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Autore: Sylvie91    14/06/2015    1 recensioni
ciao!!! :3 allora è da un po' che pensavo di scrivere qualcosa di continuativo ad un "Libro bianco", dato che una storia vera e propria non mi viene in mente... ho deciso di fare delle piccole shot!
mi mancava così tanto la figura di Anais e se anche a voi è mancata forse vi farà piacere leggere qualcosina...:3
vi auguro come sempre una buona lettura! bisous Sylvie
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Dìs, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'angolo del nano.'
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Come ogni mattina sono rimasta sola distesa sul letto, lui parte troppo presto per i miei gusti e mi devo accontentare ogni volta del suo odore impresso sulle lenzuola.
Mi alzo e già sento dei passetti in giro per casa, vedo i miei bimbi impegnati con pentole e tegami per fare la colazione... sono le volte in cui rimpiango di non avere una macchina fotografica.
-Thorin, Sophie sono qui, ci penso io.-
-Mamma... dovevi rimanere a letto, ti volevamo portare la colazione.- ribatte Sophie mettendosi le mani sui fianchi, come una piccola dittatrice: quanto mi somiglia.
-Sono in piedi ora, dai fatevi aiutare.-
-No, ritorna a letto.- mi spinge delicatamente Thorin, verso la mia stanza.
-Ma, perchè?-
-Oggi è un giorno importante per te ed adad.- afferma Sophie -A lui faremo la cena.-
-Ma che giorno è ...- un lampo mi guardo intorno alla ricerca di un minimo di calendario, accidenti in questo mondo non esiste... come si fa ad orientarsi nel tempo senza un calendario; guardo fuori dalla finestra c'è la neve molto alta e quindi vuol dire solo una cosa: mi sono dimenticata dell'anniversario di matrimonio.
Guardo i miei bambini che ridacchiano, loro lo sapevano e non mi hanno detto niente... va bene che io in primis dovrei saperlo, potrei dare la colpa alla mancanza di calendari.
-Ragazzi, forse è meglio che preparo la cena a vostro padre...- sussurro.
-Ti sei dimenticata di nuovo.- ride Thorin, è da quando aveva tre anni che questa scena non gli è nuova, se ci penso bene avviene per anni alterni; l'anno scorso mi sono ricordata ed ho fatto una torta... ma questo dovrò fare qualcosa di diverso.
Per prima cosa, i bambini dovranno andare fuori di casa; chiedere a Kili ed a Tauriel è inutile: mr e mss romanticismo si saranno sicuramente ricordati, dato che è anche il loro anniversario, probabilmente avranno già chiesto a Dis o a qualcuno altro di tenere i loro di bambini.
Accidenti.
-Ragazzi, mettete via tutto... andiamo da nonno Dwalin, cioè zio Dwalin.- affermo correggendo la mia gaffe – Ricordate dovete essere carini e coccolosi, come i pinguini di Madagascar.-.
Thorin mi guarda sorridendo, di quel sorrisino che suo zio gli ha insegnato -Mamma, sei troppo strana...-.
-Cosa sono i pinguini? Ed il Madagache?- chiede Sophie.
-Madagascar... si trova in.. oh lasciamo perdere.- concludo prendendo la piccola in braccio e dirigendomi verso la casa del mio brontolone preferito.
 
Vedo Dwalin, impegnato a spalare la neve per terra e quando alza lo sguardo su di me... butta via tutto e si rifugia in casa; vigliacco.
Arrivo alla porta e comincio a bussare -Dwalin! Apri, ti ho visto spalare la neve! Ho i bimbi ed ho freddo.-
-Anaïs, se sei qui è solo per incastrarmi in qualcosa che non voglio fare!- urla da dietro la porta.
Guardo Sophie e gli faccio un cenno di assenso con la testa, parte il mio primo pinguino coccoloso -Zio Dwalin, fa freddo e dobbiamo ancora fare colazione, per venire a trovarti.- afferma Sophie con voce melliflua.
Dwalin non risponde, sta per cedere; faccio un secondo cenno di assenso al mio secondo pinguino coccoloso.
-Zio Dwalin, sai che ti vogliamo davvero molto bene.-.
