausea ed un senso di claustrofobia: bel lavoro che avevano fatto in quella fortezza infernale, le ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo prima di farsela passare.
Pensò che era meglio trovare un angolo riparato, presso un vicolo tra i palazzi vicino alle porte principali, ma ad un tratto vide la vecchia signora, proprietaria della casa, non molto distante da lei che stava attraversando la strada in direzione opposta a quella dove si trovava l’abitazione.
Per un momento gli sguardi delle due donne si incrociarono, ma la vecchia lo abbassò subito con una espressione spaurita e intimorita allo stesso tempo; il suo comportamento incuriosì Sakura che per curiosità ed istinto, si incamminò anche lei dietro alla donna e la seguì lungo la strada principale che costeggiava il canale principale.
Uno strano senso di inquietudine avvolse Sakura come una pesante coperta di cemento; i suoi sensi percepivano qualcosa di strano, nella donna, lungo le strade, nelle persone che ancora affollavano i marciapiedi e i ristoranti: ad un tratto la donna si fermò, proprio davanti al cancello principale del Palazzo del Consiglio, altamente sorvegliato, nulla era cambiato da quella mattina.
La donna si guardò intorno e poi proseguì a destra, camminando a passo deciso lungo il perimetro che circondava l’edificio fino ad ingresso secondario libero, senza alcuna sorveglianza; la donna entrò senza voltarsi e Sakura, seppur titubante, la seguì all’interno, oltre una porta di metallo incustodita.
Ogni fibra del suo essere era in agitazione, non era normale lasciare libero un passaggio dove chiunque poteva accedervi; i nervi di Sakura erano talmente tesi che avrebbero potuto spezzarsi in secondo e i suoi sensi in allarme, ma lei continuò a proseguire: doveva andare fino in fondo e, come ipnotizzata, camminò lungo un lungo corridoio fino ad un altro accesso che dava su una grande stanza buia.
Percepì uno strano odore, famigliare che le procurò un brivido gelido lungo la spina dorsale; un odore di malvagità e morte che aveva già sentito e bastò quello per farla girare su se stessa diretta verso l’uscita.
Fu in quell’attimo che le luci si accesero e davanti a lei una guardi armata le sbarrava la strada; d’istinto si voltò per correre attraverso la stanza verso un’altra uscita, o almeno quello era l’intento: non fece che qualche passo, era praticamente circondata da uomini in nero, dal volto coperto ed armati fino ai denti.
Dietro di loro, in fondo alla stanza, la donna osservava la scena a debita distanza; sul suo volto ci fu un vago segno di desolazione e dispiacere per ciò che aveva fatto, poi un’altra porta si aprì ed entrarono altre guardie che scortavano una giovane fanciulla che venne consegnata tra le braccia della donna che, piangendo, abbracciò forte quella ragazza che a sua volta piangendo esclamò il nome della madre.
Era dunque quella la figlia defunta della donna??
Tale fu lo sconcerto e la sorpresa che Sakura si sentì crescere dentro una rabbia mai provata prima; quella donna le aveva mentito, era dunque stata tradita impunemente e non solo, anche Sasuke era sicura della buona fede di quella signora, era così stato tradito anche lui. 

Non è colpa del traditore se la vittima del tradimento non è altro che un ingenuo; il traditore resterà sempre un infame, qualunque siano le ragioni del tradimento! 

Una voce nota si levò nell’ombra, ed alla tenue luce dei neon, Sakura finalmente vide il vero volto dell’infamia. 

Erano giorni che ti tenevo d’occhio, ma la tua curiosità morbosa ha agevolato i miei piani. Non avrai davvero creduto che fossi così stupido da non aver capito il piano di Sasuke di tenerti nascosta proprio dentro al mio Villaggio? 

Lo sai, che un attimo, l’ho creduto davvero… Kabuto! 

A Sakura gli si rivoltava lo stomaco vuoto dal disgusto che provava nel ritrovarsi faccia a faccia con quell’essere nauseabondo; parte del suo volto era trasformato e sembrava più un viscido serpente che un essere umano.
Ciò che era strano però, per Sakura, era come fosse stato possibile per Kabuto liberarsi dalla Tecnica Illusoria di Itachi; lo aveva imparato per caso, quando aiutò Tsunade nel ricomporre il braccio di Sasuke e Naruto alla fine del loro sanguinoso combattimento: in un momento di delirio per effetto dei sedativi e degli anestetici, Sasuke ripercorse quella battaglia in cui Itachi interruppe l’Edo Tensei e sparì definitivamente dopo aver imprigionato Kabuto in una realtà illusoria dove avrebbe ripetuto all’infinito lo scontro tra lui, Sasuke ed Itachi.
Oltre a quello, altri conti non tornavano; magari Kabuto non era uno stupido, eppure Sakura era certa che Sasuke e Naruto l’avevano protetta e tenuta al sicuro senza farsi scoprire.
Dov’era dunque il tranello? 

Ho occhi ed orecchie dovunque inoltre nessuno dei tuoi amici si è accorto del piccolo microchip sottocutaneo che ti era stato impiantato nel tuo braccio sinistro. Ti facevo più intelligente e scaltra Sakura, anche se devo ammettere che la tua mente è molto più forte di quanto mi aspettassi e le tue abilità in questi anni si sono notevolmente perfezionate. Non posso che ritenermi comunque soddisfatto.” 

“Che cosa hai in mente Kabuto? Ormai il cerchio si è già chiuso, il Sesto Hokage e il Kazekage sono già a conoscenza delle tue malefiche macchinazioni, è questione di poco; appena saranno qui, sia Naruto che Sasuke ti ridurranno in cenere e posso assicurarti che io sarò al loro fianco per renderti indietro 100 volte tutto quello che hai fatto a quelle donne in questi anni. 100 volte per ogni donna ninja, ed altri 100 per ogni giorno di tortura.” 

Kabuto sogghignò, le minacce a lui non avevano mai fatto caldo né freddo; in quel momento era lui ad avere Sakura sotto scacco, presto avrebbe consumato la sua vendetta. 

Lo sai mia cara, non vedo l’ora di vederlo. Nel frattempo perché non ci accomodiamo nel mio alloggio personale alla Fortezza della Lacrima. Voglio offrirti… un tè… da amici! 

L’espressione “amici”, pronunciata da Kabuto, aveva per Sakura un sapore più amaro e sporco dell’acqua di uno stagno, si sforzò di mantenere il battito del cuore regolare, ma sapeva che con quell’essere c’era ben poco di cui essere tranquilli.

   
 
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