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Autore: Lory221B    16/06/2015    4 recensioni
Raccolta di one-shot Johnlock, di genere vario.
Aggiunta la 13) "Oh what a night": perchè Sherlock ci ha messo così tanto a capire?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ti ricordi di me?


- Ciao John,  ci sono notizie buone e notizie cattive  - esordì Lestrade. John era arrivato di corsa appena ricevuta la telefonata dell'ispettore. Sherlock aveva inseguito da solo un criminale che lo aveva coinvolto in un corpo a corpo lungo le rive del Tamigi. All'arrivo delle pattuglie della Polizia, gli agenti avevano trovato Sherlock in mezzo al fiume, mezzo annegato e nessuna traccia del criminale.

- Ok..dimmi - fece John cercando di mantenere la calma.

- Sta bene fisicamente ma... Ha perso la memoria. I medici dicono che potrebbe tornargli in qualunque momento ma... JOhn, non so come dirtelo, ma ha rimosso gli ultimi cinque anni -

Per John fu come una doccia fredda.

- Cinque hai detto? -

- Si... L’ultima cosa che ricorda sono i primi tre suicidi-omicidi del tassista...nessuna signora in rosa, nessun blog... -

John rimase a bocca aperta, poi gli sembrò che tutto stessa girando vorticosamente e fu costretto ad aggrapparsi ad una sedia.

- John stai bene? - chiese Lestrade vedendo l'amico sbiancare.

- Si scusa...posso vederlo ? -

- Si credo di si -


***** *****

 - Ciao - fece John entrando piano nella stanza d'ospedale di Sherlock. Il detective era a letto, seduto e stava leggendo un quotidiano. Alzò appena lo sguardo per squadrare chi era entrato.

- Non so se glielo hanno detto ma ho perso la memoria  - fece Sherlock notando lo sguardo speranzoso dell'altro.

- Si, mi hanno detto. Sono John Watson -

- Ex medico militare a giudicare dalla postura e dal fatto che ha preso subito in mano la cartella medica -

- Già - rispose John malincuore. Sperava davvero che vedendolo gli sarebbe ritornato in mente tutto. John appoggiò la cartella e si mise a sedere a fianco del detective, che continuava a scrutarlo con il suo sguardo indagatore.

- E' un mio cliente? Perché ci conosciamo? Ho risolto l’omicidio di sua moglie? - chiese il detective ad uno stupito John.

- Non proprio... sono ancora sposato - affermò il dottore.

- Non ha la fede, ma ha il segno bianco, come se l’avesse tolta da poco - convenne Sherlock.

- Mi da fastidio e ogni tanto la tolgo. Davvero non ricordi niente, non mi stai prendendo per il culo vero? Perché ti giuro che sta volta non te lo perdonerei - quasi gridò John, con la voce leggermente incrinata.

Sherlock ebbe un sobbalzo, non si aspettava quella reazione improvvisa. - Chi sei per me? - chiese il detective.

- Ti porto un tablet e ti faccio leggere il mio blog, sarà molto più eloquente -


***** *****


Due ore dopo

John rientrò nella camera di Sherlock, convinto che due ore erano più che sufficienti per leggere tutto il suo blog.

-  Oh ecco il mio fanboy blogger - affermò Sherlock con un mezzo sorriso indisponente.

- Non è divertente  - fece John, come travolto da quella mancanza di tatto.

- Mi spieghi perché una persona normale dovrebbe continuare a parlarmi dopo che ho finto la mia morte e sono tornato come nulla fosse? Chiunque mi darebbe un pugno, mi strangolerebbe - chiese Sherlock.

- Già..in realtà quando sei tornato eri convinto che l'avrei presa bene - rispose John, cercando di mantenere la calma, cercando di ricordare che Sherlock non lo faceva apposta, aveva dimenticato tutto.

- Davvero? Scusa ma non capisco. Hai scritto che sono il tuo migliore amico, ti ho fatto addirittura da testimone al matrimonio ma ...questo non è da me! Non posso essere cambiato tanto in cinque anni -

John lo guardò mortificato - Hai parlato con tuo fratello? - chiese, sperando nell'aiuto di Mycroft.

- Perché dovrei? Non ci parliamo mai -

- Ti confermerebbe che eravamo amici, coinquilini, risolvevamo crimini insieme. Hai ucciso un uomo per tenere al sicuro me e mia moglie e io ti ho salvato la vita quando ci siamo conosciuti  -

- Questo non c'era nel tuo blog...immagino non possiamo andare in giro a dire che siamo due assassini - rispose Sherlock. La bocca gli si era fatta improvvisamente più secca, come se le ultime affermazioni pesassero come macigni - Scusa...io...davvero vorrei ricordare, è piuttosto snervante e fastidioso. -

A John sembrava di lottare contro i Mulini a vento come Don Chisciotte, ma si fece forza e cominciò a prendere le cose del detective. - Mi hanno detto che puoi uscire, tornare a Baker street magari ti aiuterà, magari ti verrà in mente qualcosa -


***** *****

John accompagnò Sherlock fino al 221b, speranzoso che il detective potesse davvero ricordare tutto una volta messo piede a casa. Invece il detective entrò e sembrò un po' smarrito, nei suoi ricordi era l'appartamento in cui aveva iniziato a trasferirsi, non la sua casa.  Si sentiva ancora molto stanco, per cui si guardò giusto un attimo attorno e poi si diresse verso la poltrona scura, vicino alla finestra.

