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Autore: Vause    16/06/2015    2 recensioni
Che cosa faresti se, a sedici anni, in un normalissimo giorno di scuola, vedessi degli agenti della polizia di New York entrare in classe e prelevarti come se fossi una terrorista che minaccia di uccidere il presidente degli Stati Uniti?
Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi arrestata per dei reati commessi per amore e fossi costretta a stare ore ed ore a cercare di convincere i poliziotti delle tue buone intenzioni?
Che cosa faresti se, a sedici anni, fossi mandata nel penitenziario femminile di Lichfield a scontare la tua pena e a contare i giorni che ti separano dalla libertà?
Che cosa faresti se, a sedici anni, in prigione rincontrassi tua madre che non vedi da mesi, e scoprissi che entrambe siete lì per colpa sua?
Che cosa faresti se, a sedici anni, scoprissi che tua madre è una lesbica pragmatica manipolatrice ex corriere della droga?
Che cosa faresti se, a sedici anni, ti chiamassi April Vause?
Genere: Commedia, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Nuovo personaggio, Piper Chapman, Tasha Jefferson, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capita spesso di essere incompresi, ed è normale, ci si aspetta di avere una persona dalla propria parte con cui piangere, contro cui sfogarsi, o con cui lamentarsi, a volte si rimane lì ad aspettare che questo qualcuno arrivi a darvi un bacio sulla fronte, e invece si resta delusi, perché? Perché semplicemente ci si aspettava troppo, perché gli altri sono così concentrati sulle loro vite da non far caso ai bisogni altrui.

E se fossimo un po' meno egoisti? Che cosa accadrebbe? Se per un secondo lasciassimo da parte i nostri problemi e ci concentrassimo un po' sugli altri, saremmo capaci di renderci conto che siamo arrivati ad un punto in cui l'altruismo è inteso come una sorta di rifiuto gastrointestinale?

E se poi capitassi in prigione, e scoprissi che, l'unico modo per andare avanti, è accettare la commiserazione di chi è persino peggiore di te, in quanto essere umano in una società di cannibali?

Riusciresti a non pensare solo a te stessa?

Riusciresti a sprecare qualche parola di conforto per una sconosciuta in crisi di pianto in un bagno senza porte?

Riusciresti a far spazio nella tua vita a sentimenti che non ti appartengono?

Riusciresti a capire finalmente chi sei?

Capitolo 3

E' tutta colpa mia

-Allora? Come ci sei finita qui Vause?- chiede Boo nel cubicolo mentre cerca di preparare qualcosa che sembra una tisana, ma che puzza talmente tanto da sembrare tutt'altro..

April sospira forte prima di rispondere.

-E' stata tutta colpa della droga... Solo che io non mi facevo, e non la spacciavo nemmeno... E' un po' complicato... Poi vedi? Ormai il mondo si affida totalmente a quel ben di Dio chiamato "tecnologia". Certo: è la salvezza dell'umanità, ma se non fosse esistita, questa cazzo di tecnologia, di sicuro non sarei qui a parlartene con così poco rimorso.-

-La droga mi fa schifo, sia se la spacci che se te la fai! Ma di computer non ne capisco un granchè, e intendiamoci Vause, bisogna conoscere bene qualcosa per arrivare a disprezzarla.-

-Già... Io invece di computer ne capisco, anche troppo.-

-Fammi capire: sei una specie di Hacker? E' così che si chiamano? Sei una di quelli che scrivono ad occhi chiusi su quella tastiera cazzuta, o che in due secondi invadono i sistemi operativi della CIA?-

April scoppia a ridere, per essere una che non ne capisce niente di computer, Big Boo è abbastanza acculturata.

-Niente di tutto questo Big "Butch"! Non sono una smorfiosa e lo sai... ma beh devo ammetterlo. Sono un' Hacker che ha cercato di salvare il culo di un'importatrice internazionale di droga, nonchè sua madre, ma che è stata scoperta dai federali e che ora è costretta a passare il resto della sua adolescenza in un penitenziario federale femminile del Connecticut di nome Litchfield.-

Boo la guarda con aria stupefatta.