Ridacchio davanti alla porta sono convinta che stia per aprire, ma serve il colpo di grazia... guardo le mie adorabili pesti e sussurro -Assieme.-
-Ti prego, zio Dwalin... ti prego.- dicono all'unisono sempre con voce implorante, ma che belli che sono i miei bambini.
La porta si apre e vedo il nano che sorride ai miei bambini, scompigliandogli i capelli e poi si rivolge verso di me con aria truce, mentre io gli sorrido tranquillamente -Oh zio Dwalin, non fare quella faccia... sono sicuro che non vedevi l'ora di vedermi.- dico entrando in casa sua.
-Sì, sono felice come quando vedo la morte.- sussurra cercando di non farsi sentire.
-Dwalin, non sono Oin ci sento benissimo.-
-Che cosa vuoi?- mi chiede, mentre le mie pesti si dirigono nel suo soggiorno per metterlo in soqquadro.
-Puoi tenere Thorin e Sophie, per oggi... sai oggi è...-
-So che giorno è, mi chiedo perchè li porti da me... non sono il più indicato!-
-Oh, sì che lo sei e fra poco ti mando anche Dis così li guardate assieme.-
-Non oseresti.- minaccia con l'indice, io lo guardo e sorrido.
-Ciao, Dwalin.- dico uscendo dalla porta, lasciandolo ad imprecare davanti a questa.
Vado velocemente verso la casa di Dis e busso, lei contrariamente a quel concentrato di brontolamenti mi apre subito, con un sorriso radioso.
-Anaïs, cara... so già quello che mi stai per chiedere, ma ho già i figli di Kili, qui.-
-No Dis, li ho lasciati da Dwalin... ma se volete guardarli assieme, lui ha detto che gli farebbe piacere.-
-Davvero?... Strano, non è da lui.- risponde la mia suocera dubbiosa, mentre io continuo a sorridere come una babbea, pensando ad Aldo, Giovanni e Giacomo: una bugia a fin di bene vale più di centomila verità.
-Sì sì, giuro.- che bugiarda che sono.
-Andrò a trovarlo nel pomeriggio, grazie del pensiero... buon anniversario Anaïs, se vuoi far felice Fili è sufficiente il piatto strano che hai preparato l'altro giorno, ne va pazzo.- afferma Dis, anche lei ha capito che mi sono dimenticata tutto. Bene.
 
Ritorno a casa e guardo la dispensa: vuota
I bimbi hanno fatto anche la rivoluzione francese e russa in cucina, che strano pensare queste cose storiche in questo mondo... ma se le dicessi ad alta voce verrei presa per pazza; non cambierebbe molto dal solito, ma se si può evitare.
L'altro giorno a Fili ho preparato la pasta fatta in casa, e praticamente ha mangiato come se non ci fosse un domani; poi si muoveva con le stesse movenze di quando ero incinta.
Ma dove posso trovare da mangiare ora? Il mercato è dopo domani (tenendo conto che qui i supermercati sono inesistenti, come sono da noi inesistenti i draghi)... mi serve una dispensa ben fornita, ma chi... Bilbo!
Allora facciamo un piano mentale: Fili torna a casa la sera, quindi riesco ad andare e tornare da Bilbo senza problemi depredandogli la dispensa; dovrò correre come un pirata della strada, spero di non fare danni.
Ci penso dopo a mettere a posto la cucina.
Esco fuori di corsa e prendo il mio cavallo nero, dopo un accurata scelta l'ho chiamato Furia ed ho anche insegnato ai miei bimbi la canzone: Furia cavallo del west che beve solo caffè, per diventare più nero, più nero che c'è!
Anche se ho dovuto tralasciare sul significato di west, gli complicherei la vita e già con le mie uscite poveri fanno fatica a starmi dietro; come dice Thorin sono una mamma strana, ma non è colpa mia.
Chissà se Dis alla fine andrà da Dwalin, è dal matrimonio che li spingo un po' l'uno contro l'altra... che fatica; di solito Dwalin mi minaccia di morte se non la smetto di fare gli affari suoi, ma sia io che suo fratello ci divertiamo troppo.
