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Autore: LaRagazzaImpossibile    16/06/2015    2 recensioni
Volete rilassarvi? Eccovi una Colepaldi leggera da leggere con una tazza di tè e biscotti!
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Togliete il Dottore, togliete Clara, togliete che Peter e Jenna sono attori famosi.
Immaginateli come una ragazza in cerca di una nuova vita e un uomo di mondo, accomunati da un incontro speciale.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenna-Louise Coleman, Peter Capaldi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tè, biscotti e Colepaldi-
Capitolo 12: Ma lui non è Peter
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Eppure sperava in qualcosa, sperava che Peter uscisse da quella porta e mandasse via Samuel per stare con lei.
Ma non succedeva niente mentre loro scendevano le scale.
Chissà che serata sarebbe stata, ciò che le dava più fastidio, era pensare a Peter ogni attimo, in ogni gesto di Samuel.
Samuel quella sera la portò in una pizzeria, Peter l'aveva portata al Blue Velvet.
Samuel non l'aveva invitata a ballare, Peter ballava benissimo.
Basta, Samuel non era Peter.
"Allora? Come mai siamo qui?- chiese Samuel -insomma, perchè mi hai chiamato?"
"non lo so- rispose lei con aria quasi seccata, come se si fosse resa conto di quanto quella serata fosse sbagliata, voleva fare la stronza, più che altro con sè stessa- a dire il vero ho avuto una discussione con Peter" aggiunse bevendo un sorso di birra.
"ah beh, anche io" rispose lui sorridendo, per poi aggiungere "ha un bel gancio destro quel tipo, mi ha quasi frantumato la mandibola",
Jenna sorrise guardando il bicchiere di birra;
"sei tu che ti sei comportato male con me"
"già, forse ho esagerato"
"posso dirti la verità? Sono qui con te solo per far ingelosire lui"
"davvero? Non è affatto carino sentirselo dire"
"beh, tu ti sei fatto trovare nel nostro letto con un'altra" -rispondeva a tono Jenna, era come se volesse far soffrire tutti gli uomini per vendicarsi dell'unico che forse, non riuscirà mai a ferire davvero.
"ero ubriaco"
"non è una gustificazione"
"senti, siamo venuti qui per rovinarci la serata?"
"in realtà...sì, voglio sputarti addosso qualche sentenza"
"oh santo cielo" Samuel si portò le mani al viso inarcandosi sulla sedia, per poi aggiungere "okay, andiamocene";
"hei, se hai intenzione di proseguire la serata facciamolo, sappi che non ti chiederò scusa". Samuel si infilò la giacca e si alzò dalla sedia avviandosi verso l'uscita.
Jenna lo guardò andarsene, per poi alzarsi e raggiungerlo a passo svelto.
"Samuel!" quando lo raggiunse gli prese la spalla e lui si girò.
"ero disposto a cambiare per te, lo sai? Ti ho trattato male, è vero, hai pianto solo a vedermi, ma stasera mi hai telefonato e siamo qui, io non so cosa ti abbia fatto quel tizio, ma voglio starne fuori"
"mi sono innamorata, samuel";
la guardò, ebbe un momento di pena, sembrava persa, sembrava alienata dal mondo.
"perchè lo racconti a me?"
"io lo amo, ma lui no" bisbigliò.
Samuel si diresse all'uscita, pagò il conto e andò via sbattendo la porta, non prima di guardarla e dire "è stato un errore venire qui" e scomparve.
Jenna rimase sola in quel bar, ora era sola davvero.
Uscì e decise di chiamare un taxi, quando prese il telefono, dopo tre o quattro tasti, si accorse che stava componendo il numero di Peter. Ma chissà lui dov era.
Chiamò un taxi e attese.
Peter restava chiuso in casa, non era andato nemmeno a lavoro quel giorno, ma quella sera, aveva fatto fuori almeno tre bottiglie di vino.
Jenna mentale era cattiva, lo assillava, e non c'era modo di liberarsene. Se ne stava seduto ai piedi del divano, trasandato e pieno di alcol, un odore così forte da impregnare anche la sua anima., Jenna mentale era lì, seduta ai piedi della sua porta, la vedeva, raggomitolata su sè stessa, le ginocchia al petto e le braccia incrociate che accoglievano il suo piccolo viso.
Non riusciva a capire se quella piccola creatura stesse piangendo o ridendo, lui aveva una bottiglia in mano, e la guardava, sì, la guardava, ma non agiva.
Un telefono squillò, ma Peter era talmente sciatto in quel momento, che non aveva nemmeno la forza di alzarsi, girò la testa verso quell'aggeggio dal suono infernale e attese la segreteria.
"Peter, sono Caroline, allora? Hai risolto con Jenna? Oh...dai rispondi, so che sei lì, andiamo...non sbagliare come hai fatto con me, lei abita vicino a te, vai a prenderla".
Guardò la bottiglia vuota tra le mani, sospirò e la lanciò alla porta rompendola e cominciando a piangere.
Il cavaliere d'argento piange, il cavaliere d'argento è debole, il cavaliere d'argento è morto.
Jenna tornò a casa, delusa e confusa, e sempre si soffermava su quella porta.
Ma entrava nella sua.
Ancora una volta, quei due erano così legati, che nessuno dormì quella notte.
 
   
 
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