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Autore: Arial    11/01/2009    3 recensioni
"Non riesco a fermare le lacrime, continuano a solcarmi il viso. Copiose e inutili." Coda dell'episodio 4x10, ovviamente contiene spoiler fin lì.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nessuno ama che lo si svegli alle quattro del mattino ed Henry Warden non fa eccezione alla regola

Nessuno ama che lo si svegli alle quattro del mattino ed Henry Warden non fa eccezione alla regola. Ha aperto la porta con un’espressione omicida in volto, il fucile in una mano e l’aria di chi non si farebbe troppi scrupoli ad usarlo.

-“Chi diavolo sei e che cazzo vuoi a quest’ora?”

Bene, un uomo che arriva dritto al punto.

-“Mi chiamo Sam Winchester e lui è mio fratello Dean” rispondo, accennando con una mano nella sua direzione. Henry alza gli occhi al di sopra delle mie spalle, non si era ancora accorto di Dean.

-“Bene, per quanto riguarda il che cazzo vuoi?”

Comincio la mia storia. Per una volta sono del tutto sincero, o quasi.

Dean avrebbe da ridire su questa modifica al nostro modus operandi, ma non posso fare altrimenti: le sue condizioni non mi permettono di agire liberamente e non c’è verso che aspetti domattina per mettere in atto il mio piano.

Henry mi ascolta in silenzio, poi appena finito mi chiede se penso che questo possa davvero aiutare Dean.

-“Devo almeno provarci” ammetto.

Ormai quest’idea è tutto quello che mi resta. Se anche questa strada dovesse rivelarsi un vicolo cieco non saprei più che inventarmi.

L’uomo sembra intuire i miei pensieri, annuisce e mi porge un mazzo di chiavi.

-“Buona fortuna, Sam

-“Grazie”

Sono già sulla soglia quando Henry richiama la mia attenzione: -“Chi c’è qui?”

-“Nostra madre” rispondo sommessamente.

Ricordo ancora l’ultima volta che sono stato qui, poche settimane dopo la morte di papà. Volevo lasciare qualcosa di suo sulla tomba della mamma, mantenere un legame fra i loro spiriti. Una sciocchezza, ovviamente. I corpi di entrambi erano andati distrutti; il fantasma di nostra madre dissolto nel tentativo di salvarci, mentre l’anima di nostro padre bruciava all’Inferno. Nessuno dei due riposava in pace e, forse, nessuno dei due potrà mai farlo. Adesso mi rendo conto della cosa, ma all’epoca certe favole mi erano di conforto… Nonostante tutto non sento la mancanza di quel tipo di innocenza, sono felice di essermi sbarazzato di simili debolezze. Se fossi stato forte come lo sono ora Jake non sarebbe riuscito ad uccidermi e Dean non avrebbe mai stretto quel patto, non sarebbe finito all’Inferno e niente di tutto questo sarebbe mai accaduto. Un’altra delle persone che amo ha sofferto perché volevo sfuggire al mio destino, illudendomi di poter essere diverso da quello che sono. Probabilmente ha ragione Ruby… Mi blocco. La lapide di nostra madre è a pochi passi e Dean ha smesso di seguirmi, si è fermato qualche metro più indietro. Sento riaccendersi una flebile speranza: Dean non è mai riuscito ad avvicinarsi alla tomba della mamma. L’ha sempre definita un pezzo di marmo con al di sotto una bara vuota, ma se ne è sempre tenuto alla larga. Tipico di mio fratello: meglio tenersi lontani da quello che procura dolore, meglio nascondere tutto dietro una porta e poi cementarlo con la sola forza della propria ostinazione. Se non ne parli non ti ferisce, se non ci pensi non è accaduto, o almeno è quello che si è detto per tutta la vita.

-“Dean, andiamo” gli dico, strattonandolo. Non si muove di un millimetro. Ci metto più forza e lui cade in avanti. L’afferro prima che rovini a terra, in quell’istante i nostri sguardi si incrociano e il mio cuore si ferma: è rabbia quella che scorgo nei suoi occhi. È soltanto un attimo, un veloce lampo di verde e le sue iridi tornano opache, offuscate dalla nebbia del limbo in cui si è rinchiuso. Stringo le dita intorno al suo polso fino a sentirlo scricchiolare, mi volto e ricomincio a camminare; questa volta però mi segue, docile. Cazzo Dean, tutto qui? Ti sei già arreso? A quanto pare mi toccherà spingere più a fondo.

Mi inginocchio ai piedi della lapide e tiro Dean giù con me. Sfioro il marmo con le dita, come ad accarezzare quel volto che non ricordo. La mamma è morta a soli ventinove anni, come Dean.