John sentì il fiato mancare, la sua poltrona, era di nuovo sulla sua poltrona.  - Come mai ti sei seduto proprio su quella poltrona? - chiese il dottore. Sherlock lo guardò stupito, come se non capisse il senso di quella domanda  - È la tua! - continuò John.

- Oh...beh potrebbe essere un buon segno! - fece allegro il detective - Oppure sono un indizio che questa poltrona mi sembra più comoda - continuò sarcastico spegnendo il sorriso di John.

- Io.. Vado un attimo fuori...scusami - fece John, scuro in volto.


***** *****

Due giorni dopo

- Che noia John, mi sento confinato qui. Lestrade non vuole affidarmi casi finché non sarò in me. Sono perfettamente in me, solo con meno memoria. E poi sembra che tutti mi stiate nascondendo delle cose, potreste aiutarmi invece che darmi pezzi di informazioni -

- Sherlock i dottori non vogliono che ti diamo troppe informazioni, preferiscono che la memoria ti ritorni un po' alla volta - rispose John, sempre più stanco.

- Beh utile, non mi torna niente. Come mai non dormi da tua moglie? -

- Scusa? -

- Se dormi al piano di sopra, qui a Baker Street è evidente che non dormi con tua moglie. Almeno che tu non abbia una storia clandestina con la sig.ra Hudson -

- Dormo al piano di sopra per controllarti, finché non sarò sicuro che stai bene - rispose pigramente.

- Non sei molto felice di dormire qui o sbaglio? - chiese Sherlock, quasi deluso.

- E' molto strano riabituarmi a dormire al piano di sopra, ma va bene, spero che tu ritrovi la memoria e che tutto si risolva -

- Non credo accadrà -

- Come dici? - chiese shockato John.

- Se la mia mente perfetta ha eliminato gli ultimi anni vuol dire che non sono stati così memorabili -

John si trovò a deglutire più volte e poi si alzò in piedi, quasi torreggiando su Sherlock.

- Basta,  io non ce la faccio, credevo di essere forte ma questo è troppo per me, è come se fossi morto di nuovo, ho bisogno di andare da mia sorella almeno tre giorni -

- Harry? - chiese dubbioso Sherlock.

- Cosa? - fece John con un mezzo sorriso, come sperando che lo sfogo avesse aiutato la memoria del detective.

- Si chiama Harry - affermò Sherlock ora sicuro - l’ho letto nel blog - aggiunse.

John si sentì nuovamente schiaffeggiato.

- Fantastico sei diventato uno stronzo sarcastico, anzi dovrei dire che sei  tornato ad esserlo -

- Perché continui a frequentarmi se hai questa opinione di me? - chiese Sherlock, quasi offeso.

- Sinceramente, preferisci che me ne vada? Voglio sentirti dire quanto sono stupido, per favore dimmi di andarmene e lo farò - gridò John.

- Io...perché ci tieni così tanto a me?   - chiese Sherlock leggermente colpito dall'atteggiamento del dottore.

John si trovava sul punto di urlare tutto quello che provava ma da medico sapeva che non avrebbe aiutato, che Sherlock non avrebbe capito, che non stava parlando con lo Sherlock con cui aveva vissuto tante avventure ma con il detective saccente e viziato che aveva incontrato nell'obitorio un pomeriggio di tanti anni prima. Sarcastico, fastidioso e indisponente e per niente capace di far uscire la sua empatia ben nascosta. Lo Sherlock di cui, senza saperlo, si era innamorato a prima vista.

- Io vado a prendere aria, di nuovo - fece John uscendo e sbattendo la porta più forte che poteva.


***** *****

Sherlock stava passeggiando avanti e indietro per l'appartamento, indeciso se sparare al muro o chiamare John per sapere dove era finito. Gli sembrava strano questo pensiero, come una specie di attaccamento per quello strano dottore.

- Sherlock! - fece Greg irrompendo nel soggiorno.

- Lestrade? -

- Mi è arrivata una strana chiamata, sembrava John, ha detto qualcosa che non ho capito....beh non lo so, credo gli sia capitato qualcosa di grave o stia per fare qualcosa di stupido -

Sherlock senti come una strana morsa allo stomaco, una sensazione che non ricordava di aver provato prima ma al contempo non gli sembrava qualcosa di nuovo.