-Ehi tu stai attenta!- mi urla un piccolo hobbit, che stavo investendo con Furia, stavo pensando con la mia auto... accidenti!
-Mi scusi!- urlo, aumentando la corsa ovviamente; dato che sono vicina a casa Baggins.
Arrivo davanti al piccolo cancelletto di legno e lo scavalco, tanto Bilbo è abituato alla mia latente educazione; infatti ha già aperto la porta di casa sua e tra le sue gambe si nasconde il piccolo Frodo.
-Anaïs, buongiorno! Qual buon vento?- mi saluta Bilbo -Sei giunta in tempo per la seconda colazione!-.
Adoro gli hobbit.
-Grazie Bilbo, ma sono di fretta, ho...-
-Hai dimenticato il tuo anniversario, vero?-
-Ma perchè se lo ricordano tutti, tranne me...- sospiro stanca, e poi prendo in braccio il piccolo Frodo -...ciao tesoro, quando vieni a giocare con Thorin e Sophie?-
-Quando zio Bilbo vorrà.-
-Ma tu vorresti?- chiedo al piccolo, pizzicandogli le guanciotte.
-Sì.-
-Hai capito zio Bilbo, datti una mossa che ti aspettiamo...- affermo rivolgendomi al mio amico, che guarda il cielo sbuffando.
-Entra Anaïs, so già che sei venuta qui per razziarmi la dispensa... come fanno spesso i tuoi parenti nani.-
-Eheheh... basta della farina, e se hai della passata di pomodoro e del formaggio dolce che si scioglie.-
-Sì, ti metto tutto in una borsa... hai in mente di fare uno dei tuoi piatti strani, per farti perdonare la dimenticanza?- chiede mentre mi procura tutto il necessario.
-Sì.-
-Beh, qui c'è tutto... ma dato che siamo stati veloci fermati per la seconda colazione.-
-Va bene, cinque minuti.-.
 
Cinque minuti, un accidenti.
Dopo la seconda colazione, arriva nel mondo hobbit il pranzo, dopo il pranzo lo spuntino... insomma sono rimasta da Bilbo fino alle sei di sera, dimenticandomi che Fili arriva alle sette.
Ora sono piena di pasta pizza dappertutto ed ho capelli bianchi per colpa della farina, la cucina se stamattina era in preda alle rivoluzioni, con me sono diventate Hiroshima e Nagasaki... fra poco arriva Fili ed io non ho fatto niente.
-Sono arrivato.-.
Ecco la voce di Fili dietro la mia schiena, che sfiga.
-Ma cosa?-
-Buon anniversario!- gli urlo saltandogli addosso, per occultare il disastro che ho combinato; lui mi bacia ma poi mi scosta delicatamente, per osservare i pezzi di pasta crudi appiccicati sul tavolo della cucina.
Poi si gira verso di me e ride -Sei ridicola!-
-Buon anniversario anche a me! Grazie, Fili!- gli dico, cercando di rivoltare la frittata a mio vantaggio.
-Anaïs, dì la verità ti sei dimenticata, vero?... ed hai cercato di fare tutto in fretta furia!-
-Sì... cioè, mi sono ricordata sta mattina e sono andata da Bilbo, per prendere gli ingredienti per uno dei miei piatti strani... ma dopo mi sono fermata a mangiare, e sai quanti sono i pasti hobbit.-
-Sì, lo so.- risponde ridendo, strano che non sembra arrabbiato od offeso o cosa.
-Fili, per caso... te lo sei dimenticato anche te?-
-No... io ti ho preso un regalo.- afferma orgoglioso, gonfiando il petto.
-Oh... mi dispiace, io...-
-Tutto il mio amore, per la mia pazza personale.- afferma avvicinandosi e stringendomi tra le sue braccia, cominciando a togliere i pezzi di pasta.
-In condizioni normali direi che questo regalo non è valido!- dico abbassandomi verso di lui -Ma guarda un po' è uguale al mio!- e mi chino per baciarlo, mentre lui mi spinge alla cieca verso la camera.
Ci stacchiamo, mi guarda un attimo -Io non sono pazzo. Almeno non come te, dato che lo sono di te.-.
   
 
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