No. Dean è qui al mio fianco; vivo, reale. Chiudo un attimo gli occhi, poi incomincio: -“Ciao mamma, siamo noi…” dico, sforzandomi di tenere salda la voce. Non so come continuare. Avevo un piano perfetto, un discorso concluso, adesso invece… Prendo la mano di Dean e lo guardo negli occhi: -“So che non ti piace questo posto Dean, ma doveva essere qui. Ricordi cosa mi hai detto quando ti ho salvato dal djinn? Mi hai detto che il tuo unico desiderio era che la mamma fosse viva; se lei non fosse morta noi non avremmo mai cominciato a cacciare e tutto il resto. Ricordi la mia risposta? -mi fermo qualche secondo, so che le mie parole gli arrivano in qualche modo e voglio dargli il tempo di assimilarle- Risposi che ero contento che l’avessimo fatto, ed era vero. La morte della mamma, il cambiamento di papà, l’addestramento, la caccia, tutto quanto ci ha portato sin qui. Tu sei sempre stato tutto per me Dean; la mia famiglia, il mio solo punto di riferimento. Non ti sei limitato a coprirmi le spalle e ad essermi vicino mentre crescevamo entrambi, hai rinunciato alla tua infanzia per regalarmene una. Sei stato il padre che nessuno dei due ha mai avuto. E nonostante non fossi molto più grande di me, nonostante i tuoi metodi strampalati, mi hai regalato l’infanzia migliore cui potessi aspirare. Ricordi quando convincesti Andy Marple ad uscire con me offrendole un gelato? Quello che non sai è che lei prima di uscire mise le carte in tavola: un appuntamento con me prima, uno con te dopo. Non te l’ho mai confessato, dopotutto quale fratello minore ammetterebbe di non poter reggere il confronto con quel casanova del fratellone? Poi ci sono state le lezioni di guida con la macchina rubata; non potevi di certo mettere a rischio la tua preziosissima auto per insegnarmi a guidare. E il vestitino da folletto? Dovevano occuparsene i genitori, ma per un padre fissato con la caccia ai demoni la recita di Natale del figlio non è esattamente una priorità. Ricordo ancora le cuciture tutte storte e la promessa che se mai ne avessi fatto parola con qualcuno mi avresti ucciso con le tue mani… Dean, non mi importa quello che hai fatto all’Inferno. La verità è che non mi importerebbe neppure se l’avessi fatto qui, adesso; non mi importerebbe se tu non avessi sensi di colpa. Rivoglio soltanto mio fratello, ti prego Dean…” Mi manca la voce, devo fermarmi. Sollevo la testa e lo guardo. Non è possibile, non è cambiato nulla. La profonda ingiustizia della cosa mi colpisce all’improvviso: Dean ha sacrificato tutta la sua dannata vita per il bene degli altri, per il mio bene, e non riesce a perdonarsi per quello che ha fatto all’Inferno! Non poteva fare altro dopo trent’anni di torture! È più del tempo che ha passato in vita... Non sa che le confessioni estorte sotto tortura non hanno neppure valore? Non si rende conto di aver seviziato feccia?! Quanti finiscono all’Inferno per la loro bontà d’animo? Avrà torturato un manipolo di assassini e stupratori; gentaglia su cui una persona come Dean neppure avrebbe mai dovuto posare gli occhi… La disperazione e la rabbia prendono il sopravvento sui miei propositi di calma, afferro Dean per le spalle e comincio a scuoterlo: -“Sei uno sporco egoista Dean! Preferisci lasciarti morire e abbandonarmi di nuovo piuttosto che affrontare la realtà. Non c’era nulla, nulla che potessi fare. Sei un idiota, uno stupido, un vigliacco…” Vado avanti per un pezzo con parolacce e imprecazioni, poi passo alle suppliche. Ho la voce roca, tremo dalla testa ai piedi e cullo entrambi in questa sorta di delirio da mentecatto: -“Ti prego Dean, ti prego…” Non so quante volte ho ripetuto questa frase, questa preghiera. Non mi muoverò di qui finché Dean non si riprenderà, dovessimo entrambi morire di fame o freddo. Continuerò anche all’Inferno se necessario e una volta che si sarà ripreso lo prenderò a calci…

-“Sam?”

Sono così preso dai miei piani di vendetta che per un attimo penso di aver soltanto immaginato la voce di Dean, poi la risento: -“Sam, non riesco a respirare…

Allento per un attimo la mia presa da wrestler e lo guardo negli occhi: Dean è qui, con me. Mi vede, capisce quello che dico… Non saremmo davvero morti sulla tomba della mamma?

-“…e mi dispiace”

Cosa? Non ho ascoltato una sola parola di quanto detto da Dean, le prime parole di mio fratello dopo mesi e me le sono perse. Dalle sue scuse direi che si sente in colpa per qualcosa, una cosa inconsueta per Dean Winchester…

-“Dean ascoltami, non so di cosa tu sia dispiaciuto stavolta, ma non hai nessun motivo per esserlo. Mi sono goduto la vacanza finché è durata, ora sei di nuovo qui e mi toccherà sopportarti” concludo sospirando.

Mio fratello accenna un piccolo sorriso: -“Ti sono mancato, eh?”

Non sai quanto Dean…

 

 

Note:

Innanzitutto ringrazio tutte voi per gli splendidi ed incoraggianti commenti, soprattutto Axia: le tue parole mi hanno davvero commossa. Vorrei anche scusarmi per il ritardo con cui è arrivato quest’ultimo capitolo; ho avuto l’influenza e dei problemi alla vista, poi la mancanza di ispirazione è stata micidiale. Spero vi piaccia la conclusione della storia ^^

   
 
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