-Porca miseria! Una piccoletta come te che fa un reato simile! Ti giuro che se non fossi così vecchia da sembrare tua nonna, mi ti farei! Sei sicura di essere etero? Insomma ci sono tante lesbiche che scoprono la loro vera natura in età adulta e...-

-No Boo! E anche se mi piacesse la... passera non saresti mai il mio tipo!-

-Beh, almeno riflettici!-

April sospira, parlare con Boo è un vero divertimento, anche se spesso si arriva all'esagerazione, ma d'altronde in prigione è così.

-Abbiamo parlato di me! Ora parlami di te "bel maschione"! Non credo che tua madre ti abbia chiamata Big Boo all'anagrafe!-

D'un tratto l'espressione di Boo si fa tesa.

-Mi chiamo Carrie Black, ma non parliamo di mia madre Vause!- risponde con un tono cupo che decisamente non le appartiene.

April rimane piuttosto meravigliata dalla reazione della sua compagnia di cella.

-Oh, scusa... il tipico rapporto difficile tra madre e figlia... ne so qualcosa.-

-Diciamo che non è mai stato un vero e proprio rapporto, lei non ha mai accettato che io volessi essere quella che sono. Sai: non fa per me, nascondermi dietro la solita maschera di ragazza per bene, di buona famiglia, che va in Chiesa tutte le domeniche alle 11:00. Io sono nata così, amo il fatto che sia nata così, perchè ho in mente in pieno il concetto di libertà; non è soltanto una parola buttata sbadatamente tra una frase e l'altra, per me essere libera è stata la salvezza...Ma basta piangersi addosso!-

-Impossibile non piangersi addosso con quello schifo che stai preparando Boo!- commenta ironicamente April indicando il pentolino della tisana.

-Non offendere il mio tè giamaicano!-

-Allo spaccio si vende il tè giamaicano!?- esclama April a bocca aperta.

-Ehm, non proprio... credo che le bustine siano andate a male, per questo l'ho chiamato giamaicano... non ti piace?- le chiede con aria perplessa, come se fosse impossibile non amare quell'intruglio.

Prima che April possa rispondere, una voce da dietro interrompe la conversazione sul tè.

-Che è questa puzza?- domanda Alex Vause a nessuno in particolar modo. April si volta e, come al solito rimane affascinata da sua madre, con il tatuaggio sul braccio destro che si scorge timidamente sotto la maglia beije, i capelli scuri tenuti in ordine dagli occhiali, un libro con il titolo strano tra le mani e la tipica espressione di chi della vita ha visto ben più che solo soldi ed eroina.

-Non offendere il mio tè giamaicano mammina!- risponde Boo leggermente offesa ma facendole l'occhiolino in modo trasgressivo.

-Stai davvero leggendo il Corano!?- le chiede April indicando il libro che Alex stringeva tra le mani.

-Bisogna acculturarsi su tutti i fronti tesoro mio.- risponde sorridendole.

-Potrei vomitare.- commenta Boo.

-Mamma puoi evitare di chiamarmi così davanti alle mie amiche?-

-Boo non è un po' troppo grande per essere tua amica?Tesoro.-

-Almeno non puoi di certo chiamare "immatura" la mia compagna di cella, come hai fatto con Paige, la mia amica delle medie.-

-Quella lì era un vero pericolo per te, fumava e beveva a soli 11 anni!-

-Sapevi che non sarei stata una puritana per sempre.-

-Non si tratta di droga Ap! I puritani sono le persone che non si sono mai fatte.-

-Tipo tu?- le chiede con rabbia.

-Piantala!-

April s'imbroncia come una bambina di sei anni, incrociando le braccia e chinando il viso, era la tipica posizione "sono arrabbiata e non sono più tua amica".