- D'accordo Ispettore, che indizi abbiamo? Ha sentito dei suoni, dei rumori particolari?-

- Ho capito solo "tetto del Saint Bart " -


***** *****

Sherlock fece tutto il viaggio in taxi come in trance, qualcosa vorticava veloce nel suo palazzo mentale, alcune stanze che erano chiuse sembravano timidamente riaprirsi e concedergli degli spiragli di memoria. Suoni, voci, risate. Cose che non ricordava di aver mai provato per tutta la vita ma che appartenevano ai cinque anni mancanti. Ma anche pianti, disperazione, tristezza, gelosia, spari. Si sentiva come sopraffatto da tante emozioni, ma non riusciva a rimettere insieme i pezzi. Vedeva tutto come una serie di diapositive sparse sul pavimento.

Per la prima volta aveva ricordato la faccia di Jim Moriarty,  lo psicopatico che lo aveva sfidato e poi si era fatto saltare il cervello davanti ai suoi occhi. Come aveva potuto dimenticarlo? Quando arrivò a destinazione scese di corsa dal taxi e istintivamente alzò la testa verso il tetto. John era in piedi sul cornicione, con il cellulare in mano.

Lo  smartphone di Sherlock squillò e il detective vide comparire il numero di John sullo schermo; Lestrade  lo strattonò per una manica - Vado sul retro, tu tienilo al telefono ok? -

Il detective annuì.

- John cosa..perché sei in cima al tetto? -

- E' complicato da spiegare -

 Sherlock fece per attraversare la strada.

- Fermo dove sei - intimò John.

- Ok resto qui. Mi spieghi cosa sta succedendo? -

- Dovresti dedurlo da solo -

- Non posso io... John perché non lasci che ti raggiunga e ne parliamo? -

- No, non puoi. Non devi muoverti di lì. Puoi solo tenere gli occhi fissi su di me e fidarti -

Sherlock spalancò gli occhi confuso, sentiva il cuore battergli all'impazzata - John io non sono bravo in questo genere di cose, io...so solo che non voglio che ti butti da quel tetto -

- Perché? -

- Sarebbe una cosa stupida. E... non farlo e basta -

John abbassò il capo e sospirò.

- Troppo tardi, sta volta sarò io a lasciare un biglietto. Addio Sherlock - così dicendo gettò il cellulare e saltò del tetto.

- Jooooooooooohn -

Sherlock iniziò a correre quando venne urtato da un ciclista che lo travolse e lo fece cadere a terra. L'impatto con il terreno gli sembrò come un tuffo nel passato, come se avesse già vissuto qualcosa di simile, come se Moriarty l'avesse costretto a buttarsi dal tetto, come se... come se qualcosa stesse riaffiorando in lui. Si rimise in piedi e corse verso quello che si aspettava fosse il punto di impatto, quando vide un enorme materasso blu, uguale a quello che aveva usato lui, perché si, adesso iniziava a ricordare, aveva usato un materasso per fingere la propria morte.

John era in piedi, leggermente frastornato dal tuffo, che lo fissava speranzoso. Il dottore poteva vedere Sherlock ragionare, come se avesse dei circuiti nel cervello che si erano messi improvvisamente in moto tutti assieme.

- Sherlock, ti senti bene? - chiese il dottore guardando l'amico sbiancare.

Il detective aprì e richiuse la bocca più volte - Hai..come hai.. John io...non mi sento bene -

- Ok, ti riporto a Baker Street, credevo che uno shock potesse farti tornare la memoria ma... ok andiamo -


***** *****

Il mattino dopo Sherlock si svegliò stranito. Si massaggiò più volte la testa e poi decise di alzarsi. Si sentiva come quando Irene Adler l'aveva drogato, una sensazione molto spiacevole.

Si diresse in cucina, dove John stava preparando la colazione.

- Dov'è il cane? - esordì il detective.

John fece cadere la teiera e si girò di scatto - Come dici? -

- Gladstone,  il cane che abbiamo preso assieme -

John respirò più volte e poi chiese con poca convinzione - Sherlock, dove lo hai letto? -

- Da nessuna parte John -

- Stai ricordando? Stai davvero ricordando? - chiese facendosi più vicino al detective.

- Sono un po' perplesso in realtà. Mi avevi detto che hai una moglie -

- Non ho mai detto questo. Avevo detto che ero ancora sposato -

- Con me - concluse Sherlock.

- Già -

- E hai tolto la fede per non traumatizzarmi? -

- Non ti ricordavi nemmeno della mia esistenza, come potevo dirti che dopo aver divorziato da Mary ci siamo sposati? -

Sherlock rise e lo fece anche John, nonostante cominciasse a sentire le ginocchia tremare.

- Mi spiace John, per tutto quello che hai passato in questi giorni -

- Quindi mi prometti che non ti metterai più a inseguire i criminali da solo ma aspetterai me o Lestrade? -

- Questo non credo davvero di potertelo promettere -

John sorrise, scuotendo la testa.

- Vieni qui - fece Sherlock allegro - potrei aver dimenticato come si bacia -



Angolo autrice

Ok, meno fluff delle precedenti..e decisamente più angst. Stavo pensando che in tutte le mie storie Sherlock è sempre quello innamorato perso e disilluso...volevo un cambio ruoli con colpo di scena finale..ci sono riuscita? spero di si.
Un bacio e grazie a tutti quelli che leggeranno e  recensiranno.

Alla prossima ;)
   
 
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