-Lo sai che odio quando fai così? Comunque cercavo Chapman... l'avete vista?-

-Starà insieme a quella che assomiglia a Justin Bieber, versione australiana.- risponde April con una smorfia: odia terribilmente Justin Bieber. E anche quella Stella Carlin.

April sa quanto sua madre ci stia male per questa storia, per cui alza lo sguardo, i suoi occhi sono indecifrabili, da quando è tornata a Litchfield è tutto indecifrabile.

-Ok, me torno al mio cubicolo allora.- saluta Boo con un cenno e se ne va ignorando completamente sua figlia.

-Certo che è davvero bella eh!- osserva Boo.

-La vuoi smettere Boo?-

-Stavo solo...-

-Ci vediamo dopo!- la saluta alzandosi dal letto e lasciando il cubicolo a passi svelti.

-Ehi, Vause stavo solo pensando ad alta voce... torna qui, è anche pronto il tè giamaicano!-

April continua a camminare per il corridoio incrociando le altre detenute.

-Cia' Soso!-

-Ciao April, volevo appunto parlarti di quella storia degli agenti chimici.-

-Non ora Brook!-

-Va bene...-

April continua a camminare velocemente, inciampando su Watson mentre faceva gli addominali.

-Guarda dove metti i piedi Vause! Bianche...- le urla la donna da dietro.

-E tu non metterti in mezzo al corridoio!- risponde.

-Detenuta non si corre!- la rimprovera uno dei nuovi secondini di cui ignora ancora il nome.

-Non stavo correndo guardia, stavo camminando.-

-Ma in modo veloce, ed è vietato, o almeno credo sia così... Aspetta che cerco di ricordare...-

-Guardia... Signor Secondino mentre lei cerca di ricordare posso andare in bagno?-

-Sì vai... vai... ma lentamente...- le concede la guardia deficiente con a mente concentrata su quell opuscolo riguardo il regolamento disciplinare di Litchfield, buttato nella spazzatura due giorni prima.

April se ne frega altamente del regolamento disciplinare e della guardia, continua a camminare evitando di fermarsi a parlare con chiunque le passi accanto, tipo Suzanne Warren, Tasha Jefferson, Gloria Mendoza, Gonzales, il "club delle svitate" capitanato dalla muta Norma. Finalmente arriva al bagno del braccio E, semideserto se solo non fosse stato per il pianto di una detenuta, chiusa nel terzo bagno.

Mentre la donna piange ininterrottamente, April appoggia le mani sulla porta, senza il coraggio di aprire bocca. Sa che dietro quella porta, in lacrime, c'è sua madre. Non la sente piangere dal giorno in cui sua nonna Diane è morta, ed è successo tanti anni fa'.

-E' inutile che fai finta di non esserci...- dice Alex tra i singhiozzi, aprendo la porta.

-Oh, sei tu...- sospira la donna sollevandosi appena.

-Si può sapere che hai? Se è per via di Kubra puoi anche smetterla, non ti farà niente, guarda caso sei qui! Sei già stata punita abbastanza!-

-Non è per Kubra! E' tutto un casino... Ho perso l'occasione di rifarmi una vita dopo essere uscita da questo posto di merda! Ho perso mia madre! Ho perso Piper! Ho perso te! E ora sono qui! Mia madre non c'è più! Sto perdendo di nuovo Piper! E sono terrorizzata di perdere anche te... di nuovo! Perchè prendo sempre delle decisioni di merda? Perchè ho mandato la mia vita a puttane?- Alex scoppia di nuovo in un pianto isterico, e April non può fare altro che abbracciarla, per istinto.

-Mi dispiace tanto amore mio! Scusa per tutto questo! Sei qui per colpa mia, è tutta colpa mia.-

 


Chiedo scusa a chiunque segua questa storia, chiedo scusa per aver ritardato così tanto, ma gli impegni scolastici hanno consumato gran parte del mio tempo, per cui non ho avuto modo di continuare a scrivere. Vi invito a commentare questa fanfiction, così che possiate anche darmi dei consigli per andare avanti con i capitoli. Un bacio a tutti voi.
  
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